LA TRAMA:
In questo breve ma densissimo romanzo Irene Nemirovsky punta il suo sguardo acuminato non sull'ambiente dell'alta borghesia ebraica in cui è cresciuta,nè su quello dei ghetti dell'Europa orientale,bensì sull'angusto,gretto mondo della provincia francese.
Il quadro è,in apparenza,di quieta e un pò scialba agiatezza campagnola:
la figlia di 2 ricchi proprietari terrieri sta per sposare l'erede di un'altra famiglia in tutto e per tutto simile,un bravo ragazzo,come si dice,innamorato e devoto.
Eppure bastano poche note stridenti (che l'autrice è abilissima a insinuare fin dalle prime pagine) per farci intuire che dietro la compatta,liscia superficie di perfetta felicità agreste,in cui sembra che ogni sentimento si sia come pietrificato,si spalancano voragini insospettate:
nessuno,insomma,è al riparo dalla passione,dalla violenza,persino dal delitto,quando è infiammato dal "calore del sangue".
Con la consueta scioltezza narrativa,e la soave crudeltà che le è propria,la Nemirovsky ci fa assistere a un lancinante dramma familiare nel corso del quale vedremo,a una a una,cadere tutte le maschere.
IL MIO GIUDIZIO:
Questo libro mi è stato consigliato e prestato dal mio amico Cristian,lettore accanito del cui parere e occhio critico mi fido molto.
Ammetto che,fino a che non me ne ha parlato lui,non conoscevo la Nemirovsky e,prima di accingermi alla lettura,mi sono documentata un pò su di lei.
Mi ha colpito molto il fatto che questo romanzo sia stato pubblicato solo nel 2008,benchè sia stato scritto fra il 1937 e il 1938,in quanto,la seconda parte dell'opera è venuta alla luce solo nel 2005:
per oltre 60 anni era stata custodita e tenuta nascosta dalla figlia dell'autrice,che è morta a nemmeno 40 anni in un lager nazista.
L'io narrante della storia è Sylvestre,detto Silvio,un vecchio ex proprietario terriero,adesso caduto in disgrazia,che conduce una vita ritirata e solitaria in una stamberga in mezzo ai boschi,al limitare della campagna francese.
Egli ci introduce le vicende di alcuni suoi cugini,i coniugi Helene e Francois Erard,e in particolar modo della loro figlia Colette,giovane sposa del possidente Jean Dorin.
La tranquilla vita campestre viene però presto sconvolta dalla morte di uno dei protagonisti e il racconto vira improvvisamente da bucolico a una sorta di giallo ricco di suspence:
si è trattato solo di un tragico incidente o di uno efferato omicidio passionale?
E quali altri colpi di scena ci riserveranno le conseguenza del "calore del sangue"?
Perchè il "calore del sangue" che dà il titolo a questa breve opera,infatti,altro non è che la folle passione che scorre nelle vene degli esseri umani e che porta a compiere azioni impulsive e talvolta sconsiderate,
i cui effetti si sconteranno a lungo e influenzeranno il corso della vita futura,nonostante si cerchi in tutti i modi di nasconderli e dimenticarli.
"Come mai dentro di noi si accende un fuoco simile? Una fiammata che travolge ogni cosa nel giro di pochi mesi,pochi giorni,a volte poche ore,poi si spegne.E non resta che fare il conto dei danni"
Nonostante il racconto sia molto descrittivo non risulta pesante nè noioso,anzi l'autrice è brava sin da dalle prime pagine,a coinvolgere il lettore e a farlo calare perfettamente in questo mondo rurale dei primi del 900,tanto che,durante la lettura,sembra quasi di vederseli davanti questi contadini un pò chiusi,selvatici,scontrosi,gran lavorati ma anche grandi bevitori...e le loro signore,curiose e pettegole,timorate di Dio ma allo stesso tempo ambigue e dalla coscienza non proprio immacolata.
Un romanzo che parte in maniera lenta,quasi statica...ma che riga dopo riga, prende un ritmo sempre più serrato,fino ad arrivare al finale,dove ogni mistero viene svelato e dove ogni maschera mostra il suo vero volto.
IL MIO VOTO: romanzo breve ma intenso e scorrevole. Mi è piaciuto e ne consiglio la lettura.
* BUONO *
LA SCRITTRICE:
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