giovedì 21 agosto 2014
"Il castello dei Pirenei" -Slottet i Pyreneene- Jostein Gaarder (2009)
LA TRAMA:
Il caso,una coincidenza,il destino,la telepatia:
difficile spiegare l'incontro fra un uomo e una donna che si rivedono,dopo 30 anni,nello stesso albergo affacciato sul fiordo dove si erano detti addio.
Sempre che dare una spiegazione abbia un senso.
Solrun e Steinn sono entrambi cinquantenni.
Nonostante il passare degli anni e il fatto che oggi siano entrambi sposati e con figli,non hanno mai smesso di pensare l'uno all'altra.
Dopo la sorpresa dell'incontro,danno vita a un fitto scambio di email nel quale si raccontano,ripercorrendo l'episodio,inspiegabilmente velato di mistero,che aveva messo la parola fine al loro amore.
Per ritrovarsi,come spesso accade,a scrivere 2 storie diverse della stessa passione condivisa.
Chissà però se le 2 versioni sono davvero così differenti.
Nel dialogo a distanza prendono corpo 2 visioni della vita inconciliabili:
lui è un professore di fisica,ateo e materialista;
lei è un'umanista convinta che a governare i nostri destini siano forze superiori.
Forse solo il finale del romanzo saprà dare finalmente un senso agli eventi.
IL MIO GIUDIZIO:
Da anni considero Jostein Gaarder un ottimo scrittore,fra le sue molteplici opere ho trovato davvero incantevoli "Il mondo di Sofia","L'enigma del solitario" e "Maya".
Comprai questo libro nel 2009,non appena uscì sul mercato ma poi,per un motivo o per un altro,non l'ho mai letto,dando sempre la priorità ad altri romanzi.
Poi,qualche settimana fa,mi sono decisa a prenderlo finalmente in mano per dargli una scorsa.
L'ho letto per lo più durante i momenti di pausa del mio lavoro estivo,quindi un pò a singhiozzo,ma non l'ho apprezzato particolarmente...niente a che vedere con le sue precedenti opere che ho citato prima.
La storia,con il botta e risposta epistolare fra un uomo e una donna entrambi sposati con altre persone,
ha la stessa struttura narrativa di "Che tu sia per me il coltello" di David Grossman (ma non ha niente a che vedere con quel capolavoro della letteratura!!!) e per certi versi ricorda anche "Cronache di Bassavilla" di Danilo Arona:
come non paragonare la misteriosa "donna dei mirtilli" all'eterea Melissa,che non si capisce bene se sia una persona in carne ed ossa oppure un'apparizione?
Il titolo del libro ha veramente poco a che vedere con la trama.
In realtà esso fa riferimento all'omonimo quadro metafisico di Renè Magritte (riportato anche sull'immagine di copertina) che i 2 protagonisti avevano potuto ammirare nella stanza di albergo durante un loro precedente viaggio sui fiordi norvegesi.
Il fulcro della narrazione è incentrato sullo scambio di email fra Solrun e Steinn.
Dopo aver convissuto per 5 anni quando erano poco più che ventenni,
si erano poi lasciati improvvisamente a causa di un evento tanto misterioso quanto devastante che li aveva fatti allontanare e da allora non si erano più visti nè sentiti per oltre 30 anni,per poi ritrovarsi casualmente nello stesso luogo dove si erano detti addio.
Da qui parte la loro corrispondenza telematica che,pagina dopo pagina,mette in evidenza come i loro punti di vista siano totalmente differenti,la ragione di lui contro il fatalismo di lei;
e fa capire al lettore che il motivo che li ha portati alla separazione,anni prima,
non è tanto "l'evento misterioso" di cui sono stati protagonisti,quanto la loro concezione della vita diametralmente opposta:
"E' questo ciò che ha creato la profonda lacerazione tra noi.Le conclusioni che traemmo da quell'esperienza furono completamente divergenti.Non potevamo più stare insieme".
Ma,mentre il racconto di lei è interessante e coinvolgente,in quanto principalmente incentrato sul rievocare e tentare di spiegare l'enigmatico episodio della "donna dei mirtilli",
quello di lui è una noiosa e pedante dissertazione scientifica sui massimi sistemi che,non solo ti fa sbadigliare alla seconda riga,ma ti porta a chiederti come sia possibile che un uomo che ritrovi casualmente la donna di cui è segretamente innamorato da oltre 30 anni,non abbia di meglio da fare che mettersi a disquisire con lei soltanto di protoni,fotoni e neutrini.....
Sembra proprio che l'autore abbia usato il personaggio di Steinn per fare sfoggio e vantarsi della sua vasta cultura,che nessuno mette in discussione,ma che sarebbe sicuramente più adatta a un trattato scientifico che non a un romanzo di narrativa contemporanea!
Altra nota dolente:il finale.
Sono sicura che Gaarder avesse tutta l'intenzione di sbalordire e lasciare a bocca aperta dallo stupore ma ci ha proposto invece un epilogo quantomeno banale,inconcludente e scontato.
Caro Jostein,se vuoi il colpo di scena,evita di scrivere,a 3/4 della narrazione,frasi del tipo:
"Tu sei quella che io ero e io sono quella che tu sarai"...
perchè è vero che tu sei un genio onnisciente ma anche i tuoi lettori non sono delle capre:
a fare 1+1 non ci vuole molto e a sputtanarsi il finale ci vuole ancora meno!
IL MIO VOTO: Non mi ha entusiasmato. Le sue opere precedenti erano di tutt'altro livello.
* COSI' COSI' *
LO SCRITTORE:
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