venerdì 3 gennaio 2014

Frasi dal libro "Caduto fuori dal tempo" di David Grossman


La vita è qui,cara.
Per un istante l'ho dimenticato.
La vita è nel luogo dove tu versi il brodo sotto il cono di luce.

Pensai:"dunque vieni,Caos!"

Entrambi tacemmo con le stesse parole.
Non piangemmo lui in quel momento,piangemmo la melodia della vita precedente,la semplicità meravigliosa,la leggerezza,i visi lisci,senza rughe.


Salva ciò che rimane.
Lotta.
Cerca di sanare.


Non tornare laggiù,a quei giorni non tornare,non volgere lo sguardo indietro!
La terra si spalancò,ci inghiottì e ci vomitò.
Non tornare laggiù,non tornare.
Non allontanarti nemmeno un passo dal cono di luce.

E imparammo a vivere il negativo della vita.

Perchè che hanno a che fare le parole,che ha a che fare la grancassa delle parole con la sua morte?

Pensai:sigillano la casa che un tempo sono stata io.

Un fuoco freddo e silenzioso consumava tutto intorno a noi.
Pensai:"Dobbiamo fuggire da qui"
Sapevo,non c'era dove.

Tornerò mai a vederti com'eri e non come sei senza di lui?

A volte credo in lui più di quanto creda in me stessa.

E io già sapevo:fintanto che avrò respiro attingerò e berrò e sanguinerò le tenebre di quel momento.

Il lutto condanna il vivo a una solitudine ineffabile,come la malattia che avviluppa il sofferente.

E se tornerai,come tornerai?
Forse talmente cambiato da sembrare che tu non sia tornato.

Negli occhi di chi guarderemo per vederlo raggomitolato nel nero della sua pupilla?
Presente eppure assente?
Nella mano di chi intrecceremo le dita per tesserlo un istante nella nostra carne?

Lo conosciamo da cinque anni il patibolo della nostalgia.

Come camminerò senza il tuo calore,senza il tuo sguardo luminoso su di me?
Come camminerò se mi neghi la tua grazia?

Però si alza,si alza verso la sua giornata,
indossa in silenziol'involucro del suo nome,
e attizza deboli braci nel suo cuore.

Come può un uomo per un semplice momento dimenticare ciò che è marchiato a fuoco in lui?

Tutto ciò che è,da ora è un eco del non è.

Anche la mia nostalgia di te è imprigionata nel tempo.
Il dolore si fa antico con gli anni,ma ci sono giorni in cui è nuovo,fresco.

Che c'è di più eccitante dell'inferno degli altri,dimmi?

"Ma com'è?" domanda talvolta la gente.
Davvero,non ne so nulla.
So solo che è qui.
E'un fatto.
E tutto il suo carico pesa sui miei giorni.
Mi risucchia la vita.

Non riesco a capire qualcosa finchè non la scrivo.
Scrivere per davvero,dico,non vomitare ciò che hanno ruminato mille altri prima di me.

Se vado o se torno,se mi alzo o se mi corico,lui è qui.
Se sono solo o seduto in una piazza,o tengo lezione,lui è qui.
Mi riempie completamente senza lasciare vuoti,fino a che,talvolta,non c'è più posto nemmeno per me stesso.

Com'è successo,bimbo mio,che fra tutte le parole ce n'è una alla quale non risponderai mai più?

Forsè laggiù è già qui da un pezzo.
Forse laggiù è sempre stato qui,e noi non lo sapevamo.
Allora,forse,anche lei è qui con noi,in ogni momento.

Incide con le unghie di un prigioniero fuggitivo la conta dei giorni trascorsi senza di lui.

In base alle mie osservazioni,ragazzo mio,ritengo che soltanto persone di un certo tipo siano in grado di scorgere il fulgore,così chiamo dentro di me quelle braci misteriose.
Il cuore mi dice,ragazzo mio,che nel momento in cui una persona nota il fulgore,finirà per seguirlo.

Gli dico che c'è stato un tempo in cui mia figlia non esisteva a questo mondo.
Non esisteva ancora.
E non esisteva nemmeno la felicità che lei mi ha portato e neppure questa sofferenza.

Ecco,cado,adesso cado.
Eppure non cado.
Ecco,ora il cuore si ferma.
Eppure non si ferma.

Sono prigioniero di una celletta remota nel penitenziario del mio spirito.

Che cosa ti potrei fare che non fai già a te stesso?

Cammino,cammino,non sono sveglio e non dormo.
Cammino e mi svuoto di ogni pensiero,dei desideri,della tristezza,dell'entusiasmo,dei segreti,della forza di volontà,di ogni cosa che è in me.

Io.
Accidenti,adesso me ne rendo conto:anche questo pronome è perso,morto con te.
A me hai lasciato solo "lui","tu","noi" ma nessuno dirà più "io" con la tua voce.

Ama,tradisci,anche se assaggerai il veleno dell'offesa,ama,sii coraggioso e codardo,sii tutto.
Tocca la sconfitta,il fallimento,e provoca dolore,delusione e menti.
Ma no,no...fermati!
E'tardi ormai.
Torna al tuo riposo,presto!
All'oscurità!
Perchè tu non veda con i miei occhi ciò che ti è accaduto.

Ma dove sei?
Cosa sei?
Dimmi solo questo,figlio mio.
Ti chiedo semplicemente:dove sei?
Spiegami tu,come facevo io con te in passato,non molto tempo fa,spiegami cos'è la morte,figlio mio?
Cos'è la morte?
Com'è quando si muore?
E come stai laggiù?
E chi sei laggiù?
E se ti permettessero,loro,laggiù,
se ti concedessero la possibilità di scegliere,torneresti?
Torneresti qui,da me?

Dimmi solo com'è che noi,i vivi,riusciamo a essere completamente morti,all'istante,nel preciso momento della morte?

E'morto in agosto e quando quel mese finisce io immancabilmente penso:
come posso passare a settembre mentre lui rimane in agosto?

Prima che mi accadesse non sapevo nemmeno ci fossero così tanti pensieri!
Ahhh,quanti anni,mio Dio,quante lacrime!!!

Non esiste un laggiù,non c'è un laggiù.
E anche se per tutta la mia vita camminerò per arrivarci,non ci arriverò.
Non ci arriverò vivo.

Vere sono le ferite di una donna che ama.

La poesia è la lingua del mio dolore.

Io un giorno non sarò.
E da quel non sarò,all'improvviso,spunta in me il gusto dell'essere.

Vorrei imparare a separare i ricordi dal dolore.
Non avrò paura ogni volta del bruciore dei ricordi.

E'morto.
Ma la sua morte non è morta.

E' solo che il cuore mi si spezza,tesoro mio,al pensiero che io...che abbia potuto...trovare per tutto questo,parole.



Nessun commento: