martedì 7 marzo 2017

"L'arte di essere fragili - Come Leopardi può salvarti la vita" Alessandro D'Avenia (2016)




LA TRAMA:
Esiste un metodo per la felicità duratura?
Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un'arte della gioia quotidiana?
Sono domande comuni,ognuno se le sarà poste decine di volte,senza trovare risposte.

Eppure la soluzione può raggiungerci,improvvisa,grazie a qualcosa che ci accade.
Grazie a qualcuno.
In queste pagine Alessandro D'Avenia racconta il suo metodo per la felicità e l'incontro decisivo che glielo ha rivelato:quello con Giacomo Leopardi.
Leopardi è spesso frettolosamente liquidato come pessimiste e sfortunato.
Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito,capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla,nonostante l'indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei.
Nella sua vita e nei suoi versi,D'Avenia trova folgorazioni e provocazioni,nostalgia ed energia vitale.
E ne trae lo spunto per rispondere ai tanti e cruciali interrogativi che da molti anni sente rivolgere da ragazzi di ogni parte d'Italia,tutti alla ricerca di se stessi e di un senso profondo del vivere.
Domande che sono poi le stesse dei personaggi leopardiani:
Saffo e il pastore errante,Nerina e Silvia,Cristoforo Colombo e l'Islandese.
Domande che non hanno risposte semplici,ma che,come una bussola,se non le tacitiamo possono orientare la nostra esistenza.
La sfida è lanciata e ci riguarda tutti:
Leopardi ha trovato nella poesia la sua ragione di vita,e noi?
Qual è la passione in grado di farci sentire vivi in ogni fase della nostra esistenza?
Quale bellezza vogliamo manifestare nel mondo,per poter dire alla fine:nulla è andato sprecato?




IL MIO GIUDIZIO:
Leopardi è,dai tempi del liceo,uno dei miei poeti preferiti.
Che cosa c'è più divino del suo "Infinito"?
Così,quando mi è capitato fra le mani questo libro,che mi ha colpito già a partire dal titolo,

non ho potuto non leggerlo.

L'autore,che ha per l'artista recanatese un amore sviscerato,quasi una vera e propria adorazione,
parte dal presupposto che,chiunque scriva,lo faccia per lanciare un messaggio.
La scrittura,infatti,altro non è che un dialogo a distanza fra lo scrivente e il futuro lettore.

Così ha strutturato l'opera in una sorta di rapporto epistolare fra lui e lo stesso Leopardi,
alternando alle citazioni del poeta,aneddoti di vita vissuta che sono capitati ai suoi studenti o ai lettori dei suoi romanzi.

Ripercorre le varie fasi della vita del poeta (adolescenza,maturità,riparazione e morte),
parafrasando e spiegandoci le sue opere.

Secondo il punto di vista di D'Avenia,
Leopardi è sempre stato dipinto come un pessimista quando in realtà non lo è per niente.
Era sicuramente un realista,quello sì:
vedeva tutto il negativo che c'è nel mondo ma cercava,per quanto gli fosse possibile,di spingere verso un miglioramento.
Nonostante madre natura gli avesse fornito un corpo fragile,imperfetto e sofferente,
nonostante nella sua breve esistenza i dolori non gli siano mancati,
Leopardi amava la vita e le cose belle che essa può offrirci.
Sapendo che il suo percorso su questa terra sarebbe stato fugace,ha cercato di gioirne al massimo.
Ha ricercato la bellezza nella semplicità..in un passero solitario,nella luna,nelle stelle,in una donzelletta che,sul far della sera,torna dalla campagna etc...

Proprio per questo motivo egli può insegnare a tutti noi l'arte dell'essere felici nonostante le nostre fragilità.
Ognuno di noi,per poter crescere emotivamente e spiritualmente,ha bisogno di un maestro e Leopardi può diventare la nostra guida.

La poetica leopardiana ci insegna,infatti,che la poesia,l'arte e l'amore sono delle bellezze universali che possono salvare il mondo,perchè sono eterne e vanno oltre la morte.
Lo scopo primario della vita è amare,costruire qualcosa di bello (di bello per noi,non a livello universale),mettendoci tutta la passione possibile.
E deve essere proprio l'idea della morte,del fatto che "siamo a termine" e che un giorno tutto finirà che deve darci l'imput per sfruttare al massimo ogni minuto che ci è stato concesso.
Non importa ottenere i risultati dall'oggi al domani,anzi,più tempo ci mettiamo a raggiungere il risultato meglio è.
Perchè l'attesa e l'immaginazione di quello che sarà aumentano il desiderio e ci danno una spinta maggiore per andare avanti,per proseguire nel nostro intento.
Una vita senza sogni e senza desideri è solo "tedio e noia".
E' una "non vita".
E' morire continuando a respirare.

Alla luce di questi fatti,
com'è possibile definirlo un uomo depresso,triste e pessimista?

Ovvio,la vita non è certo tutta rose e fiori e lo stesso Leopardi,con i suoi molteplici acciacchi,
fisici ed emotivi,ce lo dimostra ma,allo stesso tempo,ci fa comprendere che la sofferenza è un male comune e ciò ci aiuta a non sentirci soli nel nostro dolore ma a condividerlo con gli altri.

Per il poeta,nonostante potesse sembrare di primo acchito un solitario ed un asociale,
era,invece,fondamentale il sentimento dell'amicizia.
Sosteneva,infatti,che l'amicizia ci potesse salvare e,visto che spesso tendiamo a sminuirci e sottovalutarci,alla fine gli amici ci amano più di quanto ci amiamo noi stessi.

Ho letto "L'arte di essere fragili" in pochissimo tempo.
Pur essendo un libro abbastanza intimista ed introspettivo,scorre bene ed ho sottolineato diverse frasi che mi hanno offerto ottimi spunti di riflessione...
Anche se,e mi spiace un pò dirlo,
ho avuto più volte l'impressione,per tutto il corso della narrazione,che l'autore volesse un pò autocelebrarsi e fare sfoggio del suo sapere e della sua cultura.


IL MIO VOTO:
Non è propriamente ciò che mi aspettavo ma,per chi come me ama Leopardi,è un'opera sicuramente interessante da leggere.

LO SCRITTORE: 



Nessun commento: