domenica 2 agosto 2015
"Le belle Cece" Andrea Vitali (2015)
LA TRAMA:
Maggio 1936.
Con la fine della guerra d'Etiopia nasce l'impero fascista.
E Fulvio Semola,segretario bellanese del Partito,non ha intenzione di lasciarsi scappare l'occasione per celebrare degnamente l'evento.
Astuto come una faina,ha avuto un'idea da fare invidia alle sezioni del lago intero,riva di qui e riva di là,e anche oltre:
un concerto di campane che coinvolge tutti i campanili di chiese e chiesette del comune,dalla prepositurale alla cappelletta del cimitero fino all'ultima frazione su per la montagna.
Un colpo da maestro per rendere sacra la vittoria militare.
Ma l'euforia bellica e l'orgoglio imperiale si stemperano presto in questioni ben più urgenti per le sorti del suo mandato politico.
In casa del potente e temutissimo ispettore di produzione del cotonificio locale,Eudilio Malversati,si sta consumando una tragedia.
Dopo un'aggressione notturna ai danni dell'ispettore medesimo,spariscono in modo del tutto incomprensibile alcune paia di mutande della signora.
Uno è già stato rinvenuto nella tasca della giacca del Malversati.
Domanda:
chi ce l'ha messo?
E perchè?
Il problema vero,però,non è questo,bensì che fine abbiano fatto le altre.
Dove potrebbero saltar fuori,mettendo in ridicolo i Malversati,marito e moglie?
Non essendo il caso di coinvolgere i carabinieri,per non mettere in giro voci incontrollabili,il Semola viene incaricato di risolvere l'enigma.
Ma alla svelta e senza lasciare tracce,o le campane,questa volta,le suonerà il Malversati,con le sue mani,e saranno rintocchi poco allegri per la carriera del Semola.
Con "Le belle Cece" Andrea Vitali ci riporta nella Bellano degli anni 30,dove non succede mai niente e gli iperbolici ideali del regime non riescono a vincere gli intrighi e le scaramucce di paese.
Gli esilaranti e improbabili personaggi di Vitali mettono in scena una giostra di comicità che,come sempre,rende la lettura dei suoi romanzi una piacevole compagnia.
MIO GIUDIZIO:
Sarà che in questo periodo sto lavorando e non ho molto tempo per dedicarmi alla lettura,
ma non ci avevo mai impiegato così tanto per completare un romanzo del Vitali:
3 settimane per poco più di 200 pagine.
Non è da me!
In effetti,oltre alla mancanza materiale di tempo,è capitato ciò che non avrei mai creduto possibile:
dopo 20 anni di amore incondizionato,qualcosa mi ha fatto rivalutare la figura del Dottore e mi ha fatto perdere l'entusiasmo nel cimentarmi con le sue opere.
Certo,continuerò a leggere i romanzi che in futuro scriverà,
perchè comunque il suo stile mi diverte,
ma credo che lo spirito non potrà più essere quello di un tempo.
Purtroppo la delusione ammorba anche le più grandi passioni.
Che peccato!
Riguardo a "Le belle Cece"...che dire....
non è che mi abbia esaltato più di tanto e non certo per i motivi di cui sopra.
Il fatto è che quest'ultimo lavoro non ha niente a che vedere con i suoi libri precedenti.
Fermo restando che tutti i romanzi del Vitali,alla lunga,si somigliano un pò,
sia per l'ambientazione,che per i personaggi,che per le vicende narrate,
questo è decisamente banale.
"Un temino da 6",come avrebbe detto la mia professoressa di lettere del liceo.
Le prime pagine risultano alquanto noiose (e il termine "noioso" generalmente non si addice al Vitali!) poi la storia si rianima un pò quando entra nel vivo del "busillis":
chi ha rubato e perchè le mutande della bella Cece,moglie del malvisto ispettore di produzione del cotonificio di Bellano,Eudilio Malversati?
E che rapporto si cela veramente fra il femmineo sottocapo di manipolo Stellio Cerevelli,detto Dulcineo,e il suo "attendente",il nero balucbasci che non parla una parola di italiano e sa dire solo "sì"?
Ancora una volta l'autore mette in scena la divertente e ridicola commedia umana,
capitanata dall'ormai noto maresciallo Maccadò che,però,non ha la solita verve del Maccadò che siamo abituati a conoscere,tanto da non sembrare nemmeno lui.
L'appuntato Misfatti fa solo una comparsata,mentre non vi è traccia del brigadiere Mannu,sostituito dai carabinieri Caldiluna e Defendini.
Così come compaiono solo di sfuggita l'onnipresente prevosto e la sempreverde perpetua Scudiscia.
Per quanto,in alcuni punti,il racconto faccia sorridere,la storia non convince del tutto.
Sa di incompleto,come se lo stesso scrittore non sapesse dove andare a parare.
E di nuovo mi ritrovo a dire:che peccato!
IL MIO VOTO:
Carino,ma niente di che.
* COSI' COSI' *
LO SCRITTORE:
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