LA TRAMA:
"Ehi, prof!" è un libro di memorie in cui l'autore, americano di nascita ma formatosi in Irlanda, descrive e riflette sulle sue esperienze di insegnante nelle scuole di New York.
La sua pedagogia spinge gli studenti a prendere consapevolezza del loro apprendimento.
Lo stile modesto di McCourt emerge nella descrizione della sua timidezza, mancanza di autostima, nell'imbarazzo per le lacune della sua preparazione, nella descrizione negativa del proprio aspetto fisico, nell'incapacità sociale, nei suoi problemi con le donne e in breve periodo di psicanalisi.
Tutti questi fallimenti sono però compensati dal successo ottenuto con i suoi studenti, sebbene a volte parziali e rancorosi.
IL MIO GIUDIZIO:
Con questa sua ultima opera, McCourt ascende di diritto al ruolo di "scrittore del mio cuore", senza se e senza ma, sbaragliando ogni altra concorrenza.
Con questa sua ultima opera, McCourt ascende di diritto al ruolo di "scrittore del mio cuore", senza se e senza ma, sbaragliando ogni altra concorrenza.
Dopo averci raccontato la sua misera infanzia irlandese in "Le ceneri di Angela!"(Angela's ashes) e la sua gioventù ed età adulta nel continente americano in "Che paese, l'America" ( 'Tis:a memoir), stavolta l'autore (diventato tale solo intorno ai 70 anni), si focalizza su quella che è stata la sua principale attività per più di 30 anni: l'insegnante di scuola media superiore.
Oltre 12000 studenti di ogni nazionalità ed età (visto che, per un periodo, ha insegnato anche agli adulti delle scuole serali), hanno assistito alle sue lezioni di inglese e scrittura creativa che, molto spesso, grazie alla sua sensibilità, si sono trasformate in vere lezioni di vita.
Ed è di questo che Frank ci parla, concentrandosi sulle esperienze dei suoi ragazzi, tralasciando la sua vita privata che, in questo libro, è marginale:
fa solo un breve accenno al suo (direi piuttosto infelice) primo matrimonio con Alberta Small e a una fugace avventura, ai tempi dell'università, con una ragazza di nome June (di cui non aveva minimamente parlato nel romanzo precedente), il cui futuro figlio diventerà poi, per ironia della sorte, proprio un allievo dello stesso McCourt.
"Ehi, prof!" è l'appellativo con cui i suoi studenti gli si rivolgono ed "ehi!" è anche la prima parola in assoluto che lui, baldo giovane di 28 anni, pronuncia nel suo primo giorno da insegnante.
Cervellotico com'è, ha pensato tanto a come approcciarsi ai ragazzi per dare una bella impressione ma, nel momento in cui, entrati in classe senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, uno di loro tira un panino addosso a un compagno, la prima parola che, istintivamente, gli esce di bocca, è solo un "ehi!".
Dopodichè, non sapendo come gestire la situazione, raccoglie il panino da terra e, fra lo sguardo sbigottito degli allievi, lo scarta e se lo mangia con gusto.
Caso (o sfiga!) vuole che, proprio in quel momento, entri in classe il preside e, trovandolo con le mani più che nella marmellata, nella mortadella, gli faccia uno dei (tanti!) cazziatoni che contraddistingueranno la carriera scolastica del buon McCourt.
Prima di andare ad analizzare nel dettaglio il contenuto dell'opera, vorrei soffermarmi un attimo proprio su Frank, del quale c'è davvero tanto da dire.
Io sono follemente innamorata di lui, potessi andare a tirarlo fuori dalla bara dove è sepolto da ormai 11 anni, ci andrei di corsa perchè lo reputo una persona splendida, non solo come autore ma anche a livello umano e lo sento davvero tanto affine a me.
Un uomo dolce,timido, sensibile, empatico, acculturato, amante dei libri e della letteratura.
Un uomo che ha fatto della semplicità il suo stile di vita e il suo cavallo di battaglia:
non è stato sulla Luna, non ha vinto un Oscar (anche se con "Le ceneri di Angela" ha vinto il Premio Pulitzer) nè fatto chissà quale scoperta scientifica, ma ci mostra quanto anche una vita semplice meriti di essere raccontata perché, pur dai piccoli eventi di tutti i giorni, c'è tanto da imparare.
Frank, infatti, proprio come me (altra caratteristica che ci rende simili) ha l'abitudine di "fotografare" con la mente dei dettagli che accadono intorno a lui e che lo colpiscono, per poi metterli nero su bianco, rendendoli eterni.
Anche il suo modo di scrivere, pur avendo un'ottima padronanza della lingua, non è mai ridondante ma è sempre molto basilare...perché, come ribatte spesso egli stesso, non c'è niente di meglio al mondo della chiarezza e della genuinità.
Come ho già detto in precedenza, Frank l'ho scoperto per caso, o meglio, per serendipità, ma, più vado avanti a leggere i suoi scritti, più resto affascinata dal suo candore, dalla sua umiltà.
E' una persona speciale e nemmeno se ne rende conto.
In ciò che racconta non c'è esibizionismo nè autoelogio, anzi, a causa della sua infanzia difficile si porta dietro un bagaglio di complessi che vanno dall'insicurezza, alla mancanza di autostima, al senso di inferiorità, alla difficoltà a relazionarsi con il prossimo, all'autocolpevolizzarsi in modo eccessivo.
Non lo aiuta certo il rapporto con la sua prima moglie, Alberta, donna arrivista e poco empatica che non perde occasione per sminuirlo e umiliarlo, dicendogli che è un buono a nulla.
Ma, arrivato alla vecchiaia, forse per la maturità raggiunta, per essersi finalmente realizzato come autore, o grazie alla terza moglie che, a differenza di Alberta, crede in lui e lo supporta, acquista una certa sicurezza che gli consente di lasciarsi alle spalle tutte le paranoie della gioventù (su tutte, il giudizio degli altri) e a non farsi sconti, mostrandosi esattamente com'è:
senza tanti giri di parole, dice di essere stato espulso da scuola, una volta per aver dato una quadernata in testa a un allievo che non gli prestava ascolto e un'altra volta per aver risposto in modo sarcastico al preside.
Ammette di aver tradito ripetutamente Alberta nel corso del loro matrimonio e di serbare rancore nei confronti delle persone benestanti che trovano sempre un pretesto per lamentarsi e sono degli irriconoscenti.
Lui, che sa cosa sia la miseria, si sente infinitamente grato anche per cose che molti reputano scontate come l'avere la luce elettrica in casa o un asciugamano pulito con cui potersi asciugare quando esce dalla doccia (in "Che paese, l'America" ha raccontato di quando gli è stata staccata la corrente perchè non aveva soldi per pagare la bolletta o di quando viveva in un pensionato e doveva condividere un unico asciugamano con altre 15 persone).
Così come ammette di aver vissuto dei periodi di instabilità emotiva dovuti a una forte insoddisfazione personale che hanno necessitato di un supporto psicologico e che si sono risolti più grazie alla nascita della figlia Maggie, nel 1971, che all'aiuto dell'analista.
Inoltre, è una persona talmente vera e autentica che nelle sue opere non troviamo mai diciture del tipo "ogni riferimento è puramente casuale": ciò che scrive è così attinente alla realtà che non modifica nemmeno i nomi dei vari personaggi, se ne frega della privacy e li lascia inalterati.
Tornando al fulcro della narrazione, le sue non sono lezioni tradizionali ma originali e anticonformiste.
Vivendo a stretto contatto con dei teenager, resta egli stesso teenager per tutta la vita e, mentre insegna, si trova al contempo anche ad imparare:
racconta di se stesso e chiede ai ragazzi di raccontarsi a loro volta e, ogni aneddoto, diventa argomento di riflessione;
prende spunto da ciò che accade in classe, un piccolo scontro,un diverbio o un momento di allegria, per invogliare i ragazzi a scrivere qualcosa a riguardo perchè, come afferma più volte, "uno scrittore è colui che si chiede sempre cosa sta succedendo e, tutto ciò che accade intorno a lui, lo mette per iscritto";
fa declamare ricette di cucina così come fossero poesie;
organizza picnic di cucina etnica per insegnare nuovi termini e,al contempo, favorire l'integrazione;
apre tavole rotonde sull'intrinseco significato di filastrocche per bambini;
invita a scrivere recensioni sulla mensa scolastica o sui locali preferiti etc etc...
Insomma, è un novello professor Keating de "L'attimo fuggente"!
Ed è proprio il proprietario di una delle pizzerie su cui gli alunni hanno fatto la loro recensione che, incontrandolo per strada, lo ringrazia per "incoraggiare i ragazzi ad apprezzare le cose belle della vita".
Frank, oltre a insegnare la sua materia, ci tiene che i giovani imparino a ragionare con la propria testa, si facciano le proprie idee, senza ripetere a pappagallo ciò che sentono dire in giro, vadano a fondo nelle cose e non si limitino alla superficialità.
Non è il classico professore borioso che pensa solo ai compiti, alle interrogazioni e ai voti.
A lui interessa lo stato d'animo dei suoi ragazzi.
Dopo tanti anni ha imparato a capire come stanno anche senza che loro proferiscano parola.
Ci tiene che essi siano soddisfatti di lui e non nega che "uno sguardo di approvazione dei suoi alunni gli scalda il cuore sulla metropolitana del ritorno".
Allo stesso modo, vorrebbe che i genitori, quando si presentano ai colloqui ("la scuola aperta", come la chiama lui), più che verificare il rendimento scolastico del figlio, gli chiedessero se il ragazzo è felice o se a scuola si diverte.
Fra gli aneddoti raccontati nel libro, tutti ovviamente accattivanti da tradizione "mccourtiana",
ce n'è uno in particolare che mi ha commossa fino alle lacrime:
con la scusa che sono entrambi di origine irlandese e quindi riusciranno a comprendersi meglio, gli viene assegnata una "patata bollente", un ragazzino con un'enorme criniera rossa (da buon irlandese che si rispetti) di nome Kevin, di cui nessuno vuol prendersi carico, in quanto "caratteriale".
L'autore non ne fa menzione, proprio perchè non è da lui mettere le etichette ma, da come Kevin agisce, parla e si comporta, si intuisce che è affetto da spettro autistico.
Frank si prende a cuore questo ragazzo ma, da un lato non comprende esattamente che problematiche abbia (negli anni '60 ancora non si parlava di autismo), dall'altro è troppo timido per affrontarlo a tu per tu, però si rende conto che non può stare seduto come tutti gli altri a seguire le lezioni perchè ha un deficit d'attenzione.
Così gli fa fare dei lavoretti per tenerlo impegnato.
Kevin si "fissa" con dei vasetti di tempera, ne è talmente ossessionato che, quando finisce l'anno scolastico, Frank gli dà il permesso di portarli a casa.
A Settembre Kevin non si ripresenta a scuola e, dopo qualche tempo, Frank riceve un invito da parte della madre del ragazzo che lo informa che l'assenza è dovuta al fatto che, nel frattempo, si è arruolato ed è partito per il Vietnam, dove, purtroppo, è dato per disperso.
Viene condotto poi in camera del giovane e qui, con stupore ed emozione, vede che, sulla scrivania, Kevin aveva disposto tutti i vasetti in modo da formare la scritta "McCourt".
In "Ehi, prof!" (Teacher man, titolo originale) non vi è più traccia del Frank bambino che guarda il mondo con stupore e spensieratezza.
Ormai è un adulto e, ripensando ai trascorsi della sua infanzia, li vede esattamente per quello che sono stati: miseria, degrado, umiliazione e infelicità.
Tutto ciò, a mio avviso, va a sottolineare ancora di più la bravura che ha avuto ne "Le ceneri di Angela" nel tornare piccolo, nel raccontare la sua storia con un disincanto che non gli apparteneva più e nell'esorcizzare con l'ironia tutte le ferite che quelle dure esperienze hanno lasciato sulla sua anima.
Per tutta la vita, Frank ha avuto il sogno di diventare uno scrittore ma non si è mai sentito all'altezza di tale ruolo.
Si rende conto che è anacronistico che, proprio lui che per oltre un quarto di secolo ha insegnato agli altri come scrivere, non abbia mai scritto niente di suo.
Gli pare quasi, se non di averli truffati, di essersi preso gioco di loro.
Come dicevo prima, un pò le insicurezze personali, un pò le accuse di Alberta, gli hanno per tanto tempo limitato la vita e gli hanno impedito di prendere carta e penna e provare a vedere cosa ne veniva fuori.
Poi, però, ormai prossimo alla pensione, con al fianco una moglie amorevole ed incoraggiante, e con degli studenti che, a loro volta, lo spingono in tal senso, quel suo bramato sogno, non solo si trasforma in realtà, ma va oltre ogni sua più rosea aspettativa, facendolo divenire un autore di fama mondiale.
"Ehi, professore -grida qualcuno - Lei dovrebbe proprio scrivere un libro, sa?"
Ci proverò.
E' con queste parole che si conclude l'opera.
Il resto è storia.
C'è una frase che Frank pronuncia più di una volta ed è diventata il mio mantra:
"Find what you love and do it".
Ovvero: "Scopri cosa ti piace e fallo".
In questo periodo di quarantena, ho riflettuto molto e sono giunta alla conclusione che sia esattamente così.
Dobbiamo fare ciò che ci piace, ciò in cui mettiamo passione.
Perchè le cose fatte con passione riescono bene, sempre.
Quelle fatte solo per dovere, ci puoi mettere tutto l'impegno che vuoi, ma il risultato sarà sempre scarso.
L'ho sperimentato in prima persona.
Per questo e anche per merito suo, voglio andare avanti con il mio percorso di "reviewer" che mi sta dando tante soddisfazioni, e farlo diventare un lavoro a tutti gli effetti.
Perchè ormai ho la certezza che questo mio amore per i libri sia la mia strada.
Per questo e anche per merito suo, mi sono messa "di buzzo buono" (come si dice dalle mie parti) per realizzare quello che, proprio come Frank, era il mio sogno: pubblicare una mia opera.
E ci sono riuscita.
"Ehi, prof!" l'ho finito di leggere stanotte intorno alle 2.00
Ho poggiato il libro sul comodino e, nel buio della stanza, ho mandato un grazie ma proprio sentito, con tutto il cuore, a questo vecchietto dallo sguardo dolce, timido e scanzonato che è diventato per me così importante.
Che mi ha fatto ridere di gusto, emozionare ma che mi ha offerto anche tanti spunti di riflessione.
Non so dove si trovi adesso e sotto quale forma, ma spero davvero che il mio pensiero gli sia arrivato.
"Cantate la vostra, ballate la vostra, raccontate la vostra".
E' la dedica che ha fatto nel libro ai suoi nipoti e la sento anche un pò mia.
Forse perchè mi considero un pochino sua nipote pure io.
Grazie davvero, Frank.
Ti porto con me.
IL MIO VOTO:
Un elogio della semplicità.
Un'opera che fa ridere, emozionare e riflettere.
Un libro che ci fa approfondire la conoscenza con questo bravo scrittore e gran bella persona che è Frank McCourt.
Da leggere!
LO SCRITTORE:
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