LA TRAMA:
Ognuno di noi si trova a dover affrontare momenti di difficoltà che sente di non poter superare.
Non importa quale sia la causa e quanto sia grave, perchè in quel momento, che sia un lutto o un amore finito, per noi è comunque la cosa peggiore che potesse accaderci.
Questo libro è un viaggio attraverso le difficoltà della vita.
Un viaggio fatto di giornate serene e di giornate senza speranza.
L'autrice le ha vissute e continua a viverle, ma è riuscita a tirarne fuori un insegnamento, una logica per ciò che è illogico per natura, una strada, una chiave.
La chiave che permette al dolore di non travolgerci, ma di renderlo il primo passo verso la vita che davvero desideriamo.
Sembra assurdo, ma si può imparare a sorridere di qualcosa che ci ha fatto soffrire perchè possiamo trasformarlo nella nostra storia.
Una storia da proteggere, custodire e amare.
"Ti vedono che sorridi e pensano che per te sia tutto facile. Non sanno che quel sorriso è fatica e ha sconfitto il dolore".
IL MIO GIUDIZIO:
Ho scoperto questo libro per serendipità:
sul kindle avevo digitato la ricerca per "Donne che corrono coi lupi" e, fra i risultati, mi è uscito questo titolo così significativo:
"Il peggio è passato e gli ho sorriso" (anche se, non so per quale assurdo gioco della mente, di primo acchito, avevo letto "Il peggio è passato e gli ho scritto").
Siccome sono da sempre convinta che nessun libro capiti per caso nella nostra vita ma che, anzi, siano loro a farsi trovare quando sanno che è il momento di essere letti,
l'ho scaricato e l'ho letteralmente divorato.
Sin dalle primissime pagine ho sentito una forte immedesimazione con l'autrice che, come me,
si rifugia nella scrittura per comprendere meglio le proprie emozioni;
si ritrova in certe frasi che legge nei libri, le sottolinea e le conserva per poterle poi rileggere o condividere con gli altri (un pò come faccio io qui nel mio blog).
Questa breve e scorrevole opera prende spunto da una serie di Twitt che Ginevra ha pubblicato sui social.
Di ogni pensiero ha fatto poi una riflessione più approndita, ampia e introspettiva,
spaziando fra vari argomenti.
Ripercorriamo così le tappe fondamentali della sua vita, dai giochi di bambina, ai turbamenti dell'adolescenza, all'incontro con il grande amore.
Dalle malattie che l'hanno segnata nel fisico, alla perdita di persone care,
che l'hanno segnata nell'anima.
Dalla passione per la pittura e per i colori, a quella per i viaggi.
Ma sono stati soprattutto il dolore fisico per la malattia e quello emotivo per la morte della madre che hanno fatto da catalizzatore per risvegliarla da un'esistenza che le stava stretta e che non la soddisfaceva, che la portava a "farsi vivere dalla vita" piuttosto che viverla in prima persona.
È stato toccando il fondo che si è data la spinta per risalire, buttare all'aria tutto (metaforicamente e non) e ricominciare da capo.
Anche nella storia di Ginevra ho ritrovato (a dimostrazione che è una filosofia totalmente applicabile alla nostra quotidianità) quei concetti buddisti che tanto amo:
il prendere in mano la propria vita, vivendola pienamente come meglio si desidera, senza addossare le colpe agli altri per le nostre frustrazioni e l'essere tutt'uno con l'universo che ci circonda.
Perché la vita è fatta di alti e bassi,
di gioie esaltanti e dolori strazianti ma va vissuta ogni giorno al 100%.
Già viverla al 99% è poco.
E, come ci insegna Ginevra, la vita è un libro tutto da scrivere di cui siamo al tempo stesso autori e protagonisti ed è nostro diritto e dovere viverla al meglio delle nostre possibilità,
assaporando le piccole grandi gioie che essa può offrirci.
Perché c'è sempre, sempre, anche nel dolore più grande, un motivo per tornare a sorridere.
E per (ri)scoprire il nostro vero Sè.
IL MIO VOTO:
Introspettivo e ricco di belle frasi e di ottimi spunti di riflessione.
Un inno alla vita che riempie di ottimismo e speranza e che merita di essere letto.
CONSIGLIATO!
LA SCRITTRICE:
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