martedì 13 marzo 2018

Frasi dal libro "Il terremoto inventato" di Nino Inzerillo

L'inganno è l'arte della quotidiana lotta contro la vita stessa.

Chi mi aveva amato aveva temporaneamente sofferto di temporanea follia fino alla guarigione e,una volta risanata,si è premurata di respingermi come un appestato.

"Lei è forse un medico?"
"Medico io? No,non sono in grado di badare a me stesso,vuole forse che mi faccia carico del dolore e della sofferenza del mio prossimo?"

E' il male di vivere che mi affligge.
Non emana un tale odore il mio corpo?

Vivevo di libri e per i libri.

Scrivere un romanzo potrebbe essere terapeutico!
Se non riesce a confessare le sue pene attraverso il canale orale,
forse le parole scritte potrebbero rappresentare un buon mezzo per espettorare il suo proprio vissuto.

Le prescrivo di continuare a vivere.
Dimentichi queste sue manie,non si lasci invadere dal panico e dalle ossessioni,
le confini in un angolo,le prevenga.
Lei esercita una forma di iper controllo su se stesso,si lasci andare!

L'avevo sepolta così come mi aveva sepolto lei,insieme ai sogni frantumati.

Carta e penna mi consentivano di visualizzare le mie idee e mettere a fuoco i pensieri,come se non fossi soddisfatto di pensare,ma volessi parlare a me stesso.

Quanto diversa sarebbe stata la mia sorte se solo avessi avuto il buon senso di essere leggero.
E invece no!
Mi complicavo la vita e altrettanto facevo con la sfortunata di turno,che si vedeva coinvolta nella recita di un dramma esistenziale,come se intendessi inscenare una tragedia.

Per superare un ostacolo occorre un'adeguata preparazione e,prima ancora di questa,la ferrea volontà di saltare.

Se non avessi aperto quel cancello che chiudevo a doppia mandata,avvolgendolo con una pesante catena d'acciaio,chi avrebbe saltato dall'esterno per venirmi a salvare?

L'unica sua valigia è un sacchetto di plastica,lo stesso che si adopera per il riciclaggio dei rifiuti.
Questo è il punto:
è il matto stesso a essere un avanzo,ciò che resta di un essere umano.

Ciò che cercavo era una pausa dal difficile,pesante,a volte insopportabile,mestiere di sopravvivere.

Le cose del cielo seguono una logica e categorie di pensiero che nulla hanno a che spartire col genere umano.
Tempo e spazio sono costrizioni e condanne che dopo la morte sarebbero sparite.

Il dolore può essere compreso solo da chi ha sofferto.

C'era da aspettare.
Poco male.
Nulla di nuovo.
Quello di attendere era il mio destino.

"E' un tuo problema".
Quale modo così gelido e netto di separare una persona dall'altra?
Chiunque fosse stato a usare con me quest'espressione,l'avevo allontanato dalla mia vita e lo avevo confinato là,oltre la siepe.

Strano destino,quello degli uomini,che hanno bisogno di assumere tranquillanti per dominare le emozioni,tanto temute come se fossero estranee alla loro stessa esistenza,salvo poi bere tazze e tazze di caffè per recuperare la lucidità perduta,in un loop infinito di contraddizioni e menzogne.

Forse ci avevano istillato,o tentato di farlo,il tarlo della diffidenza verso i pericoli che potevano provenire dall'esterno,al di là dei cancelli,così da indurci a sviluppare un'elevata dose di paura e ci consideravamo al sicuro in quella condizione,rinchiusi senza scarpe nè identità riconosciuta.

Ero io a nuocere al mondo o era il mondo a rappresentare un pericolo per la mia identità?

Tanto efferata può essere l'azione umana,quanto capace di atti meravigliosi per redimerlo fino in fondo.

Vi do il dolore affinchè impariate ad apprezzare il gran dono della vita.

Tutto poteva cambiare col concorso dei miei atti volitivi!
Era una di quelle notti in cui sembra che il destino si accosti a te e sussurri:
"Eccomi,se non riesci a prendermi è solo perchè non lo vuoi!"

Lotta,finchè non senti il fischio dell'arbitro!

Il segreto della vita in fondo è davvero semplice:
continuare a stupirsi del meraviglioso dono che che il Cielo ci aveva assegnato:l'essere al mondo e restarci.

Il senso del dolore ha funzione catartica,aiuta a crescere,scuote dal torpore e dall'ateismo.

Così come accade nei sogni o nelle fantasie vissute a occhi aperti,la mia estasi si era cancellata,facendo tornare allo stadio solido la solitudine ormai cristallizzata.

La visione dell'amore era per ossessiva,poichè non era una relazione semplice quella che cercavo.
Io pretendevo di trovare la Storia d'Amore,con la maiuscola.

Vi erano ancora donne di quel calibro,capaci di amare fino a quel punto?

Dovevo affrancarmi dalla mia corazza che era un peso e non una difesa.

La notte ha uno strano potere:
deforma i corpi e le ombre,facendo assumere loro le forme che ci portiamo dentro come prototipi.
E'la luce del giorno che illumina i pensieri e assorbe le mutazioni vissute,così come la notte ci rende sciocchi.
E'la luce che ci rivela,spesso,il reale contenuto dei sogni.

La strada che porta alla schizofrenia passa sempre per le vie della comunicazione paradossale.

Vaneggio.
Lo faccio sempre quando il cervello si perde dietro ai dolori più acuti che la vita mi ha sin qui riservato.
Però io non dispero.

In fondo il dolore è un circuito che si autoalimenta.
Un moto senza fine.
Un organismo autopoietico.
Se racconti le tue sofferenze finisci col deprimere te stesso,
costringendoti a rivivere ciò che ti ha ferito,
annoi mortalmente chi ti ascolta e non sa come rispondere,finendo col guardare nervosamente il proprio orologio e il tempo,quello che paghi agli psicoanalisti,sperando che arrivi l'abreazione.
L'esperienza emozionale correttiva,quello è il dolore che imprime forza al dolore,perchè il passato va sepolto anche se non lo hai compreso nè accettato per dare spazio al presente e a quel tempo che ti resta da vivere.
La sofferenza è energia che sottrai dalle tue forze vitali.

La vidi armeggiare nella propria borsa.
Estrasse un cellulare che vibrava.
Mi chiesi perchè mai non usasse una normale melodia.
Le dava così tanto fastidio che il telefono squillasse come a tutti i normali mortali?
Poi intuii quali potessero essere le cause:
era come se non volesse sentire,quasi ridurre al silenzio tutti coloro che si palesavano nella sua esistenza,senza prima aver ricevuto un suo assenso.

"Hai figli?"
"No e non voglio averne perchè della mia infanzia ho un pessimo ricordo"

Le abitudini!
Una sorta di meccanismo che da atto volontario recede sotto il livello della coscienza,genera dipendenza e lo esegui,poichè ti accorgi di non poterne più fare a meno.

La sincerità e la solidarietà non le puoi cercare,devono essere spontanee.

Ti ho aperto il mio cuore,messo a nudo i contenuti della mia mente e tu intendi usare la mia vita come se fosse creta da manipolare e poi distruggere.
Vattene,adesso,tu e il tuo sentimento di carta!
Il tuo tempo è finito.
Stare insieme a te,seppur per poco tempo,mi ha fatto soffrire come se fossero passati anni!

Le tue offese le reputo meno di nulla poichè esse hanno valenza inferiore allo zero.

Lo strappo,il primo,era già stato consumato e di sarti disposti a rammendare con toppe occasionali non si scorgeva traccia.
Ci allontanammo l'uno dall'altra,fisicamente,perchè con la mente lo eravamo stati spesso,molto lontani.

E'disfunzionale porsi domande destinate a non ricevere alcuna risposta.

Tutto ha un inizio e una fine:sarà così anche per la mia solitudine.
Come mi avevano insegnato:non c'è notte che non veda il giorno.

Provavo dolore allo stato puro.
Ero stato vicino alla meta,eppure le milizie del male mi avevano ripreso a 2 passi dalla salvezza.

Quante disconferme avevo dovuto e voluto sopportare?

Vi era una domanda alla quale mai potrò dare una risposta:
perchè mi innamorai di lei?

Belle!
Sono straordinariamente belle le donne che posseggono un'elevata e forte personalità e che fanno splendere una casa,altrimenti spoglia senza la loro presenza.
Io le definisco come luce interiore che illumina la vita di un uomo,per il solo fatto d'amare ed essere amato da straordinarie creature.
Belle e complicate,complesse e astratte,così mi piacevano e mi aggradano ancora le beltà femminili.

Era un tramonto pacifico che porta la quiete della sera.

Era lei che non amava nessuno.
Io l'amore lo avevo vissuto,lo vivevo e lo avrei vissuto fino alla fine.

Quali sono le alchimie che sovrintendono al processo d'attrazione?
I meccanismi che accendono una sorta di fiammella destinata a divenire fuoco sacro,che si autoalimenta e brucia l'intero corpo?
Cosa accade di tanto importante da celare il pregresso e assurgere a centro della tua vita?
Che trasforma un suolo,piatto e duro,in improvvisa vallata da esplorare?


Prima ancora che coi miei arti inferiori io mi muovevo col cervello.

E'solo un'ossessione,un'idea dalla quale non ti liberi se continui a rimuginarci sopra.
Perdonami ma il tuo cervello sembra lo stomaco di un ruminante!

L'uomo è polvere,temporaneamente destinata a ricevere un flusso di energia vitale.

Il terremoto era solo lo sfondo,un palcoscenico per rappresentare una recita,chè l'esistenza umana è una quotidiana rappresentazione,coi protagonisti e le comparse,con gli attori e con gli spettatori.
Ognuno di noi aveva un copione che non collimava con quelli altrui ed era in quei punti dissonanti che si fratturavano le relazioni precarie.

Meglio niente che un'amicizia sterile.

Una crostata,un bacio e un amore che sono stati solo virtuali possono morire?
Ciò che non è mai nato e non ha sembianza di vita,può davvero andare incontro alla fine?

L'amore è pretta rivoluzione,come un'idea che ti sgorga dal peto e ti conduce a un sogno che si materializza.
Ecco,adesso può immaginare cosa sia l'amore:
l'allucinazione che diviene realtà,
il prodotto di un'autosuggestione,
il volto idealizzato che prende corpo e sostituisce l'egoismo pregresso.
L'amore è donazione!

Ciò che più mi pesava era tornare a casa senza speranza.

Stai mentendo a te stesso!
Non hanno origine da te tutti i mali del mondo!
Tu non hai ucciso alcunchè,non ti addossare nè confessare colpe che non sono tue.
Non divulgare le tue fantasie,che sono frutto della tua amarezza,prodotto delle tue sottili fibre nervose,tienile per te!

Capii,in quello stesso attimo,che il terremoto non era stato una pretta invenzione,perchè le fondamenta delle nostre anime avevano subito lesioni tali che mai più sarebbero state uguali a prima ed erano le sovrastrutture,forse i residui incrostrati,la parte più sporca e dimenticata,quella che andava via rimettendo a nudo la parte più bella:il nucleo della mia anima!

Tu sei un amore ancora vivo e fiammante che mi brucia per intero il corpo e la mente.
Non sono riuscito a staccarmi da te.
Sei sempre stata presente nei miei sensi.
Sei tu che ho cercato di baciare,annusare,toccare e vedere.
Assaporavo il tuo calore gentile in tutte le donne che erano solo un pallido surrogato di te,che ho amato per anni senza nutrire soverchie speranze.
Accetta,almeno,che si parli nuovamente,forse per l'ultima volta,che si parli ancora di noi,di quel che potrebbe ancora essere.
Se vai via senza ascoltarmi sarebbe un peccato mortale.
L'amore che ho in petto non lo posso più trattenere.
Non lasciarti suggestionare dal parere degli altri nè dal tuo stesso buonsenso.
Tante volte,troppe,il destino ci ha separato,eppure siamo ancora vicini,nonostante tutto.
Dio ci ha allontanato e riunito e il mio amore è più forte di questa strana follia della quale tutti mi accusano.
Lascia che ti parli a lungo,senza che alcuno ci interrompa.
Dimmi di sì,che verrai con  me e io lascerò quest'insulsa compagnia di guitti.

Il sentimento puro è l'accettazione di difetti e pregi che hanno un riscontro oggettivo.

Un carcerato mette addosso paura,non importa quale sia stato il crimine nè se abbia espiato la propria colpa.
Forse non vi è carcere peggiore dell'indifferenza della gente,in maggior maniera incute timore chi ha il marchio indelebile della devianza mentale.

Il mio male era avere un cancro all'anima.
La depressione mi rendeva assai complesso l'avere una vita che potesse essere definita normale.

Pensavo che tu avessi un cuore che ti permettesse di accogliere le istanze di una donna innamorata,ma sei di una spietata durezza,tetragono alla tenerezza e lontano da ogni emozione.
Senza cuore e vuoto di mente,parli alle ombre e rinneghi l'amore ma lo provavi,eccome se lo provavi!

Cosa hanno in comune i sogni e i romanzi?
La trasposizione simbolica della realtà.
Entrambi forme proiettive di paure e speranze.

La comunanza tra sogno e romanzo:entrambi trasposizione simbolica della realtà,adattati alle proprie esigenze interiori,scritti con la sintassi che è propria della mente incontrollabile.

Non escludevo nessuno a priori,poichè tutti e tutto potevano rappresentare una fonte d'ispirazione.
Mi assimilavo a un marinaio che aspetta il vento buono e le condizioni ideali per poter salpare:
la mia destinazione era la pagine finale del mio racconto.

Ero sempre più cosciente che la stesura del mio romanzo sarebbe stato il regalo che avrei fatto a me stesso.Non aveva alcuna importanza se il mio lavoro non sarebbe stato degno di pubblicazione:
avevo raccontato a me stesso le cose più intime della mia vita e avevo offerto una nuova chiave di elaborazione del passato.

Io non portavo una sola bara con me:ne avevo una collezione intera.
Non ero riuscito a trovare il modo di seppellire tutto ciò che andava sepolto però in quei mesi avevo affrontato i miei fantasmi,rievocandoli uno per uno,li avevo guardati bene in faccia e mi apparivano come fioche creature.

Non potevo cambiare ciò che era accaduto,però poteva mutare il mio modo di guardare alle cose accadute,percependole in maniera diversa e così mutando la mia reazione.
In fondo la mia guarigione e il mio futuro passavano da una semplice intuizione:
incenerito il fardello che mi appesantiva,avrei recuperato la mia agognata libertà.

Dovevo tornare a giocare facendomi beffe del tempo che era trascorso e imparare a non lasciarmi irretire da figure apparentemente angeliche,salvo poi rivelarsi trappole melmose,sabbie mobili viventi,buchi neri disguisati sotto una posticcia capigliatura bionda.

In fondo ero stato solo un bambino che giocava con le bambole proiettando su di loro i miei contenuti mentali,spogliandole dei loro vestiti e pretendendo di creare il loro abbigliamento senza che avessero a manifestarsi nella loro reale essenza,fino al punto di stupirmi e addolorarmi se queste riprendessero le loro sembianze e reagissero con le modalità che erano dettate dalle istanze della loro personalità.

Piuttosto che vagare da una stella all'altra,avrei fatto meglio a stare coi piedi per terra e imparare ad accettare che i sogni non sono desideri ma sublimi inganni.

Io non avevo da attendere alcuna epifania,dovevo solo aspettare il momento giusto,che si sarebbe palesato dopo qualche anno di pausa.
Dovevo continuare nel lavoro di recuperare me stesso fino in fondo e questo ancor prima di ogni altra cosa.

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