Sì,il bagaglio "a mente",diverso dal bagaglio a mano.
Il bagaglio a mente è quella valigia ordinata bene dai tuoi professori di scuola.
Se sono maestri,con quel bagaglio andai dappertutto,superando ogni frontiera.
Saprai come usare i congiuntivi e non scambierai Procopio con uno strumento musicale.
Dal passato avrai le chiavi per leggere il presente,ma...ma sarà anche il tuo limite.
Perchè il bagaglio a mente inevitabilmente ti renderà diverso.
Non dico superiore,ma diverso.
Quindi a rischio emarginazione,in un mondo con la tendenza al galleggimanento superficiale.
Io sto zitto.
Lascio dire,lascio fare.
Nessuno sa come sono in realtà.
Io lo so.
Sono il solo a saperlo.
Ha presente il gatto,il gatto che si tiene in casa?
Ecco,io sono un gatto con le sembianze umane.
Sono una persona che se vede un pò di confusione,se vede persone che litigano,che gridano,se ne va in un cantuccio,da solo.
Mi vuol fare un piacere?
Mi definisca così.
Le ho dato la chiave della mia personalità
(Luigi Tenco)
Trovando una persona così fuori dagli schemi,la giornalista avrà raccolto le sue dichiarazioni per poi commentare:
"Ma questo Tenco,chi si crede di essere?Quanto se la tira!"
Sono fuori di me e sto in pensiero perchè non mi vedo rientrare (Luigi Tenco)
A Valeria,che gli chiedeva il perchè della sua ombrosità,Luigi scrisse un messaggio laconico e desolato:
"Ci sono cose di cui non riesco a parlare nemmeno con te che pure sei la persona che più amo al mondo.
Mio padre!
Io ero un bambino felice,sereno,fiducioso.
Amavo il mondo dei grandi ma un giorno qualcuno (una persona adulta!) mi ha detto che io non ero figlio di mio padre,di quel padre che pure non avevo mai conosciuto.
Insomma,ero un bastardo e portavo un cognome che non mi apparteneva.
Capisci vero?
Fu come se il mondo mi crollasse addosso:
mi sentii tradito,odiavo tutto e tutti,divenni diffidente,chiuso,scontroso.cattivo.
Ma ero soltanto un bambino infelice."
Chi è stato veramente Luigi Tenco?
Di sicuro un personaggio estremamente complesso.
Indubbiamente un uomo troppo avanti coi tempi,teso a infrangere gli schermi borghesi ma lacerato nel viverne le contraddizioni.
Fu un idealista,ma anche un uomo fragile e vulnerabile.
Timido ma tutt'altro che vigliacco.
Per molti versi uno spericolato e amante dell'azzardo (era un accanito giocatore di poker).
Colto,in possesso di una proprietà di linguaggio considerevole,con un fascino tale da catalizzare ogni volta l'attenzione eppure,stranamente,con dei complessi (come quello delle braccia corte e del collo taurino e aveva le mani imbruttite dall'onicofagia).
Tormentato da piccole fobie,come la paura dei tuoni de del buio (dormiva spesso con la luce accesa).
Fu tutto e il contrario di tutto.
Fu sicuramente comunista e poi iscritto al Partito Socialista Italiano,ma politicamente fu un Don Chisciotte,un anarchico senza chiese.
Qualcuno lo definì "un uomo vestito di bianco che si era messo in testa di fare il carbonaio".
Dotato di un intuito eccezionale congiunto a una capacità creativa altrettanto eccezionale.
Generosissimo fino all'inverosimile.
Dotato di un'intelligenza brillante e ricco di vitalità.
Infantile nel senso migliore del termine,tipico di un essere che crede,che ha fede,sempre pronto ad abbracciare una causa nuova,con l'assillo di essere costantemente significativo.
Di una serietà e di una coerenza professionali rare.
L'immagine di cupo,di introverso,viene contraddetta da un animo burlone.
Entrava nelle librerie chiedendo un libro ameno e quando il commesso gli proponeva una lettura faceta,Tenco rispondeva che lui il libro lo voleva "a meno".
Spaventava gli amici con un brusco "sono fuori di me"e poi li rassicurava aggiungendo "e sto in pensiero perchè non mi vedo rientrare".
Gli piacevano gli sfottò ma ai danni degli altri e non accettava di buon grado le critiche.
Era un gran raccontatore di barzellette,aveva un gusto esasperato per le zingarate ma,dalla disponibilità totale passava all'intransigenza,specie su argomenti di carattere ideologico.
Passerò alla RCA l'anno nuovo.
Mi rendo conto che la RCA è una casa discografica con precisi criteri economici e mi rendo anche conto che ogni cantante che vi approda ha un preciso valore commerciale.
Ma quello che io cerco,quello di cui ho urgente bisogno non è tanto,o solo,il successo,un riscontro economico.
Io non voglio,non posso commercializzare le mie canzoni,ma un riconoscimento,quello cui aspira qualsiasi essere umano quando fa qualcosa in cui crede. (Luigi Tenco)
Io ho sempre imboccato la strada sbagliata.
Sbagliai quando mi illusi di diventare ingegnere e a casa mia non c'era una lira.
Sbagliai quando mi misi a scrivere le canzoni e quando mi illusi di farne un mestiere.
Ho sbagliato pure adesso a venire a Sanremo,anche se mi ci hanno voluto loro,perchè io non ho fatto una mossa per venirci e magari non ci fossi venuto mai!
(Luigi Tenco)
Un mese prima,Luigi Tenco,venne scritturato per il veglione di fine anno alla Casina Valadier,a Roma.
Insiste con una canzone "Ti ricorderai di me" sicuramente in contrasto con l'atmosfera ridanciana di un 31 dicembre e,non ottenendo l'attenzione del pubblico,che in quel frangente pensa giustamente a tutt'altro,si alza dal piano e lo zittisce con un perentorio:
"Quelle trombette mettetevele in culo!"
Mi hanno promesso il paradiso e mi sento sull'orlo di un baratro.
Come ho potuto arrivarci!
E' tutto colpa mia:ho permesso a quella donna di costruire tutta questa storia,
Mi sono prestato al suo gioco perchè.da idiota,io lo credevo solo un gioco:
Tenco e Dalida,la coppia vincente del prossimo Festival di Sanremo.
Che notizia golosa per i giornalisti!
Io ho permesso ad altri di ricamarci sopra.
Ma se mi conoscessero veramente come potrebbero crederci?
Ho cercato in tutti i modi di farle capire chi sono,cosa voglio...e poi ho finito col parlarle di te,di quanto ti amo!
Certo,lei si è dimostrata molto comprensiva ma mi ha detto che ormai dovevamo portare avanti questa assurda faccenda agli occhi degli altri.
E'una donna viziata,nevrotica,ignorante che rifiuta l'idea di una sconfitta professionale e sentimentale che sia.
E ora,non so più come uscirne.
Tesoro mio,qualunque cosa tu possa sentire o leggere,credimi e abbi fiducia in me!
(Luigi Tenco, in una lettera a Valeria)
Non riesco a dormire.
E'stata così bella questa giornata passata insieme.
Mi sono sentito come vorrei sentirmi sempre:giovane,spensierato e felice.
Mentre salivamo e camminava davanti a me in pieno sole,ti guardavo,così solare e piena di colori.
Mi sembravi un grande uccello variopinto.
L'uccello al sole che sta per spiccare il volo,alto nel cielo,per raggiungere,quando ti sei fermata ad aspettarmi,guardandomi con quei tuoi occhi carezzevoli e frementi e allargando le braccia per accogliermi,è stato come stringere a me la speranza,la fiducia nella vita,in tutto ciò che essa offre di bello,di buono,di grande.
E'stato per vincere quell'attimo di commozione che ti ho detto:
"Vieni,facciamo una corsa",ma non pensavo che tu mi afferrassi una mano e mi travolgessi in una corsa così pazza,ridendo e gridando e trascinandomi lungo disteso in mezzo all'erba e facendomi rotolare con te lungo il pendio.
Era come un tuffo a ritroso,ognuno nella propria infanzia,tanto simile e tanto diversa,tanto lontana e tanto prossima.
Alla fine ero ansante,senza fiato,indolenzito,quasi privo di forze,ma travolto da una pazza allegria da una gioia quasi feroce.
Ora è notte.
Mi sento così combattuto.
Vorrei seguire il mio impulso,scuoterti,svegliarti,chiamarti per nome e far di nuovo l'amore con te.
Valeria.
Mi piace tanto il tuo nome,in qualsiasi modo:
sussurato nei momenti di tenerezza,di passione.
Gridato quasi nei momenti di rabbia.
Pensato con un'intensità quasi dolorosa,nell'insopportabile silenzio di notti solitarie.
Ho deciso che quello farò.
Ciao.
A fra poco.
Tuo Luigi
ps: perchè non vieni a Milano con me per qualche giorno? Il resto può aspettare.
(lettera di Luigi a Valeria)
L'esperienza tenchiana è,al momento della morte,irrisolta,come non poteva non essere.
Contiene le rabbie,i momenti,i presupposti di un programma comunque incompiuto.
La sua morte violenta elide il giudizio,improponibile su una storia che non si è ancora sviluppata.
E infatti,nel suo caso,ci doliamo per quello che sarebbe potuto essere e non è stato.
Si è portati a pensare che,comunque,dopo,da vivo,l'oggetto del nostro amore o della nostra attenzione avrebbe realizzato grandi imprese.
E'difficile sorprenderci a pensare che,forse,avrebbe anche potuto isterilirsi.
E quindi la morte,impietosa ma ricca di pietas allo stesso tempo,interrompendo definitivamente il discorso,immola il suo eroe sull'ara dell'immortalità.
Credo anche io che un uomo debba essere interamente quello che vuole essere.
L'importante è sapere cosa si voglia.
E io penso di saperlo.
E'questa sicurezza che dà fastidio a tanta gente?
(Luigi Tenco)
Secondo me un cantante non deve essere soltanto una macchina da soldi.
Per prima cosa deve esprimere quello che ha dentro.
Sono una pecora tanto nera davvero se nutro queste convinzioni?
(Luigi Tenco)
Canterò finchè avrò qualcosa da dire,sapendo che c'è chi mi sta a sentire e applaude non soltanto perchè gli piace la mia voce ma perchè è d'accordo con il contenuto delle mie canzoni.
E quando nessuno vorrà più stare ad ascoltarmi,bene...canterò soltanto in bagno,facendomi la barba.
Ma potrò continuare a guardarmi nello specchio,senza avvertire disprezzo per quello che vedo.
(Luigi Tenco)
Io faccio delle canzoni e anzichè farle e cercare di guadagnare dei soldi,scrivendo canzoni che parlano di fiorellini eccetera...io faccio delle canzoni,parlando di determinate cose alle quali io credo.
(Luigi Tenco)
"Come mai,Tenco,non ti si sente molto?"
"Eh,non mi si sente molto perchè sovente avrei da dire soltanto delle cretinate per cui preferisco non dir niente.
Altre volte invece dico qualcosa che la radio e la televisione pensano che non valga la pena di dire per cui bocciano questi dischi.
Invece ogni tanto,quando parliamo di prati fioriti,ci troviamo tutti d'accordo e allora ci si sente."
Hanno chiesto a Tenco di sorridere un pò,mentre canta la sua canzone e questo l'ha mandato in bestia.
"Si vede che non hanno capito niente e poi non debbono dirmelo di sorridere perchè lo so da me che faccia devo fare quando canto una canzone che tra l'altro è mia,cioè l'ho scritta io e musicata io.
Viene dai miei sentimenti,non dai loro.
Ma qui sono abituati così: tu sorridi,tu invece muoviti un pò,tu vestiti in quel modo,tu fatti crescere i capelli,tu scuoti l'anca.
Poi la gente si crede che è tutto spontaneo"
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