giovedì 7 maggio 2015

Frasi dal libro "A un cerbiatto somiglia il mio amore" di David Grossman

"Lo senti?"
"Che cosa?"
"Il silenzio,all'improvviso"

"Era una battuta..."
"Non è divertente!"
Lui sospirò:
"Ho cercato di farla ridere,ma il suo senso dell'umorismo è troppo...."
Lei gli domandò con chi stesse parlando.
"Con l'autore delle mie battute...probabilmente sarò costretto a licenziarlo!"

"Mi hanno portata qui in ambulanza dall'ospedale di Rambam,a causa di complicazioni..."
"Anche io ho lo stesso problema...tutta la mia vita è una complicazione!"

"E' possibile,è possibile"mormorò quasi fra sè.
E pensò:
"Che ne sai tu di cosa è possibile e cosa no?"

"Che c'è? Non sei bravo in nessuno sport?"
"Forse sono bravo come sacco da boxe!"

"Chi te l'ha detto?"
"Io osservo la gente..."

"Sei strano..."
"Grazie!Faccio del mio meglio!"

"Ti chiami  Avram?"
"Che ci posso fare...è il nome più economico che i miei genitori potevano permettersi"

Che le succedeva?
E perchè raccontava ad Avram i suoi segreti più intimi?
E come mai le era tanto facile parlare con lui,sebbene non lo conoscesse affatto?
Le pareva di avere delle spine nei polmoni e,curiosamente,le venne da pensare che Avram avrebbe potuto sfilargliele con delicatezza,una a una.

I capelli rossi sono utili.
Dio ci ha dato un segno di riconoscimento perchè gli sia facile trovarci da lassù.

E' un tipo davvero strano:
un chiacchierone che non parla.

Io non sono brava a salvare la gente...

"Perchè Avinoam S. è tanto bello ma ha così poco cervello?"
"Purtroppo è così,mia cara. Avinoam è bello come un angelo ma la sua stupidità non conosce limiti."
"Ahimè,dov'è quell'angelo che possieda entrambi le doti?"
"Non esiste una creatura simile..."

Per quanto lo riguardava,gli andava benissimo che nessuno si ricordasse di loro,che tutti li avessero dimenticati.
Non gli sarebbe per nulla dispiaciuto se le cose fossero andate avanti così ancora per qualche giorno.
A volte la sua mano scivolava inavvertitamente sul collo caldo di Orah,sulle sue lunghe braccia.
Se da una parte si sforzava di continuare a essere buono e comprensivo,dall'altra,seppure contro il suo volere,si stava incamerando per i suoi contorti percorsi di masturbazione.

Come si poteva comprendere che loro 2 erano vissute nello stesso tempo e che quello di Ada era finito?
E che Ada non era più in questo tempo?
Come lo si poteva capire?

Ciò che rimaneva,alla fine,era il calore costante che si sprigionava da lui,senza il quale lei aveva freddo.
Si sentiva gelare,letteralmente.

"E cosa dice?Ti svela dei segreti?"
"Lui è tutto un segreto"

Aveva pensato di potersi fidare di lui.
Aveva creduto che non fosse come gli altri.
Che fosse leale.
Che idiota era stata!
Come aveva fatto a farsi abbindolare da un miserabile del genere?
Che andasse via...sciò!

Mi hai sentito?
Sparisci!

La cosa veramente insopportabile e che la faceva uscire dai gangheri,era che lui sembrava essersi insinuato nella sua anima e non le concedeva un istante di riposo.

Vorrei parlarle della sua voce.
La voce è la cosa più importante per me,ancora prima dell'aspetto di una ragazza,e lei ha una voce diversa da tutte quelle che conosco.
Una voce arancione,con un pò di giallo limone ai bordi,e qua e là guizzi e saltelli.

No.
Lei pensava di amare qualcun,ma adesso sa che non è così,che stava solo perdendo tempo.
Le si chiude la gola.
Un'ondata di offesa acida le bruciava dentro:
ha solo sprecato tempo...non c'è stato niente.
Niente!
Ma ormai era impossibile riportare le cose indietro e tornare a vivere come prima.

Non appena Avram se ne fu andato,Orah si sentì come se lui avesse sradicato qualcosa dentro di lei e fosse fuggito con il bottino.

Sei proprio un coglione.
Giochi con i sentimenti degli altri...ecco quello che fai.

E' un segreto,non lo sa nessuno,ma io,a dire la verità,scrivo.
Scrivo.
Cose per me.
Ogni minuto del mio tempo.

Quel prodigio,quel delicato segreto,si raggelò di colpo e svanì.
Oppure non c'era mai stato ed era esistito solo nella sua testa,come sempre.

Ma lei...dove era stata lei in quegli anni?
In cosa aveva sprecato il suo tempo?
Aveva soltanto imbrogliato tutti,dormendo a occhi aperti.
Era una campionessa del mondo nel dormire a occhi aperti.
E nessuno notava che lei dormiva,che non era lì.
Che da 2 anni ormai non era più da nessuna parte.
E non si rendevano conto che lei non aveva la più pallida idea di ciò di cui stava parlando e che dentro era vuota e arida.
Aveva imparato come parlare e come muoversi.
Come essere una di loro e non essere se stessa.

La odiavano.
Dicevano che era cervellotica e snob.
Che viveva in un mondo immaginario.
Che aveva un sacco di complessi e le piaceva starsene da sola.

C'è un buco.
Come ho fatto a non vederlo?
C'è un buco a forma di Orah nel luogo dove lei stava un tempo.

Le veniva da vomitare se ci pensava.
Come aveva fatto a sopportare tutto ciò?
E per così tanto tempo,poi.
Mio Dio,come aveva potuto essere un tale mollusco?
E pensare che era stata così entusiasta di lui,all'inizio!

Quando si parla di un film lo si rovina perchè non si pensa più al film in sè ma a cosa si è detto in proposito.

Aveva detto che conosceva un modo per essere sempre felice.
Felice?
Orah si era sentita soffocare.
Per un istante aveva ritratto le mani,come se fosse rimasta ustionata:come?
"Ho un metodo: divido me stesso in varie zone e se sto male in un punto della mia anima,mi sposto in un altro"

Lo aveva divorato con gli occhi.
Aveva fatto scorta di lui senza vergogna,in previsione degli anni di fame infinita che sarebbero seguiti.

Orah lottava contro l'impulso di prendergli la testa fra le mani,di guardarlo dritto negli occhi per vedere la sua anima che da anni le sfuggiva.

Si augurava di poterlo imparare da lui,che riusciva a non imputare le grandi e piccole umiliazioni quotidiane a un qualche suo difetto personale,come al contrario faceva lei,con grande convinzione,in quell'ultimo anno in cui tutto le andava storto.

Tu,per natura,sai essere solo così:
scegli di essere consapevolmente sensibile e ti butti a capofitto in quel contenitore pieno di acido che è la vita.

Quando lui era tornato,pallido e sudato,si era rifiutato di raccontare ciò che era successo.
Aveva solo detto:
"Non facevano che dire che sono uno sporco arabo. E io ho risposto...forse voi mi gettate fango addosso,ma io non sono sporco!"

Una volta,30 anni prima,le aveva giurato che lo scopo della sua vita era assicurarsi che gli angoli della bocca di Orah fossero sempre rivolti verso l'alto.

...i commenti casuali,agghiaccianti per la loro volgarità,di persone tanto cortesi e illuminate incontrate per strada...

In ogni auto c'era un ragazzo giovane,una sfilata di primizie,un carnevale primaverile che si sarebbe concluso con un sacrificio umano.

Ofer le aveva raccontato che quando i ragazzi si facevano fotografare prima di partire per una missione tenevano di proposito le teste lontane le une dalle altre per lasciare spazio al cerchio rosso che le avrebbe circondate sul giornale.

Non avevamo detto che avremmo sniffato insieme un pò di atmosfera famigliare?

Mamma,non è un gioco:è la guerra!

L'uomo con il quale aveva condiviso la vita,negli anni felici,la vita gliela aveva persino raddoppiata ed era meravigliata di aver ottenuto un simile privilegio:
la pienezza della vita.

Il mio bambino torna a casa,annunciava Orah al frigorifero e alla lavastoviglie,al mouse del computer e al mazzo di fiori nel vaso,nonostante sapesse bene,anche dall'esperienza con Adam congedatosi 3 anni prima,che il suo bambino non sarebbe veramente tornato.
Non come un tempo.
Quel bambino era andato perso dopo che era stato nazionalizzato.
Perso per lei e per se stesso.

I loro sogni,piccoli e modesti,erano diventati tanto complicati in così breve tempo.
Quasi irraggiungibili.

"Ti spiegherò,ma non adesso,che lo faccio per te"
"Per me?Ma come per me?"
"Per te,sì!"
E stava per dire:
"Quando crescerai,capirai."
Ma in verità era il contrario,e lei lo sapeva:
quando tornerai a essere bambino,capirai.
Quando farai voti ridicoli e concluderai patti irrazionali con le ombre della notte e gli incubi,forse allora capirai.

La pregò di non farne una questione personale.
Ma che ci posso fare se tutto quello che ti riguarda è per me una cosa personale?

Una volta la mia amica Ariela ha avuto un parto prematuro,al sesto mese di gravidanza.
Le hanno fatto un'iniezione che avrebbe dovuto uccidere il feto che aveva in grembo.
Non era un bambino sano,era Down,e Ariela e suo marito avevano deciso che non avrebbero potuto crescerlo.
Ma il bambino è nato vivo,capisce?
Mi capisce?
Probabilmente i medici avevano commesso un errore nella dose del liquido da somministrarle e la mia amica ha chiesto che le permettessero di tenere in braccio il bambino fintanto che fosse rimasto in vita.
Si è seduta sul letto,suo marito è uscito perchè non riusciva a rimanere lì,e per un quarto d'ora il bambino è rimasto vivo tra le sue braccia e lei ha continuato a parlargli,ad abbracciarlo e a baciarlo.
Era un maschio.
Ariela gli ha baciato ogni dito,ogni unghia e dice sempre che sembrava del tutto normale,solo piccolo,e trasparente.
Si muoveva anche un pò,faceva qualche smorfia,proprio come un neonato.
Ha mosso le mani e la bocca ma non ha emesso alcun vagito.
E poco alla volta si è spento,come una candela,in silenzio e senza fare storie.
Si è contratto un pò,si è piegato su se stesso,tutto lì.
E la mia amica ricorda quei momenti meglio degli altri 3 parti che ha avuto,prima e dopo di lui.
E dice sempre che in quei brevi istanti ha cercato di infondergli tutta la vita che poteva e tutto il suo amore.
Anche se,di fatto,è stata lei a ucciderlo,o perlomeno è stata complice della decisione di ucciderlo.
E per un attimo la sua bocca si spalancò come in un urlo silenzioso.

Sospirò ad alta voce,pensando a come mai,negli ultimi anni,si fosse specializzata nel cercare segni di vita negli altri.

Non è più parte di me nè della mia vita,pensò,ormai da anni.
Ma non provò una stretta al cuore,piuttosto un senso di stupore.
Come posso non provare dolore nello scoprire che chi ritenevo carne della mia carne,radice della mia anima,si mostri così distaccato da me?

"Vi siete separati?Da chi?"
"Da chi? Da noi!L'uno dall'altra...è finita!"

Orah chiuse gli occhi,cercò di calmarsi con respiri profondi.
Si massaggiò le tempie,il petto,la pancia.
Inutilmente.
Il dolore e il senso di pesantezza si fecero ancora più acuti.
Il cuore le batteva forte,in tutto il corpo e le venne da pensare che era Ofer a farle male.
Lo sentiva nel ventre,sotto il cuore.
Una macchia scura e irrequieta che si riempiva della sensazione di Ofer.
Si muoveva,si agitava,si rigirava dentro di lei.

Quella sera il dolore si fece tanto intenso che Orah si mise a piangere sommessamente.
Le doglie,così si sentiva,in preda alle doglie,si fecero più frequenti,l'assalivano ogni secondo,trasformandosi in un dolore prolungato e accecante.

Il concetto di famiglia è alta matematica per me,diceva a volte Avram a Neta,la sua ragazza.
Ci sono troppe incognite,troppe parentesi,troppe moltiplicazioni ed elevamenti a potenza.
E poi,tutta questa moltiplicazione,brontolava quando lei suggeriva l'idea,la necessità di mantenere costantemente un rapporto con ciascuno degli altri membri della famiglia,ogni istante,giorno e notte,persino in sogno.
E'come essere sempre percorsi da una scossa elettrica,cercava di convincerla,ma lei si intristiva e si faceva piccola.
E'come vivere in un'eterna tempesta di fulmini...è questo che vuoi?

Non c'è niente che io non possa fare.
Ci sono solo cose che semplicemente non voglio fare.

Quel giorno,nell'orrido cortile accanto al muro di cemento della prigione,con il reticolato di filo spinato a un'estremità e l'ufficiale mingherlino chino su di lui che gli si avvicinava per immortalare l'ultimo suo istante prima di essere completamente ricoperto di terra e inghiottito,aveva perso la voglia di vivere in un mondo dove poteva accadere una cosa simile.
Dove un uomo fotografava un altro che veniva sepolto vivo.
Quel giorno aveva smesso di aggrapparsi alla vita ed era morto.

Quando era tornato dalla prigionia Orah era riuscita a salire sull'ambulanza che dall'aeroporto lo trasportava in ospedale.
Avram era disteso su una barella,sanguinante,con ferite aperte,purulente.
A un tratto aveva aperto gli occhi.
L'aveva fissata.
L'aveva riconosciuta.
Le aveva fatto cenno di chinarsi su di lui e con le poche forze aveva bisbigliato:
"Peccato che non mi abbiano ammazzato".

"Nel cielo non credo veramente"
"E negli uomini credi?"
"Ogni giorno meno..."

Ci deve essere una spiegazione a tutto?
Le cose non possono semplicemente accadere?
Si deve analizzare ogni minuzia fino al midollo?

Io me ne stavo sdraiata,a pensare a come per tutta la vita avremmo pagato il prezzo di un unico attimo,di una stupida casualità,di niente.

Fino a quel momento non sapevo quanto fossi una leonessa con le zampe per terra.
Ma al tempo stesso sono anche una pezza da piedi,uno zerbino.
Avevo tanta nostalgia di lui e ogni cosa me lo ricordava.
Era come se lui fosse sempre a un paio di metri da me.

A volte,di notte,vengo fino a casa tua.
Una forza misteriosa mi sveglia,mi tira giù dal letto,all'una,alle due di notte.
Mi alzo come uno zombie,salgo in moto e vengo da te,sicuro che entro un attimo sarò lì,nel tuo letto.
Ma poi,quando sono a 20 metri da casa tua,è come se entrasse in azione una forza opposta.
Avverto letteralmente un'energia che mi respinge e mi dice:
"Vattene!Allontanati!Non è bene che tu sia qui!"

E'come se per tutta la vita,dal momento in cui sei nato,non avessi fatto altro che scrivere.
Perchè,se non scriviamo,dimenticheremo...

Lo compativo anche,quasi fosse un invalido.
Lo odiavo,eppure avevo nostalgia di lui.

In genere non afferrava subito le situazioni ed era decisamente dislessica verso tutto ciò che concerneva le più elementari vicende umane...

Com'è successo,che io mi sono ammorbidita negli anni,mentre loro si sono irrigiditi?

Solo ad Avram dava questa possibilità.
"Gliela dava",come in quell'espressione disgustosa.
Gli dava tutta se stessa.
Era stato così fin quasi dal primo momento in cui lo aveva conosciuto,perchè aveva la sensazione,la convinzione (beh,ancora con le tue convinzioni?Erano desideri,illusioni,ma non impari mai niente?) che dentro di lei ci fosse qualcosa,o qualcuno,che nemmeno lei conosceva bene,forse la solita Orah ma in una composizione diversa,più fedele alla sua natura,più precisa,meno vaga,alla quale Avram probabilmente sapeva come arrivare.
Era l'unico che la conoscesse veramente e potesse fecondarla con lo sguardo,con la sua sola esistenza.
Senza di lui lei semplicemente non esisteva,non aveva vita.
Quindi era sua,di diritto.

"Che c'è?"
"Fa bene"
"Che cosa fa bene?"
"Scrivere"

Una volta le aveva detto che per comprendere ogni personaggio di cui scriveva doveva partire dal corpo,immergersi nella sua carne,nella sua saliva,nel suo sperma,nel suo latte.
Percepire la consistenza dei muscoli e dei tendini.
Capire se aveva le gambe lunghe o corte,con quanti passi attraversava una stanza,in che modo rincorreva un autobus e fino a che punto stringeva le chiappe quando si guardava allo specchio.
E,in generale,come camminava,mangiava,che aspetto aveva quando ballava,se veniva urlando o con gemiti soffocati,discreti.
Insomma,ogni cosa di cui scriveva doveva essere viva,reale e fisica per lui.

Non ho smesso di amarti nemmeno per un giorno.
Come si può non amarti?

Vivere è una faticaccia.
E'come stare in una miniera buia.
E'così che mi sento da qualche anno:
mi sembra di camminare carponi e scavare nel buio.

"E tu,che cosa vuoi?"
"Te!"

Tutte le famiglie felici sono tristi a modo loro.

A volte una cattiva notizia non è che una buona notizia che è stata fraintesa.
E ricordati anche che quella che era una cattiva notizia,può tramutarsi in una buona col tempo.
Forse la migliore per te.

"Nessuno ti presenta il conto alla fine del pasto"
"E come si fa a sapere quanto si deve pagare?"
"Si va alla cassa e si dice cosa si è mangiato"
"E ti credono?"
"Sì"
"E se imbrogli?"
"Se lo fai,è perchè probabilmente non hai scelta"

A proposito,apprezzo molto i sorrisi aperti come questi:non lesinarli!

Lui le aveva risposto che il fatto che gli confidasse una cosa simile significava che dentro di sè lei aveva già deciso di essere soltanto sua amica e che lui non era che una specie di confidente di sesso maschile.
Il che lo uccideva,ma probabilmente era il suo destino:
accontentarsi di poco,degli avanzi del suo amore...o dell'amore in generale.

Mi è chiaro che,anche se tu sei destinata a me,io non lo sono a te.

Forza!Scrivi prima che la mia anima si disintegri di nostalgia!

Quel rapporto racchiudeva un mistero che nemmeno lei cercava di risolvere e che l'aveva presa alla sprovvista,come un lampo,o un incidente,alle cui conseguenze non le restava che abituarsi.

Non è stato un amore a prima vista,perchè io ti conoscevo e ti amavo anche in passato,ancora prima che tu esistessi,perchè solo dopo averti incontrata sono diventato ciò che sono.

Considero la tristezza una mia condizione permanente.
Una specie di malattia cronica di cui soffrirò tutta la vita.

Dopotutto ci sono andato quasi vicino ed è una cosa che sperimento abbastanza spesso nella mia vita,questo "quasi".
Spero soltanto che non sia una legge.
La legge della mia vita.

Nell'attimo in cui sono saltato dal pino ho capito che il mio amore per te è una legge della natura,un assioma,un assunto.
Non importa quale sia la tua posizione.
Non importa se mi odierai,o ti trasferirai a vivere sulla luna,o farai un'operazione per cambiare sesso.
Io ti amerò sempre.
Non c'è niente da fare e non c'è rimedio a questa cosa.
A meno che io non rimanga ucciso/impiccato/bruciato/affogato o subisca qualche altro incidente che metta la parola fine a questa strana vita denominata "vita di Avram".

Un pensiero l'aveva folgorata:
lei non avrebbe mai avuto un figlio.
Non avrebbe fatto nascere un bambino in un mondo dove avvenivano cose del genere.

Cos'era Avram senza amore?
E lei,senza l'amore di Avram?

Aveva compreso come ci si sente quando non si vede la linea ma soltanto i punti che la compongono.
Il buio sotto gli occhi chiusi.
Il baratro fra un istante e quello successivo.

Lei sosteneva di essere costituita più che altro di paure.
Paure e cellulite.

Si può avere nostalgia di qualcosa che non si è avuto?

Capisci quale è il problema?
E'semplicissimo:
tu sei l'uomo della mia vita ma io non sono la donna della tua.

Guardati:
tremi tutto!Senti freddo dentro?Nel tuo cuore che non c'è?

"Tu eri troppo per me,mi toglievi il respiro"
"Che significa "troppo"?Cos'è "troppo" quando si ama?"

Migliaia di attimi,di ore e di giorni.
Milioni di azioni.
Un'infinità di gesti,di tentativi,di sbagli,di parole e di pensieri.
E tutto per fare un unico uomo al mondo.
Un unico uomo,che è così facile distruggere.

Un giorno,quando Ofer aveva all'incirca 5 anni,ha smesso di chiamare me e Ilan "mamma" e "papà" e ha cominciato a chiamarci con i nostri nomi.
A me non dava fastidio,mi piaceva persino,ma ho visto che Ilan faceva fatica ad accettarlo.
"Perchè voi potete chiamarmi per nome mentre io non posso?" ha protestato Ofer.
E Ilan gli ha detto una cosa che ricordo ancora oggi:
"Ci sono solo 2 esseri umani al mondo che possono chiamarmi papà.Lo sai che piacere è per me questo?E anche tu,quante persone al mondo puoi chiamare papà? Non molte,vero?E vuoi rinunciarci?"
Ho visto che Ofer ascoltava e rimaneva colpito dalle sue parole.
Da allora lo ha sempre chiamato "papà".

"E'tanto che mi guardi?"
"30/40 anni..."

"Ecco,io vivo così..."
"Così come?"
"Così...osservo da fuori"

Oggi so una cosa che in passato nemmeno immaginavo:
che si può vivere senza provare alcun gusto per la vita.
Un tempo,quando ancora ero vivo,pace all'anima mia,se tu mi avessi detto che era questo che mi aspettava,una vita come questa,l'avrei fatta finita all'istante.
Oggi so che non è poi così terribile.
Si può fare.
Non c'è niente che mi faccia veramente male nè che mi rallegri.
Vivo per vivere.
Perchè per caso non muio.

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