sabato 13 febbraio 2016

Frasi dal libro "Storia del nuovo cognome (L'amica geniale capitolo II)" di Elena Ferrante

Che tipo di uomo aveva sposato?
Adesso,a cose fatte,si sarebbe strappato la faccia finta,mostrandole quella orribilmente vera?

Lo amava.
Per tutta la vita gli avrebbe sacrificato ogni sua qualità e lui non si sarebbe nemmeno accorto del sacrificio.
Avrebbe avuto intorno la ricchezza di sentimento,di intelligenza,di fantasia che la caratterizzava senza sapere cosa farsene,l'avrebbe sciupata.

Si sta facendo del male dentro,perchè le frasi,gridate così nella gola,in petto,ma senza esplodere nell'aria,sono come pezzi di ferro tagliente che gli stanno ferendo i polmoni e la faringe.

Avevo voluto rimpicciolirla per non sentirne la perdita.

Non c'era nemmeno il più piccolo dettaglio di lui che,una volta rievocato,le rivelasse un qualche incanto.
Era un essere,ormai,con cui sentiva di non poter condividere nulla.
Qualcosa in lui e intorno a lui si era spezzato.
"A chi ho parlato?"
Io questa persona non la conosco,non so chi è.
Per piacerle,si era sforzato di essere un altro:
i suoi lineamenti si erano ammorbiditi con la cortesia.
Lo sguardo si era adattato alla mitezza.
La voce si era modellata sui toni della mediazione.
Le dita,le mani,tutto il corpo,avevano imparato a trattenere la forza.

Parole:con quelle si fa e si disfa come si vuole.

"Vuoi venire a studiare a casa mia?"
"Quando?"
"Oggi pomeriggio,domani,tutti i giorni"
"Stefano si seccherà"
"Se lui è il padrone,io sono la moglie del padrone"
"Non lo so,Lila"
"Ti do una stanza,ti chiudi dentro"
"A che serve?"
"A sapere che ci sei"

Mi aveva assegnato quella figura di amica con gli occhiali e i brufoli,sempre china sui libri e non poteva nemmeno immaginare che io potessi cambiare.
Ma io volevo uscire da quel ruolo.

Possibile che i genitori non muoiono mai e che ogni figlio se li covi dentro inevitabilmente?

Una convinzione ormai fragile ha bisogno di poco per indebolirsi fino a cedere.

Sebbene fossimo cambiati e i cambiamenti fossero ancora in atto,il calore tra noi durava intatto.

"Come va con Stefano?Vi siete chiariti?"
"Sì,è tutto chiaro"
"E quindi?"
"Uno schifo"

Non era ostilità.
Non era bisogno di rivalsa.
Non era nemmeno disgusto,
Ma un tranquillo disprezzo,una disistima che investiva tutta la sua persona come acqua infetta nella terra.

Avevamo visto i nostri padri picchiare le nostre madri fin dall'infanzia.
Eravamo cresciuto pensando che un estraneo non ci doveva nemmeno sfiorare,ma che il genitore,il fidanzato e il marito potevano prenderci a schiaffi quando volevano.
Per amore.

Per educarci.
Per rieducarci.

L'amore nel mio caso non è indispensabile al piacere e nemmeno la stima.
Possibile,dunque,che lo schifo e l'umiliazione comincino dopo,quando un maschio ti piega e ti viola a suo piacimento,per il solo fatto che ormai gli appartieni,amore o no,stima o no?

Dentro ciò che è piccolo,c'è qualcosa di ancora più piccolo che vuole schizzare fuori.
E fuori di ciò che è grande,c'è qualcosa di ancora più grande che lo vuole tenere prigioniero.

Mi sembrò un principe asceta che poteva intimorirli semplicemente col suo sguardo che non li vedeva.

"E'brutto e assai presuntuoso!"
Sentii questi aggettivi come un'offesa e fui sul punto di dirle:
"Non è vero!E'bellissimo!Ha gli occhi pieni di scintille e mi dispiace che non te ne accorgi,Perchè un ragazzo così non c'è nè al cinema nè alla televisione e nemmeno nei romanzi.
E io sono felice di amarlo e lo amerò più di me stessa.Lo amerò per sempre."

Per quanto mi dessi un tono spigliato e una disciplina ferrea,cedevo di continuo a ondate di infelicità.
Tutto sembrava congiurare contro di me e le giornate trascorrevano senza nemmeno un momento in cui mi sentissi viva.

"Siete come dei bambini che si accusano fra di loro"
"Non mi credi?"
"No,ti credo.Ma di quello che dici tu,di quello che dicono loro,non me ne fosse più niente"

Appena ci muoviamo,sbagliamo.
Chi li capisce,i maschi....ah,quante noie ci danno!

Non mi avrebbe mai fatto del male:era capace di farne solo a se stesso.

Ci sono cose che sai ma che non si possono dire.

Avevo troppe ansie e l'impressione di essere sempre in errore,qualsiasi cosa facessi.

Com'era facile far male.
Cercavo giustificazioni che potessero sembrarle convincenti,ma non ero in grado di darne nemmeno a me stessa.

Non ne voglio parlare...è una malattia:ho dentro un vuoto che mi pesa.

I maschi ti inseriscono il loro coso e diventi una scatola di carne con un pupazzo vivo dentro.
Ce l'ho,sta qui e mi fa ribrezzo.
Vomito di continuo:è la mia stessa pancia che non lo sopporta.

Le cose prive di senso sono quelle più belle.

Se voleva una che gli obbedisse,era capitato male:
lei non era nè sua madre nè sua sorella e gli avrebbe sempre dato filo da torcere.

"Stammi vicino"
"E'quello che faccio"
"Non è vero.Io ti dico tutti i miei segreti,anche i più brutti ma tu non mi dici quasi niente di te"
"Ti sbagli.L'unica persona a cui non nascondo niente sei tu"
"Anche se sei meglio di me,anche se sai più cose,non mi lasciare."

Qualunque cosa si fosse messa addosso,la sua bellezza sarebbe esplosa come una stella e ciascuno si sarebbe affannato ad afferrarne un frammento.

Com'è confortevole arrivare in un ambiente estraneo,potenzialmente ostile,e scoprire che sei stata preceduta dalla tua buona fama,.
Che non devi far nulla per farti accettare.
Che il tuo nome è già noto.
Che di te si sa già abbastanza.
Che sono gli altri,gli estranei.a dover faticare per entrare nelle tue grazie e non tu per entrare nelle loro.

La Galiani lodò con cordialità le amicizie lunghe che sono importanti:un ancoraggio.

Sentii il bisogno di curarmi di lui,di accudirlo,di proteggerlo,di sostenerlo in ogni cosa che avrebbe fatto nel corso della vita.

La guerra va fatta alla guerra stessa.

Fanno così perchè ci sono nati.
Ma non tengono nella testa nemmeno un pensiero che è loro,che hanno faticato a pensare.
Sanno tutto e non sanno niente.

Il rancore nei suoi confronti diventò sempre più robusto.
Mi sembrò che niente potesse giustificare quello che mi aveva fatto.
Non mi venne mai in mente che avesse sentito la necessità di umiliarmi per poter sopportare meglio la sua umiliazione.

Il suo maggior difetto è che non sopporta una testa diversa dalla sua.
Prendi da lei tutto quello che ti può dare ma dopo un pò vai per la tua strada.

Ada buttò lì,freddina,che se uno tiene a una persona,il tempo si trova sempre.
Ma visto che ero fatta così,pazienza.
"Fatta come?"chiesi.
Mi rispose: "Senza sentimenti,e basta vedere come hai trattato mio fratello"
Le ricordai che era stato suo fratello a lasciarmi e lei replicò:
"Sì,beato chi ci crede.C'è chi lascia e chi sa farsi lasciare".
Carmen aggiunse:
"Anche le amicizie sembra che si rompono per colpa di uno e invece,se vai a vedere,è colpa di quell'altro."

Non temeva niente del mondo perchè il mondo esisteva solo per piegarsi a lui.

Mi sentii pazza,una sconsiderata ma me ne compiacqui.
C'era una parte di me che era stanca di fare la persona di buon senso.

"E'lui che ha rovinato Melina"
"O forse,almeno per una volta,l'ha fatta stare bene"

La colpa non è di chi si ribella,è di chi non sa governare.

Certe esperienze possono soddisfare le necessità di uno ed essere insufficienti per le necessità di un altro.

Vuoi bene per tutta la vita a persone che non sai veramente chi sono.

Provai una sensazione di mancanza che mi diete angoscia.

Quel comportamento era così bruciante che a starci accanto ci si ustionava.

Sei così per bene che certe volte mi fai arrabbiare.

Mi sentivo fiera di essere lì in quel momento,con le persone che da sempre avevano avuto un peso nella via vita.

Il risultato è che tu vuoi partire per stare vicino a lui,lui è partito per stare vicino a te.
E adesso che vi incontrate e dovreste essere contenti,vi scannate.
Ti pare bello?

Negli occhi aveva ben visibile il dolore della sua fragilità.

La vita ci porta dove vuole.

Da quando uscì dalla stanza,fino all'alba,non feci che piangere.
Nel corso di quella notte mi sembrò di non avere più ragioni per vivere.
Perchè si era comportato in quel modo?
Baciava Nadia,baciava me,baciava Lila.
Come poteva essere la stessa persona che amavo,così seria,così carica di pensieri?
Passarono le ore,ma mi fu impossibile accettare che fosse tanto profondo nell'affrontare i grandi problemi del mondo,quanto superficiale nei sentimenti d'amore.

Tenevo i miei sentimenti sottotono perchè ero spaventata dalla violenza con cui invece,nel mio intimo,volevo cose,persone,lodi,trionfi?
Perchè trovavo sempre giustificazioni plausibili per chi mi faceva soffrire?
Domande e lacrime.

C'era,nella loro storia,qualcosa di intenso,di sublime...un'affinità elettiva.
Lei gli aveva acceso la fiamma in petto.
Lui per anni l'aveva custodita senza accorgersene:
ora che quella fiamma era divampata,cos'altro poteva fare se non amarla?

Lila sapeva far succedere le cose,io invece no.

"Tu,dall'esterno,senti che fra loro va tutto bene?"
"Con Lila non va mai niente tutto bene".

Quando si è amati si tende a riamare.
E'probabile che si sentirà gratificata.
Ma se non vuoi soffrire di più,non ti aspettare altro.
Lila,tanto più è circondata dall'affetto e dalla stima,tanto più può diventare crudele.

Come si poteva svanire così,senza lasciare un vuoto?
In quei 15 giorni le era di sicuro accaduto qualcosa che l'aveva segnata,non si sarebbe di sicuro mai più dimenticata di quella villeggiatura.
Ma noi?
Noi,che in modi diversi avevamo contato molto per lei,di fatto non ne avvertivamo la mancanza.

Non fu un vero litigio,ma uno scambio ambiguo con punte di perfidia in cui cercammo entrambe di comunicarci qualcosa senza capirci.

Mi sentivo come se stessi bruciando,ma le fiamme erano freddo e non provavo dolore.
Soffrii ma,devo ammettere,con un fondo permanente di incredulità che la sofferenza arrivava ad onde.

Forse,quando uno uno si innamora di una persona non le fa prima l'esame per vedere se sa scrivere una lettera d'amore.

Posso fare quello che mi pare.
Posso cominciare e posso smettere.
E'un passatempo.
Mi sono detta...ma sì,cos'è un bacio.
E ho scoperto cos'era...e non lo sapevo...ti giuro che non lo sapevo!
E poi non sono più riuscita a farne a meno.
Gli ho dato la mano,ho intrecciato le dita con le sue,strette,e mi è sembrato un dolore sfilarmi.
Quante cose mi sono persa che adesso mi arrivano addosso tutte insieme.
Mi agito.
Ho il cuore che mi batte qui nella gola e nelle tempie.
E mi piace tutto.
Mi piace che lui mi trascini nei posti appartati.
Mi piace la paura che qualcuno ci veda.
Mi piace l'idea che ci vedano.
Tu facevi queste cose con Antonio?
Soffrivi quando lo dovevi lasciare e non vedevi l'ora di rivederlo?
E'normale,Lenù?
Per te era così?
Non so com'è cominciato e quando ma adesso,mentre parla,non riesco nemmeno a concentrarmi.
Gli guardo la bocca e mi vergogno di guardargliela...giro gli occhi da un'altra parte.
Voglio bene a ogni sua cosa:
le mani,le unghie,le costole,il collo,la barba,il naso,i peli sul petto,le gambe,le ginocchia.
Lo voglio accarezzare.
E mi vengono in mente cose che mi fanno schifo,mi fanno veramente schifo,Lenù,ma gliele vorrei fare per dargli piacere,per farlo stare contento.

Volevo affidarmi al caso ma il caso non era solo ironico...era anche sprezzante.

"Il problema della gioventù è la mancanza di occhi per vedersi e di sentimenti per sentirsi con oggettività"
"Lo specchio c'è.E quello è oggettivo"
"Lo specchio? Lo specchio è l'ultima cosa di cui ti puoi fidare."

Mi sentii stupida.
Ferita non da lui,con le sue bugie,ma dalla mia stupidità.

Basta un attimo a cambiarti la vita da così a così.

Non è questione di maggiore o minore bellezza,di maggiore o minore simpatia...è che a me alcune persone mi attraggono e altre no,a prescindere da come sono realmente.

Ci sono momenti in cui ricorriamo a formulazioni insensate e avanziamo pretese assurde per nascondere sentimenti lineari.

Cos'è successo quando ti ho fatta?
Un incidente,un singhiozzo,una convulsione,è mancata la luce,si è fulminata una lampadina,è caduta la bacinella con l'acqua dal comò?
Certo,qualcosa ci deve essere stato,se sei nata così insopportabile,così diversa dalle altre.

Avevano l'energia di chi si sta prendendo con successo ciò che desidera,costi quel che costi.

"La signora Lina lo sa che sei meglio di lei e perciò non ti vuole bene come le vuoi bene tu"
"Mi vuole male?"
"Non lo so,ma lei il male lo sa fare,ce l'ha scritto in faccia"

Secondo lui Lila è di una bellezza quasi brutta,di quelle che i maschi sono incantati ma anche si prendono paura.
La paura che non gli funzioni il coso o che gli cada o che lei tiri fuori un coltello e glielo tagli.

Ogni cosa del mondo era in bilico.
Puro rischio.
E chi non accettava di rischiare deperiva in un angolo senza confidenza con la vita.
Capii all'improvviso perchè non avevo avuto Nino e perchè lo aveva avuto Lila.
Non ero capace di affidarmi ai sentimenti veri.
Non sapevo farmi trascinare oltre i limiti.
Non possedevo quella potenza emotiva che aveva spinto Lila a fare di tutto per godersi quella giornata e quella nottata.
Restavo indietro,in attesa.
Lei,invece,si prendeva le cose.
Le voleva davvero.
Se ne appassionava.
Giocava al tutto o niente e non temeva il disprezzo,lo scherno,gli sputi,le mazzate.
Lei,insomma,s'era meritata Nino perchè riteneva che amarlo significasse provare ad averlo,non sperare che lui la volesse.

Desidero di essere punita per la mia inadeguatezza,
Desidero che mi accada il peggio,qualcosa di così devastante da impedirmi di far fronte a stanotte,a domani,alle ore e ai giorni che verranno,ribadendomi con prove sempre più schiaccianti la mia costituzione inadatta.

Mi accorsi che riguadagnavo terreno.
Che il gelo cedeva,si scioglieva.
Che la paura si dimenticava di sè.
Che le mani di lui toglievano via il freddo,ma piano,come se fosse fatto di strati sottilissimi e lui avesse l'abilità di tirarli via con precisione cauta,a uno a uno,senza lacerarli.
E che anche la sua bocca avesse quella capacità...e i denti,la lingua...e perciò sapesse di me molto di più di quanto Antonio fosse mai riuscito a imparare.
Che,anzi,sapesse quanto io stessa non sapevo.
Avevo una me nascosta,capii,che dita,bocca,denti e lingua sapevano scovare.

Taceva perchè non aveva parole.
La sentii in uno stato senza pensieri o immagini,come se staccandosi da Nino avesse dimenticato in lui ogni cosa di sè...anche la capacità di dire ciò che le era accaduto e che le stava accadendo.

Diceva che dal giorno del matrimonio fino a quei giorni di Ischia era stata,senza accorgersene,sul punto di morire.
Descriveva minutamente una sensazione di morte imminente:
calo di energia,sonnolenza,una forte pressione al centro della testa,come se tra cervello e ossa del cranio ci fosse una bolla d'aria in continua espansione,l'impressione che tutto si muovesse in fretta per andarsene,che la velocità di ogni movimento di persone e cose fosse eccessiva e la urtasse,la ferisse,le causasse dolore fisico nella pancia,come dentro gli occhi.
Diceva che tutto questo si accompagnava a un ottundimento dei sensi,come se l'avessero avvolta nell'ovatta e le sue ferite non le venissero dal mondo reale ma da un'intercapedine tra il suo corpo e la massa di cotone idrofilo dentro cui si sentiva imballata.
Ammetteva,d'altra parte,che la morte imminente le pareva così assodata da toglierle il rispetto per qualsiasi cosa,innanzitutto per se stessa,come se niente più contasse e tutto meritasse di essere guastato.
A volte era dominata dalla furia di esprimersi senza nessuna mediazione:
esprimersi per l'ultima volta,prima di attraversare la strada proprio mentre sopraggiungeva un camion,ed essere urtata e trascinata via.
Nino aveva cambiato quello stato e l'aveva strappata alla morte.
Lui aveva assunto la potenza del soccorritore.
Le aveva restituito la capacità di sentire.
Le aveva soprattutto resuscitato il senso di sè.
Sì,resuscitato:
un estatico levarsi,la fine di ogni vincolo e tuttavia il piacere indicibile di un nuovo vincolo,un risorgere che era anche un insorgere.
Lui e lei insieme che reimparavano la vita,ne esiliavano il veleno,la reinventavano come pura gioia del pensare e del vivere.

Decisi che da quel momento sarei vissuta occupandomi soltanto di me.
Cacciai via i pensieri e mi imposi di rispettare il patto stipulato con me stessa:
progettare la vita senza di loro e imparare a non soffrirne.
Imparai a ridurre al minimo le mie emozione.
Mi dicevo:
"Sono quella che sono e non posso fare altro che accettarmi.Darò quello che posso dare e prenderò quello che posso prendere.
Mi hanno cercata? No!
Perchè devo preoccuparmi per loro,quando loro non si preoccupano per me?"
Tirai avanti e andai per la mia strada.

L'amore era finito ma la ferita era rimasta aperta e si era infettata.

"E'contento?"
"Per quanto è capace di essere contento uno come lui,sì"

Come cambiavano in fretta le persone,i loro interessi e i loro sentimenti!
Il tempo è uno scorrere di parole coerenti solo all'apparenza e chi più ne ha,più ne affastella.

Sì,sì...rassegnarsi a quello che si è ed ognuno per la sua strada!
Ora tutto ciò che ero volevo ricavarlo da me.
Non sarei più dipesa da nessuno e di nessuno avrei mai più sentito la mancanza.

"Se non mi curo non riesco a lavorare"
"Che hai avuto?"
"Paura"

Penso che la bellezza sia un inganno.
Come il mare in un giorno sereno.
O come un tramonto.
O come il cielo di notte.
E'cipria passata sopra l'orrore:se la si toglie,restiamo soli col nostro spavento.

Sono cambiata non all'apparenza,ma in profondità.
L'apparenza verrà presto e non sarà più apparenza.

Dire bugie m'è servito per non morire ammazzata.
Ma ora preferisco farmi uccidere piuttosto che continuare così.

Quando li salutai,augurando loro ogni bene,sperai per il mio,di bene,di non rivederli più.

Le parve di venire fuori da un mondo di ombre e di essere arrivata in un posto dove finalmente la vita era vera.

Essere ricca per lei significava avere Nino,e poichè Nino se n'era andato,si sentì povera di una povertà che non c'era denaro in grado di cancellare.

Più zoccole si è e più ci si guadagna.

Mi sentivo scontenta e per fronteggiare la scontentezza mi imponevo un atteggiamento distante.

"Non leggere libri che non puoi capire:ti fa male"
"Ci sono tante cose che fanno male!"

Sentì che il tempo era passato,che ciò che era stato importante non lo era più ma che il garbuglio nella testa durava e non voleva sbrogliarsi.

...quella maschera portata così bene che era quasi una faccia.

Avrei sempre avuto paura:
paura di dire la frase sbagliata,di usare un tono eccessivo,di essere vestita in modo inadeguato,di rivelare sentimenti meschini,di non avere pensieri interessanti.
Sarei sempre stata spaventata dall'idea di aprire bocca e umiliata dal mio starmene zitta.

Le mezze vergini sono la specie peggiore di femmina:
piccole borghesi che preferiscono dare il culo piuttosto che fare le cose come si deve.

Tiravo avanti a denti stretti e mi dicevo:"Finirà!"

Se ti insegnano le cose per bene fin da piccola,da grande si fa meno fatica in tutto:
diventi una che sembra nata imparata.

Aveva tracce vistose di un'infelicità senza sfogo tutta dentro gli occhi e nelle pieghe profonde intorno alla bocca.

"E'che non ho sensibilità:sono come questa parete o questo tavolino"
"Va bene così,ma se per caso ti torna la sensibilità,sai dove sto"


Sai fare il guappo solo con chi non ti sa spaccare la faccia,strunz!

"Sei la vergogna pure della tua famiglia.Nemmeno tua madre ti vuole vedere più!"
"Si vede che non hanno mai capito che vita facevo con te!"
"Ti ho trattata come una regina!"
"Meglio pezzente,allora"

"Me lo daresti un lavoro?"
"E a che ti serve?"
"A lavorare"

Vedi come siamo sempre state affiatate:una in due,due in una!
Lei e io in continuità...formate,sformate,riformate.
Desideravo abbracciarla,baciarla e dirle che d'ora in poi,qualsiasi cosa fosse accaduta a me o a lei,non ci saremmo dovute perdere più,perchè senza di lei niente di veramente importante mi sarebbe mai capitato ed era bello sentire il suono folle del cervello dell'una echeggiare dentro il suono folle del cervello dell'altra.

Che vantaggio avrei potuto trarre dal diventare un'altra?
Volevo restare io...era l'unico modo per sentire intensamente ciò che mi stava accadendo.

Il mondo se n'era andato in disordine e io non riuscivo a trovare dentro di me l'autorità per richiamarlo indietro e riordinarlo.












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