giovedì 21 febbraio 2019

Frasi dal libro "La leggenda del ragazzo che credeva nel mare" di Salvatore Basile

Le stelle marine non erano altro che astri caduti nel mare dal cielo.
Una stella caduta,per ogni felicità non afferrata.
La leggenda raccontava anche che un giorno sarebbero tornate a risplendere in alto,ma solo quando qualcuno fosse riuscito ad afferrare tra le mani una felicità perduta.
E a sentire la sua consistenza.

Era bella come una musica che ogni volta lo coglieva di sorpresa.

Era stato come se fosse spuntata all'improvviso da un sogno ricorrente,tanto da provare la sensazione di riconoscerla anche se era la prima volta che la vedeva.

Apparteneva a quel genere di persone abituate ad avere tutto senza sforzo.
A camminare sul tappeto che la vita distendeva davanti ai loro piedi per diritto di nascita.
Io invece sono abituato a faticarmele le cose.
E pure a faticarmele senza arrivare a niente.

Ti è mai capitato un momento nella tua vita in cui hai pensato:
"Cazzo,in questo momento sono proprio quello che mi piacerebbe essere?"

Che impressione avrebbe fatto agli altri una donna sola,dall'aria stanca,seduta accanto alla propria nostalgia?

Le sorrise come se avesse capito.
Aveva forse lo stesso dolore,quel dolore che le donne sentono in silenzio,che accolgono come un passeggero del loro stesso viaggio,a cui si appoggiano,spesso,come a un sostegno per andare avanti e non fermarsi nel guado della rassegnazione.
E lo stesso buonumore di facciata,quello da usare al servizio degli altri,come un lavoro,come una pena da espiare.

Perchè questa è la mia vita:una corsa continua per dimostrare qualcosa.

Il tempo che passa si trasforma in distanza.

Gli dormivano accanto,disprezzo e pena.
E gli occupavano il sonno,rendendolo fragile,esposto al vento dei ricordi.

La nostalgia si prova solo per qualcosa che hai vissuto o per qualcuno che ha fatto parte della tua vita.

Ritrovò nel profumo dei suoi capelli la felicità dei giorni passati.

Certi silenzi c'hanno dentro le parole.
Le parole che non si dicono.
E soprattutto quelle che non si vogliono dire.

Si provano tante cose che ti puoi immaginare:tristezza,dolore...
Ti fai tante di quelle domande.
Cerchi di capire se sei tu che hai sbagliato qualcosa.
Ma poi,a un certo punto,te ne fai una ragione e lo sai perchè?
Perchè l'unica cosa che ti importa è che sta bene,che sta facendo quello che vuole...o perlomeno che ci sta provando.
E speri che sia veramente così:che ha trovato la sua strada.
Poi ti attacchi ai ricordi.
Ci pensi e ci ripensi.
E ti metti a immaginare cosa fa,se casomai si decide a tornare...
Immagini.
Speri.
Perchè ti fa bene.
E capisci che a un certo punto,pure la speranza è piena di ricordi.
Forse certe speranze sono fatte proprio di ricordi.
Se i ricordi sono brutti,a speranza è una speranza amara,che ha un sapore brutto.
Ma se i ricordi sono belli,allora oure tu ti fai le fantasie più belle.
E aspetti.
Aspetti domani.
Aspetti un altro giorno.
E trovi la forza di alzarti dal letto ogni mattina.

L'amore le si era conficcato nel petto e le aveva provocato quel dolore sottile come un ago infilato sotto la pelle.
Impietoso perchè sembra farlo apposta a non essere insopportabile,a fare in modo che si possa sentire a lungo,senza sosta,senza un attimo di riposo.

Sai cos'è un attacco di panico?
E' il cervello che ti inganna,che ti fa avere paura di qualcosa che puoi risolvere senza problemi.
E'un'illusione e tu devi essere più forte della paura,lo capisci o no?

Pensava a quante opportunità aveva rinunciato,schiacciata dal peso dell'inadeguatezza che continuava a opprimerla.
Quel peso che diventava un muro invalicabile,uno schermo nero che le oscurava i sogni e le speranze,le trasformava i progetti in illusioni,come una maledizione a cui si è condannati senza aver commesso alcuna colpa.

Avrebbe voluto dirgli che nulla torna com'era prima.
Perchè il tempo trasforma le cose e le persone.
Perchè nessuna cicatrice si rimargina completamente.
Perchè il dolore ha una tinta indelebile,che puoi solo coprire con altri colori ma,quando vai a grattare la vernice,rispunta fuori come il tufo sotto le pareti delle case.

I ricordi sono spesso il tappeto su cui camminano i rimorsi e i rimpianti.

Gli sembrò che tutto fosse legato alla sua esistenza,come il sapore dolce dei sogni che viene invaso dal fiele della disillusione.

Le cose serie si dicono subito.

Si sentiva come un piccolo tratto di matita indefinito nel groviglio dei segni che imbrattavano la vita.

"Ma perchè non glielo dici che muori per lei?
Che hai da perdere?
Male che vada becchi un due di picche e ti sei tolto il pensiero."
"No,il pensiero non me lo posso togliere"

Quella è una primavera che cammina!

Io ci sto sempre quando tu sogni.
Tu non mi vedi perchè è meglio se me ne sto nascosto perchè non si può stare dentro ai sogni degli altri.E'vietato.
Se mi scoprono mi mandano via e io invece ci voglio stare.
Se sogni tu è come se sognassi anche io,amore mio.
Qualunque cosa sogni.

A forza di stare da sola arriva il momento che quando ti addormenti hai paura di svegliarti il giorno dopo.
A un certo punto è come se sparire diventasse una speranza.

Lo seguì con lo sguardo mentre avrebbe voluto farlo con ogni parte del suo essere.

Ti sei mai innamorato?
Perchè se non hai mai provato l'amore non puoi provare l'odio.
Sono le due facce della stessa medaglia.

Si guardarono e si presero negli occhi per non lasciarsi più.

...domandandosi dove potesse essere,di quale sostanza fosse fatta la sua vita e cosa gli riservasse quell'uomo per l'indomani.

Si guardò intorno e provò la sensazione amara di non aver mai avuto un posto in cui ritornare.

Sono proprio le cose che ti fanno paura le più belle da affrontare.

La paura si prova per qualcosa che può farti male.
L'odio invece si prova per qualcosa che male te ne ha già fatto,che ti ha ucciso dentro e che può farlo di nuovo.

Si domandò se quel contatto delle mani sulle sue spalle potesse ricucire lo squarcio del tempo assente e annullare le distanze.
Se potesse esistere un luogo dove la vita si rischiara ogni giorno,come il cielo in quel momento.
Dove ogni sofferenza si annulla sotto il peso lieve del perdono.
Dove ogni verità si mostra,semplice e rivelata,senza che possa ferire o scavare baratri di risentimento.
Dove anche il suo dolore,il suo senso di colpa e la sua pena potessero placarsi,sotto un velo di oblio.

Non hai ancora cominciato a vivere e già ti arrendi?
Non ce lo hai questo diritto.
Te lo dice uno che si è arreso e sa cosa significa farlo.
Sei troppo giovane-
Avrai pure sofferto ma non lo sai ancora,cosa è la vita.

Io non mi muovo.
Resta così.
Restiamo così,amore mio:i tuoi occhi nei miei e la tua mano sulla mia spalla che mi arriva dritto al cuore.
Lascia la tua mano sulla mia spalla.
Lasciala lì finchè non mi spuntano le ali.
Tienimi.
Tienimi negli occhi.

Si domandò dove fossero finiti i suoi sogni e quante volte avesse provato a uccidere i suoi ricordi dentro le notti che erano state le stesse sue notti.
E quante volte anche lui avesse visto rivivere quei ricordi,come fantasmi che non vanno mai via.
E in quale posto avesse cercato di seppellire il dolore.
Dove avesse trovato la forza.
Tutto era stato spazzato via per fare posto al nulla.

Le fiamme ci sono ma stanno sotto al ghiaccio.

Non riesco a capire cosa sento.
Sono paralizzata e lascio che la vita accada,indipendentemente da cosa voglio o penso.

Aveva deciso di lasciar fare al destino perchè riteneva il suo compito terminato.

Il silenzio esiste solo se tu non ci sei.

Lo so che non è bello,anzi è bruttarello:un poco grasso e suda.
E'pure timidissimo tanto che quando parla chiude gli occhi che sembra che voglia sparire.
E tu mi chiedi se mi piace?
E allora ti chiedo..io come faccio a non a amarlo,a uno così?

E'lui che si deve muovere per primo.
Addà à l'omm!
Se mi vuole veramente,deve tirare fuori le palle e me lo deve dire.

La tranquillità era un peso dolce da trasportare e la sentiva per la prima volta dopo tanto tempo.
Solo il pensiero di lei riusciva a incrinarla,quella tranquillità.
Il ricordo di lei che ogni volta si trasformava in un languore strano che diventava fame e desiderio,per poi serrargli lo stomaco nella morsa della rassegnazione a non poterla avere.

La cosa oiù importante è che non ti sei arreso.
E hai trovato un'altra soluzione.
Forse non lo sai ma anche quello è coraggio.

A volte uno cerca una cosa e poi si accorge che voleva altro.

Perchè c'è sempre un momento,per ogni vita, in cui anche il dolore più profondo scioglie il suo nodo e finalmente accetta di trasformarsi in nostalgia.

La pesca è la cosa che più assomiglia alla speranza.
E a volte alla delusione.

Gli attimi in cui tutto sembra stare al posto giusto e il mondo intorno è sospeso all'interno di una bellezza assoluta.

Bastò un solo sguardo,uno solo.
Nello stesso istante in cui la vidi capii che le appartenevo da sempre e che lei apparteneva a me.

Era il tramonto e quel tramonto sembrava non dovesse mai finire.

Mi leggeva dentro.
Mi ha sempre letto nei pensieri ancora prima che li pensassi.

La prima volta che ha detto il mio nome è stato come un battesimo.
Ho capito il significato del mio nome dal suono della sua voce e ho imparato chi ero davvero grazie a lei.
Era il lievito che mi faceva crescere.

Sentivamo che dovevamo passare tutta la vita insieme per sopravvivere.
Come faccio a spiegarti...era la mia aria.
E l'aria non la vedi,la respiri.
La respiri e ti fa vivere.
E appena ti manca ti senti soffocare.
E sono anni che mi sento così.
Soffoco.
Soffoco e respiro tutta l'aria che non è lei e quindi non mi serve.

Cancellare.
Cancellare.
Hai visto che succede a forza di cancellare?

Io l'ho visto e ho capito che lo stavo cercando da sempre.
A volte mi sembra di averlo riconosciuto.
Sì,proprio così.
Riconosciuto.

L'amore non è mai un fatto volontario.
Non c'è mai un motivo o una ragione.
L'amore ti prende senza che te ne accorgi e pure se non vuoi.
E'fatto così,ti sorprende e non puoi farci niente.
I motivi e le ragioni servono solo per farlo finire,l'amore.

L'amore è essere felici,altrimenti è un'altra cosa.

Ce la faremo perchè ci amiamo tanto che è impossibile non farcela e poi non essere felici.

Le sue urla silenziose che richiedevano di appartenere a qualcuno o a qualcosa.
Le delusioni continue.
I rifiuti.
Le promesse non mantenute.
Come se tutto non fosse altro che l'espiazione  di un dolore che era nato insieme a lui.

Io mi sono stancato di chiedere.

Almeno adesso so da dove vengo.
Mi manca solo di capire dove devo andare.

Si era riufiutato di capire.
Si era ostinato a ignorare i segni che,giorno dopo giorno,gli si presentavano davanti agli occhi,per sfuggire la realtà.

Io sono solo una donna che ha fatto errori su errori.
Ho gettato via la mia vita,come l'hai gettata tu.
E alla fine mi sono ritrovata sola con rimpianti e rimorsi,proprio come te.
E a cosa serve vivere così?

"Ti fa paura ora?"
"No,non mi fa paura"
"E perchè ora non ti fa paura?"
"Perchè ci sei tu"

Lo sai che mi sembra di conoscerti da sempre?
Non so come spiegarmi ma la prima volta che ti ho visto è stato come se ti avessi riconosciuto.

"La leggenda del ragazzo che credeva nel mare" Salvatore Basile (2018)



LA TRAMA:
Quando si tuffa, Marco si sente libero.
Solo allora riesce a dimenticare gli anni trascorsi fra una famiglia affidataria e l'altra.
Solo allora riesce a non pensare ai suoi genitori di cui non sa nulla, non fosse che per quella voglia a forma di stella marina che forse ha ereditato da loro.
Ma ora Marco ha paura del mare.
Dopo un tuffo da una scogliera si è ferito a una spalla e vede il suo sogno svanire.
Perchè ora non riesce più a fidarsi di quella distesa azzurra.
Perchè anche il mare lo ha tradito, come hanno sempre fatto tutti nella sua vita.
Eppure c'è qualcuno pronto a dimostrargli che la rabbia e la rassegnazione non sono sentimenti giusti per un ragazzo.
E'Lara, la sua fisioterapista, che si affeziona a lui come nessuno ha mai fatto.
Lara è la prima che lo ascolta senza giudicarlo.
Per questo Marco accetta di andare con lei nel paesino dove è nata per guarire grazie al calore della sabbia e alla luce del sole.
Un piccolo paesino sdraiato sulla costa dove si vive ancora seguendo il ritmo dettata dalla pesca per le vie che profumano di salsedine.
Quello che Marco non sa è il vero motivo per cui Lara lo ha portato proprio lì.
Perchè ci sono segreti che non possono più essere nascosti.
Perchè per non temere più il mare deve scoprire chi è veramente.
Solo allora potrà sporgersi da uno scoglio senza tremare, perchè forse a tremare sarà solo il suo cuore, pronto davvero a volare.





IL MIO GIUDIZIO:
Marco, diciottenne orfano che si mantiene pulendo i bagni di una piscina, 
dopo un tuffo amatoriale mal riuscito, si sveglia in un letto d'ospedale con un il braccio e la mano sinistra momentaneamente paralizzati, a causa del colpo subito.
Lara, la fisioterapista che si occupa della sua riabilitazione, 
notando sulla sua spalla una voglia a forma di stella marina, riconosce in lui Angelo, 
il figlio del suo vicino di casa (uomo di cui è, da sempre, segretamente innamorata) a cui aveva fatto da levatrice, assistendo, nel contempo, alla morte della madre del piccolo, 
per sopraggiunte complicazioni del parto.
In seguito a questo devastante lutto, il padre del piccolo, distrutto dal dolore per la perdita dell'amata moglie, aveva ripudiato il bambino, dandolo in adozione e condannandosi a una vita di sofferenze e solitudine.
Lara decide così, con la scusa di una "terapia alternativa"e senza svelargli ciò che ha scoperto,
di portare il ragazzo nel suo paese di origine (una località balneare idealmente situata nei pressi della Campania), per vedere come reagiranno padre e figlio, ritrovandosi e senza sapere nulla l'uno dell'altro dopo quasi 20 anni.

Una storia che parla della forza.
Della forza dell'amore che resiste al tempo e alla morte e che si rincontra, esistenza dopo esistenza.
Ma anche della forza delle paure, quelle ataviche che non si riesce ad affrontare, 
che ti paralizzano l'anima e il corpo.
Quelle paure che ti condizionano la vita , costringendoti a sopravvivere, invece che a vivere.
E della forza che ci vuole per riuscire ad affrontarle, una volta per tutte, per tornare, 
anzi, per iniziare, finalmente, a guardare con serenità verso il proprio futuro.



Lo stile è coinvolgente sin dalle prime pagine, evocativo, ma lo svolgimento e l'epilogo, sono, ahimè, decisamente prevedibili.
Infatti è andato tutto, per filo e per segno, come avevo immaginato.

Sicuramente, se non avessi letto il precedente romanzo di Salvatore, "Lo strano viaggio di un oggetto smarrito", lo avrei apprezzato di più.
Ma, inevitabilmente, mi sono trovata a fare i confronti con l'altra opera che reputo un assoluto piccolo capolavoro della narrativa contemporanea e, mio malgrado, questo secondo lavoro ne è uscito un pò sbiadito.

Ciò non toglie che sia un racconto avvicente e commovente di cui ne consiglio in ogni caso la lettura.

Un refuso nell'epilogo (un nome al posto di un altro) ne altera, di primo acchito, la comprensione.
Ma poco male, basta rileggere una seconda volta che chiarire l'equivoco!



IL MIO VOTO:
Una storia di nascita, di morte e di rinascita.
Sicuramente non all'altezza de "Lo strano viaggio di un oggetto smarrito" ma di piacevole lettura.



LO SCRITTORE:



giovedì 14 febbraio 2019

Frasi dal libro "Matrigna" di Teresa Ciabatti

Provate a immaginare di cancellare un giorno particolare della vostra vita e pensate come sarebbe stato differente il suo corso.

Del resto,che vita è senza amore?
Ho scritto Davide sul muro di camera.
Sulla sabbia.
Sulla neve,quando nevicò.
E a casa,sul mandorlo.
Ho intagliato le nostre iniziali.
Eppure se qualcuno dovesse cercare quelle iniziali sul tronco,non le troverebbe.
Come non le troverebbe scritte su muri,sabbia e neve.
Ognuno di noi ha una successione di vite non vissute.
E la mia era romantica come un film.
Un'altra era un horror:in una cantina buia a tapparmi le orecchie,pareti che tremano,case che crollano.

Guardandomi da fuori,chi avrebbe indovinato il mio guasto?

Io ti stringo forte,fortissimo.
Che tu non possa sparire mai più.
Quanta tenerezza sprecata,là sotto.

Nel sentire di rapporti travagliati,litigi,minacce,lacrime,addii e ricongiunzioni,pensavo:poveretti.
Credevo fermamente che l'amore fosse quiete.

Avevo imparato che per tutte le lacrime e le richieste d'aiuto,ti ritrovi comunque sola a tapparti le orecchie in una cantina buia,fuori il terremoto.

Condanna e salvezza avvengono in anticipo.
Se solo qualcuno sapesse riconoscerne i segni.

Era una donna innamorata che,intravedendo la possibilità di futuro,si era voluta liberare del passato.

Ma la cosa mi riguardava?
O non era forse giusto che ognuno scegliesse il proprio destino e il proprio finale?

Come siamo fatti.
Belli,brutti,grassi,magri,mori,biondi,biondissimi,ossa.
Poi polvere.
Saremo polvere e ci mischieremo alla terra.

Cos'è la giovinezza quando non ce l'hai più?
Un applauso in lontananza.

Conoscevo la deriva che potevano prendere insieme,a fronteggiarci tra rivendicazioni e biasimi.

Nato,cresciuto,vissuto.
Oppure:nato,cresciuto,morto.
Questione d'istanti.
Trovarsi su un tratto di strada a un'ora,un minuto.

Non cadere nell'errore di attribuire meriti al primo che passa.

La quieta è il vero bene.

Siediti su questa sedia.
Siediti a goderti lo spettacolo di te stessa da fuori.
Alla finestra della cucina lo spicchio di cielo di una stagione qualsiasi.
La voce di Davide.
Respira.
E rimani a guardare da qui.

Siamo fatti di desideri, non di ciò che abbiamo ottenuto.

Appoggiati.
Abbandonati.
Ci sono momenti in cui devi permettere agli altri di proteggerti.
Non puoi fare sempre da sola.
Non sei invincibile.

46 coltellate non sono un raptus.
Sono piuttosto lo sfogo di un risentimento covato da tempo.
Chi dà 46 coltellate non può essere uno sconosciuto.
E' uno di famiglia.

Donna ordinata in superficie,barbona nel profondo.

Solo ora capivo quanto fosse sconosciuto ciò che è famigliare.
Quanto stranamente opaco ciò che abbiamo visto mille volte.
E quanto inconsolabile la perdita.

A me capitava che a tornarmi alla mente non fossero gli eventi importanti,piuttosto piccoli istanti qualunque che persone normali mai avrebbero ricordato.
Scene che in un film o in un romanzo sarebbero state tagliate.

In questo mondo ingiusto,quanta ingiustizia!

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Verrà la vita,e che vita!

Rimpiangevo la primavera in cui fiorivano le peonie e al piccolo veniva detto che fiorivano per lui.
Lo rimpiangevo per le volte che avevo desiderato fiorissero per me,anche per me,solo per me,tutti i fiori del giardino.

Immaginavo la morte della mamma.
La mamma accoltellata da un drogato.
E quel drogato sono io.
Cocaina,metanfetamina.
Più alcool.
Più Xanax.
Vomitare.
Dormire.
Eroina (due volte,solo due,lo giuro!).
Dormire.
Luce abbagliante nel cielo.
Dormire.
Dormire.
Vomitare.
Bere.
Mangiare.
Non mangiare.
Svegliarsi in un prato sul fiume senza sapere in quale giorno di quale anno,sera o mattina?
Storia scritta.
Destino segnato.
Avevate ragione voi:non potevo uscire indenne dal passato.
Mi sono persa.
Mi hai visto da qualche parte?

Se l'anima potesse abbandonare il corpo.
Se l'anima conducesse una vita indipendente,adesso,in questa oscurità,saremmo in tanti.


"Matrigna" Teresa Ciabatti (2008)



LA TRAMA:
Andrea è un bambino speciale: capelli biondi, occhi azzurri, tutta la dolcezza del mondo.
Noemi è una bambina ordinaria: capelli castani, occhi marroni, un fisico sgraziato.
Ma cosa succede quando il bambino speciale sparisce, durante la festa di Carnevale?
Uno sconosciuto, una ladra di figli altrui, un trafficante, un parente stretto, strettissimo?
E la sorella, non avrebbe dovuto tenerlo per mano?
Domande che, a nove anni puoi solo rimuovere, ma che ti restano dentro nonostante la fuga in città, l'università, gli amici, il fidanzato, il lavoro.
Nonostante una vita normale.
E quel passato troppo prossimo può tornare tutto insieme, all'improvviso, basta una telefonata.
Noemi da Roma è richiamata al paese, là dove tutto è cominciato e dove tutto è finito.
Ma al posto della madre sconfitta e ingrigita che si aspetta, trova una donna frivola e bionda che insieme a un giovane amico esce la sera, frequenta locali, pianifica viaggi e cambi di casa.
Chi è Luca e cosa lo lega a un'indagine archiviata, a un bambino mai ritrovato?





IL MIO GIUDIZIO:
Nonostante le pessime recensioni, ho iniziato a leggere questo libro piena di entusiasmo,
memore di quanto mi fosse piaciuta la precedente opera della scrittrice, "La più amata".
E, se l'inizio era abbastanza promettente, via via che andavo avanti con i capitoli, 
aumentava in me il senso di smarrimento e il non capire dove si volesse andare a parare.

Innanzi tutto l'autrice ha uno stile tutto particolare e non utilizza mai il discorso diretto, nè le virgolette, per cui è davvero difficile districarsi fra narrazione e dialoghi ma, soprattutto, 
non è chiaro dove termini il racconto e comincino i pensieri e dove finiscano i pensieri e riprenda il racconto.
Mi rendo conto che sia una cosa voluta, ma certamente non facilita la lettura nè la comprensione del testo.

Un testo, oltrettutto, già di per sè complesso, frastagliato, molto onirico da cui trapelano il dolore, l'amarezza e il senso di vuoto che, a causa di un suo trascorso personalefanno parte del carattere della Ciabatti.

Sempre diretta da risultare spietata e politicamente scorretta, ci racconta una storia che un pò rievoca quella di Mattia e Michela ne "La solitudine dei numeri primi": 
durante una festa di Carnevale, a Noemi, 9 anni, sfugge di mano il fratellino Andrea, 6 anni, che si perde tra la folla e non verrà mai più ritrovato, 
sconvolegendo così l'equilibrio già instabile della famiglia ma, soprattutto, l'equilibrio, già instabile, della mente della madre.

La madre, Carla, una donna con evidenti, per quanto volutamente tenuti nascosti, problemi psichici (Istrionismo? Narcisismo? Schizofrenia?) che si aggraveranno in maniera esponenziale negli anni successivi alla perdita del figlio.

E Noemi che, bambina nè bella nè brutta, nè brava nè cattiva, si trovava già a dover combattere con la gelosia e il senso di inferiorità nei confronti di quel fratellino bello, biondo, occhi azzurri, un puttino!, che qualche anno prima era arrivato a portarle via il posto di figlia unica e che adesso la rende anche colpevole di averlo smarrito, non tenendogli stretta stretta la mano, come le era stato detto di fare.
Ma Noemi è forte e, nonostante tutti pensino il contrario, riesce ad uscire indenne da questa tempesta, diventando un'adulta in carriera, indipendente e autonoma.
Una donna anaffettiva, certo (del resto quella triste videnda qualche strascico doveva pur lasciarlo ,no?) ma che sa, vuole e deve bastare solo a se stessa.

Sarà però l'arrivo di Luca nella vita della madre ormai anziana e vedova (Amico? Amante? Un truffatore che si vuole impossessare dei risparmi una povera vecchia?) a far saltare nuovamente gli argini di un fiume che, da tempo e in silenzio, voleva esondare.

E a svelarci una sconvolgente verità.




IL MIO VOTO:
Una trama che poteva essere davvero interessante ma è stata sviluppata in maniera troppo caotica,
lasciandomi in bocca un retrogusto amaro, un grosso punto interrogativo in testa e molta ansia addosso.
Mi dispiace ma non mi ha convinta.

LA SCRITTRICE:



lunedì 11 febbraio 2019

Frasi dal libro "Isola di Neve" di Valentina D'Urbano

Sei il mio ricordo più vivo, il solo a cui abbia mai voluto aggrapparmi.

"Era troppo facile,vero?"
"Cosa?"
"Troppo facile fare qualche domanda e trovare subito la risposta"

Lo so che è morto da tanto tempo ma non cambia niente.
Lei lo ama e non lo dimentica.

Non è lo strumento che fa la musica.
E'chi lo suona.

Sentì una sensazione di scollamento e di inspiegabile sollievo, come essere tornati a casa dopo tanti anni.

C'era come una patina opaca che si sollevava dalle cose, scoprendole in tutta la loro brillanteza e rivelandone il colore reale.

L'amore è un barile pieno.
Le prime quattro dita sono cioccolato.
Il resto è merda.
E lo quel cioccolato nel barile lo avevano divorato subito,con foga,come se non dovesse finire mai.
Poi s'erano ingozzati di merda,fino a raschiare il fondo.

"Perchè ti ha lasciato?"
"Perchè sono uno stronzo"
"E ci ha messo tutto questo tempo per capirlo?Io l'ho capito la prima volta che ti ho visto"

Noi ci conosciam poco ma mi sembr il tipo capace di fare del male solo a te stesso.

Lui non c'era più ma i muri rimanevano.
Sgretolati,a pezzi,ma rimanevano.
E custodivano storie.
Le raccontavano a chi sapeva ascoltare.

E'meglio sentire la nostalgia dei posti in cui sei stato felice,piuttosto che di quelli in cui hai avuto paura di morire.

Hai voglia di bere?
E allora bevi,sai che me ne frega.
Ubriacati,sentiti male.
Se è questo il tuo modo di risolvere i problemi,fallo.
Che me ne fotte.

Gli piaceva la piega indolore dei pensieri quando li annegavi nell'alcool.
Perdevano i denti,smettevano di mordere.

Meglio da sola che con gente che non fa altro che trattarmi male,dalla mattina alla sera.

Tanta gente non mi crede ma io non vado in giro a inseguire i fantasmi.

Se ami davvero qualcosa la ami a tal punto da farti del male.

Aveva capito subito che era ombrosa e aggressiva,che conosceva la paura,che qualcuno le aveva insegnato la diffidenza.

"Tuo padre è un pescatore?"
"Mio padre è sempre ubriaco"
"Non è una lavoro,essere sempre ubriaco"

C'erano cose di cui lui non voleva parlare.
Cose che lo tormentavano.

Prigioniera di tutto,libera di niente.

Per un sacco di tempo ho pensato che prima o poi mi sarei ammazzata.
Mi sarei buttata dalla scogliera.
Adesso non lo penso più.
Adesso non ho più voglia di ammazzarmi.
E'meglio,è peggio,chi lo sa.
So solo che adesso mi va di vivere.

Di solito dormo.
Ma sento i tuoi passi quando arrivi.
Sento il modo in cui smuovi le onde e la sabbia.
Allora capisco che sei arrivata e mi sveglio.

Lui l'aveva toccata nella testa.
Aveva acceso qualcosa,una piccola scia di luce dentro un abisso buio.
La prima stella della sera che accendeva pian piano tutte le altre.
E le stelle,si sa,guidano le navi e non si spengono.
Era un marchio da cui non si poteva tornare indietro.

Dentro di te lo sai.
Lo sai che da me non devi temere niente.
Lo sai perchè continui a tornare.
E io continuo ad aspettarti.

Non sopporto questa paura che ogni tanto ti viene.
Non voglio pensare che,prima o poi,questa paura sarà così grande che non tornerai più.

Non c'è nessuna,ci sei solo tu.

Una personalità stramba ma ordinata,trasparente come certe melodie che sullo spartito hanno un ordine preciso,un'armonia strutturata e che invece alla fine si rivelano complicate da domare,non obbediscono,si impennano sulle corde,fanno tremare l'archetto e fanno come vogliono loro.
Lei era così.
Sembrava innocua e ordinata.
Invece non c'era niente di semplice in lei.

Sei strana.
Sei la cosa più assurda che mi sia mai capitata.
E quando ti dico che ci sei solo tu,non lo dico per scherzare,nemmeno per lusingarti o farti contenta.
Lo dico seriamente.

"Tu sei completamente pazza"
"Lo so,non ricordarmelo"

Senti,io lo so che non so fare niente.
Lo so che non sono come te.
Però,per favore,tienimi anche se sono così.
Non mi mandare via.

Non ha mai avuto più paura di così.
Non è mai stata più felice e disperata di così.
Quando lui la bacia le pare davvero di aver vissuto tutta la sua vita a trattenere il fiato in fondo al mare.

Quando la lingua di lei gli guizza nella bocca,capisce che è la cosa più giusta.
Che è nel posto giusto.
Che è completamente,perdutamente pazzo di lei,come non gli è mai capitato prima,in tutta la sua vita.

Tu sei libera.
A dispetto di tutto e tutti,sei libera.
Non dare retta a nessuno,continua ad andare per la tua strada.

Non ha idea di come abbia fatto anche solo a viver,a respirare,a mangiare prima di incontrarla.

Ha la smania di proteggermi ma mi protegge dalle cose sbagliate.

Io lo so che devo avere pazienza perchè un giorno tutto sarà diverso.
Perchè adesso c'ho una speranza e la mia speranza è lui.

Non ti devo niente.
Ti sei preso tutto.
Mi hai succhiato la vita e la gioia di vivere a adesso per favore vattene affanculo.

"Non ti farò del male"
"Lo so.Fi tutte le persone al mondo,tu sei l'unico che non mi ha mai fatto del male"

"Che cosa stai facendo?"
"Ti annuso.Così mi resta dentro tutto il giorno"

Da fuori sarebbe sembrata normale,la solita ombrosa,infelice da sempre.
Ma dentro era cambiato tutto.
S'erano accese altre stelle.

"Te ne pentirai"
"Mi sono già pentito.Mi sono pentito di averti incontrata,di aver sprecato anni insieme a te"

Perchè rovinarti la vita da solo è un conto.
Che sia la persona che credevi di amare a rovinartela di proposito è tutta un'altra cosa.

Non mi serve un tuo ricordo.
Io voglio te.

Un uomo ha bisogno di una cosa nella vita.
Ha bisogno di qualcuno che continui costantemente a perdonarlo.

L'amore viscerale,sconsiderato,senza futuro.
Un amore che perdona tutto.

Resta viva.
Qualunque cosa succeda,sopravvivi.
Resta viva.

Ognuno soffre a modo suo e cerca di nasconderlo come può.

C'era da sentirlo il suo dolore.
C'era da vederlo che le trasudava dalla pelle,un veleno di cui neanche lei sapeva il nome.

Non t'ammazzerà proprio nessuno.
Non t'ammazzerai nemmeno da sola.
Mi prendo io cura di te.

"Non me lo puoi impedire"
"Non sarò io a impedirtelo.Sei tu che prima o poi capirai che non puoi farne a meno"

Guardò la sua famiglia che la fissava attonita.
Si rese conto che erano degli sconosciuti.
Che non la tratteneva più niente.

Come faremo a bruciare tutto quello che eravamo.
Tutte le speranze,i sogni.
Come faremo ad andare avanti?
Come faremo?

Cercava se stessa.
Non si riconosceva più.
Stava diventando un'altra cosa.

Dice che niente poteva salvarlo,nemmeno io.
E che devo smetterla di punirmi per cose che non potevo cambiare.

Ci sono cose che non vanno raccontate.
Ci sono cose che devono restare sepolte nei posti bui della memoria,in attesa di un'onda che possa allagare tutto,che possa spazzarle via.

"Lo hanno dimenticato tutti.Non c'è più niente,è stato cancellato da tutti..."
"Ma io me lo ricordo e questo basta."
Non è vero che non ha una casa.
Non è vero che lo hanno dimenticato tutti.
Lei se ne ricorda.
E'lei la sua casa.

C'era una forza in lei.
Una forza segreta,simile alle rocce irte.
E quella forza l'aveva fatta sopravvivere.

Puoi guardarti indietro quando vuoi,ma il passato non cambia.

Devi dividere le cose:da una parte il sangue dall'altra l'amore.

Lui è stata la pietra a cui mi sono tenuta per non franare.

Non pensava a niente che non fosse un uomo già morto.

"Ci pensi ancora?"
"Ci penserò tutta la vita"

Lì dentro c'è solo cenere.
Sono sparite le ossa,le braccia,le mani e il sangue.
Sono spariti gli occhi che aveva quando la guardava.
Sono spariti tutti i ricordi.
E'diventato tutto cenere.
Il cuore però c'à.
Batte solo da un'altra parte e continuerà a battere.



"Isola di Neve" Valentina D'Urbano (2018)




LA TRAMA:
Un'isola che sa proteggere ma anche ferire.
Un amore indimenticabile sepolto nel tempo.
2004.
A 28 anni, Manuel si sente già al capolinea: un errore imperdonabile ha distrutto la sua vita e ricominciare sembra impossibile.
L'unico suo rifugio è Novembre, l'isola dove abitano i suoi nonni.
Sperduta nel mar Tirreno insieme alla sua gemella, Santa Brigida, l'isoletta del vecchio carcere abbandonato, Novembre sembra il posto perfetto per stare solo.
Ma i suoi piani vengono sconvolti da Edith, una giovane tedesca stravagante, giunta sull'isola per risolvere un mistero vecchio di 50 anni:
la storia di Andreas Von Berger, violinista dal talento straordinario e ultimo detenuto del carcere di Santa Brigida e della donna che, secondo Edith, ha nascosto il suo inestimabile violino.
L'unico indizio che Edith e Manuel hanno è il nome di quella donna: Tempesta.
1952.
A soli 17 anni, Neve sa già cosa le riserva il futuro: una vita aspra e miserabile sull'isola di Novembre.
Figlia di un padre violento e nullafacente, Neve è l'unica in grado di provvedere alla sua famiglia.
Tutto cambia quando, un giorno, nel carcere di Santa Brigida viene trasferito uno straniero.
La sua cella si affaccia su una piccola spiaggia bianca e isolata su cui è proibito attraccare.
E'proprio lì che sbarca Neve, spinta da una curiosità divorante.
Andreas è il contrario di come lo ha immaginato.
E'bellissimo, colto e gentile come nessun uomo dell'isola sarà mai e conosce il mondo al di là del mare.
Quel mondo dove Neve non è mai stata.
Separati dalle sbarre della cella, i due iniziano a conoscersi, ma fanno un patto:
Neve non gli dirà mai il suo vero nome.
Sarà lui a sceglierne uno per lei.





IL MIO GIUDIZIO:
Quest'ultima opera della D'Urbano è ambientata in due piccole isole sperdute nel mar Tirreno:
Novembre, terra di pescatori, dove la civiltà moderna sembra ancora ben lungi dall'essere arrivata,
e la sua "gemella" Santa Brigida (che un pò ricorda l'isola di Pianosa), totalmente disabitata e selvaggia, eccezion fatta per il carcere che ospita quasi eslusivamente detenuti condannati per omicidio.

In un'alternanza temporale di circa 50 anni, siamo ora nel 1952, ora nel 2004.

Nel 1952 troviamo Neve, uno scricciolo diciottenne dai capelli biondi e dalla pelle candida (da cui le deriva il soprannome Neve), dall'aspetto fragile ma dalla tempra forte e volitiva.
Un fiore delicato ma tenace, nato nel letame di una famiglia disagiata: 
un padre alcolizzato,violento, manesco e senza voglia di lavorare; 
una madre succube, una sorella fisicamente menomata e le altre talmente lontane dalla sua vita da essere per lei delle perfette sconosciute.
Durante una delle sue incursioni a Santa Brigida fa la conoscenza con l'unico detenuto del carcere, appena trasferitovi da Roma: l'aitante Andreas Von Berger, famoso violinista tedesco, di dieci anni maggiore di lei.
Fra i due, giorno dopo giorno, nasce un'amicizia che presto si trasfoma in amore.
Andreas è l'unico che tratta Neve con dolcezza e rispetto ma lei, un pò per paura, un pò per gioco, non vuole rivelargli il suo nome e allora lui decide di soprannominarla Tempesta come il brano "La tempesta del mare" di Antonio Vivaldi che suona sempre col violino, per trascorrere il tempo nella sua solitaria cella.
Ma un'altra tempesta, nè musicale nè metereologica, è destinata ad abbattersi su di loro:
il carcere di Santa Brigida è instabile e Andreas deve essere trasferito altrove e c'è il rischio che il suo prezioso strumento, un Guarneri del Gesù dal valore inestimabile e unico ricordo di suo padre, gli venga sequestrato.
Fatto che Neve non può assolutamente tollerare.

Nel 2004 conosciamo invece Manuel, ventottenne dal passato disastrato che si rifugia a Novembre, nella casa che fu dei nonni materni, per mettere ordine nella sua vita.
Qui incontra Edith, stravagante violinista tedesca che è approdata sull'isola col preciso intento di ritrovare il violino di Andreas, quel violino misteriosamente scomparso anni prima.
Per portare avanti la sua ricerca ha solo un piccolo indizio: 
una lettera scritta dallo stesso Andreas pochi giorni prima di morire, dove dice chiaramente che il violino è nelle mani di una donna abitante sull'isola di Novembre.
Una donna di nome Tempesta.

E poi c'è Libero, il nonno materno di Manuel, nel 2004 ormai defunto da diversi anni, 
ma a cui in passato, essendo carabiniere, era affidata la supervisione del carcere.
Anche se solo di pochi anni più grande di lei, è stato padrino di battesimo di Neve e si è sempre sentito responsabile di questo scricciolo a cui è sinceramente affezionato.
Una figura secondaria ma, a mio avviso, uno dei personaggi più belli in cui mi sia mai imbattuta.
Un uomo dal cuore grande e che nel cuore ti resta.

"Isola di Neve" narra una storia avvincente e ricca di colpi di scena, che tiene sempre alta, pagina dopo pagina, l'attenzione del lettore.
Conoscendo il modo di scrivere dell'autrice so che ama lasciare degli "indizi", come se niente fosse, in mezzo alle frasi (lo aveva già fatto in "Acquanera") quindi, mentre leggevo, ho cercato di fare attenzione ad ogni singola parola.
In effetti, senza scendere nei particolari per non rischiare di spoilerare, avevo subodorato un "qualcosa"...mi addormentavo la notte cercando di sbrogliare la matassa, quale nesso ci fosse fra alcuni personaggi, ma mai, (mai!), avrei immaginato l'intreccio che Valentina è riuscita a ideare per arrivare all'epilogo.
Geniale, assolutamente geniale!

Un racconto, oltre che appassionante, anche dolce e commovente.
Ci sono delle scene davvero ricche di pathos, di una delicatezza unica.
In particolare mi ha colpito il passaggio relativo alla morte di Andreas, che mi ha riportato alla memoria la scena finale del film "Una gita scolastica" di Pupi Avati.

Altra simpatica particolarità che contraddistingue l'autrice:
le piace collegare fra loro, in qualche modo, tutte le sue opere e così veniamo a sapere che il cimitero di Novembre, nel 2004 ormai abbandonato a se stesso, in passato era stato curato da un custode, un uomo della provincia di Avellino, con la moglie psichicamente instabile e a cui erano morti due figli: uno per malattia e l'altra scomparsa misteriosamente fra i boschi di Trento e ritrovata cadavere qualche anno dopo.
Chi ha letto "Acquanera" capirà!


IL MIO VOTO:
Avvincente e commovente.
Una storia sulla potenza dell'amore che supera la morte, il tempo e lo spazio.
Valentina ha una fervida fantasia, unita al dono di sapere scrivere divinamente e ciò fa di lei una delle migliori autrici italiane dei nostri tempi.
Un piccolo capolavoro.
Assolutamente consigliato!


LA SCRITTRICE:



domenica 3 febbraio 2019

Frasi dal libro "Non aspettare la notte" di Valentina D'Urbano

Ogni oggetto,ogni persona racconta qualcosa.
Lo fa con il proprio corpo,con quello che si trascina dietro.

A quello pensava ogni volta che le tornava in mente la sua immagine:a un ladro.
Uno che le aveva sottratto anni di vita e poi era scappato con un'altra.

Tu non sei le tue cicatrici.

Stupida!Stupida!Stupida!
Ma come ti è venuto in mente di imbarcarti in questa storia,quando l'unica cosa sensata è lasciar perdere e non vederlo più,liberarsene?
Il problema è che tu non te ne vuoi liberare.

Si erano impuntati come due bambini.
Come due che si piacciono un pò troppo per avere il coraggio di dirselo.

Se metti da parte la paura,possono succedere anche cose belle.

Era solo una poveretta che,come lei,gli aveva creduto.

Disprezzava tutto quello che non poteva avere.

Si rivelava per quello che era:una donna che aveva dovuto abbandonare un desiderio fortissimo e irrealizzabile,restando a mani vuote.

"Come abbiamo fatto a trovarci io e te?"
"Io sono contenta di averti trovato e anche se non so dove mi stai portando,sono contenta lo stesso"

Il cielo:un tappeto bucato che lasciava filtrare la luce.

Con tutte le sue cicatrici era bella anche così.
Anzi,forse più bella di chiunque altra proprio perchè così.

Il suo respiro sulla bocca.
Le sue mani addosso.
Il corpo intero che minacciava di farsi in pezzi da un momento all'altro.
Qua finisce male!
Qua finisce che mi faccio molto male.

Più la desiderava e più succedevano cose stupide,inutili,che li allontanavano.

Il corpo ha una sua memoria e torna di riflesso nel punto esatto in cui è stato felice.

C'è il passato e c'è il presente che fa più male di quanto si sarebbe aspettata.

Non c'è nient'altro adesso.
Niente che non sia il suo respiro tra le labbra.
Le sue mani che la stringono e che rimettono insieme i pezzi.
Una disperazione che con lui si trasforma.
Un abisso che ora perde i denti e la forza,che non la morde più.
Il dolore si scioglie e diventa riparo.
Diventa sollievo.

Tu sei qui.
Sei stata pià forte di tutto.
Sei sopravvissuta.
E io ti amo.

Si baciano come due che stanno per perdersi e invece si sono appena trovati.

Non aveva paura di niente se c'era lui vicino.
E non si era mai sentita così felice.
Avrebbe passato la vita intera a leccargli le labbra,la lingue e i denti.

"Sono mesi che mi volevi baciare?"
"Sì,dalla prima volta che ti ho vista.Già dalla voce mi piacevi.Già dalla voce ti volevo baciare"

Tu fai pensieri troppo storti...non pensare:vieni qua!

"Io lo sapevo che ci eravamo già incontrati..."
"Non te ne andare più."
"Io resto qui,ti aspetto,ma tu torna"

Esplose in un pianto ma era un pianto buono che non faceva male.
Risarciva di tutto,riempiva le crepe e chiudeva le ferite.

"Che cosa mi devo aspettare?"
" Non credo di aver mai visto nessuno più innamorato di quello lì.Aspettati solo cose belle"

Vorrei dire tante di quelle cose,così tante che non riuscirei mai a dirtele e allora mi sa che è meglio se sto zitto e ti bacio.

Tutto il suo essere,tutte le sue paure e le sue lotte,l'essenza stessa di lei,stanno lì,dentro le sue ferite.

Io non me ne vado.
Io non posso più andare in nessun altro posto che non sia tu.

Non posso abituarmi a tutta questa felicità che mi scava in punti irraggiungibili e che mi rende fragile.

A che cosa devo pensare?
Al suo corpo sopra il mio.
Se lui me lo chiede io lo sposo domani.

Non sapeva perchè.
Non sapeva neanche cosa fosse successo ma non aveva dubbi:quella era la voce di una che si era arresa.

Ho paura per lei.
Ho paura di quello che sente e di quello che crede di essere.

"Questa non è casa sua"
"Sì invece.Casa sua è dove ci sono io"

Il dolore avrebbe dovuto acquietarsi e invece era vivo e cresceva,scavava gallerie dentro,minava la sua impalcatura fragile e la riportava indietro di troppi anni.

Le persone di cui si fida la tradiscono sempre.
Le persone di cui si fida cercano sempre di farle del male.

Serve tempo.
Serve pazienza.
In un modo o nell'altro le cose si aggiusteranno.
Si aggiustano sempre.

Devi prenderti cura di te altrimenti ti rovini.
Altrimenti ti spezzi.

Dici sempre così.
Dici sempre che non puoi farcela e invece poi ci riesci.

"Non sa difendersi.
E'impreparata alla vita.
E'impreparata a tutto.
Non è forte come te:tu ce la fai anche da solo.
Lei no.
Lei è piccola e indifesa.
Tu puoi resistere ma lei si sgretola."
Avrebbe voluto risponderle che non era vero,che non era forte e che senza di lei si sgretolava anche lui.
Finivano a terra assieme e diventavano polvere.

Se davvero era quello che ci voleva per lasciarla guarire,allora lui era pronto a lasciarla in pace.
Ecco la misura esatta di quanto la ama.

Si rese conto con sgomento che di lui sapeva riconoscere anche il passaggio.

"Chissà perchè me lo immaginavo"
"E come facevi a immaginartelo?"
"Uno stronzo come me certe cose se le sente"

Ogni notte non riesco a respirare e la persona che dorme con me non mi salva.
Mi salvo da sola.
Mi devo sempre salvare da sola.

Non serviva a nulla chiamarlo nel sonno.
Lui non c'era.

"Non significa niente,non è importante"
"E che cosa è importante,allora?"
"Tu.Tu sei importante.Anche adesso che non stai con me.Non si cancella quello che siamo stati"

"Tienilo tu,per favore"
"E cosa ci faccio?"
"Quello che ci fai con i ricordi.O li ami o li odi.Ma almeno qualcosa rimane,qualcosa testimonia che sei esistita.Che siamo esistiti"

Quando lui si staccò e si allontanò,il freddo tornò a insinuarsi dentro di lei.
Le morse la pelle,le spense il sangue nelle vene.

Anche se sbaglio,anche quando sbaglio...tu non te ne andare.

Adesso io lo so che tutto quello che è successo è successo esattamente per condurmi qui,dove sono ora,in questo istante.

Non ci si sposa per gratitudine.
Non ti sposi con qualcuno solo perchè è stato buono con te,solo perchè pensi di non meritare altro.

Io lo so cosa vuol dire amare qualcuno a volerci stare insieme tutta la vita.

Posso aspettarti.
Io ho tanta pazienza,ti aspetto.

All'improvviso capì che era fatta così.
Che se proprio doveva distruggersi,prima avrebbe distrutto tutto quello che aveva intorno.
Avrebbe fatto terra bruciata,annientato ogni cosa,tolto di mezzo tutto ciò che avrebbe potuto proteggerla.

"Tu la ami?"
"Certo che la amo.Chi altro potrei amare?Ma non sempre la vita ci lascia tenere le cose di cui abbiamo bisogno"

Non si può sostituire qualcosa di unico.
Non si può riempire un abisso che non vuole essere riempito,che sfugge,continua a spostarsi.
Ci si può accontentare,ma certe cose ti mancheranno per sempre.

Non ti innamori delle cose perfette,senza segni.
Le cose perfette sono di tutti.
Ti innamori delle zone d'ombra,delle crepe,delle storture che vedi e senti dentro,che ti appartengono.
Ti innamori di chi è riuscito a sopravvivere.

Forse la verità è che l'amore non guarisce nessuna cicatrice.
L'amore non guarisce proprio niente.

Non aveva scritto il suo nome.
C'era scritto solo "Amore".
Ma amore di cosa?
Amore un cazzo,con tutto quello che ti ha fatto!

Negli occhi le riluceva una disperazione sorda ma anche una determinazione che non le aveva mai visto.

Non c'è stato nessun altro dopo di te,hai capito? Nessun altro!

Sa perfettamente come si muove il suo corpo.
Lo saprà sempre, anche da lontano.

Che ne sai tu di quello che succede nel buio di questa stanza ogni notte.
Che cosa ne sai.
Mi hai passato la tua malattia,la tua tara mentale.
Hai contagiato anche me e sento tutte le tue cicatrici addosso a me.
Sento che il mio corpo si trasforma nel tuo.

Ti ho salvato.
Ti ho tenuta stretta per non farti morire.
E spero che il sacrificio sia bastato.
Spero che da qualche parte tu conservi qualcosa di me.
Spero che ti sia presa i miei occhi.
Così con i miei occhi ti guarderai allo specchio e una parte di me ti vedrà felice.

"Allora è soltanto una stupida storia assurda"
" Tutte le storie d'amore sono assurde"

"Io ti ho amata davvero. Magari non significa più niente, magari l'ho fatto in modo maldestro ma ricordati che ti ho amata davvero"
"Mi hai amata come potevi. Anche io ti ho amato nello stesso modo. Come potevo"

Il calore del suo corpo svaniva piano dalle lenzuola ma il suo odore gli restò addosso.
Gli sarebbe rimasto addosso e l'avrebbe sentito per sempre. Come una cicatrice.

Chissà dove sei.
Chissà cosa fai.
Chissà se in un'altra vita sapremo perdonarci.

Non mi scopava,noi facevamo l'amore.

Voglio vedere almeno volta ancora il punto esatto in cui sono stata felice.

Ogni volta che la vedeva sembrava perdere un pezzo.
Sembrava sgretolarsi.
Così sola anche lei.
Così perdutamente infelice.

Lei c'era.
Distante, certo.
Rovinata ma c'era.
Anche in silenzio ma c'era.
C'era sempre stata.

Certe volte lo guardo e mi sembra che non abbia più voglia di vivere.
Che stia solo sopravvivendo.

Sono sempre stata sporvs di altra pelle e altri pensieri.

Tu sei pazza.
Sei la persona più pazza e più bella che abbia mai incontrato.

Ma che cosa stai facendo della tua vita? Cosa?
Vai dove devi andare.
Vatti a riprendere quello che è tuo.


"Non aspettare la notte" Valentina D'Urbano (2017)



LA TRAMA:
Giugno 1994.
Roma sta per affrontare un'altra estate di turisti e afa quando ad Angelica viene offerta una via di fuga: la grande villa in campagna di suo nonno, a Borgo Gallico.
Lì potrà riposarsi dagli studi di giurisprudenza.
E potrà continuare a nascondersi.
Perchè a soli venti anni Angelica è segnata dalla vita non soltanto nell'animo ma anche su tutto il corpo.
Dopo l'incidente d'auto in cui sua madre è morta, Angelica infatti, pur essendo bellissima, è coperta di cicatrici.
Per questo indossa sempre abiti lunghi e un cappello a tesa larga.
Ma nessuno può nascondersi per sempre.
A scoprirla sarà Tommaso, un ragazzo di Borgo Gallico, che la incrocia per caso e che non riesce più a dimenticarla.
Anche se non la può vedere bene, perchè Tommaso ha una malattia degenerativa agli occhi e sono sempre più i giorni neri dei momenti dei momenti di luce.
Ma non importa, perchè Tommaso ha una Polaroid, con cui può immortalare anche le cose che sul momento non vede, così da poterle riguardare quando recupererà la vista.
In quelle foto, Angelica è bellissima, senza cicatrici, e Tommaso se ne innamora.
E con il suo amore e la sua allegria la coinvolge, nonostante le ritrosie.
Ma proprio quando sembra che sia possibile non aspettare la notte, la notte ti travolge...





IL MIO GIUDIZIO:
Ambientato a a metà anni '90, fra Roma e un piccolo paesino rurale situato fra i confini del Lazio, dell'Umbria e della Toscana, "Non aspettare la notte" narra le vicende di due ragazzi a cui il destino non ha riservato un percorso facile.

Angelica, studentessa ventenne un tempo bellissima, ha il volto e il fisico completamente sfigurati da cicatrici e ustioni, causati da un incidente avvenuto quando aveva 13 anni.
Ma le cicatrici più devastanti le ha nell'anima, perché l'incidente non fu fortuito: sua madre Irene,donna fragile, depressa e psicologicamente instabile, si era buttata volontariamente con l'auto giù da un cavalcavia, con l'intento di uccidersi insieme alla figlia.
Lei era morta,la figlia si era miracolosamente salvata, riportando però danni fisici permanenti.

Tommaso, anche egli ventenne, con nessuna voglia di studiare e poca di lavorare, è un bellissimo ragazzo, alto e statuario ma con una patologia ottica che, nei giorni migliori, gli consente di vedere tutto sfocato, in quelli peggiori lo rende completamente cieco.
E, se non verrà presto trovata una cura, questa patologia degenerativa lo porterà al buio completo nel giro di poco tempo.

Amici d'infanzia (anche se loro non se lo ricordano), si ritrovano nell'estate 1994 a Borgo Gallico, luogo in cui Tommaso abita stabilmente e dove Angelica, invece, si reca a trascorrere le vacanze estive, nella villa lasciatale in eredità dal nonno, scomparso pochi mesi prima.

Lei con il buio nell'anima, lui con le ombre negli occhi, uniscono le loro reciproche oscurità e danno vita a una luce sfolgorante: quella dell'amore.
Le loro anime si riconoscono e si completano, accarezzando e curando l'uno le ferite dell'altra.

Ma l'amore, si sa, è un sentimento tanto potente quanto fragile e delicato e, talvolta, un piccolo equivoco, unito all'orgoglio e a quell'inconscio e irrazionale impulso a volersi fare del male, rischiano di comprometterlo irrimediabilmente, portandoli a compiere scelte sbagliate e condannandoli all'infelicità.

Almeno fino a quando non si rendano effettivamente conto di quanto importante sia il loro legame e si chiedano se si possa essere ancora in tempo a correre ai ripari, prima che scenda la notte ...

Un romanzo diverso da quelli a cui la D'Urbano ci ha abituati.
Il degrado della Fortezza è stato sostituito da un ambiente borghese e benestante ma i personaggi sono sempre gli stessi, veri fino al midollo (o almeno,la maggior parte, visto che in questa storia qualche soggetto decisamente negativo lo si trova).


Una storia meno cruda delle precedenti, più dolce, più alla "Nicholas Sparks" (con un finale meno tragico dei suoi, fortunatamente!) ma non per questo meno intensa e coinvolgente.

IL MIO VOTO:
Un romanzo dolce e delicato sulla potenza salvifica ma allo stesso tempo distruttiva dell'amore.
Pur discostandosi dallo stile dei romanzi precedenti,ancora una volta la D'Urbano si conferma come una delle più meritevoli autrici degli ultimi anni.

LA SCRITTRICE: