La nostra sopravvivenza dipende dagli atti di gentilezza di tante persone.
La gentilezza e la compassione sono elementi essenziali che danno un senso alla nostra vita.
Costituiscono una sorgente duratura di gioia e felicità.
Sono il fondamento di un cuore generoso,il cuore di chi agisce per il desiderio di aiutare gli altri.
Con la gentilezza,e quindi con l'affetto,l'onestà,la verità e la giustizia verso tutti,ci assicuriamo il nostro stesso vantaggio.
Vale la pena avere considerazione per il prossimo,perchè la nostra felicità è inestricabilmente intrecciata con la sua.
E'importante che cerchiamo di fare qualcosa di buono con la nostra vita.
Non siamo nati per fare del male o danneggiare gli altri.
Perchè la nostra vita abbia valore dobbiamo coltivare e nutrire le qualità umane fondamentali come il calore,la gentilezza e la compassione.
Se riusciremo a farlo,le nostre vite acquisteranno senso e saranno più felici e serene e avremo dato un contributo positivo al mondo intorno a noi.
Cure,amore e attenzioni:ciò di cui ognuno ha bisogno come dell'ossigeno.
Ricevere gentilezza ci fa bene.
Per tutti noi è un sollievo essere aiutati nel momento in cui ne abbiamo bisogno.
E a tutti fa piacere essere ascoltati,trattati con calore e simpatia,sentirsi capiti e nutriti.
La gentilezza ci salva la vita.
Il mondo è pieno di violenze,guerre,attentati,devastazioni.
Eppure il mondo va avanti perchè siamo gentili fra di noi.
L'unico incentivo alla gentilezza non può essere che il desiderio di aiutare,la felicità di essere generosi e partecipi delle vicende altrui.
La gentilezza è un lato vulnerabile di noi stessi che spesso non esprimiamo per paura che,se venisse alla luce,potremmo soffrire,saremmo offesi,ridicolizzati o sfruttati.
In realtà,soffriamo nel non esprimerlo.
L'amore non espresso diventa odio.
La gioia non vissuta diventa depressione.
La mia religione è la gentilezza.
Se è vero che c'è in noi una componente di altruismo,è anche vero che siamo la specie più crudele e spietata del pianeta,che la nostra storia è piena di nefandezze e orrori.
Abbiamo affrontato le difficoltà,abbiamo sviluppato la nostra intelligenza e incrementato le nostre molteplici risorse grazie al calore e alle cure che abbiamo dato e ricevuto.
Abbiamo vinto perchè ci siamo aiutati gli uni con gli altri.
La gentilezza è davvero il toccasana universale.
Per il singolo individuo che,se non impara ad amarsi e prendersi cura di se stesso,non starà mai bene.
Per la società,perchè coltivando relazioni migliori ci si sente meglio e le cose girano per il verso giusto.
La gentilezza non è un lusso ma una necessità.
Solo se ci trattiamo un pò meglio fra di noi se se trattiamo un pò meglio il nostro pianeta,potremo sperare di sopravvivere.
Essere trasparenti è un sollievo.
L'acqua torbida e limacciosa nasconde chissà quali brutte sorprese.
Quella limpida lascia vedere il fondo,i relitti e i rifiuti,ma anche i pesci multicolori,le conchigli,le stelle marine.
La sincerità fa sì che si possa guardare una persona negli occhi e avere la sensazione di arrivarle dritto al cuore,perchè non ci sono schermi,non ci sono finzioni.
E ti permette di lasciarti vedere senza voltare gli occhi dall'altra parte.
Sono stati costretti a vivere una vita che non era la loro perchè non avevano avuto il coraggio e l'onestà di dire una singola,breve,sincera,dura ma anche gentile parola che avrebbe salvato di colpo la loro vita e quella degli altri: NO.
Perchè,certe volte,per essere gentili bisogna prima imparare a fare i propri comodi.
I problemi non si può far finta che non esistano.
Non si possono risolvere cercando un diversivo in piaceri effimeri.
Il trovare una soluzione di comodo non è una soluzione.
Nascondiamo la tenerezza,la buona volontà,i nostri pensieri,la nostra capacità di commuoverci.
Lo facciamo per difenderci.
Perchè non vogliamo che gli altri ci vedano così.
Ci sentiremmo deboli,ridicoli,troppo esposti,diversi.
Meglio apparire un pò cinici,duri,forti,impenetrabili.
In questo modo,però,divorziamo dalla nostra parte più bella e spirituale e impediamo agli altri di vederla.
E quanto siamo deboli e maldestri se cerchiamo di nascondere i nostri sentimenti!
La menzogna ha mille forme,la verità una sola.
La sincerità è la base su cui la gentilezza può fondarsi.
Finchè non si vive nella verità non si può davvero comunicare con gli altri.
Non c'è fiducia.
Non c'è relazione.
E'grazie al perdono,più che ai miracoli dell'elettronica o della genetica che la civiltà è ancora possibile.
E'grazie alla capacità di perdono che non siamo precipitati nella barbarie.
Perdonare significa che non voglio continuare a nutrire rabbia per il torto che ho subito e quindi rovinarmi la vita.
Perdono sì,ma ho ben chiaro il danno che mi è stato fatto e mi premunisco affinchè non si ripeta.
Molte persone hanno difficoltà a perdonare.
Nell'inconscio esiste solo il presente e quell'offesa,anche se antica,loro la stanno subendo ora.
Una persona che non perdona è come una città in cui il traffico è paralizzato.
Molte vie sono bloccate.
Le automobili non riescono a passare e attendono con il motore acceso e i gas venefici rendono l'aria irrespirabile e avvelenano tutti.
Lo stato di non perdono è così:
il rancore ristagna e crea nuovi rancori e in questo modo blocca la circolazione dell'energia vitale,rallenta i pensieri e avvelena la vita.
Perdonare è più facile se,anzichè vivere in un mondo di giudici e condannati,ci sentiamo fra persone che fanno a volte errori tremendi ai quali si può (forse) porre rimedio e se abbiamo l'umiltà di non ritenerci i detentori della giustizia.
Imparare a perdonare conduce a una trasformazione radicale della nostra personalità.
Il calore è il cuore della gentilezza.
Quando c'è calore nessuno è uguale a un altro.
Siamo esemplari unici.
Amati perchè siamo noi stessi con le nostre qualità e i nostri dannatissimi difetti.
Amati perchè siamo irrimediabilmente noi stessi.
Ma quando il calore non c'è,siamo tutti uguali.
Tutti anonimi.
Chi ci è vicino può essere lontano anche mille miglia.
Al calore e all'intimità ci sono però molte resistenze.
Abbiamo timore che se ci avviciniamo troppo,o se ci apriamo,saremo invasi,oppure feriti o dominati,oppure qualcuno si approfitterà di noi e saremo polverizzati.
Ma spesso questi confini diventano barriere e non lasciano passare più nulla.
Ci chiudiamo nella roccaforte della solitudine.
Se si offre calore non si rimane freddi:il beneficio è simmetrico.
I pericoli dell'appartenenza a un gruppo sono parecchi:
conformismo,discriminazione e aggressività verso chi non ne fa parte,una falsa euforia,cioè una specie di adrenalina che dà una fiducia non basata sulla propria reale forza ma solo sul senso di appartenenza.
A volte stare soli può essere un sollievo e dare una sensazione di libertà e spazio.
La vera solitudine è un'altra:è la sensazione che nulla di ciò che ci accade abbia la minima importanza per qualcun altro,che ciò che pensiamo o diciamo non sarà ascoltato con interesse da nessuno,che non contiamo niente per nessuno.
Che se non esistessimo tutto andrebbe avanti come prima e nessuno se ne accorgerebbe.
Dare fiducia è rischioso.
E'una scommessa.
Ogni volta che do fiducia mi comprometto.
Ma l'alternativa è ancora peggiore.
Perchè,se non scommetto,se non mi metto in gioco,non succede niente:non c'è relazione,non c'è coinvolgimento,non c'è vita.
La vita,con tutti i suoi tranelli e i suoi orrori è comunque buona.
Se potessimo davvero fidarci di tutti in tutte le situazioni,la fiducia non avrebbe più valore.
Sappiamo che,accordando la nostra fiducia ci può andare male,anche molto male.
La fiducia costa.
Non a caso si parla di togliere la fiducia:spesso è un atto ostile.
Darla,invece è un dono.
La fiducia è un mezzo con cui possiamo arricchire la vita altrui e la nostra.
La mancanza di fiducia,invece,produce paralisi e frustrazione.
Se una parte considerevole dell'energia mentale è dedicata alla preoccupazione e all'autodifesa,che cosa ci resta per creare,prendere nuove iniziative e goderci la vita?
La diffidenza è una tassa che tutti dobbiamo pagare,ma se la tassa diventa esagerata,andiamo in bancarotta e tanto vale chiudere bottega.
La sfiducia crea distanza,una barriera.
La fiducia,invece,crea intimità.
Se la gentilezza non ha sostanza,è vuota.
Non è più gentilezza,è cortesia senza anima.
Dobbiamo prima essere ben sicuri di avere un buon contatto con noi stessi e con le nostre esigenze,di essere padroni del nostro spazio e del nostro tempo.
Di avere sotto controllo i nostri problemi prima di cercare di risolvere quelli degli altri.
Altrimenti sono guai.
L'empatia non è una qualità allegra e spensierata.
Anzi,ha a che fare più con il fallimento che con il successo.
Più con la sofferenza che con la gioia.
E'proprio quando le cose vanno male che l'empatia è di maggiore beneficio.
Certo,a tutti fa piacere che qualcuno partecipi ai nostri momenti felici.
Però è soprattutto quando siamo in crisi che abbiamo bisogno di qualcuno che ci capisca.
Il dolore è ciò che più aborriamo.
Lo rifuggiamo in ogni modo e su questo fatto c'è poco da obiettare:
evitare la sofferenza è la base della salute e diminuirla al minimo è segno di saggezza.
Però,una certa dose di dolore nella nostra vita è inevitabile.
Tutti siamo fragili.
Tutti prima o poi ci ammaliamo,facciamo degli errori,incorriamo in qualche tipo di insuccesso,non otteniamo dalla vita ciò che speravamo o perdiamo una persona a cui vogliamo bene.
Tutti soffriamo,
E allora dobbiamo fare i conti con il nostro dolore.
Il sistema migliore per affrontarlo è farlo direttamente,con sincerità e coraggio.
Di entrarci dentro come in un tunnel per poi uscire dall'altra parte.
Soffrendo si può diventare più duri o più cinici ma si può anche diventare più gentili.
Si può diventare dei guaritori feriti.
Dov'è l'attimo che fugge?
Quell'attimo infinitesimale è tutto ciò che abbiamo.
E'tutto ciò che siamo.
Il resto è già perduto.
Il futuro,per quanto promettente,è ancora una favola.
C'è solo il presente e il presente è inafferrabile.
Eppure noi siamo sempre nel presente.
Non c'è un momento in cui non lo siamo.
Il presente in realtà c'è sempre,ci siamo sempre immersi.
Dal presente possiamo uscire solo con la mente.
Ma se viviamo completamente immersi nel presente,siamo liberi.
Il passato ci distoglie dal presente.
Se contiene momenti felici cerchiamo di ripeterli e rischiamo di restare delusi perchè il presente è diverso.
Non ci rendiamo conto che tutto è cambiato.
Se,invece,il passato è pieno di traumi e di ombre allora è un incubo dal quale cerchiamo di fuggire.
Vivere solo nel futuro ci fa abbandonare il posto dove siamo,cioè il presente,per andare ad abitare un luogo che ancora non esiste e dove noi stessi non esistiamo.
Il futuro può essere un tempo pieno di cose da fare,il cui solo pensiero ci mette in affanno per paura d non riuscire a farle tutte.
E questo affanno ci impedisce di essere pienamente presenti nell'unico momento in cui qualcosa la possiamo fare davvero,cioè nel presente.
Ci sono persone che hanno la tendenza a vedere non solo quello che cercano ma anche quello che non cercano.
E poi ci sono persone che cercano solo quello che hanno in mente e spesso non lo trovano.
Spesso al presente sovrapponiamo le nostre aspettative e le nostre opinioni,basate sul passato o sull'avvenire.
Incontriamo qualcuno e sappiamo già come sarà e cosa dirà.
Ci troviamo in una situazione e sappiamo già cosa succederà.
Insomma,viviamo in un presente impoverito perchè derubato dalle sue qualità essenziali di sorpresa e novità.
E ciò non può che generare noia.
Siamo come quei turisti che vanno a visitare i luoghi che hanno già visto nella pubblicità dell'agenzia turistica e quindi non scoprono nulla di veramente nuovo.
Trovano solo ciò che si aspettano di trovare.
Fa che in ciò che vedi ci sia solo ciò che vedi e in ciò che senti ci sia solo ciò che senti.
Essere liberi dalle proprie opinioni genera uno stato di grande libertà.
Essere nel presente con qualcuno è un dono:il dono dell'attenzione,forse il bene più prezioso,più agognato da tutti anche se non ce ne rendiamo conto.
Essere lì per qualcuno.
C'è,nella disattenzione,una qualità disgregante e deprimente che risucchia la vitalità e la fiducia in noi stessi.
Che ci fa sentire un nulla.
Fa salire in superficie tutti i nostri complessi latenti sensi di inferiorità.
L'attenzione non è solo evitare di farsi male,è curarsi di qualcosa o di qualcuno.
Se siamo attenti,diamo importanza e significato a un altro essere umano e gli siamo vicini,possiamo davvero comunicare con lui e capirci.
Solo se siamo presenti possiamo apprezzare e amare un'altra persona.
E l'unico momento che abbiamo per farlo è ora.
Come principianti si è sempre pronti a imparare e ad accettare di ricominciare da capo.
Scomoda ma utile:questa è l'umiltà.
Ogni essere umano è un insegnamento vivente.
Attorno a noi circolano persone che,con le loro esperienze,i loro sentimenti e le loro idee,con i loro sogni e i loro ideali,possono arricchire la nostra vita,se solo siamo pronti a vedere e ascoltare.
Se solo abbiamo il coraggio di porci davanti a loro chiedendoci:che cosa posso imparare da questa persona?
Se riusciamo a non lasciarci travolgere dallo sconforto,i piccoli e grandi fallimenti servono proprio a mostrarci quello che sappiamo o non sappiamo fare.
Guai ad avere sempre e solo successi!
Finiamo per perdere il senso della realtà.
Molte persone sembra che siano un'agenzia di pubblicità per se stesse.
Sempre impegnate a far vedere che sono migliori degli altri.
Vogliono prevalere e solo questo dà loro una ragione per vivere.
Non si accontenano di essere ciò che sono,devono essere meglio di tutti.
Ma siccome sono impegnate in questa competizione,hanno meno energia per ciò che conta davvero:
per imparare a creare,per entrare in rapporto con gli altri,per aprirsi a un mondo che è straordinariamente interessante.
L'ansia di prevalere ci distrae da ciò che dobbiamo fare e ce ne toglie il gusto.
L'umiltà è l'opposto.
Consiste nel non essere programmati per trionfare.
Una persona umile non ha bisogno di vincere per giustificare la propria esistenza.
Sa benissimo che gli altri sono meglio di lei.
E lo accetta.
Se non cerco di essere ciò che non sono,posso permettermi di essere ciò che sono.
"Immagine":sono sempre stato sospettoso verso questa parola utilizzata nel senso di facciata da mettere in mostra.
Questo presume che si sia una differenza fra la loro immagine e ciò che sono per davvero.
C'è umiltà quando immagine e sostanza coincidono.
Quando non cerchiamo più di apparire diversi da ciò che siamo e siamo a nostro agio con tutte le nostre manchevolezze e i nostri difettacci.
...un incontro in cui nessuno trionfa,per questo tutti vincono.
Siamo imperfetti in un mondo imperfetto.
Quando si è semplici si è anche genuini.
Sono uno fra i molti.
Sono mortale e limitato.
Sono un essere umano fra gli esseri umani.
Non devo dimostrare di essere migliore di nessuno.
Ci sono anche gli altri con i loro bisogni,le loro realtà,le loro speranze e i loro drammi.
Io sono uno fra miliardi di persone che esistono su questo pianeta,il quale non è altro che un granello di polvere nello spazio siderale e la mia vita non è che un attimo nei tempi smisurati dell'universo.
L'umiltà è trovare il nostro posto sotto le stelle.
La virtù della pazienza è innanzi tutto un saperci fare con le persone difficili.
Tutto è relativo:tutti siamo vittime e carnefici.
Tutti abbiamo incontrato persone difficili e tutti,chi più chi meno,siamo stati persone difficili,magari senza accorgercene.
Il segreto sta nel non reagire alla provocazione e nel trattare invece la persona difficile con gentilezza e savoir faire.
I rompiscatole,i difficili,gli intrattabili,in fondo,li creiamo noi con le nostre reazioni e le nostre chiusure.
In realtà sono spesso persone infelici che vogliono solo essere accettate.
La pazienza è capire a rispettare il ritmo degli altri.
Un gruppo di trasportatori portavano a mano varie apparecchiature.
A un certo punto,tutti i trasportatori si fermarono insieme,senza dire nulla.
Perchè non andavano più avanti?
Stavano perdendo tempo!
I trasportatori sembravano in attesa di qualcosa.
Poi,d'un tratto,si rimisero in moto tutti insieme.
Uno di loro spiegò cosa era successo:
"Eravamo andati troppo veloci e ci eravamo lasciati indietro l'anima.Ci siamo fermati per aspettarla".
Spesso anche noi ci lasciamo indietro l'anima.
Presi da un ritmo incalzante,trascuriamo ciò che davvero importa nella vita.
Spinti dal demonde della fretta,dimentichiamo la nostra anima:i nostri sogni,il sentimento,la gioia di vivere,la meraviglia.
Il rapporto "io/tu" è il vero incontro,la sostanza stessa della vita e del nostro essere.
In un rapporto è necessario che non ci siano aspettative e desideri,altrimenti si cade nel rapporto "io/esso",cioè si trasforma l'altro in una cosa,in un mezzo per soddisfare le nostre esigenze.
In un rapporto non deve esserci l'urgenza di far succedere qualcosa,la pressione di convicere o di manipolare.
Se in un rapporto c'è l'urgenza,diventa un rapporto "io/esso".
Se la fretta scompare,è più probabile che ci si possa davvero incontrare e conoscere.
Allora siamo solo "io e te" in uno spazio fuori del tempo.
Se c'è meno tempo siamo meno gentili.
Nell'Era dell'Impazienza abbiamo disimparato l'arte di aspettare.
Nella tradizione buddista c'è un esercizio che consiste nel riempire 500 botticelle d'acqua,una a una.
E non bisogna andare di fretta.
Ogni botticella che riempio è questa botticella qui,in questo momento,senza pensare che me ne mancano ancora 499.
Se vedessimo le cose in modo diverso,forse scopriremmo che il tempo è una costruzione mentale,un'illusione,un sogno.
Che non c'è da avere paura nè fretta,perchè non c'è nulla che scappa.
Tutti noi abbiamo avuto in qualche occasione un sentore di eternità:
guardando il cielo stellato,assorbiti da una musica sublime o nell'incontro con la persona amata abbiamo dimenticato lo scorrere del tempo e abbiamo intravisto l'eternità.
Quando si vive nell'eterno "qui e ora" non si va da nessun altra parte.
La pazienza è proprio la capacità di non lasciarsi spaventare dallo scorrere vorticoso del tempo e imparare a scorgere nel tran tran della vita quotidiana sorprendenti sprazzi di eternità.
Ecco il tremendo sospetto:che a essere generosi si finisca per rimetterci.
Il vero beneficio della generosità non è un vantaggio materiale ma un rivolgimento interiore in cui diventiamo più fluidi,più disponibili a rischiare.
Diamo meno valore al possesso e più alle persone.
E i confini fra noi e gli altri diventano meno drastici per cui ci sentiamo parte di un tutto in cui è possibile condividere risorse,emozioni,se stessi.
Donare è un atto impegnativo e irreversibile:si oltrepassa la linea del non ritorno.
Quando si è generosi non si fanno economie.
Ciò che è tuo (la sofferenza,i problemi) è anche mio:questa è la compassione.
Ciò che è mio (possessi,abilità,conoscenze,risorse,tempo,energia) è anche tuo:questa è la generosità.
La generosità è uno slancio del cuore e non c'è nulla di più bello e nobile di chi dà.
Il dono può essere però portatore di un'ideologia,di una direttiva o di un giudizio.
Regalare il Vangelo a un anticlericale o un deodorante a chi non si lava molto non è generosità.
Questi sono giudizi o pressioni travestiti da doni.
La motivazione può essere anche genuina (ovvero portare miglioramento alla persona) ma l'intera operazione ha luogo nel sistema di valori di chi dà.
Come viene ricevuto il dono?
Con un senso di disagio.
Oltre a subire una pressione il malcapitato deve anche ringraziare.
Non vi è libertà ma controllo.
C'è falsità,non cuore.
La nostra vita è congenganta come un gioco di carte in cui ognuno dei giocatori ha delle carte che interessano gli altri e gli altri hanno le carte che sono vitali per lui.
La vera generosità è un dare che non è dettato da sensi di colpa,da un debito o dal desiderio di creare dipendenza.
E'un dono libero che genera a sua volta libertà.
Perchè queste cose non le dici?
Perchè non sapevo di essere così interessante.
Non sapevo di avere dentro di me,come tutti del resto,della merce preziosa.
Non c'è una vita banale.
Siamo tutti interessanti.
Abbiamo tutti qualcosa da dire anche se non ce ne rendiamo conto.
La generosità è disinteressata.
A essere generosi si guadagna in generosità.
La generosità è dare ciò che ci è più caro.
E'un atto che ci trasforma.
Dopo saremo più poveri ma saremo anche più ricchi.
Ci sentiremo meno sicuri ma saremo più liberi.
Avremo reso il mondo in cui viviamo più gentile.
Se ci sentiamo bene saremo più gentili con gli altri.
E'triste:c'è così poca generosità in giro che la prospettiva di riceverne un pò,ance se niente affatto genuina,ci attira.
Tutti abbiamo avuto l'esperienza di essere visti per meno di quello che siamo.
Trattati come se fossimo un'altra persona.
Le nostre qualità non sono percepite e ci vengono attribuiti difetti che non abbiamo.
E'un fatto molto sgradevole che ci riempi di insicurezze,dubbi e risentimento.
Siamo tutti pigri e chi ha tempo e voglia di fare lo sforzo necessario per conoscere davvero?
Più facile catalogare e trattare gli altri come una specie di abbreviazione mentale.
Tutto ciò che è inaspettato e originale non viene considerato.
Rispetto.
Dal latino respicere,ovvero vedere.
Lo sguardo con cui guardiamo gli altri non è neutrale.
Ciò che noi vediamo,lo trasformiamo.
Vedendo,diamo vita.
La nostra attenzione porta energia,mentre il non guardare la toglie.
Io sono ciò per cui vorrei essere apprezzato e ricordato.
Io sono ciò che c'è di meglio in me,di unico,originale,simpatico,amorevole e forte.
La ferita dell'anima la proviamo quando,da bambini,siamo visti non per ciò che siamo,ovvero un'anima piena di potenzialità meravigliose di amore,intelligenza e creatività,ma solo come un bambino capriccioso e difficile,o come un soprammobile da esibire o una grande rottura di scatole.
Se il vero sè non è visto,siamo feriti e questa ferita ci accompagnerà nell'età adulta.
Per essere accettati taglieremo la connessione con la nostra vera anima,cioè con tutto ciò che per noi conta e continueremo solo a sopravvivere,anzichè vivere.
Vedere l'anima è vedere la vera sostanza di cui è fatta una persona,anzichè fermarsi agli aspetti superficiali.
Questo è vedere.
Vedere per davvero.
Io ho visto in lui qualcosa che era possibile e che per il fatto di essere visto è divenuto reale.
Può sembrare strano che,cambiando un pernsiero nella mia mente,cambi qualcosa in un'altra persona.
Ma questo è strano solo se sottovalutiamo l'importanza della nostra mente e se non teniamo conto dei mille modi in cui interagiamo di continuo.
Se io cambio la mia percezione di te,anche tu cambierai.
Il nostro sguardo è come un raggio di luce che case su una pianta in ombra,la rende visibile,la nutre e la stimola a crescere.
Una gentilezza superficiale e distratta,che non riconosce il valore della persona con cui ha a che fare e quindi la sminuisce,che gentilezza è?
Noi siamo costituiti dalle nostre percezioni.
Ciò che noi vediamo o che presumiamo di vedere,costruisce ciò che noi siamo e determina la nostra vita.
Se la nostra visione è stanca e stantia,finiamo per diventare noi stessi stantii.
Se vediamo persone interessanti e speciali,il nostro mondo diventa più stimolante e più aperto.
Se apprezziamo di più gli altri stiamo meglio anche noi.
Facciamo molto rumore perchè non abbiamo voglia di ascoltare.
Il vero ascolto avviene solo quando c'è silenzio.
E' forte la nostra tendenza a non ascoltare,a voler parlare a tutti i costi,quasi fossimo in preda a una libidine della parola.
L'ascolto costringe a rallentare i tempi perchè la vera comprensione richiede una pausa e un impegno.
L'ascolto non richiede solo il silenzio.
Occorre anche la capacità di sentire non soltanto ciò che viene detto ma come viene detto.
"Non ricordo cosa hai detto ma ricordo come lo hai detto".
L'ascolto equivale a dire:tutto ciò che hai da dire ha un valore.
L'ascolto è un sollievo anche per chi ascolta perchè gli dà la tranquillità che viene dal silenzio.
Infatti per ascoltare ci dobbiamo svuotare di noi stessi.
Per qualche tempo le nostre ansie e i nostri brontolii non esistono più.
I rumori interni sono messi a tacere.
Finchè siamo in ascolto siamo liberi.
Ascoltare gli altri non è un noioso dovere ma un'interessante avventura perchè,se ascoltiamo davvero,tutti hanno qualcosa di interessante da dire.
Anche le persone che ci paiono più banali e incompetenti.
Questo è il rispetto:il riconoscimento di se stessi e dell'altro nella sua interezza e nella sua dignità.
Rispetto vuol dire dare agli altri lo spazio a cui hanno diritto.
La tolleranza è una magnifica virtù.
Senza tolleranza non c'è creatività e non c'è amore.
Ma troppo spesso il male si è sviluppato proprio perchè qualcuno gli ha permesso di esistere e ha fatto finta di niente.
A essere troppo tolleranti si rischia di trovarsi i carri armati sotto casa.
C'è un tempo per la tolleranza e c'è un tempo per l'intransigenza.
In un universo in cui nulla rimane uguale a se stesso è difficile trovare appigli e sicurezze e la tecnica per sopravvivere consiste nell'arte di adattarsi a eventi che di continuo ci sorprendono.
Chi si adatta sopravvive.
Chi risponde in modo rigido e uguale a condizioni che mutano,si estingue.
Non possiamo controllare tutto.
Il controllo totale della nostra vita è un miraggio: ci sono troppi elementi imprevedibili.
A voler controllare ogni cosa si diventa matti e si rischia di ottenere l'opposto di ciò che si vuole.
Spesso è più saggio lasciarsi andare al flusso degli eventi.
Non è il mondo esterno che deve adattarsi a me.
E'più facile e più pratico che sia io ad adattarmi a ciò che via via succede.
Non bisogna affrontare la situazione di oggi con le strategie di ieri.
Le strategie che hanno funzionato in passato oggi sono disastrose.
La realtà va avanti per conto sua senza tenere conto dei nostri sogni e delle nostre speranze.
La realtà non sa nulla dei tuoi progetti.
Essere flessibili significa essere fluidi e adattarsi al divenire.
Staccarsi dai vecchi modelli.
Attenzione al momento presente.
Capacità di leggere il mondo attorno a noi.
Umiltà di saper ricominciare sempre da capo.
Se siamo in grado di abbandonare le convinzioni a cui più siamo affezionati allora ci possiamo aprire al nuovo.
Adattarsi alla realtà presente significa anche accettare le frustrazioni.
I desideri e le esigenze sono l'arena in cui una relazione viene messa alla prova.
Se i bisogni sono normali e se vengono reciprocamente riconosciuti e soddisfatti,allora tutto va bene e la relazione funziona.
Ma immaginiamo che da una parte della relazione i bisogni diventino esigenze capricciose e urgenti.
Allora la relazione ha un costo sempre più alto.
In una relazione è importante vedersi per quello che si è.
Comunicare.
Stare bene insieme.
"Mi aspetto che tu sia sempre così".
Le persone continuiamo a percepirle nello stesso modo e a desiderare inconsciamente che rimangano come noi le vediamo.
Qualsiasi novità entri in conflitto con l'idea che ci siamo fatti di una persona può darci fastidio.
Chi più,chi meno ci aspettiamo che le persone che ci circondano continuino a essere quello che sono.
Le mettiamo in una scatola e le teniamo dentro.
Chi vuole essere a tutti i costi il più forte in realtà è il più debole e appare spesso ridicolo e patetico.
Una persona senza sostanza non esiste:tutti abbiamo una sostanza.
Però molti non sanno di averla e non riconoscono il valore che hanno dentro di sè.
Ciò accade perchè sono stati feriti e preferiscono vivere in superficie,dove è più improbabile farsi male e le ferite non vanno troppo a fondo.
Queste persone cambiano idea facilmente e le loro relazioni sono deboli perchè sono basate soprattutto sull'opportunismo.
Hanno il terrore di andare in profondità nei loro sentimenti perchè non sanno cosa potrebbero trovare.
Avere idee proprie le spaventa perchè si esporrebbero troppo.
La loro stima di sè è bassa quindi devono cercare di sopravvivere come mendicanti.
Quando si è perso il coraggio di rischiare si vive in superficie una vita caotica e senza senso.
Le persone leali sanno come si sentono,sanno ciò che vogliono e in cosa credono.
La lealtà è uno "stare con".
E'non perdere il filo del discorso.
Non lasciarsi distrarre.
Non lasciare che le interruzioni costruiscano a modo loro la nostra vita.
E'onorare ciò che più conta e continuare a farlo anche se ci sono molti ostacoli.
Come ci si lascia,così ci si ritrova.
Gli affetti più profondi,quando non sono repressi o ignorati,sono ancorati nel cuore e durano tutta la vita.
L'entusiamo di oggi può diventare l'indifferenza di domani.
La lealtà non è mai garantita e la delusione è la regola ed è per questo che quando la troviamo è così preziosa.
La lealtà è innanzi tutto lealtà verso se stessi.
Le persone continuano a esserci anche quando noi non pensiamo a loro.
L'essenza della memoria non sta nell'immagazzinamento dei dati ma nelle emozioni che essa conserva,nal significato che attribuiamo ai nostri ricordi,alle relazioni che grazie alla memoria rimangono vive.
I giochi e gli amici dell'infanzia,la ferita di un addio,l'incontro con una persona speciale,un pomeriggio bellissimo di settembre...tutti questi non sono solo dati che tengo in un archivio.
Sono gli ingredienti della mia storia.
Io costruisco la mia vita e la mia identità con i miei ricordi.
Io sono ciò che sono in base a come ricordo ciò che mi è accaduto,le persone che ho incontrato,gli errori che ho fatto,le vittorie che ho conseguito.
Nel ricordo si vive,nella dimenticanza si muore.
Ciò che dimentichiamo è di gran lunga più abbondante di ciò che ricordiamo.
Se sai da dove vieni è più facile andare avanti e decidere che strada imboccare.
Se andremo avanti veloci e dimentichi,scordandoci di tutto ciò che ci sembra irrilevante, ma invece non lo è,guadagneremo forse qualche minuto ma per strada ci saremo lasciati dietro il nostro cuore.
Dopo essere stato tutto ciò che avrebbe voluto essere,divenne di nuovo ciò che era sempre stato.
Gli pareva che non ci fosse niente di meglio che essere ciò che era.
Era una rivelazione bellissima.
Era la gratitudine.
La gratitudine consiste nel riconoscere il valore di ciò che la vita ci offre.
La depressione si sviluppa non per ciò che ci accade ma per ciò che diciamo a noi stessi giorno dopo giorno,il nostro monologo interiore.
Se critichiamo di continuo noi stessi e gli altri non facciamo che trovare ciò che va male ei commiseriamo,non possiamo pretendere poi di essere allegri.
La capacità di discernere il valore anche in situazioni umili è essenziale per essere felici.
Ci sono persone che sembra che abbiano avuto tutto dalla vita ma che sono sempre scontente perchè non vedono la bellezza di ciò che hanno e si concentrano su ciò che vorrebbero e sulla loro insoddisfazione.
Invece altri,magari meno fortunati,apprezzano le cose semplici,che molti danno per scontate.
I loro occhi sono aperti al valore di ciò che vedono.
La situazione in cui vogliono essere è proprio quella in cui sono.
In quel momento,invece di essere divisi fra ciò che sono e ciò che vogliono,sono lì tutti interi.
E questo li fa stare bene.
Se ogni cosa va sempre per il verso giusto,finiamo col dare per scontato tutto ciò che c'è di bello e non apprezziamo più i regali che ci fa la vita.
Nelle pieghe nascoste della nostra esistenza si nascondono doni insospettati,che per troppa fretta o poca attenzione non abbiamo saputo apprezzare.
La felicità molte volte si nasconde e sta a noi riuscire a scovarla.
I bilanci del dare e dell'avere mal si adattano alla gentilezza.
La gentilezza interessata è sempre meglio della sgarberia disinteressata.
La nostra vita è basata sul supporto che ci diamo a vicenda.
Senza quello non potremmo sopravvivere e non saremmo mai arrivati dove siamo.
La cattiveria occupa le prime pagine dei giornali ma è il servizio che manda avanti il mondo.
E'il servizio che ci aiuta a tirare fuori il meglio di noi stessi.
Occuparci degli altri è la chiave per sentirci liberi.
I nostri bisogni,le nostre preoccupazioni sono messi fra parentesi.
Per un pò di tempo li dimentichiamo perchè c'è da fare da qualche altra parte.
Ed è proprio questa capacità di autotrascendimento che è benefica per noi perchè ci rende meno prigionieri del nostro ego.
L'essenza più vera dell'essere umano è un centro di coscienza che è libero.
Trovare il proprio centro dà gioia.
E'lo stato naturale di ognuno di noi.
Tutti noi irradiamo ciò che siamo.
Possiamo irradiare armonia e serenità oppure conflitto e rabbia.
Abbiamo un campo di energia attorno a noi,un'aura che interagisce con quella degli altri.
Per essere davvero gentili è meglio essere di buonumore.
Componente essenziale della gentilezza è proprio una predisposizione felice dell'animo.
L'atto di diventare coscienti dei nostri atti di sabotaggio nei confronti della gioia e della felicità allenta la presa che queste brutte abitudini hanno su di noi.
Siamo nati per essere felici ma facciamo di tutto per non esserlo.
Non di rado scopriamo di aver paura di essere felici.
Temiamo la gioia perchè non ce ne sentiamo degni.
Possiamo essere davvero utili se seguiamo ciò che ci fa crescere e ci appassiona.
Questo è un presupposto essenziale perchè ci sia la gentilezza nella nostra vita.
Ogni persona è tutti gli altri.
Ogni individuo contiene in sè l'umanità intera.
I grandi problemi dell'umanità saranno risolti solo dalla partecipazione di una grande numero di persone.
Quando siamo gentili ci occupiamo degli altri e diventiamo meno schiavi del nostro ego.
I mostri dell'ansia e della depressione hanno meno appigli dove attaccarsi.
I blocchi causati dall'eccessiva attenzione a noi stessi scompaiono.
Il modo più intelligente per fare il nostro interesse,trovare la nostra libertà e intravedere la nostra felicità è spesso quello di non perseguire questi scopi in maniera diretta,ma di occuparci degli interessi degli altri,di aiutare gli altri a liberarsi dalla paura e dal dolore,di contribuire come possiamo alla loro felicità.
La gentilezza e la compassione sono elementi essenziali che danno un senso alla nostra vita.
Costituiscono una sorgente duratura di gioia e felicità.
Sono il fondamento di un cuore generoso,il cuore di chi agisce per il desiderio di aiutare gli altri.
Con la gentilezza,e quindi con l'affetto,l'onestà,la verità e la giustizia verso tutti,ci assicuriamo il nostro stesso vantaggio.
Vale la pena avere considerazione per il prossimo,perchè la nostra felicità è inestricabilmente intrecciata con la sua.
E'importante che cerchiamo di fare qualcosa di buono con la nostra vita.
Non siamo nati per fare del male o danneggiare gli altri.
Perchè la nostra vita abbia valore dobbiamo coltivare e nutrire le qualità umane fondamentali come il calore,la gentilezza e la compassione.
Se riusciremo a farlo,le nostre vite acquisteranno senso e saranno più felici e serene e avremo dato un contributo positivo al mondo intorno a noi.
Cure,amore e attenzioni:ciò di cui ognuno ha bisogno come dell'ossigeno.
Ricevere gentilezza ci fa bene.
Per tutti noi è un sollievo essere aiutati nel momento in cui ne abbiamo bisogno.
E a tutti fa piacere essere ascoltati,trattati con calore e simpatia,sentirsi capiti e nutriti.
La gentilezza ci salva la vita.
Il mondo è pieno di violenze,guerre,attentati,devastazioni.
Eppure il mondo va avanti perchè siamo gentili fra di noi.
L'unico incentivo alla gentilezza non può essere che il desiderio di aiutare,la felicità di essere generosi e partecipi delle vicende altrui.
La gentilezza è un lato vulnerabile di noi stessi che spesso non esprimiamo per paura che,se venisse alla luce,potremmo soffrire,saremmo offesi,ridicolizzati o sfruttati.
In realtà,soffriamo nel non esprimerlo.
L'amore non espresso diventa odio.
La gioia non vissuta diventa depressione.
La mia religione è la gentilezza.
Se è vero che c'è in noi una componente di altruismo,è anche vero che siamo la specie più crudele e spietata del pianeta,che la nostra storia è piena di nefandezze e orrori.
Abbiamo affrontato le difficoltà,abbiamo sviluppato la nostra intelligenza e incrementato le nostre molteplici risorse grazie al calore e alle cure che abbiamo dato e ricevuto.
Abbiamo vinto perchè ci siamo aiutati gli uni con gli altri.
La gentilezza è davvero il toccasana universale.
Per il singolo individuo che,se non impara ad amarsi e prendersi cura di se stesso,non starà mai bene.
Per la società,perchè coltivando relazioni migliori ci si sente meglio e le cose girano per il verso giusto.
La gentilezza non è un lusso ma una necessità.
Solo se ci trattiamo un pò meglio fra di noi se se trattiamo un pò meglio il nostro pianeta,potremo sperare di sopravvivere.
Essere trasparenti è un sollievo.
L'acqua torbida e limacciosa nasconde chissà quali brutte sorprese.
Quella limpida lascia vedere il fondo,i relitti e i rifiuti,ma anche i pesci multicolori,le conchigli,le stelle marine.
La sincerità fa sì che si possa guardare una persona negli occhi e avere la sensazione di arrivarle dritto al cuore,perchè non ci sono schermi,non ci sono finzioni.
E ti permette di lasciarti vedere senza voltare gli occhi dall'altra parte.
Sono stati costretti a vivere una vita che non era la loro perchè non avevano avuto il coraggio e l'onestà di dire una singola,breve,sincera,dura ma anche gentile parola che avrebbe salvato di colpo la loro vita e quella degli altri: NO.
Perchè,certe volte,per essere gentili bisogna prima imparare a fare i propri comodi.
I problemi non si può far finta che non esistano.
Non si possono risolvere cercando un diversivo in piaceri effimeri.
Il trovare una soluzione di comodo non è una soluzione.
Nascondiamo la tenerezza,la buona volontà,i nostri pensieri,la nostra capacità di commuoverci.
Lo facciamo per difenderci.
Perchè non vogliamo che gli altri ci vedano così.
Ci sentiremmo deboli,ridicoli,troppo esposti,diversi.
Meglio apparire un pò cinici,duri,forti,impenetrabili.
In questo modo,però,divorziamo dalla nostra parte più bella e spirituale e impediamo agli altri di vederla.
E quanto siamo deboli e maldestri se cerchiamo di nascondere i nostri sentimenti!
La menzogna ha mille forme,la verità una sola.
La sincerità è la base su cui la gentilezza può fondarsi.
Finchè non si vive nella verità non si può davvero comunicare con gli altri.
Non c'è fiducia.
Non c'è relazione.
E'grazie al perdono,più che ai miracoli dell'elettronica o della genetica che la civiltà è ancora possibile.
E'grazie alla capacità di perdono che non siamo precipitati nella barbarie.
Perdonare significa che non voglio continuare a nutrire rabbia per il torto che ho subito e quindi rovinarmi la vita.
Perdono sì,ma ho ben chiaro il danno che mi è stato fatto e mi premunisco affinchè non si ripeta.
Molte persone hanno difficoltà a perdonare.
Nell'inconscio esiste solo il presente e quell'offesa,anche se antica,loro la stanno subendo ora.
Una persona che non perdona è come una città in cui il traffico è paralizzato.
Molte vie sono bloccate.
Le automobili non riescono a passare e attendono con il motore acceso e i gas venefici rendono l'aria irrespirabile e avvelenano tutti.
Lo stato di non perdono è così:
il rancore ristagna e crea nuovi rancori e in questo modo blocca la circolazione dell'energia vitale,rallenta i pensieri e avvelena la vita.
Perdonare è più facile se,anzichè vivere in un mondo di giudici e condannati,ci sentiamo fra persone che fanno a volte errori tremendi ai quali si può (forse) porre rimedio e se abbiamo l'umiltà di non ritenerci i detentori della giustizia.
Imparare a perdonare conduce a una trasformazione radicale della nostra personalità.
Il calore è il cuore della gentilezza.
Quando c'è calore nessuno è uguale a un altro.
Siamo esemplari unici.
Amati perchè siamo noi stessi con le nostre qualità e i nostri dannatissimi difetti.
Amati perchè siamo irrimediabilmente noi stessi.
Ma quando il calore non c'è,siamo tutti uguali.
Tutti anonimi.
Chi ci è vicino può essere lontano anche mille miglia.
Al calore e all'intimità ci sono però molte resistenze.
Abbiamo timore che se ci avviciniamo troppo,o se ci apriamo,saremo invasi,oppure feriti o dominati,oppure qualcuno si approfitterà di noi e saremo polverizzati.
Ma spesso questi confini diventano barriere e non lasciano passare più nulla.
Ci chiudiamo nella roccaforte della solitudine.
Se si offre calore non si rimane freddi:il beneficio è simmetrico.
I pericoli dell'appartenenza a un gruppo sono parecchi:
conformismo,discriminazione e aggressività verso chi non ne fa parte,una falsa euforia,cioè una specie di adrenalina che dà una fiducia non basata sulla propria reale forza ma solo sul senso di appartenenza.
A volte stare soli può essere un sollievo e dare una sensazione di libertà e spazio.
La vera solitudine è un'altra:è la sensazione che nulla di ciò che ci accade abbia la minima importanza per qualcun altro,che ciò che pensiamo o diciamo non sarà ascoltato con interesse da nessuno,che non contiamo niente per nessuno.
Che se non esistessimo tutto andrebbe avanti come prima e nessuno se ne accorgerebbe.
Dare fiducia è rischioso.
E'una scommessa.
Ogni volta che do fiducia mi comprometto.
Ma l'alternativa è ancora peggiore.
Perchè,se non scommetto,se non mi metto in gioco,non succede niente:non c'è relazione,non c'è coinvolgimento,non c'è vita.
La vita,con tutti i suoi tranelli e i suoi orrori è comunque buona.
Se potessimo davvero fidarci di tutti in tutte le situazioni,la fiducia non avrebbe più valore.
Sappiamo che,accordando la nostra fiducia ci può andare male,anche molto male.
La fiducia costa.
Non a caso si parla di togliere la fiducia:spesso è un atto ostile.
Darla,invece è un dono.
La fiducia è un mezzo con cui possiamo arricchire la vita altrui e la nostra.
La mancanza di fiducia,invece,produce paralisi e frustrazione.
Se una parte considerevole dell'energia mentale è dedicata alla preoccupazione e all'autodifesa,che cosa ci resta per creare,prendere nuove iniziative e goderci la vita?
La diffidenza è una tassa che tutti dobbiamo pagare,ma se la tassa diventa esagerata,andiamo in bancarotta e tanto vale chiudere bottega.
La sfiducia crea distanza,una barriera.
La fiducia,invece,crea intimità.
Se la gentilezza non ha sostanza,è vuota.
Non è più gentilezza,è cortesia senza anima.
Dobbiamo prima essere ben sicuri di avere un buon contatto con noi stessi e con le nostre esigenze,di essere padroni del nostro spazio e del nostro tempo.
Di avere sotto controllo i nostri problemi prima di cercare di risolvere quelli degli altri.
Altrimenti sono guai.
L'empatia non è una qualità allegra e spensierata.
Anzi,ha a che fare più con il fallimento che con il successo.
Più con la sofferenza che con la gioia.
E'proprio quando le cose vanno male che l'empatia è di maggiore beneficio.
Certo,a tutti fa piacere che qualcuno partecipi ai nostri momenti felici.
Però è soprattutto quando siamo in crisi che abbiamo bisogno di qualcuno che ci capisca.
Il dolore è ciò che più aborriamo.
Lo rifuggiamo in ogni modo e su questo fatto c'è poco da obiettare:
evitare la sofferenza è la base della salute e diminuirla al minimo è segno di saggezza.
Però,una certa dose di dolore nella nostra vita è inevitabile.
Tutti siamo fragili.
Tutti prima o poi ci ammaliamo,facciamo degli errori,incorriamo in qualche tipo di insuccesso,non otteniamo dalla vita ciò che speravamo o perdiamo una persona a cui vogliamo bene.
Tutti soffriamo,
E allora dobbiamo fare i conti con il nostro dolore.
Il sistema migliore per affrontarlo è farlo direttamente,con sincerità e coraggio.
Di entrarci dentro come in un tunnel per poi uscire dall'altra parte.
Soffrendo si può diventare più duri o più cinici ma si può anche diventare più gentili.
Si può diventare dei guaritori feriti.
Dov'è l'attimo che fugge?
Quell'attimo infinitesimale è tutto ciò che abbiamo.
E'tutto ciò che siamo.
Il resto è già perduto.
Il futuro,per quanto promettente,è ancora una favola.
C'è solo il presente e il presente è inafferrabile.
Eppure noi siamo sempre nel presente.
Non c'è un momento in cui non lo siamo.
Il presente in realtà c'è sempre,ci siamo sempre immersi.
Dal presente possiamo uscire solo con la mente.
Ma se viviamo completamente immersi nel presente,siamo liberi.
Il passato ci distoglie dal presente.
Se contiene momenti felici cerchiamo di ripeterli e rischiamo di restare delusi perchè il presente è diverso.
Non ci rendiamo conto che tutto è cambiato.
Se,invece,il passato è pieno di traumi e di ombre allora è un incubo dal quale cerchiamo di fuggire.
Vivere solo nel futuro ci fa abbandonare il posto dove siamo,cioè il presente,per andare ad abitare un luogo che ancora non esiste e dove noi stessi non esistiamo.
Il futuro può essere un tempo pieno di cose da fare,il cui solo pensiero ci mette in affanno per paura d non riuscire a farle tutte.
E questo affanno ci impedisce di essere pienamente presenti nell'unico momento in cui qualcosa la possiamo fare davvero,cioè nel presente.
Ci sono persone che hanno la tendenza a vedere non solo quello che cercano ma anche quello che non cercano.
E poi ci sono persone che cercano solo quello che hanno in mente e spesso non lo trovano.
Spesso al presente sovrapponiamo le nostre aspettative e le nostre opinioni,basate sul passato o sull'avvenire.
Incontriamo qualcuno e sappiamo già come sarà e cosa dirà.
Ci troviamo in una situazione e sappiamo già cosa succederà.
Insomma,viviamo in un presente impoverito perchè derubato dalle sue qualità essenziali di sorpresa e novità.
E ciò non può che generare noia.
Siamo come quei turisti che vanno a visitare i luoghi che hanno già visto nella pubblicità dell'agenzia turistica e quindi non scoprono nulla di veramente nuovo.
Trovano solo ciò che si aspettano di trovare.
Fa che in ciò che vedi ci sia solo ciò che vedi e in ciò che senti ci sia solo ciò che senti.
Essere liberi dalle proprie opinioni genera uno stato di grande libertà.
Essere nel presente con qualcuno è un dono:il dono dell'attenzione,forse il bene più prezioso,più agognato da tutti anche se non ce ne rendiamo conto.
Essere lì per qualcuno.
C'è,nella disattenzione,una qualità disgregante e deprimente che risucchia la vitalità e la fiducia in noi stessi.
Che ci fa sentire un nulla.
Fa salire in superficie tutti i nostri complessi latenti sensi di inferiorità.
L'attenzione non è solo evitare di farsi male,è curarsi di qualcosa o di qualcuno.
Se siamo attenti,diamo importanza e significato a un altro essere umano e gli siamo vicini,possiamo davvero comunicare con lui e capirci.
Solo se siamo presenti possiamo apprezzare e amare un'altra persona.
E l'unico momento che abbiamo per farlo è ora.
Come principianti si è sempre pronti a imparare e ad accettare di ricominciare da capo.
Scomoda ma utile:questa è l'umiltà.
Ogni essere umano è un insegnamento vivente.
Attorno a noi circolano persone che,con le loro esperienze,i loro sentimenti e le loro idee,con i loro sogni e i loro ideali,possono arricchire la nostra vita,se solo siamo pronti a vedere e ascoltare.
Se solo abbiamo il coraggio di porci davanti a loro chiedendoci:che cosa posso imparare da questa persona?
Se riusciamo a non lasciarci travolgere dallo sconforto,i piccoli e grandi fallimenti servono proprio a mostrarci quello che sappiamo o non sappiamo fare.
Guai ad avere sempre e solo successi!
Finiamo per perdere il senso della realtà.
Molte persone sembra che siano un'agenzia di pubblicità per se stesse.
Sempre impegnate a far vedere che sono migliori degli altri.
Vogliono prevalere e solo questo dà loro una ragione per vivere.
Non si accontenano di essere ciò che sono,devono essere meglio di tutti.
Ma siccome sono impegnate in questa competizione,hanno meno energia per ciò che conta davvero:
per imparare a creare,per entrare in rapporto con gli altri,per aprirsi a un mondo che è straordinariamente interessante.
L'ansia di prevalere ci distrae da ciò che dobbiamo fare e ce ne toglie il gusto.
L'umiltà è l'opposto.
Consiste nel non essere programmati per trionfare.
Una persona umile non ha bisogno di vincere per giustificare la propria esistenza.
Sa benissimo che gli altri sono meglio di lei.
E lo accetta.
Se non cerco di essere ciò che non sono,posso permettermi di essere ciò che sono.
"Immagine":sono sempre stato sospettoso verso questa parola utilizzata nel senso di facciata da mettere in mostra.
Questo presume che si sia una differenza fra la loro immagine e ciò che sono per davvero.
C'è umiltà quando immagine e sostanza coincidono.
Quando non cerchiamo più di apparire diversi da ciò che siamo e siamo a nostro agio con tutte le nostre manchevolezze e i nostri difettacci.
...un incontro in cui nessuno trionfa,per questo tutti vincono.
Siamo imperfetti in un mondo imperfetto.
Quando si è semplici si è anche genuini.
Sono uno fra i molti.
Sono mortale e limitato.
Sono un essere umano fra gli esseri umani.
Non devo dimostrare di essere migliore di nessuno.
Ci sono anche gli altri con i loro bisogni,le loro realtà,le loro speranze e i loro drammi.
Io sono uno fra miliardi di persone che esistono su questo pianeta,il quale non è altro che un granello di polvere nello spazio siderale e la mia vita non è che un attimo nei tempi smisurati dell'universo.
L'umiltà è trovare il nostro posto sotto le stelle.
La virtù della pazienza è innanzi tutto un saperci fare con le persone difficili.
Tutto è relativo:tutti siamo vittime e carnefici.
Tutti abbiamo incontrato persone difficili e tutti,chi più chi meno,siamo stati persone difficili,magari senza accorgercene.
Il segreto sta nel non reagire alla provocazione e nel trattare invece la persona difficile con gentilezza e savoir faire.
I rompiscatole,i difficili,gli intrattabili,in fondo,li creiamo noi con le nostre reazioni e le nostre chiusure.
In realtà sono spesso persone infelici che vogliono solo essere accettate.
La pazienza è capire a rispettare il ritmo degli altri.
Un gruppo di trasportatori portavano a mano varie apparecchiature.
A un certo punto,tutti i trasportatori si fermarono insieme,senza dire nulla.
Perchè non andavano più avanti?
Stavano perdendo tempo!
I trasportatori sembravano in attesa di qualcosa.
Poi,d'un tratto,si rimisero in moto tutti insieme.
Uno di loro spiegò cosa era successo:
"Eravamo andati troppo veloci e ci eravamo lasciati indietro l'anima.Ci siamo fermati per aspettarla".
Spesso anche noi ci lasciamo indietro l'anima.
Presi da un ritmo incalzante,trascuriamo ciò che davvero importa nella vita.
Spinti dal demonde della fretta,dimentichiamo la nostra anima:i nostri sogni,il sentimento,la gioia di vivere,la meraviglia.
Il rapporto "io/tu" è il vero incontro,la sostanza stessa della vita e del nostro essere.
In un rapporto è necessario che non ci siano aspettative e desideri,altrimenti si cade nel rapporto "io/esso",cioè si trasforma l'altro in una cosa,in un mezzo per soddisfare le nostre esigenze.
In un rapporto non deve esserci l'urgenza di far succedere qualcosa,la pressione di convicere o di manipolare.
Se in un rapporto c'è l'urgenza,diventa un rapporto "io/esso".
Se la fretta scompare,è più probabile che ci si possa davvero incontrare e conoscere.
Allora siamo solo "io e te" in uno spazio fuori del tempo.
Se c'è meno tempo siamo meno gentili.
Nell'Era dell'Impazienza abbiamo disimparato l'arte di aspettare.
Nella tradizione buddista c'è un esercizio che consiste nel riempire 500 botticelle d'acqua,una a una.
E non bisogna andare di fretta.
Ogni botticella che riempio è questa botticella qui,in questo momento,senza pensare che me ne mancano ancora 499.
Se vedessimo le cose in modo diverso,forse scopriremmo che il tempo è una costruzione mentale,un'illusione,un sogno.
Che non c'è da avere paura nè fretta,perchè non c'è nulla che scappa.
Tutti noi abbiamo avuto in qualche occasione un sentore di eternità:
guardando il cielo stellato,assorbiti da una musica sublime o nell'incontro con la persona amata abbiamo dimenticato lo scorrere del tempo e abbiamo intravisto l'eternità.
Quando si vive nell'eterno "qui e ora" non si va da nessun altra parte.
La pazienza è proprio la capacità di non lasciarsi spaventare dallo scorrere vorticoso del tempo e imparare a scorgere nel tran tran della vita quotidiana sorprendenti sprazzi di eternità.
Ecco il tremendo sospetto:che a essere generosi si finisca per rimetterci.
Il vero beneficio della generosità non è un vantaggio materiale ma un rivolgimento interiore in cui diventiamo più fluidi,più disponibili a rischiare.
Diamo meno valore al possesso e più alle persone.
E i confini fra noi e gli altri diventano meno drastici per cui ci sentiamo parte di un tutto in cui è possibile condividere risorse,emozioni,se stessi.
Donare è un atto impegnativo e irreversibile:si oltrepassa la linea del non ritorno.
Quando si è generosi non si fanno economie.
Ciò che è tuo (la sofferenza,i problemi) è anche mio:questa è la compassione.
Ciò che è mio (possessi,abilità,conoscenze,risorse,tempo,energia) è anche tuo:questa è la generosità.
La generosità è uno slancio del cuore e non c'è nulla di più bello e nobile di chi dà.
Il dono può essere però portatore di un'ideologia,di una direttiva o di un giudizio.
Regalare il Vangelo a un anticlericale o un deodorante a chi non si lava molto non è generosità.
Questi sono giudizi o pressioni travestiti da doni.
La motivazione può essere anche genuina (ovvero portare miglioramento alla persona) ma l'intera operazione ha luogo nel sistema di valori di chi dà.
Come viene ricevuto il dono?
Con un senso di disagio.
Oltre a subire una pressione il malcapitato deve anche ringraziare.
Non vi è libertà ma controllo.
C'è falsità,non cuore.
La nostra vita è congenganta come un gioco di carte in cui ognuno dei giocatori ha delle carte che interessano gli altri e gli altri hanno le carte che sono vitali per lui.
La vera generosità è un dare che non è dettato da sensi di colpa,da un debito o dal desiderio di creare dipendenza.
E'un dono libero che genera a sua volta libertà.
Perchè queste cose non le dici?
Perchè non sapevo di essere così interessante.
Non sapevo di avere dentro di me,come tutti del resto,della merce preziosa.
Non c'è una vita banale.
Siamo tutti interessanti.
Abbiamo tutti qualcosa da dire anche se non ce ne rendiamo conto.
La generosità è disinteressata.
A essere generosi si guadagna in generosità.
La generosità è dare ciò che ci è più caro.
E'un atto che ci trasforma.
Dopo saremo più poveri ma saremo anche più ricchi.
Ci sentiremo meno sicuri ma saremo più liberi.
Avremo reso il mondo in cui viviamo più gentile.
Se ci sentiamo bene saremo più gentili con gli altri.
E'triste:c'è così poca generosità in giro che la prospettiva di riceverne un pò,ance se niente affatto genuina,ci attira.
Tutti abbiamo avuto l'esperienza di essere visti per meno di quello che siamo.
Trattati come se fossimo un'altra persona.
Le nostre qualità non sono percepite e ci vengono attribuiti difetti che non abbiamo.
E'un fatto molto sgradevole che ci riempi di insicurezze,dubbi e risentimento.
Siamo tutti pigri e chi ha tempo e voglia di fare lo sforzo necessario per conoscere davvero?
Più facile catalogare e trattare gli altri come una specie di abbreviazione mentale.
Tutto ciò che è inaspettato e originale non viene considerato.
Rispetto.
Dal latino respicere,ovvero vedere.
Lo sguardo con cui guardiamo gli altri non è neutrale.
Ciò che noi vediamo,lo trasformiamo.
Vedendo,diamo vita.
La nostra attenzione porta energia,mentre il non guardare la toglie.
Io sono ciò per cui vorrei essere apprezzato e ricordato.
Io sono ciò che c'è di meglio in me,di unico,originale,simpatico,amorevole e forte.
La ferita dell'anima la proviamo quando,da bambini,siamo visti non per ciò che siamo,ovvero un'anima piena di potenzialità meravigliose di amore,intelligenza e creatività,ma solo come un bambino capriccioso e difficile,o come un soprammobile da esibire o una grande rottura di scatole.
Se il vero sè non è visto,siamo feriti e questa ferita ci accompagnerà nell'età adulta.
Per essere accettati taglieremo la connessione con la nostra vera anima,cioè con tutto ciò che per noi conta e continueremo solo a sopravvivere,anzichè vivere.
Vedere l'anima è vedere la vera sostanza di cui è fatta una persona,anzichè fermarsi agli aspetti superficiali.
Questo è vedere.
Vedere per davvero.
Io ho visto in lui qualcosa che era possibile e che per il fatto di essere visto è divenuto reale.
Può sembrare strano che,cambiando un pernsiero nella mia mente,cambi qualcosa in un'altra persona.
Ma questo è strano solo se sottovalutiamo l'importanza della nostra mente e se non teniamo conto dei mille modi in cui interagiamo di continuo.
Se io cambio la mia percezione di te,anche tu cambierai.
Il nostro sguardo è come un raggio di luce che case su una pianta in ombra,la rende visibile,la nutre e la stimola a crescere.
Una gentilezza superficiale e distratta,che non riconosce il valore della persona con cui ha a che fare e quindi la sminuisce,che gentilezza è?
Noi siamo costituiti dalle nostre percezioni.
Ciò che noi vediamo o che presumiamo di vedere,costruisce ciò che noi siamo e determina la nostra vita.
Se la nostra visione è stanca e stantia,finiamo per diventare noi stessi stantii.
Se vediamo persone interessanti e speciali,il nostro mondo diventa più stimolante e più aperto.
Se apprezziamo di più gli altri stiamo meglio anche noi.
Facciamo molto rumore perchè non abbiamo voglia di ascoltare.
Il vero ascolto avviene solo quando c'è silenzio.
E' forte la nostra tendenza a non ascoltare,a voler parlare a tutti i costi,quasi fossimo in preda a una libidine della parola.
L'ascolto costringe a rallentare i tempi perchè la vera comprensione richiede una pausa e un impegno.
L'ascolto non richiede solo il silenzio.
Occorre anche la capacità di sentire non soltanto ciò che viene detto ma come viene detto.
"Non ricordo cosa hai detto ma ricordo come lo hai detto".
L'ascolto equivale a dire:tutto ciò che hai da dire ha un valore.
L'ascolto è un sollievo anche per chi ascolta perchè gli dà la tranquillità che viene dal silenzio.
Infatti per ascoltare ci dobbiamo svuotare di noi stessi.
Per qualche tempo le nostre ansie e i nostri brontolii non esistono più.
I rumori interni sono messi a tacere.
Finchè siamo in ascolto siamo liberi.
Ascoltare gli altri non è un noioso dovere ma un'interessante avventura perchè,se ascoltiamo davvero,tutti hanno qualcosa di interessante da dire.
Anche le persone che ci paiono più banali e incompetenti.
Questo è il rispetto:il riconoscimento di se stessi e dell'altro nella sua interezza e nella sua dignità.
Rispetto vuol dire dare agli altri lo spazio a cui hanno diritto.
La tolleranza è una magnifica virtù.
Senza tolleranza non c'è creatività e non c'è amore.
Ma troppo spesso il male si è sviluppato proprio perchè qualcuno gli ha permesso di esistere e ha fatto finta di niente.
A essere troppo tolleranti si rischia di trovarsi i carri armati sotto casa.
C'è un tempo per la tolleranza e c'è un tempo per l'intransigenza.
In un universo in cui nulla rimane uguale a se stesso è difficile trovare appigli e sicurezze e la tecnica per sopravvivere consiste nell'arte di adattarsi a eventi che di continuo ci sorprendono.
Chi si adatta sopravvive.
Chi risponde in modo rigido e uguale a condizioni che mutano,si estingue.
Non possiamo controllare tutto.
Il controllo totale della nostra vita è un miraggio: ci sono troppi elementi imprevedibili.
A voler controllare ogni cosa si diventa matti e si rischia di ottenere l'opposto di ciò che si vuole.
Spesso è più saggio lasciarsi andare al flusso degli eventi.
Non è il mondo esterno che deve adattarsi a me.
E'più facile e più pratico che sia io ad adattarmi a ciò che via via succede.
Non bisogna affrontare la situazione di oggi con le strategie di ieri.
Le strategie che hanno funzionato in passato oggi sono disastrose.
La realtà va avanti per conto sua senza tenere conto dei nostri sogni e delle nostre speranze.
La realtà non sa nulla dei tuoi progetti.
Essere flessibili significa essere fluidi e adattarsi al divenire.
Staccarsi dai vecchi modelli.
Attenzione al momento presente.
Capacità di leggere il mondo attorno a noi.
Umiltà di saper ricominciare sempre da capo.
Se siamo in grado di abbandonare le convinzioni a cui più siamo affezionati allora ci possiamo aprire al nuovo.
Adattarsi alla realtà presente significa anche accettare le frustrazioni.
I desideri e le esigenze sono l'arena in cui una relazione viene messa alla prova.
Se i bisogni sono normali e se vengono reciprocamente riconosciuti e soddisfatti,allora tutto va bene e la relazione funziona.
Ma immaginiamo che da una parte della relazione i bisogni diventino esigenze capricciose e urgenti.
Allora la relazione ha un costo sempre più alto.
In una relazione è importante vedersi per quello che si è.
Comunicare.
Stare bene insieme.
"Mi aspetto che tu sia sempre così".
Le persone continuiamo a percepirle nello stesso modo e a desiderare inconsciamente che rimangano come noi le vediamo.
Qualsiasi novità entri in conflitto con l'idea che ci siamo fatti di una persona può darci fastidio.
Chi più,chi meno ci aspettiamo che le persone che ci circondano continuino a essere quello che sono.
Le mettiamo in una scatola e le teniamo dentro.
Chi vuole essere a tutti i costi il più forte in realtà è il più debole e appare spesso ridicolo e patetico.
Una persona senza sostanza non esiste:tutti abbiamo una sostanza.
Però molti non sanno di averla e non riconoscono il valore che hanno dentro di sè.
Ciò accade perchè sono stati feriti e preferiscono vivere in superficie,dove è più improbabile farsi male e le ferite non vanno troppo a fondo.
Queste persone cambiano idea facilmente e le loro relazioni sono deboli perchè sono basate soprattutto sull'opportunismo.
Hanno il terrore di andare in profondità nei loro sentimenti perchè non sanno cosa potrebbero trovare.
Avere idee proprie le spaventa perchè si esporrebbero troppo.
La loro stima di sè è bassa quindi devono cercare di sopravvivere come mendicanti.
Quando si è perso il coraggio di rischiare si vive in superficie una vita caotica e senza senso.
Le persone leali sanno come si sentono,sanno ciò che vogliono e in cosa credono.
La lealtà è uno "stare con".
E'non perdere il filo del discorso.
Non lasciarsi distrarre.
Non lasciare che le interruzioni costruiscano a modo loro la nostra vita.
E'onorare ciò che più conta e continuare a farlo anche se ci sono molti ostacoli.
Come ci si lascia,così ci si ritrova.
Gli affetti più profondi,quando non sono repressi o ignorati,sono ancorati nel cuore e durano tutta la vita.
L'entusiamo di oggi può diventare l'indifferenza di domani.
La lealtà non è mai garantita e la delusione è la regola ed è per questo che quando la troviamo è così preziosa.
La lealtà è innanzi tutto lealtà verso se stessi.
Le persone continuano a esserci anche quando noi non pensiamo a loro.
L'essenza della memoria non sta nell'immagazzinamento dei dati ma nelle emozioni che essa conserva,nal significato che attribuiamo ai nostri ricordi,alle relazioni che grazie alla memoria rimangono vive.
I giochi e gli amici dell'infanzia,la ferita di un addio,l'incontro con una persona speciale,un pomeriggio bellissimo di settembre...tutti questi non sono solo dati che tengo in un archivio.
Sono gli ingredienti della mia storia.
Io costruisco la mia vita e la mia identità con i miei ricordi.
Io sono ciò che sono in base a come ricordo ciò che mi è accaduto,le persone che ho incontrato,gli errori che ho fatto,le vittorie che ho conseguito.
Nel ricordo si vive,nella dimenticanza si muore.
Ciò che dimentichiamo è di gran lunga più abbondante di ciò che ricordiamo.
Se sai da dove vieni è più facile andare avanti e decidere che strada imboccare.
Se andremo avanti veloci e dimentichi,scordandoci di tutto ciò che ci sembra irrilevante, ma invece non lo è,guadagneremo forse qualche minuto ma per strada ci saremo lasciati dietro il nostro cuore.
Dopo essere stato tutto ciò che avrebbe voluto essere,divenne di nuovo ciò che era sempre stato.
Gli pareva che non ci fosse niente di meglio che essere ciò che era.
Era una rivelazione bellissima.
Era la gratitudine.
La gratitudine consiste nel riconoscere il valore di ciò che la vita ci offre.
La depressione si sviluppa non per ciò che ci accade ma per ciò che diciamo a noi stessi giorno dopo giorno,il nostro monologo interiore.
Se critichiamo di continuo noi stessi e gli altri non facciamo che trovare ciò che va male ei commiseriamo,non possiamo pretendere poi di essere allegri.
La capacità di discernere il valore anche in situazioni umili è essenziale per essere felici.
Ci sono persone che sembra che abbiano avuto tutto dalla vita ma che sono sempre scontente perchè non vedono la bellezza di ciò che hanno e si concentrano su ciò che vorrebbero e sulla loro insoddisfazione.
Invece altri,magari meno fortunati,apprezzano le cose semplici,che molti danno per scontate.
I loro occhi sono aperti al valore di ciò che vedono.
La situazione in cui vogliono essere è proprio quella in cui sono.
In quel momento,invece di essere divisi fra ciò che sono e ciò che vogliono,sono lì tutti interi.
E questo li fa stare bene.
Se ogni cosa va sempre per il verso giusto,finiamo col dare per scontato tutto ciò che c'è di bello e non apprezziamo più i regali che ci fa la vita.
Nelle pieghe nascoste della nostra esistenza si nascondono doni insospettati,che per troppa fretta o poca attenzione non abbiamo saputo apprezzare.
La felicità molte volte si nasconde e sta a noi riuscire a scovarla.
I bilanci del dare e dell'avere mal si adattano alla gentilezza.
La gentilezza interessata è sempre meglio della sgarberia disinteressata.
La nostra vita è basata sul supporto che ci diamo a vicenda.
Senza quello non potremmo sopravvivere e non saremmo mai arrivati dove siamo.
La cattiveria occupa le prime pagine dei giornali ma è il servizio che manda avanti il mondo.
E'il servizio che ci aiuta a tirare fuori il meglio di noi stessi.
Occuparci degli altri è la chiave per sentirci liberi.
I nostri bisogni,le nostre preoccupazioni sono messi fra parentesi.
Per un pò di tempo li dimentichiamo perchè c'è da fare da qualche altra parte.
Ed è proprio questa capacità di autotrascendimento che è benefica per noi perchè ci rende meno prigionieri del nostro ego.
L'essenza più vera dell'essere umano è un centro di coscienza che è libero.
Trovare il proprio centro dà gioia.
E'lo stato naturale di ognuno di noi.
Tutti noi irradiamo ciò che siamo.
Possiamo irradiare armonia e serenità oppure conflitto e rabbia.
Abbiamo un campo di energia attorno a noi,un'aura che interagisce con quella degli altri.
Per essere davvero gentili è meglio essere di buonumore.
Componente essenziale della gentilezza è proprio una predisposizione felice dell'animo.
L'atto di diventare coscienti dei nostri atti di sabotaggio nei confronti della gioia e della felicità allenta la presa che queste brutte abitudini hanno su di noi.
Siamo nati per essere felici ma facciamo di tutto per non esserlo.
Non di rado scopriamo di aver paura di essere felici.
Temiamo la gioia perchè non ce ne sentiamo degni.
Possiamo essere davvero utili se seguiamo ciò che ci fa crescere e ci appassiona.
Questo è un presupposto essenziale perchè ci sia la gentilezza nella nostra vita.
Ogni persona è tutti gli altri.
Ogni individuo contiene in sè l'umanità intera.
I grandi problemi dell'umanità saranno risolti solo dalla partecipazione di una grande numero di persone.
Quando siamo gentili ci occupiamo degli altri e diventiamo meno schiavi del nostro ego.
I mostri dell'ansia e della depressione hanno meno appigli dove attaccarsi.
I blocchi causati dall'eccessiva attenzione a noi stessi scompaiono.
Il modo più intelligente per fare il nostro interesse,trovare la nostra libertà e intravedere la nostra felicità è spesso quello di non perseguire questi scopi in maniera diretta,ma di occuparci degli interessi degli altri,di aiutare gli altri a liberarsi dalla paura e dal dolore,di contribuire come possiamo alla loro felicità.
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