venerdì 2 giugno 2017

"Eppure cadiamo felici" Enrico Galiano (2017)



LA TRAMA:
Il suo nome esprime allegria,invece agli occhi degli altri Gioia non potrebbe essere più diversa.
A 17 anni,a scuola si sente come un'estranea per i suoi compagni.
Perchè lei non è come loro.
Non le interessano le mode,l'appartenere a un gruppo,le feste.
Ma ha una passione speciale che la rende felice:collezionare parole intraducibili di tutte le lingue del mondo,come "cwtch",che in gallese indica non un semplice abbraccio,ma un abbraccio affettuoso che diventa un luogo sicuro.
Gioia non ne ha mai parlato con nessuno.
Nessuno potrebbe capire.
Fino a quando una notte,in fuga dall'ennesima lite dei genitori,incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo.
Nascosto dal cappuccio della felpa,gioca da solo a freccette in un bar chiuso.
A mano a mano che i 2 chiacchierano,Gioia,per la prima volta,sente che qualcuno è in grado di comprendere il suo mondo.
Per la prima volta non è sola.
E quando i loro incontri diventano più attesi e intensi,l'amore scoppia senza preavviso.
Senza che Gioia abbia il tempo di dare un nome a quella strana sensazione che prova.
Ma la felicità a volte può durare un solo attimo,
Lo scompare,e Gioia non sa dove cercarlo.
Perchè Lo nasconde un segreto.
Un segreto che solamente lei può scoprire.
Solamente Gioia può capire gli indizi che lui ha lasciato.
E per seguirli deve imparare che il verbo amare è una parola che racchiude 1000 e 1000 significati diversi.




IL MIO GIUDIZIO:
Enrico Galiano,mio coetaneo,scrittore ed insegnante di lettere,
inserito nella lista dei 100 migliori prof d'Italia,
l'ho conosciuto grazie alla promozione che Salvatore Basile ha fatto su di lui nel suo profilo Facebook.
Mi ha colpito il titolo del suo romanzo e mi ha colpito la trama,
così me lo sono subito scaricato sul kindle e,nonostante abbia tipo centordici libri ancora da leggere,ho deciso di dargli la priorità su tutti gli altri perchè mi incuriosiva davvero tanto.

Sin dalle prime pagine mi sono completamente immedesimata in Gioia che,
a partire dal soprannome "Maiunagioia" (espressione da me usata praticamente a mo'di mantra!),
mi somiglia in maniera impressionante.
Nonostante lei abbia solo 17 anni ed io,ahimè,40,
per usare un'espressione di flaubertiana memoria,
posso tranquillamente affermare che "Gioia Spada c'est moi!":
entrambe avide lettrici e con una famiglia difficile che non ci sa apprezzare;
entrambe amanti delle cose semplici,dell'essere piuttosto che dell'apparire;
entrambe ritenute dai più "strane","snob" e "visionarie",
molto introspettive,con una fervida immaginazione e con la tendenza a credere nei "segnali";
un pò (un pò tanto) impacciate,ironiche e sarcastiche nel pensiero ma,di fatto,mai con la risposta pronta all'occorrenza.

Gioia,in più,ha una particolarità:
ama collezionare parole intraducibili,provenienti da ogni lingua del mondo.
Ed è proprio grazie a queste parole intraducibili che Gioia riesce,invece,a tradurre le,a sua volta,intraducibili ed aggrovigliate emozioni.

Una sera,nella penombra della terrazza di un bar chiuso,incontra un altro intraducibile come lei:
un ragazzo che,cappuccio della felpa calato a coprirgli il volto,
gioca da solo a freccette,con accanto a sè un barattolo pieno di sassi.
Gioia,un pò intimorita,lo osserva in silenzio da lontano,attenta a non farsi notare ma poi,
maldestra come sempre,inciampa in una sedia...lui si volta,la vede e,a quel punto,inciampano entrambi.
Ma stavolta non in una sedia,bensì nell'amore.
E cadono.
Felici.

Ma,come recita il poeta Reiner Maria Rilke e come Gioia si scrive giornalmente a penna sul braccio per non dimenticarselo mai:
"La felicità è una cosa che cade".
La felicità è caduca.
E' fugace.
E bisogna saperla afferrare al volo,perchè spesso è sfuggente.

Per cadere felici,per arrivare a vedere la luce che abbacina,bisogna necessariamente passare attraverso il buio,così come per vedere un arcobaleno bisogna sopportare la pioggia.
Ma anche nel buio più pesto,c'è sempre,da qualche parte,un interruttore che,se premuto,accende la tanto agognata luce.
Basta cercarlo,andando a tentoni,inciampando,cadendo,magari facendosi anche male ma rialzandosi e cercandolo ancora,senza arrendersi mai.
Fino a trovarlo.

Una storia avvincente,ricca di suspance,pathos e anche di tanta sofferenza che non può non toccare il cuore del lettore.
Dolce e delicata ma mai sdolcinata,offre vari spunti di riflessione e ci fa comprendere che l'amore non è poi una cosa così semplice,soprattutto quando il sentimento che proviamo è rivolto a una personalità complicata,diffidente e mentalmente instabile.
"Amare significa non dover mai dire mi dispiace",dice una famosa battuta del film "Love story".
Ma non è del tutto vero.
Amare significa soprattutto mettere il benessere dell'altro davanti a tutto,anche a costo di compiere dei gesti che potrebberlo dispiacerlo.

Un romanzo che parla di adolescenza e di adolescenti ma non è un romanzo "alla Moccia" (con tutto il rispetto per il buon Federico!).
I protagonisti non sono stereotipati,anzi,hanno tutto una loro complessità ed introspezione,
a partire da Gioia e Lo,fino ad arrivare agli altri personaggi comprimari (ma non per questo meno importanti):
Bove,il prof di filosofia che,più che un insegnante,è per Gioia un vero e proprio mentore;
Tonia,l'amica immaginaria di Gioia...una sorta di grillo parlante,di voce della coscienza che la aiuta a districare i suoi ingarbugliati pensieri;
Giovanna,la nuova proprietaria del bar dove Gioia e Lo si sono conosciuti,una burbera dal cuore buono e sempre alle prese con l'immancabile vecchietta che vuole più schiuma nel cappuccino.

Ci sarà un sequel?
Il finale potrebbe portare a pensare che sì,ci sarà.

Io,onestamente,spero invece che non ci sia.
Che tutto rimanga così com'è terminato.
Che ogni porta rimanga aperta e ogni sogno libero di essere sognato.
Perchè è bello sognare.
E se cadremo,cadremo felici.



IL MIO VOTO:
Un romanzo originale che emoziona,appassiona e fa riflettere.
Un romanzo sugli adolescenti ma di utile lettura anche per un pubblico adulto,scritto da qualcuno che,è evidente,gli adolescenti li conosce bene,non solo di nome,ma soprattutto nella loro interiorità.
Uno scrittore insegnante che,con questa sua opera,ha davvero "in- segnato".
Perchè,chiunque la legga,non potrà non portarla nel cuore.
CONSIGLIATO!!!


LO SCRITTORE:



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