La prima volta che Manlio mi ha lasciato non me n'è fregato niente.
Era l'11 Settembre 1996 e,con un certo imbarazzo,mi stava spiegando che durante le vacanze aveva incontrato il suo ex ragazzo,avevano parlato e,una cosa tira l'altra,si erano accorti di amarsi ancora.
Manlio si guardava bene dal raccontarmi i dettagli,ma io me lo figuravo:
un bacio al tramonto sugli scogli di Gela e giuramento d'amore eterno.
Solo che,nella mia immaginazione,poi arrivava uno tsunami che li spazzava via entrambi.
Mi sforzo di avere una reazione matura e composta,ma dentro sto ribollendo:
non me ne frega assolutamente niente che ci lasciamo.
Niente.
E comunque mi stai pure sul cazzo.
E a peggiorare la situazione c'è un sacchetto di cd che tengo ancora in mano.
"Ah,li hai trovati?",dice lui notandolo.
La ciliegina sulla torta della mia umiliazione:
vengo qui a farmi mollare in tronco e,già che ci sono,ti porto anche un regalo.
Non me ne frega niente che mi stia lasciando,ma in realtà mi frega.
Ok,nelle ultime settimane ad Atlanta non è stato in cima ai miei pensieri,ma in fondo non ho mai perso la speranza che,tornando a Roma,la mia storia con lui potesse avere una possibilità.
Come se in quelle 2 assolate settimane di Giugno passate insieme,prima che me ne andassi,fossero state una falsa partenza,l'anteprima di qualcosa di più grande che sarebbe potuto succedere dopo.
A quanto pare,però,non ci sarà nessun dopo.
"Ti va di restare amici?,mi domanda.
"Ma certo,rimaniamo amici" (ti odio!).
In effetti io ascoltavo veramente di tutto,ma Ivana Spagna no.
Perchè,a un certo punto,dei paletti bisogna pur metterli.
Mi ero messo a guardare il concerto Pavarotti and friends.
Eric Clapton,Liza Minnelli,Elton John:
grazie alla verve degli arzilli super ospiti che sembravano usciti da una casa di riposo,alle 9 e mezzo mi era venuto un gran sonno,e avrei dato qualunque cosa per poter cadere in coma davanti alla televisione.
New York ha Times Square.
Londra ha Piccadilly Circus.
Roma Nord ha Piazza Ungheria.
Perchè ognuno ha quello che si merita.
Avevo l'impressione che la maggior parte dei miei coetanei fosse ossessionata dall'idea di appartenere a qualche gruppo,che poi fosse quello dei metallari col cane,dei comunisti con la kefiah o dei pariolini con la giacca a costine di velluto,non faceva molta differenza.
Manlio aveva un'aria profondamente famigliare,come se lo conoscessi da sempre.
Somigliava ai miei amici,ai coetanei che avevo intorno.
Era simile a me.
Dopo tutti gli anni in cui avevo creduto che il grande amore fosse da cercare con il lanternino per mari e per monti,ecco finalmente un ragazzo della porta accanto,il compagno di classe di cui mi sarei potuto innamorare.
Fu questa sensazione di affinità che mi fece da subito emozionare.
Fra l'altro,io non capisco come io possa avere il coraggio di giudicare l'abbigliamento altrui,visto che sono conciato come un imbianchino a fine giornata.
La sua voce,prima ancora di tutto il resto,mi fa impazzire.
E'carino da morire.
A quel punto,una persona normale inchioderebbe la macchina,farebbe scendere tutti e chiederebbe a Manlio di sposarlo di fronte agli sguardi increduli e commossi dei passanti.
Ma io sono ancora irrigidito dall'imbarazzo per l'incontro combinato e per come sono vestito e per il fatto di aver trovato uno che ha visto i Saint Etienne,dal vivo,così continuo a rispondere a monosillabi.
Però.su una cosa non ho più dubbi:
Manlio è l'uomo per me.
Fatto apposta per me.
Ho subito sentito qualcosa.
Come un clic,una vocina che mi ha detto:
"E'lui!".
E da lì in poi è stato tutto un crescendo.
E'bello rendersi conto che piaci alla persona che hai davanti.
E dopo un infinito momento di silenzio,riempito solo dai nostri occhi,lui se ne esce con:
"Ormai non ti scappo".
Susanna,più che un'amica,era una compagna di banco.
Cioè una di quelle figure dell'infanzia che vengono imposte dal destino e,per forza di cose,entrano a far parte della tua quotidianità.
Persone con cui,senza aver deciso di essere amici,spesso senza neanche piacersi molto,si finisce per raccontarsi tutto,condividendo l'interminabile passare dei giorni di scuola,scoprendo ognuno le piccole fissazioni reciproche e imparando a rispettarsi a vicenda.
E,dopo tanto tempo,finendo per volersi perfino un pò di bene.
Una volta messo piede dentro l'Alibi,anche se non si vedeva quasi nulla,mi resi conto comunque che c'era un sacco di gente.
E,a quanto pareva,erano tutti omosessuali.
All'entrava avevo assistito sbigottito alla scena di un ragazzo cacciato via malamente dai 3 tizi alla porta perchè si era presentato con un'amica:
"Ahò!Ma ancora che ve presentate co'e donne?Ma lo volete capì che qui gli etero nun ce li volemo?".
Io,che avevo quasi solo amici eterosessuali,avevo sentito una fitta al cuore all'idea che stavo entrando in un posto vietato a tutti loro.
Come se stessi abbandonando per sempre il mondo conosciuto per infilarmi in una foresta scura e minacciosa.
L'interno della discoteca sembrava piuttosto una grotta.
Le luci blu e viola illuminavano appena le pareti di pietra grezza che,con l'aggiunta dei soffitti bassissimi,rappresentavano il tipico habitat claustrofobico della popolazione gay romana.
La maggior parte degli omosessuali viveva ancora sottoterra.
Nel lungo e contorto percorso che dalla grotta portava al piano di sopra,verso un'ariosa terrazza all'aperto,io capii che forse potevo ambire a un ragazzo dall'aspetto un pò meno disgustoso di Alessio,perchè questi gay romani erano nascosti,sì,ma non così pochi.
E in più,sembravano divertirsi.
E'davvero difficile spiegare il misto di adrenalina,emozione,felicità,incredulità e amore che avevo provato nel momento in cui mi ero reso conto che il ragazzo che avevo fra le braccia non era il meno peggio,ma il migliore di tutti.
Era il mio preferito al mondo.
L'unico che volevo.
Ed era mio.
Per quanto mi riguarda,il segreto del primo amore è proprio questo:
l'inebriante sensazione di sapere che il ragazzo più eccezionale della Terra sia innamorato pazzo di te.
Non mi stupisce affatto che non lo si scordi mai.
Grazie alla mia storia con Filippo feci un grandissimo passo avanti come essere umano,perchè da quel momento in poi l'amore smise di essere gay o etero,maschio o femmina o quant'altro:
l'amore era lui e basta.
Io ero pazzo di Marilena,perchè mi era stato subito chiaro che avesse una forma mentis profondamente diversa dalla maggioranza dei miei compagni di scuola.
E andavo ancora più matto per Anna,sua madre.
Se non fosse un parallelo al limite dell'offensivo,potrei paragonarle a Wanna Marchi e a sua figlia:
un binomio indissolubile di 2 super potenze al femminile,per cui la battaglia è sempre aperta e il resto del mondo è facilmente conquistabile.
Ma invece dello scioglipancia,Anna e Marilena diffondevano il sano senso di emancipazione e autolegittimazione di cui io avevo disperatamente bisogno.
Anna sembrava dirci che esistevano strade differenti,e altrettanto buone,rispetto a quella a cui eravamo stati abituati nelle nostre famiglie.
Essere gay e felici era una di queste.
"Beh,raccontami un pò di te..."
"Non c'è poi molto da raccontare.Le cose importanti le sai..."
"Ok,ma la vita sentimentale?"
"Fino a poco tempo fa stavo con un ragazzo di Firenze.Anzi...forse ufficialmente ci sto ancora ma la verità è che è finita da un pezzo"
"Bene"
"Come,bene?"
"Ah,no...scusa.."ride lui"volevo dire ho capito!!!"
"Grazie,Claudio,adesso è tutto apposto"mi dice piena di gioia,mentre entra nel palazzo avvinghiata a lui "ci sentiamo domani per organizzarci?Dobbiamo ripetere il capitolo sul "Corno d'Asia""
E prima che si chiuda il portone e che io possa dire che era il Corno d'Africa,loro 2 sono già passati a parlare con la loro vocina da innamorati:
"Ma lo sai che sei proprio una sciocchina?"
"Sì,lo so,sono la tua sciocchina!"
E così io,forse più sciocchino di quei 2 messi insieme,mi rimetto in sella al motorino per ricongelarmi i piedi verso casa.
Gli omosessuali prima di noi si erano trovati a vivere in un mondo talmente ostile che l'unica reazione possibile per i pochi coraggiosi che facevano coming out era ostentare la propria diversità,farne un punto di forza.
Ma,grazie a loro e alle loro battaglie,adesso cominciavano a esistere ragazzi che non erano costretti a chiudere i ponti con la famiglia per essere se stessi.
Che non dovevano vivere nel terrore di avere guai al lavoro.
Che non dovevano rompere con il proprio passato e che si accorgevano di essere gay molto presto.
Mentre io e tutti i miei coetanei cercavamo sempre il modo di apparire meglio di come fossimo,a Manlio non importava assolutamente nulla di cosa pensassero gli altri:
non aveva il motorino quindi prendeva il tram.
Semplice.
"Il mio nome l'ho preso da mio nonno.
Abitava sull'isola della Maddalena ed è stato il dottore personale di Clelia Garibaldi"
"Clelia Garibaldi?"
"La figlia di Garibaldi. E sorella di Manlio Garibaldi.
Il figlio di Garibaldi si chiamava anche lui Manlio.
E lei gli era legatissima.
Era morto presto,in guerra credo,e lei diceva che mio nonno glielo ricordava molto."
"Bello:siete una famiglia di grande tradizione garibaldina.Quindi,se avrai un figlio si dovrà chiamare Giuseppe.
Mentre,se sarà femmina,ovviamente,Clelia"
"Può essere un'idea!Oppure Maddalena.L'importante è restare nella tradizione garibaldina!"
Mi emoziona un pò il modo in cui parliamo di avere figli.
Nel suo sguardo non c'è quel velo di tristezza che hanno i miei amici gay quando si tocca l'argomento.
E allora glielo chiedo:
"Tu vuoi avere figli?"
"Sì"
Non ha detto:
"Ci vorrei provare" o "Non so se sarà possibile" o "Ci devo pensare".
No.
Ha detto semplicemente "Sì.
E io,come tutti i ragazzi innamorati e un pò burini,mi avvicino scorrendo a cavalcioni lungo il muretto e lo bacio.
Ok.
Milanese,comunista,scout...cos'altro può tirare fuori questo ragazzo per farmi pensare ancora peggio di lui?
"Questo film è una cagata,vero?"
Ecco qua:ora le aveva dette veramente tutte.
Per le persone dell'età dei nostri genitori l'omosessualità significava solitudine,stigma,soffrenza.
A volte anche malattia.
Non avevamo modelli da indicargli per dire:ecco,io sono come loro.
E così gli unici modelli di riferimento per noi eravamo noi stessi:
dovevamo convincere i genitori che la nostra vita non sarebbe stata molto diversa da quella dei compagni di scuola etero e prima ancora dovevamo convincercene da soli.
Sia io che Manlio,forse anche per via di un'inconscia selezione a priori,ci eravamo trovati circondati da persone che ci capivano e ci sostenevano e che ci aiutavano a illuderci che il mondo non fosse proprio un postaccio.
Ma,in realtà,bastava mettere il naso fuori dai nostri rispettivi circoli di amici per ritrovarci in una società ancora pesantemente ostile nei confronti dei gay.
L'omosessualità era più che altro l'argomento di battutacce da bar piuttosto che un tema politico e civile.
Per la maggior parte delle persone la nostra natura era un insulto.
Io e Manlio venivamo entrambi da Marte e ci capivamo al volo e mi sembrava che tra di noi stesse andando così bene che sarebbe bastato lasciar fare il loro corso alle cose,senza bisogno di muovere un dito.
In uno slancio di serietà che rasentava un voto alla Madonna,a un certo punto di quella notte di passione dichiarai a me stesso che durante il mio soggiorno americano mi sarei astenuto da qualunque avventura sessuale.
E non solo perchè ormai stavo con Manlio ufficialmente,ma anche perchè questa era solo un'esperienza umana:
andavo a provare a cavarmela da solo,non a scopare in giro!
I miei mesi da "Bennigan's"furono un corso accelerato di marketing.
Un giorno una signora mi aveva chiamato per mandare indietro un piatto:
"Senta,sono desolata ma proprio non mi piace,lo può portare via".
Io ero costernato:
c'era qualcosa che non andava bene?
Era troppo cotto? Troppo piccante?
"No,no,è solo che dal menù avevo immaginato una cosa diversa.E'colpa mia,non si preoccupi.Lo porti via e mi faccia fare un bacon cheeseburger,per favore"
In cucina,ero andato a parlare con Marie:
"C'è una cliente che ha mandato indietro il piatto,ma non aveva nulla che non andasse.Glielo devo far pare,giusto?L'errore è stato suo,mica nostro!"
"Claudio,Claudio!"mi aveva risposto lei scuotendo la testa "L'hai vista la quantità di cibo che buttiamo qua dentro ogni ora?Pensi davvero che per non perdere qualche spicciolo io faccia andar via di qui una cliente scontenta,che magari poi non torna più e lo racconta pure alle sue amiche?Il piatto che non le piace non lo paga,e offrile anche dei mozzarella sticks per rimetterla di buonumore!Dille che sono una specialità italiana."
"Ma veramente..."
"Claudio..."
"Ok,glielo dico."
Nel frattempo,io e Tomas eravamo diventati best friends.
Un giorno,dopo avermi portato in casa le seconda lettera di Manlio,mi chiese,incuriosito,chi fosse mai questo tipo.
"E'il mio ragazzo"gli risposi.
A Roma non lo avrei mai spiegato con tale naturalezza:
a parte il caso di Marilena,parlare della mia vita sentimentale voleva dire sempre fare un annuncio e aspettarsi che l'interlocutore avesse una reazione forte.
Poteva essere:
"Non devi darmi nessuna spiegazione sulla tua vita privata",come se amare qualcuno fosse mai stato un affare privato!
Oppure risposte più illuminate,tipo:
"Ah,ma io non ci trovo nulla di male!" o "Ho un caro amico che è così!".
Al di là di come la prendevano,c'era sempre una risposta,come se ognuno si sentisse tenuto a dovermi dare il suo benestare o meno,e questo rendeva arduo poter parlare di me stesso senza pensarci troppo.
Come Dorothy di ritorno da Oz,ero felice di essere finalmente a casa,ma sentivo ancora l'eco della musica e dei colori.
Quello di Atlanta non era un altro Claudio:
ero sempre io,solo che avevo visto un mondo più grande e avevo provato sensazioni nuove.
Un amico di Manlio si avvicinò e mi disse:
"Sono contento che ci sei anche tu!E'fico che tra voi riuscite sempre a restare amici tra ex"
"Tra noi chi,scusa?"
"Eh...tu e Manlio.Tutti -voi- insomma!"
"Ciao,io mi chiamo Michele.Voi siete amici di Manlio o di Luigi?"
"Ma che razza di domanda è!Mica è un matrimonio!E'la festa di Manlio e io sono amico di Manlio!"
"Ah,ma tu sei Claudio!Ho sentito tanto parlare di te!Sai anche io sono stato con Manlio,e ora siamo rimasti molto amici..."
Oddio allora era vero:
tra "noi"riusciamo sempre a rimanere amici tra ex!
"Sai,Alberto,tu mi fai una grande tenerezza perchè mi ricordi il me stesso di 3 anni fa"
"Beh,mi attende un triste futuro,allora!!!"
Ero sempre stato un asso in geografia,anche grazie all'atlante che tenevo poggiato vicino al gabinetto e che sfogliavo almeno una volta al giorno,con l'imbarazzante conseguenza che ancora oggi mi basta vedere una mappa per sentire un improvviso stimolo a correre in bagno.
Mi bastava stare un pò con lui,
Averlo nella mia vita.
Un giorno mia sorella si presentò con un disegno per me:
sopra 2 figure macrocefale in un prato di scarabocchi fioriti,c'era scritto "Claudio"e "Manlio",circondati da cuoricini.
Perfino una bambina di 9 anni ne sapeva più di me.
Ero l'unico che non si era accorto che tutta quella felicità non era affatto pace dei sensi:
era amore bello e buono.
Un sentimento gigantesco che,come un'onda anomala che percorre l'oceano a velocità impressionante senza che nessuno se ne renda conto,sarebbe presto montata sopra le nostre teste,dandoci solo qualche secondo di preavviso.
Ignari di quello che stava per abbattersi su di noi,io e Manlio continuavamo ad alternare concerti a discussioni su in quale città ci sarebbe piaciuto vivere da grandi,durante lunghe passeggiate sui marciapiedi coperti di foglie dorate.
Innamorandoci davvero senza neanche rendercene conto.
"Non riesco a esprimere i miei sentimenti.Non riesco a dimostrargli che gli voglio bene,sto sempre zitto.Non ne azzecco una e finisco per innervosirlo.Io di sentimenti non so parlare,non l'ho mai fatto e non lo saprò mai fare!"
Non sapevo come dirgli che invece lo sapeva fare eccome,visto che lo stava facendo in quel momento.
Con me,dato che eravamo solo amici,lui si apriva completamente,come se abbassasse le difese perchè tanto a me non doveva dimostrare nulla.
D'altronde io ero l'unico a sapere quanto fosse scemo.
Quel giorno mi chiesi se Manlio non sarebbe stato più felice con me.
Ma non era una speranza,piuttosto una constatazione.
Ci mettiamo davanti al computer.
Alberto vuole farmi vedere la sua ultima scoperta,il nuovo strumento che,secondo lui,salverà la vita a miliardi di cuori solitari come noi:
le chat line.
"Praticamente tu sei davanti al computer e hai tutta questa lista di persone che..."
"Persone?E che persona sarebbe -RomaCazzoSubito-,scusa??!!!"
"Ma Claudio,quelli sono i nickname!Immagina che è come entrare in una discoteca,e ovviamente ci sono quelli con cui fare 2 chiacchiere,quelli che vogliono solo portarti a letto,quelli con cui bere qualcosa..."
"Bere qualcosa?Alberto,ma questo è uno schermo,non è un locale!"
"Dio Cristo,Claudio,cerca di essere un attimo più elastico!"
Quando Alberto diceva "Dio Cristo" mi faceva sempre morire dal ridere.
Avevamo scoperto quest'espressione poco tempo prima,vedendo "L'esorcista"in tv.
Da allora lui l'aveva adottata come intercalare da usare tutti i giorni.
"Alberto,cos'è la stanza Muscoli???"
"Non c'è bisogno di toccare lo schermo con le dita,che me lo ungi tutto!Allora,la stanza Muscoli è quella per chi cerca ragazzi con i muscoli:mi sembra chiaro,no?"
""Ah,quindi è tipo una palestra,lì dentro ci stanno tutti quelli con un fisico da paura?"
"Sì,magari!!!La stanza è per chi cerca muscoli,quindi sono quasi tutti vecchi flaccidi che si parlano tra di loro.I muscolosi preferiscono rimorchiare ancora in palestra.Io comunque,di solito,frequento questa stanza qui..."
"Mio Dio,i vecchi????!!!!"
"Macchè vecchi!!!C'è scritto -maturi-.Ed è per chi non vuole perdere tempo con adolescenti indecisi,tipo come fai tu!"
Come gli auguri che ti arrivano poco prima che finisca il tuo compleanno,quando ormai non ci speri più,Manlio quella sera passò sotto casa mia a mezzanotte meno un quarto.
E si presentò con il regalo più bello che potessi immaginare:
"Io ti amo.E voglio stare con te".
Svelando subito una mancanza pressochè totale di senso della misura,prima di salutarlo gli chiesi:
"Ma tu credi che io e te ci sposeremo?Perchè io ho già fatto la mappa dei posti in chiesa"
Per fortuna lui rispose:
"Io penso proprio di sì"
Manlio era partito da 2 giorni,ma non mi mancava.
Avevo ancora in bocca il sapore di quel bacio profumato che ci eravamo dati sotto casa mia.
E nel mio cuore non c'era spazio per nessun'altra emozione tranne l'estasi.
Sdraiato sul mio letto ripassavo tutti i dettagli di quella serata per fissarli nella mente e poterne godere ancora e ancora.
Avevo saputo da Laura,la nostra compagna di corso,che Bernardo aveva preso a fare scenate di gelosia a Susanna,perchè dopo avermi incontrato,non era convinto che fossi gay.
A quel punto mi sembrò un'idea carina buttarlo nella fossa dei leoni e invitarlo a una tombolata in cui sarebbe stato l'unico ragazzo etero della serata.
Così gli sarebbe passata la voglia di mettere in dubbio l'omosessualità altrui!
A un certo punto Bernardo,alzandosi in piedi di scatto,gelò i presenti tirando una carta sul tavolo e urlando a Susanna:
"E beccati questa,brutta troiaccia in calore!.
Allora:
già gioire perchè tu,il banco,avevi battuto il sette e mezzo della tua ragazza non era il massimo della cavalleria.
Ma darle della brutta troiaccia in calore fu troppo perfino per quella manica di arrapati seduti al tavolo,che cominciarono a guardare Bernardo con occhi più freddi.
Susanna però non battè ciglio:
"Che scemo che sei"Tanto adesso il banco passa a me e mi vendico!"
E,senza neanche perdere il sorriso,mi diede una gomitata dicendomi:
"Ma quant'è sexy quando vince?!"
Capodanno era stato il solito incubo,passando da una casa all'altra,da un locale all'altro,con uno smisurato e ingestibile gruppo di persone che si conoscevano a malapena tra loro.
Ogni spostamento,tra lo spingere la nostra mandria alle auto,metterla in marcia e radunarla alla tappa successiva,richiedeva almeno un'ora.
Tra i romani e i turisti in giro per la città si avvertiva una rincorsa famelica al divertimento che non permetteva a nessuno di divertirsi davvero.
La seconda volta che Manlio mi ha lasciato è stato il 9 Gennaio 1997.
E io ho sofferto come un cane.
"E'assurdo,lo so,ma rivedere Luigi mi ha rigettato in completo stato di confusione.Faceva troppo male dirci addio,e allora vuol dire che non era giusto farlo.Abbiamo capito che non possiamo vivere l'uno senza l'altro,che la nostra storia merita un'altra possibilità"
Me lo diceva con gli occhi pieni di sensi di colpa e di preoccupazione,ma a sembrava che mi stesse dando delle pugnalate.
Una,due,tre,quattro volte.
"Ma Manlio,hai detto che ci saremmo sposati..."
"Mi dispiace Claudio,non puoi immaginare quanto mi dispiace..."
Tornai a casa a piedi,trascinandomi lungo la strada.
Non sapevo bene dove andare,ero rimasto senza una direzione.
Al momento non ero neanche triste.
Ero svuotato e sordo.
"Scusa".
Era questa la parola che era mancata dal lungo e sentito discorso con cui Manlio mi aveva ucciso.
Scusa per averti fatto credere che saresti stato felice.
Scusa per averti portato fino alle nuvole solo per farti precipitare da ancora più in alto.
Ero furioso.
Per qualche strana ragione,però,la rabbia era come benzina sul fuoco dei miei sentimenti.
E mi sembrava di amarlo ancora più di prima.
Io non avevo nessuna esperienza di attivismo politico,ma contavo su una fitta rete di conoscenze e uno spiccato talento pubblicitario,che mi permise di trovare subito il nome per il primo gruppo di gay e lesbiche della Sapienza:
"Omosapiens".
Si dice che gli omosessuali facciano moltissimo sesso,ed è assolutamente così.
O comunque molto più della maggior parte degli etero.
Io credo che alla base ci sia una semplice verità primordiale valida per tutto il genere umano:
gli uomini,tutti gli uomini,sono culturalmente e forse anche biologicamente programmati per la perenne ricerca di sesso.
Quindi,se ne metti 2 insieme,senza il freno inibitore della donna,cresciuta nell'idea che non bisogna concedersi troppo,il sesso diventa uno sbocco quasi automatico.
Fu quindi per meri motivi culturali e biologici che io e Tommaso ci ritrovammo da soli in camera sua.
Quando suo padre apre la porta,mi si ferma il cuore.
E a lui il suo,temo:
suo figlio è chinato su uno sconosciuto,facendo quello che un figlio non dovrebbe mai fare.
Io mi copro con le mani in mezzo alle gambe,come Adamo nella cacciata dal Paradiso.
O più semplicemente,come un povero disgraziato beccato nel momento sbagliato.
Tommaso solleva la testa dal mio corpo,ma lui,senza neanche emettere un suono,richiude lentamente la porta scorrevole con lo sguardo vitreo fisso su di noi.
"Cazzo,cazzo,cazzo!!!!" Tommaso si sta rimettendo i pantaloni,saltando per la minuscola stanza.
"Ma tuo padre lo sa che sei gay?"
"Adesso immagino di sì!Cazzo,cazzo,cazzo!"
Poi si precipita dietro al padre,ricorrendolo nei meandri della loro piccola reggia.
Io,rimasto nudo sui cuscinoni,mi dico:
"Ok,questa è proprio bella!".
Quando Tommaso torna da me,sto finendo di allacciarmi le scarpe.
"Ha vomitato.Vuole che te ne vada".
"Tranquillo,me ne stavo già andando,anche senza essere cacciato".
Mi fa uscire di nascosto da una porta di servizio,come l'ultimo dei criminali.
Io però cerco di mantenere la massima distanza da quello che è accaduto:
certo,è stata una figura di merda di proporzioni epiche,ma io ho già la mia famiglia da gestire,stavolta il dramma è tutto di Tommaso.
Anzi,riesco perfino a vedere qualcosa di comico in quella scena di suo padre che apre lentamente il siparietto su quella vista indicibile.
Che faccia che ha fatto!
Quando lo racconterò a Manlio mi prenderà in giro per giorni...
Manlio.
Alla fine pensavo sempre a lui.
Qualunque cosa mi succedesse e per quanto grosse fossero le figure di merda,quello da cui volevo correre a raccontare tutto era sempre lui.
Che ci facevo io a Viale Trastevere,scappato via dalla casa del mio amante,quando l'unico posto dove volevo stare era con Manlio?
Non poter sentire la sua voce,non poter passare tutto il mio tempo con lui,mi faceva sentire in esilio da casa mia,da tutto quello che mi sembrava più intimo e naturale.
Mi ritrovai di nuovo solo,a camminare lungo Viale Trastevere,senza neanche sapere dove andare.
Riaggiustami il cuore,cancella questo dolore.
"Ma non sono amici di Manlio?Forse è indelicato invitarli alla tua festa del principe di Cenerentola,visto che con lui neanche ti ci senti più..."
"Albe,dopo il modo in cui mi ha trattato,evitare di essere indelicato nei suoi confronti non è esattamente la mia priorità..."
Altro che indelicato,mi stavo comportando da emerito stronzo.
Volevo che Manlio sapesse che stavo organizzando una festa di compleanno e che lui non era invitato.
Susanna ormai aveva sviluppato nei miei confronti una vera e propria venerazione,
a parte qualche piccolo dettaglio che tradiva continuamente la sua omofobia,
come il fatto che continuasse a dire "froci",quando io le chiedevo di usare la parola "gay".
"Ascolta,Claudio:i froci sono froci.Li puoi chiamare come ti pare,ma se lo prendi dalla porta sul retro,sempre frocio sei".
La raffinatezza dei suoi ragionamenti era agghiacciante,eppure io la perdonavo perchè non c'era odio nelle sue parole,ma solo un'ancestrale e desolante ignoranza.
Manlio mi aveva chiamato qualche giorno prima:
"Fai una festa di compleanno e non mi inviti?".
Cercava di sembrare arrabbiato,ma era chiaro che stesse scherzando.
Dopo il 9 Gennaio non avevamo più scambiato mezza parola,ma ognuno dei 2 si informava sull'altro tramite amici comuni.
"Certo che non ti invito,vorrei vedere.
Io ridevo anche più di lui.
Non c'era risentimento nella nostra conversazione.
Stranamente,la nostra complicità era rimasta intatta.
"Beh,comunque io vado a sciare a Madonna di Campiglio,quindi avresti potuto fare il signore e invitarmi,senza dovermi avere tra i piedi".
"Guarda che a me piacerebbe molto averti tra i piedi.E'che è meglio di no."
Quando cerco di consolare gli amici che soffrono per amore,tiro sempre fuori la metafora della primavera:
stai malissimo e il mondo sembra tutto grigio e sei convinto che resterà così per sempre.
Poi,invece,un bel giorno noti che sugli alberi ci sono delle piccole gemme rosa,oppure un raggio di sole filtra tra le nuvole e t'illumina,mentre vai in motorino.
E tu ti senti improvvisamente un pò meglio.
Capisci che piano piano ne stai uscendo.
Prima o poi la primavera torna.
Che poi è solo la mia versione meno lugubre della frase pronunciata nel film "Il corvo":
"Non può piovere per sempre".
Una volta,mentre eravamo a prendere un gelato da Giolitti,alcune turiste,sghignazzando,avevano puntato Alberto Biondo,e alla fine,in un inglese zoppicante,gli avevano chiesto se potevano fare una foto insieme a lui.
E io,mentre lo guardavo dall'obiettivo della macchina fotografica,sorridevo alla faccia di quelle 3 cretine,all'idea di quello che avrei fatto al mio fidanzato appena fossimo tornati a casa.
Mi dispiace ragazze:lui è mio!
Un pomeriggio Susanna mi chiese di andare a prendere un supplì a Piazza Istria,ovvero il suo modo in codice per dire "Ho bisogno di parlare".
La sera precedente Bernardo era stato a cena a casa di Susanna e aveva dato spettacolo davanti ai suoi genitori,raccontando un'infinità di episodi completamente distorti,in modo da far passare Susanna per una tirchia:
"Capite?Mette una sola bustina di the nella teiera,come se fuori ci fosse la seconda guerra mondiale!Ah ah ah!Ma come l'avete tirata su una figlia con le braccine così corte?".
Mi dispiaceva vederla così giù,ma comunque le dissi che ero contento di sapere che stava cominciando ad avere dei dubbi su Bernardo.
"Su Bernardo?"fa lei."Ma no,il problema non è mica lui,poverino.No,è che adesso quei rompicoglioni dei miei genitori lo hanno preso in antipatia e mi hanno detto di non invitarlo più a cena.Sono davvero 2 stronzi,ecco!"
La guardo in silenzio per capire se scherzi,ma purtroppo è serissima.
"Susanna"cerco di dirle con tutta la dolcezza del mondo "e se invece lo stronzo fosse lui?".
"Lui?Claudio,tu l'hai visto,no?Hai visto come lo guardano tutti:è un ragazzo straordinario,bravo in quello che fa e adorato da tutti!E'un miracolo che uno così voglia stare con una come me".
"Susanna,tu..."
"Bo,Claudio,io Bernardo non me lo lascio scappare,perchè uno così non mi ricapiterà più".
Non c'era proprio nulla da fare:
Susanna non si sentiva alla sua altezza e lo autorizzava a trattarla di merda,perchè pensava di meritarselo.
Avrei voluto dirle:
"Guarda che tu vali quanto lui",ma lasciai stare.
Mi trovavo di fronte a un meccanismo perverso e non sapevo dove mettere le mani.
La storia fra me e Alberto Biondo proseguiva senza il minimo intoppo.
Eppure io cominciavo a sentirmi come un pappagallo in gabbia.
I pappagalli sono animali intelligentissimi e quando restano in gabbia troppo a lungo,senza dover faticare per procurarsi il cibo,cominciano a strapparsi le penne per lo stress.
Allo stato brado per sfamarsi devono impegnarsi per qualche ora ogni giorno,cercando,raccogliendo e cacciando senza sosta.
Ma quando il mangime è bello e pronto nella gabbia,tutta la loro abilità intellettuale va sprecata e si trasforma in atti di autolesionismo.
E'per questo che si trovano in vendita dei giochi di plastica che costringono il pappagallo a ingegnarsi un bel pò per aprirli e arrivare al mangime nascosto all'interno.
Io,con Alberto,cominciavo a sentire la mancanza di dovermi ingegnare un pò per far funzionare le cose.
Non sentivo quella necessità di decifrarlo che mi faceva evolvere e crescere.
Tutto era troppo semplice,e finiva per essere un pò noioso.
Lo trovavo ancora irresistibile e adorabile,ma non potevo più nascondere a e stesso che c'era qualcosa che non andava.
Di fronte a una storia così,stavo cominciando a staccarmi le piume da solo.
All'inizio di Luglio mi imbattei in Manlio all'ufficio postale di Via Mercalli.
Non ci vedevamo da sei mesi ma la nostra amicizia e la nostra intesa erano ancora tutte lì,nel modo in cui ridevamo e le nostre mani si sfioravano quasi cercandosi.
Manlio restava ancora un enigma,esattamente a metà strada tra il mio migliore amico e un alieno proveniente da un pianeta lontano anni luce dalla Terra.
La complessità del suo carattere,questo tenersi tutto dentro fino a quando non fosse proprio inevitabile tirarlo fuori,per me era irresistibile.
Era un affascinante rompicapo che mi avrebbe tenuto occupato senza annoiarmi mai.
Ed era ancora un ragazzo con cui avrei potuto passare il resto della vita.
E così,come mi capitava sempre con Manlio,mi sputtanai senza nessun ritegno:
"E'strano,e forse non dovrei neanche dirtelo,ma io sono ancora completamente innamorato di te.E credo che,in un modo o nell'altro,lo resterò sempre.Questo poi non significa nulla,io ora sto con Alberto Biondo e tu con Luigi,ma il fatto che io ti amo è una verità che non cambia e mi sembrerebbe stupido nascondertelo.Perchè,comunque,l'amore è una cosa bella".
"Anche io ti amo.Non ho mai smesso...io e Luigi ci siamo lasciati 2 mesi fa".
"Tu e Luigi?Lasciati?2 mesi fa?E nessuno mi ha detto nulla?Manlio,ma perchè non mi hai detto nulla?"
"Perchè tu stai con Alberto Biondo,il ragazzo dei tuoi sogni e non volevo intromettermi di nuovo nella tua vita.Non dopo quello che è successo a Natale..."
Il mio cuore prese il volo come un pappagallo in cattività liberato nella foresta amazzonica.
E ci baciammo.
Una mattina,a casa di Manlio,entrai in un piccolo stanzino dove c'era la lavatrice.
Fui subito investito da una fortissima ondata di quel profumo inebriante che emanava Manlio,quello per cui andavo matto,dal giorno in cui l'avevo conosciuto.
Mi misi a fiutare l'aria come un segugio,per scoprire da dove venisse.
C'era una lunga fila di detersivi allineati su una mensola.
Li aprii tutti,svitando il tappo e annusandoli uno per uno,fino a quando feci centro:
eccolo!
Il profumo dell'amore,quell'odore capace di eccitarmi con una sola sniffata.altro non era che l'ammorbidente che usavano in casa.
Altro che Armani!
Il vero profumo della seduzione era Coccolino!
Mia madre,anche se non lo ammetteva,trovava Manlio adorabile.
"Se tu fossi una donna"mi ha detto un giorno in uno slancio di confidenza "sarei così contenta che ti sei trovato un così bravo ragazzo!".
Mio padre era meno melodrammatico e mi dimostrava i suoi sentimenti con i fatti,per esempio assicurandosi che alla cena per il loro anniversario di matrimonio invitassi anche Manlio.
E furono proprio questi piccoli ma importanti segnali di sostegno dei miei genitori che poi mi dettero la forza per fare qualcosa che desideravo da anni:
un pomeriggio portai fuori mia sorella,che ormai aveva 11 anni,e le raccontai che io e Manlio eravamo più che amici.
"Quindi siete fidanzati?"mi chiese senza battere ciglio."Un pò l'avevo capito.Sono contenta per voi!".
Mai gelato fu più meritato di quello che le comprai quel giorno.
A Febbraio,nel biglietto di auguri per il mio 22°compleanno,Manlio mi scrisse i 22 motivi per cui amava:
"Ti amo perchè t'inventi un sacco di nomi per me.
Ti amo perchè riesci a farmi ridere quando sono di cattivo umore.
Ti amo perchè riesco a dirti qualunque cosa penso senza imbarazzi.
Ti amo perchè hai l'intelligenza e la profondità per fare qualunque discussione.
Ti amo perchè ami le persone.
Ti amo perchè hai gli occhi gialli.
Ti amo perchè parliamo di musica.
Ti amo perchè mi osservi attentamente.
Ti amo perchè ti trovo molto bello (e lo sei,non provare a dire di no!).
Ti amo perchè sei la persona più divertente che abbia mai incontrato.
Ti amo perchè sei affettuosissimo.
Ti amo perchè mi ami in modo non egoista e m'insegni a fare altrettanto.
Ti amo perchè hai una mentalità aperta.
Ti amo perchè sai gustare con entusiasmo i piacere materiali.
Ti amo perchè non sono mai stato così bene a letto con nessuno come con te.
Ti amo perchè hai la faccia espressiva e fai un sacco di facce.
Ti amo perchè quando mi abbracci mi stritoli.
Ti amo perchè cogli l'aspetto ridicolo delle cose.
Ti amo perchè sono sicuro che passeremo la vita insieme.
Ti amo perchè con te cresco più velocemente.
Ti amo perchè te lo meriti.
Ti amo perchè ti piace un sacco la vita."
I miei motivi non glieli scrissi mai,ma credo che avessero a che fare con l'enorme fascino che esercitava su di me la sua personalità misteriosa,profonda,complicata.
Il suo essere sostanza allo stato puro,senza neanche un grammo di attenzione sprecato per l'apparenza.
Accanto a lui provavo una sensazione che non avevo mai provato prima:
la completa assenza di vergogna.
Non c'era nulla che m'imbarazzasse ai suoi occhi.
Nessuna strategia da mettere in pratica.
Nessun segreto.
Con lui potevo essere onesto al 100% e continuare a sentirmi tranquillo.
Al termine della breve cerimonia civile,si era formato un gruppo di giovani ospiti pronte a prendere il bouquet.
"Partecipo anche io!"dichiarai mentre mi aggiungevo al gruppo.
Gli ospiti mi guardarono increduli.
"Certo che partecipa"gridò Anna,la sposa,facendomi l'occhietto."Parliamo tanto di pari opportunità per le donne,mostriamo che anche noi siamo pronte a cedere qualche privilegio,no?".
Guardo Manlio che segue la scena con un sorriso.
Quando il bouquet decolla,allargo i gomiti sul viso delle povere ragazze accanto a me e mi sollevo un buon metro sopra tutte loro.
"Preso!!!"
Gli uomini ridono.
Le donne protestano.
Vanessa è pronta a giurare che le abbia fatto quasi uscire il sangue dal naso.
Ma io porto il mio trofeo dritto dritto da Manlio:
"Hai visto?I prossimi saremo noi!"
Susanna era di pessimo umore,e io non avevo certo migliorato la situazione,prendendola in giro su come aveva scritto "Versailles"nei suoi appunti di "Storia dei trattati internazionali".
Però,mio Dio,quella scritta "Versay"mi aveva fatto scoppiare la testa.
Il motivo della sua agitazione era,neanche a dirlo,Bernardo.
Con la sua solita dolcezza da barracuda,aveva chiamato i fratelli di Susanna per chiedergli se volevano unirsi a lui per farle un regalo di compleanno insieme.
Il regalo che aveva proposto?
Una visita dal dietologo.
"Alberto,Susanna è vergine!"
"Claudio,ma allora è proprio pazza.E'confermato!"
"Pazza non lo so,ma vergine di sicuro.E quindi ecco spiegato tutto quel veleno che esce dalla bocca di Bernardo:non è veleno,è un'insopportabile frustrazione sessuale"
"Non lo so,Claudio,conoscendo il tipo,quello scopa in giro come un riccio,tanto più che si sentirà pure legittimato.No,il problema qui è Susanna:questo è il motivo per cui lei tollera di stare con uno che la tratta in quel modo.Sotto sotto si sente in colpa nei suoi confronti e ha il terrore di non trovarne un altro che rispetti la sua scelta".
"Beh.non capisco che senso abbia stare con uno che rispetta la tua scelta ma che poi non rispetta te".
Si dice che i lapponi abbiano 57 termini diversi per definire i vari tipi di neve.
Ma poi ci sono gli hawaiani che ne hanno 65 per chiamare le diverse forme di rete da pesca e i brasiliani che ne usano 29 per indicare differenti specie di formiche.
Ebbene,se fosse esistita la lingua di Manlio,di sicuro ci sarebbero state decine di parole per definire la sua vasta gamma di silenzi:
in quei primi mesi con lui scoprii innanzitutto che,se non rispondeva a una mia domanda,voleva dire "sì",applicando in modo fastidiosamente letterale il principio secondo cui chi tace acconsente.
Ma poi c'era un infinito numero di altre possibili sfumature:
il silenzio di quando era arrabbiato,
il silenzio di quando aveva sonno,
il silenzio di quando era felice,
il silenzio di quando aveva fame,
il silenzio di quando pensava ad altro,
il silenzio di quando non era più arrabbiato ma non ancora pronto a parlare e poi il silenzio di quando stava bene accoccolato accanto a me.
Piano piano stavo imparando a decifrarli tutti,scoprendo che spesso la soluzione si nascondeva nello sguardo.
Ma certo,se avessi avuto 57 parole con cui chiamare tutti i suoi silenzi sarebbe stato molto più facile.
Io,invece,non stavo mai zitto e riempivo qualunque momento di pace con assordanti:
"A che stai pensando?".
Alberto cominciava ad avere dubbi sulla magia di internet.
"La prima cosa che ti chiedono è "A" o "P"?"
"E che vuol dire?"
"Significa attivo o passivo?"
"Ah,e tu che gli rispondi?"
"Claudio!Non è questo il punto!"
"Lo so,scusa"
"Ti sembra normale che la prima cosa che chiedi a uno sconosciuto sia quale posizione preferisca a letto?"
"No,non mi sembra normale.Ma,se devo essere sincero,non mi sembra neanche normale chattare con uno sconosciuto"
"E certo!Parla lui che il fidanzato gli è piombato nel cortile di casa!"
"Io dico che dovresti spegnere il computer e aspettare che qualcuno piombi anche nel tuo cortile"
La terza volta che Manlio mi ha lasciato era il 17 Agosto 1998,il giorno del nostro primo anniversario.
Eravamo andati a Portorico per passare un mese con Patty,una mia amica d'infanzia che si era trasferita nel suo paese d'origine e per festeggiare l'anno appena trascorso,il più bello della nostra vita.
Ebbene,a quanto pare era stato bello solo per me.
Se fossi riuscito ad ascoltarlo,avrei compreso che Manlio era profondamente angosciato.
Si sentiva isolato.
Era convinto di essere incapace di comunicare e di non poter amare nessuno senza aver imparato a tirare fuori le sue emozioni.
A modo suo mi amava e in quell'anno insieme era stato meglio di quanto si fosse mai sentito prima,ma purtroppo non era abbastanza.
C'era qualcosa che gli impediva di aprirsi completamente con me,e con il resto del mondo.
Gli chiedevo di farmi degli esempi,di spiegarmi quando era stato così male senza che io lo avessi neanche sospettato.
"Quando mi hai regalato il pesce rosso mi sono sentito morire"
"Cosa???"
"A me i pesci in acquario mettono una tristezza infinita:degli esserini che dovrebbero nuotare liberi nei fiumi e nel mare e che invece sono imprigionati in una scatola di vetro"
"Manlio,mi stai dicendo che mi lasci per colpa del pesce rosso?"
"No.Ti lascio perchè non sono mai riuscito a dirtelo.Perchè tu non mi hai lasciato lo spazio per farlo."
Mentre io avevo vissuto un film per un anno intero,tutto proiettato sul mio lieto fine,non mi ero accorto che nel frattempo la trama era cambiata.
Io che di matematica non capivo davvero niente,mi ero ritrovato a rappresentarmi i fatti in chiave numerica,anche se a livello decisamente elementare:
io ero come la tabellina del 5 (5,10,15,20,25,30,35,40,45,50),regolare,pulita,prevedibile e facile da imparare.
Manlio invece era quella del 7 (7,14,21,28,35,42,49,56,63,70).
Un incubo impararla.
Ma,rispetto alla mia,la sua tabellina portava più lontano e quindi valeva la pena cercare di padroneggiarla.
Mi sembrava evidente che dovevamo imparare a star bene l'uno senza l'altro.
Che dovevo guarire dal mio amore per lui.
Per 2 anni avevo convissuto con un vuoto amaro dentro di me,riempito solo dalla quotidiana speranza di riuscire a passare un pò di tempo con lui.
Ma poi,la sera,mi ritrovavo inevitabilmente nel mio letto,da solo.
La mia dignità era sotto le scarpe,così come il mio morale.
Per me era ancora evidente che fossimo fatti l'uno per l'altro,ma a lui quel nostro precoce matrimonio a 20 anni aveva fatto mancare l'aria,perchè non gli lasciava lo spazio per crescere.
Cercava di farmelo capire in ogni modo,a volte anche trattandomi male.
Ma poi mi bastava un bel pomeriggio con lui per toccare il cielo con un dito e fare il pieno di false speranze per settimane a venire.
Eravamo una contraddizione vivente.
La sensazione alla quale proprio non mi abituavo era quella di non avere il permesso di chiamarlo ogni volta che ne avessi voglia.
Non sapere cosa stesse facendo in un certo momento della giornata mi distruggeva.
Dover trovare giustificazioni credibili per contattarlo era estenuante.
Certe volte mi mettevo in testa di non farmi più sentire e facevo uno sforzo enorme per 2,perfino 3 giorni,per vedere se mi avrebbe chiamato lui.
E così contavo i minuti immerso nell'ansia e nel risentimento solo per poi buttare tutto all'aria in un attimo di debolezza.
E il più delle volte per una telefonata brutta e striminzita che non ne valeva proprio la pena.
Ero come qualcuno che si mette a dieta ogni 2 giorni ma poi cede puntualmente alla fame.
Più di una volta Manlio aveva rimorchiato qualcuno proprio davanti a me.
Ero sbigottito.
Ma poi,dopo 2 o 3 giorni,me l'ero fatta passare.
Che altro potevo fare?
Sul finale del "Titanic",mentre mi rannicchiavo infreddolito su una poltrona di un multisala,avevo segretamente sperato che Rose annegasse dietro al suo Jack.
Perchè comunque era meglio morire congelati nell'Atlantico settentrionale che vivere senza il ragazzo che ami.
Avevo perso ogni interesse nelle avventure di una notte:
avevo ormai 24 anni e,a quell'età,mia madre,come non mancava mai di ricordarmi,aveva già 2 figli.
Mi sembrava di aver cominciato il lento ma inesorabile passaggio dalla tristezza alla malinconia.
Pensavo a Manlio e mi dicevo:peccato!
Ma il fatto di aver finalmente chiuso la porta e aver smesso di sperare mi metteva il cuore stranamente in pace.
Dopo quell'estenuante tira e molla che mi aveva sfiancato,ora non c'era più nulla da tirare,perchè avevo mollato.
E mi potevo riposare.
E così,come cantava Fiorella Mannoia ne "I dubbi dell'amore",ripresi a organizzarmi l'esistenza a a convincermi che potevo fare senza.
In quei giorni fervevano i preparativi per il World Pride previsto a Roma per il Luglio del 2000.
Nell'anno del Giubileo,la scelta di organizzare la prima parata mondiale gay della storia proprio nel cuore della cristianità aveva sollevato non poche polemiche.
Giuliano Amato,il Presidente del Consiglio,aveva dichiarato:
"E'un evento inopportuno,ma purtroppo non possiamo vietarlo",
sollevando le ire di tutti gli omosessuali e di buona parte della sinistra.
Dopo le iniziali proteste,invece,il Vaticano si era chiuso in un muto silenzio,perchè i suoi esperti di comunicazione avevano capito che questo polverone che si stava sollevando avrebbe avuto solo l'effetto di ingrossare le file della parata del mese seguente.
E anche gli oppositori al Pride si stavano radicalizzando,facendo registrare un numero crescente di aggressioni omofobe in città.
Nonostante questo,restavo ottimista;
si poteva dire che,portando la questione gay sulla bocca di tutti (quella settimana ne parlò perfino "Famiglia Cristiana"),il World Pride aveva già fatto metà del suo lavoro.
Però,se fosse riuscito a portare in strada un numero enorme di persone,avrebbe fatto anche la restante metà.
Io ero davvero preoccupato che potesse rivelarsi un grosso fiasco.
E in tutto ciò,avere dei genitori un pò più vicini e comprensivi,non sarebbe stato male.
Purtroppo ero in un vicolo cieco e l'unica soluzione era andare a letto con Ascanio il più presto possibile.
Ok,forse c'erano anche altre soluzioni,ma io non facevo sesso con nessuno da settembre e sarei presto morto di...di....
Insomma,di qualunque cosa si muoia quando a 24 anni non vai a letto con nessuno per troppo tempo.
E quando Ascanio mi diceva frasi tipo:
"Io naa vita nun faccio progetti.L'unico progetto che c'ho so'io!",mi squagliavo come Maria Antonietta invaghita del suo stalliere.
Al circolo Mario Mieli,cioè la principale associazione gay di Roma,io e Alberto eravamo finiti nel gruppo "decorazioni",gestito da Deborah,la trans interventista.
La chiamavamo così perchè l'anno prima,in occasione di un dibattito sulla posizione che avrebbe preso il circolo sull'intervento della Nato contro la Serbia,Deborah si era alzata in piedi e aveva cominciato a sparare a zero su "quei maledetti serbi assassini"che dovevano essere sterminati tutti a colpi di missile.
"Clintoniana la signora,eh!"era stato il commento di Alberto.
L'invettiva antiserba di Deborah era stata poi interrotta da un altro intervento ancora più drammatico:
"Scusate...".
A parlare con voce tremante era stata Celeste,una transessuale leggermente avanti con gli anni.
"Scusate...io vi ascolto qui tutti a fare grandi discorsi di pace,di guerra,di serbi e croati,ma poi ci sono anche i problemi delle persone vere.Oltre alla Serbia,c'è Celeste che ha paura di tornare da sola a casa la sera.C'è Celeste che non riesce a pagare l'affitto,C'è Celeste che non trova un lavoro.C'è Celestre che...".
E non era riuscita a terminare la frase,perchè era stata prontamente abbracciata da 7,8 volontari e volontarie del circolo,e l'assemblea sull'intervento Nato era stata sospesa per parlare dei problemi di Celeste.
Non importava di cosa si discutesse,trovavo che le trans del Mario Mieli fossero donne piene di passione e ogni loro intervento aveva sempre un che di scena madre,come quello di Celeste che,pur nella sua grande sofferenza,non rinunciava all'attenzione stilistica di ripetere ossessivamente la spendida allitterazione "C'è Celeste".
Tra tutte le transessuali del Mario Mieli,il posto di regina,comunque,spettava a Vladimir Luxuria.
Rispetto alla natura eccentrica e un pò bizzarra delle altre,Vladimir era quella con i tacchi ben piantati per terra:
una vera attivista in prima linea e un'ottima comunicatrice cui ogni venerdì sera spettava il compito di infiammare la folla che partecipava alla serata danzante di Muccassassina,principale fonte di guadagno del circolo.
Ma,per il momento,io con lei avevo poco a che fare e invece subivo l'effervescente gestione di Deborah l'interventista sulla questione "decorazioni",che lei si ostinava a chiamare "le frosciadas".
La vita andava avanti per tutti.
Bernardo,per esempio,aspettava un figlio dalla collega farmacista che l'aveva tenuto occupato per 2 anni mentre lui rispettava la scelta di Susanna.
Così Susanna si era dovuta trovare un nuovo amore.
Sposato,con figlio.
"Come va col tuo marito di un'altra?"
"Ti ho già detto che si stanno separando!"mi correggeva sbuffando ogni volta che glielo facevo notare.
Ma io le spiegavo che al mondo esistono solo i separati e i non separati,i "si stanno separando" sono una leggenda metropolitana senza lieto fine.
La scelta di Susanna di non avere rapporti prematrimoniali non aveva nulla di religioso.
La realtà era che a lei il sesso non interessava particolarmente:
se da un lato aveva una pericolosa tendenza a innamorarsi perdutamente di ragazzi bellissimi,poi però le andava benissimo solo tenerli per mano.
Meglio se in un luogo affollato,dove tutti potessero invidiarla.
Quando stava ancora con Bernardo,un giorno mi aveva telefonato piangendo perchè era successa una cosa orribile:che non riusciva neanche a dire ad alta voce:
"Mentre frugavo nei suoi cassetti"mi bisbigliò fra i singhiozzi"ho trovato una videocassetta porno!Oddio Claudio,che schifo!".
"Susanna,perchè stavi frugand nei suoi cassetti?"
"Beh,come vedi ho fatto bene:ti giuro che stavo per svenire dallo shock!Chi avrebbe mai immaginato che,sotto quell'aria da bravo ragazzo,si nascondesse un porco maniaco sessuale!".
Di tutte quelle che lui le aveva combinato,questa era l'unica che Susanna non poteva perdonargli.
Ci avevo messo circa un'ora a tentare di spiegarle che:
1)Bernardo non era affatto un bravo ragazzo
2) Tutti gli uomini della Terra facevano uso di videocassette o giornali pornografici
3)Doveva davvero piantarla di frugare nelle sue cose.
Il mio esotico flirt con Ascanio andava avanti veloce e io morivo dalla voglia di concludere.
A volte mi sembrava che lo desiderasse anche lui,tipo quando mi sussurrava frasi leggermente allusive,come:
"Ma lo sai che m'arrapi'na cifra?".
Altre volte invece mi smontava completamente con cose del tipo:
"Mo'sto benissimo da solo,e nun ce penso propio a 'mpelacamme colla solita treschetta der cazzo".
La solita treschezza der cazzo,anche se non l'aveva specificato,ero io.
Quel giorno,al circolo Mario Mieli,il giro di presentazioni fu molto interessante.
Stefania,una timida ragazzina con i capelli corti che da qualche settimana se ne stava zitta in un angolo,si alzò in piedi e ci comunicò di essere Stefano.
Anche se aveva un corpo da ragazza,si sentiva un maschio al 100%.
E quindi ci chiese in modo educato ma deciso di cominciare a trattarlo come tale.
Era la prima volta che pensavo alla transessualità in questi termini,cioè slegata dal percorso di adattamento del proprio corpo alla propria identità di genere.
Stefano era già maschio perchè si sentiva tale,a prescindere da se e quando avrebbe deciso d'intervenire sul suo fisico.
La cosa più commovente era il fatto che,quel giorno,si fosse fatto accompagnare dalla madre,che gli era stata seduta accanto tutto il tempo.
Era una donna semplice,minuta, e l'immagine di quella piccola mamma alle prese con qualcosa di enorme era anche più toccante di quella di suo figlio.
Oggi per un genitore che deve affrontare la transessualità di un figlio si prospetta un lungo e faticoso lavoro interiore,ma 15 anni fa era semplicemente una tragedia.
E il fatto che la madre di Stefano fosse lì in silenzio a dargli sostegno era la prova tangibile di una forza e di una sensibilità impressionanti.
Mia madre aveva scoperto che ero gay 8 anni prima,da una lettera di un ragazzo che avevo lasciato in giro.
Non era stato facile per lei leggere nero su bianco il totale sgretolamento di tutti i progetti che aveva fatto sul mio futuro.
E siccome io avevo solo 16 anni,la prima reazione dei miei era stata quella di convincersi che fosse solo una fase passeggera e di intervenire in modo attivo per uscirne.
Agli occhi dei miei genitori,un sedicenne è ancora una loro estensione non dotata di libero arbitrio,questo lo capivo.
D'altra parte io ero del tutto certo del mio orientamento sessuale e,mentre mi preparavo ad affrontare un mondo molto duro,non riuscivo a capacitarmi dell'idea che i miei genitori non fossero pronti a sostenermi e,anzi,che fossero i primi a ostacolarmi.
Quando mia madre mi ripeteva che sarei andato incontro a tanti problemi,io con l'arroganza di tutti i sedicenni,gay o etero che siano,le rispondevo:
"Mamma,l'unico mio problema per me sei tu".
La differenza fondamentale,però,la faceva la certezza che i miei genitori mi avrebbero amato comunque.
Nonostante le infinite discussioni,i silenzi,le paure,i passi avanti e i 2 passi di nuovo indietro,il timore che i miei genitori potessero cacciarmi di casa non mi sfiorò mai.
E questo era un lusso di cui non aveva potuto godere la generazione di omosessuali che mi aveva preceduto.
E neanche alcuni dei miei coetanei.
Però fu comunque un cammino faticoso.
Perchè a 16 anni mi ritrovai a dover gestire una cosa molto più grande di me e a dover andare avanti con il sorriso in faccia per non far preoccupare i miei.
Quando mi veniva da piangere me la facevo passare con un bel sospiro,perchè se fossi crollato io saremmo crollati tutti.
Negli anni,l'atteggiamento di mia madre nei confronti della mia omosessualità era migrato dal deciso rifiuto subito dopo il mio coming out,verso un "non capisco,ma mi fido di te".
Restava però il problema che,per parlarne,bisognava sempre trovare il momento adatto,come se tutte le volte che si accennava minimamente al mio orientamento sessuale,dovessi riaprire una porta chiusa.
"Per me,l'idea che tu ti metta insieme a un mio amico è inaccettabile.L'ho detto a lui e lo ripeto a te:se volete continuare a vedervi fate pure,ma in quel caso con me avete chiuso"
"Scusa ma Ascanio che ha detto?"
"Ha detto che comunque,se per me è un problema,non ti vedrà più".
Con gli occhi aperti e la luce spenta,mi ero infilato a letto ma non riuscivo a prendere sonno per la rabbia.
La mia personale rivoluzione copernicana,la mia travolgente storia col pittore di periferia era stata soffocata sul nascere da quel rompicoglioni di Manlio.
Ce l'avevo davvero con lui.
Ma cosa pretendeva da me,che rimanessi solo e triste per il resto dei miei giorni?
Io e Ascanio eravamo a Ostia,seduti su una duna lontana dall'acqua.
"Dice ch'è 'na bastardata."
Manlio non avrebbe mai usato parole tipo "bastardata"ma questa era la traduzione personale di Ascanio.
"Dice che je girano i cojoni a pensà che io e te se vedemo"
Neanche "girano i cojoni" era il tipo di frase che avrebbe usato Manlio,ma dovevo ammettere che descriveva bene la sua irritazione.
"Però me sa che mò me piaci 'na cifra.E nun so più che cazzo devo da fà".
Il mio primo bacio con Ascanio era stato proprio su quella spiaggia di Ostia,al tramonto.
Romanticissimo,per quanto possa essere romantico un bacio in cui prima devi guardare a destra e a sinistra per controllare che non ti veda nessuno.
Con Ascanio non c'erano prospettive di vita insieme.
Solo la voglia di passare la notte insieme,
I suoi occhi che brillavano come smeraldi erano l'antidoto per la mia voglia di normalità,come pietre magiche che mi liberavano dalla necessità di programmare minuziosamente il futuro e m'imprigionavano nell'emozione del presente.
Ironicamente,il mio nuovo,unico programma è smettere di fare programmi.
Quella sera dissi addio a ogni parte del bellissimo corpo di Ascanio,senza mai smettere di guardarlo negli occhi.
Ero davvero felice di averlo incontrato.
Grazie a lui,forse per la prima volta nella mia vita,mi era venuta la voglia di stare bene da solo.
Mi ero liberato dell'asfissiante bisogno di dimostrare a mia madre,e a me stesso,che la mia vita sentimentale fosse impeccabile.
Lo trovavo un sentimento sano e gliene ero grato.
Era l'8 Luglio 2000,la giornata scelta per il primo World Pride della storia e c'era una marea di gente.
Nell'anno in cui la Chiesa cattolica metteva in scena sontuose celebrazioni giubilari,in tanti avevano sentito il bisogno di manifestare per il principio della laicità della vita pubblica italiana.
Il governo le aveva provate tutte,ma ogni goffo tentativo di limitare la libertà di manifestazione si traduceva in una spinta ancora più grande per tutti quelli che non ci trovavano nulla di male.
Dopo mesi di polemiche,minacce e voltafaccia,quello era il giorno della vittoria,in un interminabile fiume arcobaleno che aveva accerchiato lentamente il Colosseo fino a immergerlo nei suoi colori.
Alberto faceva sventolare 2 lunghissime bandiere arcobaleno di tessuto luccicante che aveva cucito insieme a sua madre.
"Quindi le hai detto che sei gay?"
"Claudio,l'ho costretta a lavorare per giorni su delle bandiere rainbow fatte di lustrini da sventolare alla prima marcia mondiale per i diritti degli omosessuali.
Credi che ci sia ancora bisogno che le comunichi ufficialmente che sono gay?"
Piano piano avevamo recuperato buona parte dei nostri amici,fra cui Marilena,Anna e Rocco.
E ovviamente anche le cagne con addosso dei mantellini arcobaleno.
Loro le trovavano irresistibili,ma l'espressione di quelle 3 povere bestie diceva altrimenti.
"Ciao Claudio".
L'incontro con Manlio preme il tasto "pausa"sulla mia felicità.
E'con suo padre e sua madre,la quale porta in spalla una grossa borsa di plastica con scritto "Mamma di gay è bello".
Non sono certo che il messaggio mi piaccia,mi sembra avere un vago sapore autosegregazionista,ma l'intento è talmente dolce che non posso che ammirarla.
E non posso che pensare che loro sono lì e i miei genitori no.
Il giorno dopo,durante l'Angelus domenicale,il papa ruppe il suo silenzio sul World Pride.
Dopo aver lasciato il compito di cercare di fermare la manifestazione ad alti prelati della Santa Sede,Giovanni Paolo II parlò dalla sua finestra in Piazza San Pietro di "amarezza,affronto,offesa per Roma,per i sentimenti cristiani e per il Giubileo".
Ma il sorprendente successo della parata era andato ben oltre la vittoria del movimento omosessuale e transessuale:
a riempire le strade della Capitale erano stati i tanti sostenitori dello Stato Laico.
Meglio di così non sarebbe potuta andare.
"Pronto?"
"Che fine hai fatto,Susanna? Come ti è venuto in mente di sparire proprio mentre il resto del mondo è sceso in strada?"
"Ho avuto dei problemi"
"Con Chris Conti,presumo"
"No.Cioè,non proprio"
"Lo sapevo:si è rimesso con la moglie!"
"Magari,Claudio!Molto peggio!Mi vergogno da morire,non posso credere a quello che ho fatto!"
Dopo lunghe insistenze,Susanna mi raccontò cos'era successo.
Qualche sera prima lei e Chris erano andati a prendere un gelato a Trastevere e poi si erano rimessi in macchina senza sapere bene dove andare.
Per aiutare Cupido a trafiggere dritto il cuore del suo innamorato,Susanna aveva escogitato una bella furbata:
sapendo che Chris ne era un grande estimatore,si era procurata un pò di erba da un nostro ex compagno di liceo.
"Allora gli ho chiesto...e se parcheggiassimo in un posticino tranquillo per farci una tromba?"
"Una che?"la interrompo io.
"Farsi una tromba,Claudio,è italiano!Vuol dire farsi una canna,farsi uno spinello,fumare marijuana,adesso non mi dire che neanche tu hai mai sentito questo modo di dire!"
"Francamente no,Susanna.Ma vai avanti,cos'è successo poi?"
"Beh,è successo che neanche quel cazzo di americano l'aveva mai sentito dire e,quando gli ho proposto di andare a farci una tromba,gli si è illuminato lo sguardo perchè ha pensato che gli proponessi di andare a trombare!!!"
"Oddio..."
"Eh,oddio! Con un sorriso a 32 denti e quel suo maledetto accento newyorkese mi ha detto....-ah ma voi ragazze italiane andate dritte al sodo,eh!Mi piace questo stile e sono d'accordo,dai,andiamo a farci una bella tromba!-
Claudio,mi si è gelato il sangue! Quello ha pensato che gli stessi offrendo di scopare!Mi sono sentita morire!"
"E poi che ha detto quando gli hai spiegato che aveva equivocato?"
"Non gliel'ho detto"
"Come non gliel'hai detto?"
"Non ne ho avuto il coraggio,Claudio!Ma come facevo?Come facevo a dirglielo?Per lui sarebbe stata una tale figura di merda che non avrebbe più potuto guardarmi in faccia"
"E quindi?"
"E quindi ci ho fatto sesso"
"Non è possibile!"
"E invece sì.Ci siamo appartati in un angolo buio e triste dietro al Mattatoio,e l'abbiamo fatto.
La mia prima volta,Claudio,è stata in macchina.In un lurido vicolo abbandonato da Dio."
E con un uomo sposato,avrei voluto aggiungere io,ma stavolta non me la sentivo di infierire.
Susanna,che per anni aveva aspettato il momento perfetto per fare l'amore per la prima volta,
aveva finito per farlo per sbaglio,per evitare di far fare una figura da scemo a un americano qualunque.
Mi sembrava un fallimento di portata epica.
Ma la cosa mi faceva anche morire dal ridere.
Povera Susanna!
Cassandro mi dichiarò:
"A me piacciono le persone che lavorano su se stesse.
Non importa chi sei,cosa fai o quanti soldi hai,ma solo quanta attenzione dedichi a diventare una persona migliore di quella che sei".
Per trovare il coraggio di propormi come dj per la serata di Muccassassina ci avevo messo anni:
sera dopo sera mi convincevo sempre di più che quello che facevano quei ragazzi in consolle forse l'avrei saputo fare anche io.
Ma era quel forse a bloccarmi ogni volta.
A farmi finalmente decidere a compiere il passo era stata la mia nuova spinta a concentrare le energie su me stesso.
Ma mentirei se dicessi che non c'era anche un pizzico di voglia di rivalsa nei confronti di Manlio.
Per convincere lui,e me,che avevo davvero voltato pagina mi serviva qualcosa di grosso.
Come,per esempio,diventare il dj della nostra discoteca preferita.
"Come ti chiami?"
La domanda di Vladimir mi lasciò perplesso.
"Cla...Claudio?"
"Oddio,certo che ti chiami Claudio,ma come dj,che nome d'arte hai?"
Ecco qui.
Avevo pensato a tutte le cose fighe che avrei potuto dire ma avevo tralasciato di darmi un nome.
"Non l'hai ancora trovato,vero? Come ti chiami di cognome?"
"Ro,,,Rossi Marcelli"
"Oh,no!Il cognome aristocratico in discoteca fa subito sfigato! Ti chiameremo Claudio Marcelli dj"
Da quel giorno mi sarei chiamato Claudio Marcelli dj.
Susanna fu contenta del mio nuovo lavoro.
"Quindi ora posso venire a Muccassassina tutte le volte che voglio,senza pagare e senza fare la fila?"
"No"
"E perchè no?"
"Perchè Mucca è un posto per animi puri,quelle che s'infrattano nei vicoli con gli uomini sposati non ce le vogliamo"
"A proposito,è successa una cosa..."
"Un'altra Susanna?"
"Lo so,la mia vita con Chris è sempre piena di emozioni.Senti qui:sai che lui e la moglie si sono lasciati,no?"
"Così dice"
"Comunque,lui ancora non trova casa e quindi è costretto a vivere con lei,poverino"
"Poverino,sì"
"Quello che non sapevo,però,è che Chris ha un problema di salute abbastanza pesante"
"Di che si tratta?"
"E'un disturbo un pò strano.Praticamente a lui capita di fare sesso mentre dorme,senza rendersene conto.Recentemente ha avuto un attacco e purtroppo è andato a letto con la sua ex moglie"
"Che purtroppo era proprio nel suo letto,vero?"
"Ma Claudio,hanno una stanza sola,non può mica rannicchiarsi sul divano!Comunque quando lui mi ha raccontato questo incidente era sconvolto,avresti dovuto vederlo!"
"Susanna,per l'amor del cielo!"
"In ogni caso,pensa che carino:mi ha detto che durante il rapporto sessuale stava sognando me,e quindi in sogno lui ha fatto l'amore con me!"
"Susanna,mi fai paura...questa storia è atroce"
"Purtroppo,però,c'è un problema:ora quella lì è incinta"
"Oddio santo!E lui che dice?"
"No lui è tranquillo.Mi ha detto...vabbè,ma figlio più,figlio meno,a te cosa ti cambia?"
Come succede ogni volta che non ci vediamo per un pò,quando vedo Manlio il cuore salta un battito.
Manlio mi inonda di domande con la foga e l'entusiasmo che avevo aspettato invano da tutti gli altri.
E'davvero uno stramaledetto professionista del mio cuore.
Per uno egocentrico ed esaltato come me,l'uomo ideale è quello che,con la forza silenziosa del suo valore,ti rimette al posto tuo,te e le tua inutili chiacchiere.
E ti ricorda che non sei meglio di nessun altro,tanto meno di lui.
Manlio,irremovibile roccia silente,aveva sgobbato tutta l'estate per essere pronto a presentare la sua tesi di laurea a inizio settembre.
E mentre io facevo sogni di gloria su un mestiere che non avevo ancora iniziato e che non era neanche un mestiere,lui si laureava.
E diventava grande senza di me.
La trasformazione di Muccassasina in una serata per tutti era partita dalle donne etero:
le ragazze avevano cominciato ad arrivare in massa dopo aver scoperto che esisteva un posto divertentissimo,con gente vestita in modo originale ed eccentrico e senza nessun rompiscatole che tentasse di rimorchiarle.
Dietro a loro erano arrivati a ruota gli uomini etero che affollavano l'entrata per accedere a questo Eden dove le donne ballavano senza inibizioni.
Per i volontari del Mario Mieli si trattava di un miracolo,che riempiva le casse dell'associazione e trasformava in realtà l'idea quasi utopistica di una discoteta dove gay ed etero ballassero gomito a gomito,senza più nessuna remora.
Il problema però era garantire che questo fragile equilibrio tra gay ed etero non finisse infranto dalle orde di teppisti che infestavano le notti romane.
Le risse all'interno del locale stavano diventando la norma,compresi gli attacchi omofobi di qualche idiota che veniva a Mucca per rimorchiare le donne,non tollerava di essere neanche guardato da un frocio di merda.
Molte lesbiche avevano cominciato a disertare le serate,perchè erano stufe di baciarsi davanti a un pubblico di uomini allupati con il chiodo fisso di tuffarsi in mezzo a loro.
Da tempo,ormai,la vecchia guardia dei volontari del circolo si lamentava di come era cambiato l'ambiente e tra loro serpeggiava l'accusa che,per non rinunciare al nuovo,gigantesco flusso di cassa,si stesse svendendo l'identità della festa.
Fiorella Mannoia mi apparì davanti al naso mentre eravamo entrambi bloccati in una strettoia piena di gente e io,mandando giù fino alle ginocchia la mia dignità,le presi la mano e le dissi:
"Fiorella,la tua voce mi emoziona sempre.Sempre."
E allora lei,perforandomi con uno sguardo che sembrava contenere in sè tutta la lotta operaia del 900,mi strinse la mano fortissimo e,arrotolando le erre come se stesse affilando la lama di un coltello in bocca,mi rispose:
"Grrazie!Grrazie davverrrro!"
Dopo la riunione Susanna mi raggiunse per andare a trovare Bernardo e la sua nuova famigliola felice.
Non aveva saputo resistere alla tentazione di andare a conoscere il secondo bambino.
Il primo,quello che Bernardo aveva concepito mentre stava ancora insieme a lei,l'avevamo saltato.
L'ormai moglie di Bernardo era dolce e sorridente e mentre lei dava da mangiare al figlio più grande,Bernardo ci mostrava con orgoglio come sapesse cambiare il pannolino al neonato che sgambettava nudo sul divano.
"Avete visto che palle enormi ha questo bambino?Tali e quali a suo padre,vero Susanna?"
Il sorrisetto di sua moglie non lo seppi interpretare:
era davvero divertita dalla battuta più insolente della storia o aveva capito che l'unico modo per convivere con Bernardo era accettare che riservasse sempre il peggio di sè alla donna che amava?
Alla fine tornai sulla pista da ballo contentissimo.
E mentre Manlio mi commentava una per una le canzoni che avevo messo,io gli presi la faccia fra le mani e lo baciai.
Era l'idea più sbagliata che potessi avere.
Le cose tra me e lui andavano finalmente benino.
Eravamo amici senza dover diventare altro,ma io lo amavo ancora.
E lui era lì per me quando io ne avevo bisogno.
Era l'unico che c'era sempre.
Avevamo entrambi imparato a vivere bene nel presente.
A essere contenti e soddisfatti delle nostre vite e ora riuscivamo a passare del tempo insieme senza dover per forza finire a farci del male.
Più passavano i mesi e più una felicità segreta si insinuava tra di noi,nelle nostre abitudini,nei nostri gesti.
Eppure nessuno dei 2 osava chiamarla per nome,per paura che sarebbe svanita come un "puff" nel momento in cui si fosse resa conto di essere stata scoperta.
E così,a chi ci chiedeva:
"O,ma allora siete tornati insieme?",
noi rispondevamo in coro con un sorriso splendente:
"No,siamo solo amici".
2 amici che,però,una notte su 2 la passavano uno abbracciato all'altro.
Susanna vedeva sentimenti ovunque,anche quando non c'erano.
La sua proverbiale disattenzione nei confronti del sesso le impediva di comprendere fino in fondo il funzionamento base della psiche maschile.
Non riusciva a capire che l'istinto primario di John John era portarsela a letto al più presto.
E le canzoncine della buonanotte erano solo un vile mezzo per riuscirci.
Le prima settimane del nuovo lavoro di Manlio portarono anche una bella novità:
io e Manlio non avevamo più tempo per profonde riflessioni su ogni minima sfumatura del nostro stato d'animo.
Lui ormai non aveva voglia di andare a scovare complicazioni,perchè ne aveva già troppe durante il giorno.
E quando stava con me desiderava solo sentirsi bene e senza pensieri.
Nella nuova fase della sua vita non c'era più spazio per le turbolenze postadolescenziali:
lui mi amava,io amavo lui e questo finalmente sembrava bastare.
Nelle prime ora di un sabato mattina,ero tornato da Mucca così emozionato che avevo finito per svegliare Manlio:
"Stasera ho conosciuto una ragazza stratosferica!"
"Finchè si tratta di donne non c'è problema!"
Alison si avvicina a me e Manlio e ci chiede:
"E voi 2,da quanto state insieme?"
Per un attimo avverto una punta di disagio:
è un bel pò che nessuno ci rivolge quella domanda perchè tutti sanno che non c'è una risposta certa.
Ma,a quanto pare,nel frattempo Manlio ne ha trovata una:
"Stiamo insieme dal Giugno 1996.Stiamo insieme da più di 4 anni".
E in quel momento capisco che è proprio così:
al di là delle pene d'amore,delle storie con altri,delle angosce,delle incomprensioni,dopo il nostro primo incontro io e Manlio non ci siamo mai veramente lasciati.
Abbiamo vissuto fasi diverse ma l'abbiamo fatto continuando a tenerci per mano.
E ora,guardando indietro da una certa distanza,ogni momento della nostra storia ha finalmente senso:
ci eravamo innamorati da adolescenti,avevamo cercato di stare insieme ma,nonostante fossimo fatti l'uno per l'altro,eravamo troppo piccoli per un sentimento così grande.
E ancora troppo vittime di retaggi della nostra adolescenza da ragazzi gay.
C'era voluto qualche anno,era stato necessario allontanarci l'uno dall'altro per poter avere più spazio di manovra e crescere ancora un pò ognuno per conto suo.
Per poi infine rincontrarci quando eravamo pronti.
"Manlio,ma tu oggi cosa pensi di quello che è successo con Ascanio?"
"Innanzitutto,che sei stato un grandissimo stronzo.Ma poi penso anche che alla fine ci ha fatto bene.
Perchè ho capito che non sei perfetto.Che anche tu hai le debolezze e le insicurezze che ho io.Cioè,non le stesse ma non meno gravi delle mie.Per anni ho creduto che io,in confronto a te,fossi un disastro.
Un povero immaturo e incasinato. Adesso so che siamo entrambi immaturi e incasinati e credo che,stando insieme,ci aiuteremo a vicenda a diventare migliori".
Distrutto dalla fatica di aver dovuto esprimere così tante emozione in così poche frasi,a quel punto Manlio si chiuse in un muto silenzio.
Ma io non avevo nessuna intenzione di romperlo perchè lo avevo riconosciuto subito:
era il silenzio di quando mi amava.
Pomeriggio dopo pomeriggio.
Esame dopo esame.
Supplì dopo supplì.
Avevo cominciato a voler bene davvero a Susanna senza neanche accorgermene.
Eravamo ancora 2 persone diversissime,con pochissimo materiale emotivo e intellettuale su cui costruire un'amicizia.
Ma,dopo essere entrata di soppiatto nella mia vita come compagna di banco,adesso avevo per Susanna quel tipo di affetto che si prova per un parente stretto:
gli vuoi bene a prescindere.
Ci sei amico per motivi che vanno al di là di una visione condivisa della vita,o anche solo del modo di divertirsi il sabato sera.
Lei coglieva ogni occasione per farmi sentire speciale,mi ricopriva di regali e di attenzioni come fossi un principe,forse perchè,rispetto a quella gentaccia con cui si accompagnava di solito,lo ero davvero.
E adesso mi trovavo a stare male per lei:
l'idea che si stesse di nuovo precipitando nelle braccia di quell'ex sfigato mi spezzava il cuore.
Se tu fossi un uomo capiresti.
La voglia di arrivare al dunque ci fa promettere cose bellissime,che però evaporano tutte nell'attimo dell'eiaculazione.
Quel maledetto non si era neanche degnato di inventarsi una scusa e di chiudere definitivamente la porta di quella squallida storia,evitando ancora una volta di guardarla negli occhi e dirle:
"Era solo una scopata".
"Quasi quasi è una fortuna che noi 2 non possiamo sposarci.Te lo immagini che stress gestire queste situazioni?"
"Guarda che potremmo fare una cosa intima,di quelle in cui il prete viene nel tuo giardino di casa..."
"Claudio,sbaglio o stai dimenticando un piccolo dettaglio?"
"Che noi non abbiamo un giardino?"
"No:che noi siamo 2 uomini.Non ci possiamo sposare."
"Qui ogni scusa è buona,mi pare!"
Ho chiesto a Manlio di non tenersi più dentro le sue insoddisfazioni,e lui mi ha preso in parola:
mi sta dietro come un poliziotto per evitare che la mia esuberanza o,come la chiama lui,allegra prepotenza,possa di nuovo farlo sentire schiacciato.
Alberto nel frattempo è entrato in un tunnel di tira e molla col suo ragazzo,che mi ricorda in maniera paurosa i miei anni turbolenti con Manlio.
Ma cos'è,una tassa da pagare per poter essere felici?
Un giorno ho tentato di consolarlo:
"Vedi,Alberto,ora ti sembra che sia tutto freddo e grigio ma poi..."
"Dio Cristo,Claudio,adesso non rifilarmi quella tua cazzata sulla primavera che poi torna perchè oggi non è aria.Non è proprio aria!"
"Claudio,ho fatto una cosa che non dovevo fare..."
"Susanna,tu hai già fatto un milione di cose che non dovevi fare!"
"Stava con lei da 3 anni!
Stava con lei anche nei giorni in cui io ero da lui a New York.
Era con lei in albergo a Ginevra.
Lui chattava con me mentre stava preparando il matrimonio con lei!
E'veramente un rifiuto umano.
E io sono peggio di lui.
Come ho fatto a scendere così in basso,Claudio,come ho fatto?"
Susanna era schifata da lui e soprattutto da se stessa.
Lo aveva cancellato da tutti i suoi contatti.
Non aveva più pronunciato il suo nome.
E non lo aveva più rivisto,fino a quel funerale,un anno e mezzo più tardi.
Ora però prova uno strano senso di calma che non ha mai conosciuto:
è in pace con se stessa.
Invece di elemosinare affetto da persone che finiscono immancabilmente per ferirla,questa volta ha dato anima e corpo per qualcuno che aveva bisogno di lei.
Seduti su quel muretto,a contemplare le prime luci delle stelle,ci sono 2 ragazzi molto diversi da quelli che si sono incontrati in un appuntamento al buio 7 anni fa.
All'epoca eravamo 2 studenti confusi,in bilico tra la voglia di conquistare il mondo e quella di nascondersi sotto al letto dalla paura.
Io e Manlio siamo cresciuti insieme.
E continueremo a farlo:
anche se in questo momento non possiamo ancora immaginarlo,a 19 anni di distanza dal nostro primo bacio nella cucina di casa dei suoi,io e Manlio staremo ancora insieme.
Avremo lasciato l'Italia e saremo padri di 3 figli.
Eppure la nostra vita continuerà sempre ad avere il sapore del nostro primo appuntamento al buio,con quel misto di emozione,paura e grandi speranze per quello che ci aspetta dietro l'angolo.
E se riusciremo a fare tanta strada insieme,in un mondo dove essere 2 ragazzi che si amano sarà tutt'altro che facile,sarà perchè quel pomeriggio al parchetto di Via Panama,mentre ci lasciavamo per la prima volta,abbiamo deciso di restare amici.
E perchè lo rimarremo:
amici nella buona e nella cattiva sorte.
E,anche se i momenti di crisi profonda non mancheranno,momenti in cui arriveremo a mettere in dubbio tutto,Manlio si sarà tolto finalmente quel brutto vizio di lasciarmi.
"Ascolta,io e te non ci possiamo sposare ma a me quello che importa è vivere insieme a te,e fare progetti importanti insieme.Non è proprio un matrimonio,ma per me lo è.Tu che ne dici?"
Dicono che prima di morire ti scorra tutta la vita davanti.
In quel momento a me succede l'esatto contrario:
voci,immagini,idee,emozioni future mi attraversano il cuore tutte insieme.
E'un futuro radioso,e voglio passare il resto dei miei giorni a esplorarlo.
"Mi va tantissimo,Manlio.Lo sai che fare grandi progetti è la mia passione,no?"
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