LA TRAMA:
Carmine è un ragazzino intelligente e sensibile, diverso da tutti i suoi coetanei e dalla gran parte degli adulti di sua conoscenza.
Mentre i compagni passano l'estate a scorrazzare in bici per le strade di Oria, lui ama disegnare, soprattutto volti, rendendoli migliori e "più veri" su carta.
Quello dell'appuntato Carbone, per esempio, lo intriga al punto da piazzarsi ogni giorno nella caserma dei carabinieri con la scusa di una bicicletta rubata, per coglierne le innumerevoli sfumature.
E'lì che, una mattina, un uomo va a denunciare la scomparsa della figlia Sashi, trovandosi davanti l'aria di sufficienza del maresciallo Biase.
Carmine segue l'istinto e, con lo scarso aiuto dell'italiano stentato di questo padre in lacrime, realizza un ritratto che viene affisso in paese.
Ma a nessuno interessano davvero le sorti di una zingara.
Solo a lui, che la prende tanto a cuore da portare avanti un'indagine in solitaria per ritrovarla, compiendo nel frattempo un percorso che lo allontana dai pregiudizi dei grandi e lo rende più simile all'uomo che vuole diventare.
IL MIO GIUDIZIO:
Finalmente, dopo 4 anni dal suo ultimo capolavoro ("Metà carne, metà ricordo", chi non lo avesse ancora letto, lo legga assolutamente!), Tommaso torna con una nuova opera, tanto avvincente quanto delicata.
È ambientata ai giorni nostri in quel di Oria (in provincia di Brindisi), borgo ricco di storia ma anche di tante chiacchiere di paese e maldicenze, dove vince chi è più forte e più furbo e dove il passatempo preferito degli anziani del posto è quello di parlare dei defunti e dei cambi di stagione.
Il protagonista principale è Carmine De Nuzzo (detto Carminuzzo che,mi accorgo solo ora, scrivendolo nero su bianco, sembra quasi essere una contrazione del nome e del cognome ma ,di fatto,non lo è,
è solo un affettuoso vezzeggiativo),
un quattordicenne assai diverso dai suoi coetanei.
Riflessivo e altruista, ha una sensibilità fuori dall'ordinario, è un grande osservatore, nota particolari e dettagli che gli altri non vedono.
E tutto ciò lo fa sentire strano, difforme rispetto ai suoi amici, o presunti tali.
Ama leggere, nella solitudine della sua cameretta, in quella casa che lo conosce meglio di chiunque altro ma, soprattutto, ama disegnare.
Perché, disegnando, gli sembra che finalmente gli altri lo notino e poi perché, disegnando, le cose diventano reali,acquistano concretezza sotto il tratto deciso della sua matita.
Figlio unico, la madre è proprietaria di un bar, mentre il padre lavora nell'ambito dei mercati ortofrutticoli.
Affezionato ad entrambi i genitori e da loro assolutamente amato, ha con il padre un rapporto un po'conflittuale a causa del carattere troppo silenzioso di quest'ultimo.
Conoscendo l'autore e in base a ciò che mi ha raccontato di lui, ci rivedo molto del Tommaso ragazzino, nei tratti caratteriali di Carminuzzo.
è solo un affettuoso vezzeggiativo),
un quattordicenne assai diverso dai suoi coetanei.
Riflessivo e altruista, ha una sensibilità fuori dall'ordinario, è un grande osservatore, nota particolari e dettagli che gli altri non vedono.
E tutto ciò lo fa sentire strano, difforme rispetto ai suoi amici, o presunti tali.
Ama leggere, nella solitudine della sua cameretta, in quella casa che lo conosce meglio di chiunque altro ma, soprattutto, ama disegnare.
Perché, disegnando, gli sembra che finalmente gli altri lo notino e poi perché, disegnando, le cose diventano reali,acquistano concretezza sotto il tratto deciso della sua matita.
Figlio unico, la madre è proprietaria di un bar, mentre il padre lavora nell'ambito dei mercati ortofrutticoli.
Affezionato ad entrambi i genitori e da loro assolutamente amato, ha con il padre un rapporto un po'conflittuale a causa del carattere troppo silenzioso di quest'ultimo.
Conoscendo l'autore e in base a ciò che mi ha raccontato di lui, ci rivedo molto del Tommaso ragazzino, nei tratti caratteriali di Carminuzzo.
A causa di questa sua passione per il disegno, Carmine si è preso una "cotta" artistica per l'appuntato del paese, tale Vincenzo Carbone, che ricorda molto il Don Abbondio di manzoniana memoria: un vaso di terracotta in mezzo a vasi di ferro.
Un uomo pavido, senza spina dorsale, che indossa la divisa per darsi una parvenza di valore ma in realtà è soltanto il galoppino del suo superiore.
A discapito di ciò, Carmine trova che abbia un viso interessante e vuole assolutamente fargli un ritratto.
Per questo motivo, per poter frequentare indisturbato la caserma e portare a compimento la sua opera, si è inventato il furto di una fantomatica bicicletta.
Un uomo pavido, senza spina dorsale, che indossa la divisa per darsi una parvenza di valore ma in realtà è soltanto il galoppino del suo superiore.
A discapito di ciò, Carmine trova che abbia un viso interessante e vuole assolutamente fargli un ritratto.
Per questo motivo, per poter frequentare indisturbato la caserma e portare a compimento la sua opera, si è inventato il furto di una fantomatica bicicletta.
A comandare la caserma (o forse è il caso di dire, a spadroneggiare) c'è il maresciallo Antonio Biase, personaggio viscido, ambiguo, avido, altezzoso, materialista e borioso.
Uno da cui guardarsi le spalle.
Un pallone gonfiato troppo pieno di sé e poco di se.
"Faccia di cadavere che si porta incollato addosso una puzza di merda", lo definisce Carmine.
Uno da cui guardarsi le spalle.
Un pallone gonfiato troppo pieno di sé e poco di se.
"Faccia di cadavere che si porta incollato addosso una puzza di merda", lo definisce Carmine.
Un giorno, arriva in caserma, a fare denuncia di scomparsa della figlia quindicenne, uno zingaro di origine indiana.
Carmine, resosi conto che Biase (non potendo trarne tornaconto) non ha intenzione di dare il giusto peso alla ricerca della ragazzina e convinto che non sia un caso se si è trovato a passare dalla caserma proprio in quel momento, sente che deve prendersi cura di lei.
Carmine, resosi conto che Biase (non potendo trarne tornaconto) non ha intenzione di dare il giusto peso alla ricerca della ragazzina e convinto che non sia un caso se si è trovato a passare dalla caserma proprio in quel momento, sente che deve prendersi cura di lei.
Con le indicazioni fornitegli dal padre di Sashi, disegna quindi il suo identikit, fa in modo che venga appeso in tutti gli angoli della città ma, soprattutto e di nascosto quasi da tutti, decide di muoversi in prima persona per riuscire a trovarla.
E, prenderlo spunto da un romanzo che ha da poco letto e che lo ha molto colpito,"L'isola di Arturo" di Elsa Morante, riuscirà a escogitare un piano per sbrogliare la matassa.
E, prenderlo spunto da un romanzo che ha da poco letto e che lo ha molto colpito,"L'isola di Arturo" di Elsa Morante, riuscirà a escogitare un piano per sbrogliare la matassa.
Ma perché Sashi è scomparsa?
Si è allontanata di sua spontanea volontà o qualcuno l'ha rapita?
Come mai, per Carmine, è estremamente importante ritrovarla?
E perché il maresciallo Biase sembra avercela così tanto con la famiglia di Carmine, in special modo col di lui padre?
Fino a che punto è implicato in questa storia?
Nasconde forse un secondo fine il fatto che non si impegni nelle ricerche della ragazzina?
Si è allontanata di sua spontanea volontà o qualcuno l'ha rapita?
Come mai, per Carmine, è estremamente importante ritrovarla?
E perché il maresciallo Biase sembra avercela così tanto con la famiglia di Carmine, in special modo col di lui padre?
Fino a che punto è implicato in questa storia?
Nasconde forse un secondo fine il fatto che non si impegni nelle ricerche della ragazzina?
"Nessuno ti chiama per nome", anche se si svolge nel breve periodo di un'estate, è una sorta di romanzo di formazione, che vede Carmine abbandonare l'infanzia per avventurarsi nel non facile mondo dell'adolescenza, preludio dell'età adulta.
Romanzo che, a sua volta, richiama due grandi opere della letteratura italiana: "L'isola di Arturo", come già accennato prima,e "Il barone rampante" di Italo Calvino.
Quest'ultimo non viene espressamente citato ma ci sono degli avvenimenti che vi fanno riferimento in maniera abbastanza inequivocabile.
Romanzo che, a sua volta, richiama due grandi opere della letteratura italiana: "L'isola di Arturo", come già accennato prima,e "Il barone rampante" di Italo Calvino.
Quest'ultimo non viene espressamente citato ma ci sono degli avvenimenti che vi fanno riferimento in maniera abbastanza inequivocabile.
Un libro evocativo che è un elogio della diversità e che offre ottimi spunti di riflessione.
Come sempre, Tommaso ha la capacità di aggiungere un tocco di poesia in tutto ciò che scrive, descrivendo in maniera suggestiva la vita di paese, i volti degli anziani, il loro abbigliamento desueto, il loro linguaggio arcaico e il modo nostalgico di ricordare, come se fatti ormai trascorsi da decenni fossero ancora vivi e presenti nella loro mente.
E, allo stesso tempo, sa raccontare con semplicità, delicatezza ma estrema empatia, i pensieri e i sentimenti dei vari personaggi della vicenda.
E, allo stesso tempo, sa raccontare con semplicità, delicatezza ma estrema empatia, i pensieri e i sentimenti dei vari personaggi della vicenda.
IL MIO VOTO:
Un elogio alla diversità.
Un racconto dolce e delicato ma avvincente e ricco di spunti di riflessione.
I romanzi di Tommaso sono sempre una garanzia.
Da leggere!
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