Le piace sedere da Starbucks.
L'odore del caffè e della solitudine è inebriante.
Nessuno va da Starbucks con un altro.
L'altro è un libro o un giornale o un computer.
O l'ipod.
Sedersi nei banchi.
Insieme agli altri,distante dagli altri.
Ciascuno davanti alla parete di vetro che lo separa dal mondo che scorre sul marciapiede.
Preghiera al pc.
Lode alla connessione.
Meditazione e Kyrie Eleison per le bombe di oggi.
Elevazione del caffè colombiano.
Alleluja per il calore che il bicchiere di carta resinata regala al palmo secco delle tue mani.
E'la messa di Starbucks.
Il posto del mio cuore è nel tuo petto.
La vista è l'organo più potente di cui possiamo disporre,eppure lo utilizziamo in una percentuale minima.
Ci limitiamo a guardare,in rari casi a vedere,ma non ci spingiamo mai oltre.
Non cambiamo mai la direzione dello sguardo.
In un certo senso,noi vediamo continuamente quello chi ci aspettiamo di vedere.
Ci costruiamo un'immagine e la vediamo.
Vediamo esattamente quella immagine,perchè la custodiamo dentro di noi.
La nostra faccia allo specchio non è quella che vedono gli altri.
Ha dimensioni diverse,proporzioni differenti.
Circa la metà:
misuriamo nello specchio circa la metà di come gli altri ci vedono.
Il buio perciò la misura.
Il buio rovescia il punto di partenza.
Capovolgere lo sguardo.
Non da dentro a fuori,ma da fuori a dentro.
Go on.
Non so quanto mi costerà,non posso valutare adesso il danno che ne riceverò.
O il bene.
Ma in questo istante preciso so che deve andare avanti.
Mi deve rivelare quello che non voglio sapere.
Che venga a prendermi nell'Ade.
Ciascuno di noi è continuamente un altro,se stesso e un altro.
Noi diventiamo nella nostra vita tante persone differenti.
Il più delle volte incompatibili e strane,persone che ci aspettano dentro lo specchio ogni mattina e che indossiamo di fretta,indicibilmente grati che ci liberino dall'angoscia di essere quello che profondamente siamo.
Per un momento,respira la libertà di non essere nulla.
Si sente vittorioso e perdente,
Lui odia l'eterno consacrato negli oggetti.
La loro malefica capacità di sopravvivere alle mani che li hanno creati,alle persone che li hanno usati.
Lo spaventa il potere degli oggetti.
Sentiva solo l'inquietudine,la sensazione di non essere nè una cosa nè un'altra.
Le fotografie hanno questo,di bello:
lasciano il campo libero.
Tu credi di vedere quello che è stato messo nella fotografia,lavorato nella camera oscura,stampato su carta Kodak,infilato in una busta con l'asola per la striscia oscura dei negativi che nessuno utilizzerà mai più.
E invece no,bello.
Tu vedi quello che ti pare.
Il vantaggio della fotografia è che lo sai,che è un imbroglio.
Nella vita quotidiana,invece,ti fregano come gli pare.
Il vantaggio della fotografia è che ci puoi mettere dentro quello che ti pare e che ci puoi vedere cose diverse nel momento in cui la guardi,ogni volta che la guardi.
E'il servizio segreto della vita invisibile.
E'tutto vero,per quanto la verità abbia la strepitosa facoltà di tingersi del colore che ciascuno desidera.
Non è una brava cacciatrice,neanche di taxi.
Tende a restare ferma dove si trova nel momento in cui prende la decisione,si sposta solo sul bordo del marciapiede e alza timidamente il braccio.
Nulla,a confronto delle astuzie dei suoi competitori:
gente sveglia e all'erta,che si butta nel traffico,agita le braccia come mulinelli,si apposta agli angoli,balza all'improvviso davanti agli spartitraffico,per salire sul taxi che lei credeva fosse suo.
E di nuovo le si accende nel petto quel dolore che sempre l'accompagna:
il dolore grigio e suadente a cui non sa dare nome e che tuttavia la impregna tutta.
La sensazione di non avere un posto dove riposare senza combattere.
Perchè la vita è così dura da pensarci e così semplice,alla fine,da essere tirata avanti come viene?
Io ti amo.
E te lo dico e te lo ridico e posso dirlo fino al prossimo anno,fino al prossimo secolo,ma non conta nulla,con te.
Non conta nulla
E'come se ti spaventassi a morte,eppure ti amo.
O forse proprio perchè ti amo.
Mi tratti come un nemico.
Ma io non sono il tuo avversario.
Sono dalla tua parte.
Perchè non riesci ad accettarlo?
Perchè,cavolo,perchè?
Si era messa a osservare:
attività che le piace più di tutte le altre.
Per lui e per la piccola gente gente del mondo a cui appartiene,la notte arriva subito.
E' lo spazio compresso del viaggio verso casa,della cena,del sonno intontito di birra davanti al televisore,.
E poi strascicar di ciabatte verso il letto,poche ore buie e di nuovo sul treno verso il lavoro.
Una vita a quadretti come un quaderno di scuola.
Non è questo che ha sempre fatto?
Ha indossato una forma,un ruolo.
Si è esercitato a svolgerlo in modo che fosse credibile e ha convinto quasi tutti,alla fine.
Non è questo,il suo mondo?
Sagome,attori,recitativi,parole affrettate sul vuoto che ingrassano a vista d'occhio,fino a bastarsi completamente.
Lo strazio di morire.
Andarsene dal mondo che resta.
Si potrà vederlo dall'alto,ma importerà di vederlo?
Sarà superabile il dolore della separazione?
Voglio che il mondo muoia con me.
Ma,in fondo,non è quello che propriamente accade,nel momento assoluto della morte?
Non si spezza,oltre al mio filo,il filo del mondo che esiste perchè lo guardo?
Siamo monadi sul tetto delle stelle.
Sfrigolare di lampadina che salta.
Trishhhhhhhhhhh bangggg!
Bisogna sostituirla.
Noi siamo facce:oggetti di fabbrica.
Make up.
Facce fabbricate con cura perchè nascondano il viso.
Il viso è la nostra vergogna,la filigrana del lavoro tenace che compie il cadavere che ci abita dall'inizio,che ci rincorre nei giorni e ci agguanterà.
Quanta gente devo incontrare dentro di me prima di trovare un pò di pace?
Dovrebbero vietare le foto dei morti.
Impedire che ai morti sopravvivano le loro fotografie.
Sputi di eterno,ecco cosa sono.
Tutti abbiamo occhi da agnello,nelle fotografie.
Abbiamo occhi da Antigone,ma non lo sappiamo:tutti.
Tutti proiettati sullo schermo della caverna,ombre inconsistenti eppure pervicacemente sicuri di esistere per sempre.
Non ha dormito molto.
Del resto non dorme mai molto.
Il sonno la lambisce a tratti,a tratti si ritira come si ritira la marea e lascia bene in vista tutti i detriti trascinati dalla corrente,mucchietti informi di alghe di ripensamenti,sassi di rimproveri,e rami spezzati di speranze che non ha mai avuto.
Tutti sono stanchi eppure continuano.
E'una specie di tapis roulant:nessuno riesce a scendere anche se basterebbe premere il pulsante rosso.
Lei aveva provato a sorridere,a offrire.
Aveva provato a condividere,ma loro,gli altri bambini,la guardavano da un'infinita distanza.
E'così difficile permettere agli altri di intromettersi,lasciargli lo spazio per infiltrarsi nella tua vita e,se ci si pensa bene,non c'è nessuna ragione di farlo:
è solo una complicazione,una fonte di inutile angoscia.
Ciascuno sta meglio da solo nella sua stanza dei giochi.
Vogliamo decidere di chiamarlo "amore"?
O non si tratta piuttosto di appropriazione indebita,di furto di anima e di gioia,un nero mantello che copre una rosa?
L'amore è un cannibale in sè:
ci sono individui che uccidono e talvolta mangiano,ma esercitano l'atto senza spargimento fisico di sangue,solo la carne psichica è lacerata e ingoiata.
Ecco come può succedere.
Cammini per il tuo destino e ti acchiappano dentro un altro,chiamandoti per nome.
"Loro mi odiano"
"L'odio rende preziosi"
"Io non voglio essere odiata"
"Chi ti odia ti attribuisce valore,capisci? Ti odia perchè tu sei qualcosa,perchè possiedi qualcosa che lui non ha!"
Dove vanno,i morti?
No,non sta pensando a dove vanno veramente..in paradiso,all'inferno,insomma a fronteggiare il giudizio...no,lei vuole sapere dove vanno i morti nella vita dei vivi.
Stanno seduti,da qualche parte dell'invisibile e osservano,intervengono,modificano il destino a seconda del loro capriccio?
Assenza più acuta presenza.
Vede,io passo il tempo solo con me stessa e le parole mi germinano addosso:
io sono la terra e lo mi inseminano e sbocciano e crescono.
Certe volte io sono un bosco di parole,ci cammino dentro,scosto le foglie,i rami,calpesto quei cespugli bassi che c'erano nei giardini della vita che non mi appartiene più.
I giardini delle case del dolore.
E' nella pancia che si depositano i sogni ed è lì che fanno male.
Lasciatevi travolgere dai sogni.
Lasciate che siano la musica che vi possiede.
Aveva questo:
un fremito di disgrazia dentro il corpo magro.
Sulla pelle la luce incantata di una cometa che brucia.
Era nudo e trionfava sulla coperta di ciniglia accartocciata e ora so che era puro Caravaggio,
ansito di morte attraversato di incanto.
Io non ho figli,vero,Binky?
Sono venuto a cercarti per scoprire quello che già sapevo:
io sono sterile.
Sono l'ultimo nodo della catena,non resterà nulla.
Sono un buco in un tappeto di fotografie.
Sono pulviscolo.
Sono sabbia.
Sono polvere di selce vecchia di milioni d'anni.
Sono un grano di nulla,soffiato sulla porta dell'inferno.
Avevi la bellezza.
La sconcia bellezza dell'innocenza offerta alla malvagità.
Ahhhh!
Tira un sospiro beato.
Il sospiro che fanno i cani un attimo prima di ronfare ai piedi del padrone.
E'qui che devo essere.
E'qui che voglio stare.
Sentivo che questa cosa era importante,che aveva a che fare con me,ma non riuscivo a capire come.
Quando mi capita,non insisto.
Lascio che le parole si depositino da qualche parte e aspetto senza ansia che,nel caso in cui decidano di dirmi qualcosa,si manifestino nel momento in cui pare a loro.
Noi,opulenti occidentali siamo come gli storni.
Cerchiamo il caldo e stiamo in basso.
Stiamo attaccati al suolo e alle nostre piccole smanie,piccole frustrazioni,piccole rivincite.
Caghiamo continuamente sul mondo dove viviamo e lo rendiamo troppo scivoloso per abitarci e quando ci muoviamo,ci muoviamo tutti insieme,come un sol uomo.
Non si capisce mai veramente la sofferenza dei matti,vero?
C'è un momento nella vita in cui il tempo diventa il tempo che ti resta.
Io sono così consumato:mi si guarda attraverso e non si vede nulla.
E il mio conto è così lungo e così vano.
E'una sfilza di decisioni non prese,di gesti non fatti,di viaggi mai cominciati.
Ero su una corsia e ho seguito quella.non ho ceduto a nessuna deviazione.
Credevo contasse l'arrivo e invece ci sono arrivato e non contava.
Era un bicchiere di whisky e l'ho bevuto e,infine,non c'è più whisky,non c'è più nulla.
Non lascio nessuna scia.
"Tuttavia lei contiene sua madre,no? Le somiglia. C'è una parte di lei che è sua madre,e una parte di sua madre la attraverserà e arriverà a sua figlia,e sua figlia avrà una figlia e ci sarà questo filo ininterrotto,questa moltiplicazione di girini,in cui alla fine nessuno morirà"
"Le cose non stanno come crede lei.Si tratta di sostituzioni.Di usurpazioni.Mia madre mi ha ceduto il suo posto.Non resta niente.Non c'è nessun filo".
"Sono tutti ridicoli,gli uomini. Ognuno di loro ha qualche debolezza e io non voglio un uomo che sia debole.Voglio un uomo forte e sicuro di sè.Un uomo che mi prenda sotto le sue ali e mi trasmetta la sua forza."
"Lei giudica ridicoli gli uomini,qualunque uomo,e questo vuol dire una cosa sola:che lei si giudica superiore"
"Ma no!Non è vero!Io,anzi,mi voglio affidare,mi voglio consegnare,ma certo non a un uomo ridicolo"
"Tutti gli uomini sono ridicoli e anche tutte le donne.Sono ridicoli e sono immensi:sono uomini.Lei li distrugge tutti,lei sta distruggendo tutto quello che ha intorno.E si ritrova in un paesaggio di rovine".
Proprio perchè le sue giornate sono così tristi,lei vuole scontare la sua condanna senza infliggerla ad altri.
"Addio".
Abolitela dal lessico questa parola.
Smettete di insegnarla a scuola.
Liberate i vostri figli dall'idea stessa di ciò che è inesorabile.
Non sono due,sono uno.
Come mi batte forte il tuo cuore.
E' stato una calamita.
La testa,come un penny,gli è corsa addosso,gli si è appiccicata alla giacca,è ricaduta sulla giacca,su quella giacca e non un'altra e il viaggio è stato così lungo:
fino a qui,a questo momento inaspettato e imprevedibile.
Un momento che non doveva esserci e che invece è stato estratto dal liquido formicolare del tempo e si è coagulato qui,adesso,la mia anima,me,connessa alla tua.
Intercambiabile,indistinguibile.
Io mi abbandono a te.
Lascio che tu mi prenda sulle tue spalle.
Io ti prendo sulle mie spalle.
Non sei pesante.
Non sono pesante.
Pesa tutto il tempo che abbiamo perso.
Pesano le ore e i giorni in cui ciascuno di noi ha camminato solo per il reticolo penoso degli obblighi,della carriera,dei silenzi,dell'affetto scostato via con fastidio.
Ma ora non pesa più.
C'è questa gioia.
Gioia pura.
Allora è fatta così,la gioia.
E'una culla.
Una cosa che dondola e intontisce.
E'anche una spada che spacca e qualcosa esce senza che ci sia in nessun modo la possibilità di fermarla.
Un fiotto di gratitudine e di stupore.
Uno sradicamento:
rotoli dentro le cose,appartieni a ogni cosa.
E'benedizione.
Ma sono malati davvero,i matti?
Hanno una reazione al mondo che non corrisponde a quella stabilita per convenzione eppure ho sempre creduto che ognuno di loro possedesse il frammento di uno specchio intero e che questo frammento non dovesse andare perduto.
I matti incantano.
Possiedono il dono di penetrare le cose.
Sanno perforare la corteccia dura dei fatti e denudarne l'intima essenza.
Possono attraversare le pareti e dialogare con i morti.
Percepiscono tutte le voci segrete che animano il mondo.
Sono radar umani e accumulatori elettrici umani.
Sono esseri umani al quadrato,al cubo.
Questa umanità moltiplicata deve essere insostenibile e per questo i matti sono malati:
non reggono all'assalto di intere porzioni di mondo,per non dire dell'intero mondo.
I matti sono creature magiche.
Sono sciamani,sibille,pagliacci e maghi.
Possiedono arti segrete.
Forse è a loro che va rivolta la vecchia domanda:
sono un uomo che sogna di essere una farfalla o una farfalla che sogna di essere un uomo?
Sono gli unici autorizzati a rispondere.
...sarai sempre felice di questa gioia grassa,larga e pettoruta:
la gioia certa dei puri di cuore.
Le cose difficili servono per farci imparare,sai?
Ogni donna riflette sua madre come uno specchio,con la stessa identica imprecisione,con la stessa inadeguatezza di visione che lo specchio stabilisce:
nessuno si vede dentro l'incantesimo dello specchio come davvero è,come lo vedono gli altri.
E'insieme se stesso e un falso:questa è la relazione fra madre e figlia.
Esiste questa linea,una discendenza biologica,genetica,carnale ed esiste un cavo d'acciaio resistente che lega e dilata la personalità,il carattere,ciò che noi chiamiamo "io",serrando anelli di una catena di comportamenti psichici legati dal nesso di causa/effetto.
Ogni madre condanna sua figlia.
Sta alla figlia rinviare l'esecuzione.
Appartiene al genere degli attori innati,coloro che attraversano il mondo con passi di palcoscenico.
Io devo così tanto a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto che siano più vicini ad un altro.
La gioia di non essere io il lupo dei loro agnelli.
I pochi che l'amore maledice amano caricandosi del loro amore come di una soma.
E il peso non è facile da sopportare.
...l'amore che si domanda ogni minuto come durare e dura minuto dopo minuto,per tutto il tempo che il mondo racchiude.
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