LA TRAMA:
Alla Fortezza, il quartiere senza identità, con l'asfalto riarso dal sole e spaccato dal gelo, e di palazzi dall'intonaco ruvido e sbrecciato, tutti li chiamano "i gemelli".
Perchè da sempre Beatrice e Alfredo sono inseparabili, come fratelli appunto.
O forse qualcosa di più?
La loro storia, struggente e tragica, a narrarla, finora, è stata soltanto Beatrice, la metà più forte dei "gemelli", la giovane donna che ha lottato fino alla fine per sentire il rumore, inconfondibile, dei suoi passi.
Questa, invece, è la storia della metà più debole dei gemelli e a raccontare l'arrivo alla Fortezza è Alfredo, in prima persona, con la sua voce, le sue fragilità, i suoi piccoli e grandi sogni così difficili da realizzare e così facili da infrangere.
Fino all'incontro che gli cambierà la vita: quello con Beatrice.
Perchè da sempre Beatrice e Alfredo sono inseparabili, come fratelli appunto.
O forse qualcosa di più?
La loro storia, struggente e tragica, a narrarla, finora, è stata soltanto Beatrice, la metà più forte dei "gemelli", la giovane donna che ha lottato fino alla fine per sentire il rumore, inconfondibile, dei suoi passi.
Questa, invece, è la storia della metà più debole dei gemelli e a raccontare l'arrivo alla Fortezza è Alfredo, in prima persona, con la sua voce, le sue fragilità, i suoi piccoli e grandi sogni così difficili da realizzare e così facili da infrangere.
Fino all'incontro che gli cambierà la vita: quello con Beatrice.
IL MIO GIUDIZIO:
"Alfredo" è strettamente collegato all'opera prima di Valentina, "Il rumore dei tuoi passi".
Non ne è propriamente il sequel, è la stessa medesima vicenda raccontata dal punto di vista di Alfredo, mentre nell'altro romanzo, la voce narrante è quella di Beatrice.
Esistono, inoltre, due versioni: il racconto breve, che descrive l'infanzia di Alfredo,
quando viveva ancora alle capanne vicino al fiume e si conclude nel momento in cui si traferisce alla Fortezza e conosce Beatrice;
e il romanzo completo che invece affronta anche l'adolescenza, il periodo della tossicodipendenza, fino al momento della morte.
"Il rumore dei tuoi passi", forse perchè è raccontato dal punto di vista femminile (e si sa che le donne sono più attente ai dettagli di quanto non lo siano gli uomini) è più minuzioso e particolareggiato,
"Alfredo" è più essenziale anche se specifica meglio i motivi e le dinamiche che lo hanno spinto nel tunnel dell'eroina.
In "Alfredo", inoltre, si evincono con maggior chiarezza i sentimenti che i due ragazzi provano l'uno per l'altra ed è meglio descritta l'evoluzione che li porta da un rapporto di stretta amicizia all'amore.
L'argomento "amore", infatti, anche se è sottinteso, non è stato per niente trattato da Beatrice e che i due stessero insieme si scopre soltanto al termine della narrazione.
Le due opere sono quindi complementari ma si possono tranquillamente leggere come romanzi a sè stanti anche se, a mio avviso, sarebbe preferibile leggerli in ordine cronologico.
L'unica piccola incongruenza che ho riscontrato nel racconto non ha a che vedere con "Il rumore dei tuoi passi", bensì con un'altra opera della D'Urbano, "Quella vita che ci manca",
che essendo sempre ambientata alla Fortezza, in qualche modo si ricollega alle altre due:
in "Alfredo", a un certo punto, si dice che Massimiliano (fratello di Alfredo) sia fidanzato con Anna Smeraldo (uno dei personaggi de "Quella vita che ci manca"), mentre nel romanzo in questione non si fa assolutamente riferimento a questa relazione.
Ma è, comunque, un'inezia che nulla toglie ad un romanzo tanto crudo quanto emozionante.
"Alfredo" è strettamente collegato all'opera prima di Valentina, "Il rumore dei tuoi passi".
Non ne è propriamente il sequel, è la stessa medesima vicenda raccontata dal punto di vista di Alfredo, mentre nell'altro romanzo, la voce narrante è quella di Beatrice.
Esistono, inoltre, due versioni: il racconto breve, che descrive l'infanzia di Alfredo,
quando viveva ancora alle capanne vicino al fiume e si conclude nel momento in cui si traferisce alla Fortezza e conosce Beatrice;
e il romanzo completo che invece affronta anche l'adolescenza, il periodo della tossicodipendenza, fino al momento della morte.
"Il rumore dei tuoi passi", forse perchè è raccontato dal punto di vista femminile (e si sa che le donne sono più attente ai dettagli di quanto non lo siano gli uomini) è più minuzioso e particolareggiato,
"Alfredo" è più essenziale anche se specifica meglio i motivi e le dinamiche che lo hanno spinto nel tunnel dell'eroina.
In "Alfredo", inoltre, si evincono con maggior chiarezza i sentimenti che i due ragazzi provano l'uno per l'altra ed è meglio descritta l'evoluzione che li porta da un rapporto di stretta amicizia all'amore.
L'argomento "amore", infatti, anche se è sottinteso, non è stato per niente trattato da Beatrice e che i due stessero insieme si scopre soltanto al termine della narrazione.
Le due opere sono quindi complementari ma si possono tranquillamente leggere come romanzi a sè stanti anche se, a mio avviso, sarebbe preferibile leggerli in ordine cronologico.
L'unica piccola incongruenza che ho riscontrato nel racconto non ha a che vedere con "Il rumore dei tuoi passi", bensì con un'altra opera della D'Urbano, "Quella vita che ci manca",
che essendo sempre ambientata alla Fortezza, in qualche modo si ricollega alle altre due:
in "Alfredo", a un certo punto, si dice che Massimiliano (fratello di Alfredo) sia fidanzato con Anna Smeraldo (uno dei personaggi de "Quella vita che ci manca"), mentre nel romanzo in questione non si fa assolutamente riferimento a questa relazione.
Ma è, comunque, un'inezia che nulla toglie ad un romanzo tanto crudo quanto emozionante.
IL MIO VOTO:
Un'opera dolce e aspra nello stesso tempo.
Se letta in abbinamento a "Il rumore dei tuoi passi" dà un valore aggiunto a tutta la vicenda.
Consigliato!
Un'opera dolce e aspra nello stesso tempo.
Se letta in abbinamento a "Il rumore dei tuoi passi" dà un valore aggiunto a tutta la vicenda.
Consigliato!
LA SCRITTRICE:
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