domenica 17 novembre 2013

Frasi dal libro "Quattro etti d'amore,grazie" di Chiara Gamberale

Tutto quello che nel suo profondo è inafferrabile,almeno ti fa venire voglia di allungare le mani,ti fa pensare che abbia un senso provarci.

Le strane fanno così.
Mangiano gelato a colazione,pranzo e cena.
Fanno l'amore mentre gli altri sono al lavoro.
Vanno in pigiama a fare la spesa.
Fanno come gli pare,insomma,le strane.

Chi? Chi ci sarà dietro la porta?
Il mio torturatore perverso,senza cuore?
Il mio bambino innocente?
L'amico che ho perso?
Quello che non ho mai avuto?
Che non ho mai avuto,dunque non perderò mai?
O semplicemente,terribilmente:lui?
L'unico essere umano che è arrivato lì,nel fondo di me,dove non credevo ci fosse spazio che per uno specchio con cui guardarmi meglio.
Viene da chiamarlo amore mio,subito,chi prende il posto di quello specchio.

Hai presente le pulsazioni che diventano matte se lui ti passa davanti,se si rivolge casualmente a te?
In un modo o nell'altro io mi sentivo bene solo lì.
Un istante prima del primo bacio,un istante dopo la prima volta.

Non c'era niente da festeggiare,ma c'era la vita,semplicemente.
Che passa.
Lenta come il nastro della cassa,per tutti.
Ma per qualcuno come la signora Cunningham sopportabile,a tratti magnifica.

Sembro una mentecatta,vero?
Ma dov'è che ho sbagliato?
Mi son aperta troppo?
Troppo poco?
Male?
Come al solito non si capisce,vero?

Il valore di una società è dato anche dai suoi rifiuti,che in realtà rifiutano lei. 

La passione è il primo dei rischi da evitare se si vuole possedere il mondo e non farsi possedere.

L'incontro fatale della nostra vita,forse,fa proprio così:prima ci riscatta da tutto quello che da bambini non avevamo,non eravamo.
Poi,giorno dopo giorno,ci fa venire una nostalgia tremenda di tutto quello che avevamo,che eravamo.
E quel riscatto ci appare improvvisamente un attentato.

I nostri ex sono come delle tappe della nostra esistenza e ci piacerebbe restassero lì ferme,a disposizione solo del ruolo che gli abbiamo dato noi.

Quelli che ballano vogliono sempre trascinare quelli che non ballano,ma quelli che non ballano non si permetterebbero mai di costringere quelli che ballano a stare seduti.

E'tristissimo quando quello che sogni tutti i giorni capita davvero,ma a qualcuno che non sei tu.

"Diciamo che quelli come lui il meglio lo danno subito"
"E'vero!Purtroppo hanno come una lampadina,dentro,che ti fa accorgere di loro appena entrano in una stanza"
"Perchè purtroppo?"
"Perchè a me quella lampadina è sempre mancata"
"Mi mica è necessaria!Anzi,ci sono persone che hanno solo quella e,quando dopo un pò di tempo si fulmina,viene fuori che per il resto sono un disastro!" 

Non è che mi stesse sulle palle,è che mi faceva stare sulle palle me:il mio modo di parlare,di leggere,di recitare,di amare,di vivere.Tutto.

L'avrebbe seguito ovunque purchè la portasse lontano da se stessa,con la speranza,segreta e non del tutto consapevole,che la distanza si rivelasse l'unico mezzo per arrivare al centro di quella se stessa,dove poter disinnescare la colpa,la tentazione di fuggire da ogni qui,l'incondizionata fiducia nel lì.

Era la prima persona che mi ossessionava più di quanto mi ossessionassi da sola.

"Vedi?" mi spiegava,a letto,e io finalmente a casa sua,con tutto quello che c'era da scoprire di lui,tutto quello che all'improvviso c'era da scoprire di me,mi sentivo a casa mia,come a casa mia non mi ero sentita mai.

Parlami ancora.
Restiamo attaccati al retro del cielo,come aquiloni che si sono impigliati lì,per scoprire davvero una volta per tutte di che colore è.

Pensavo ma chissà dove va,da dove torna la gente,a Roma e in tutto il mondo,mentre non è a letto,abbracciata alla persona che ama:va a cercarne una,ecco dove va.

I perchè lasciamoli a chi crede che la vita abbia un senso.

Ero sempre stata certa che nel Paese Degli Artisti tutti avrebbero parlato la mia lingua:ma,ora che c'ero arrivata,scoprivo che ero io a non sapere parlare la loro.

E abbiamo fatto l'amore.
Mi pareva proprio,come dire,che finalmente la vita fosse toccata a me.

Ce l'ha un'anima?
E'viva?
Sente?
Perchè non so raggiungerla?
Me le trovo nel caffè queste domande,ogni mattina.
Ogni notte s'addormentano dopo di me.
Sono mostri.
Brutti,senza gambe:e però vanno da tutte le parti.
Senza occhi:ma non fanno altro che fissarmi.
E si riproducono,in continuazione.
Così,alle domande che potrebbero essere utili si mischiano quelle che non serviranno mai a nessuno,a niente.

In che modo stavo già perdendo il gioco a premi che stringi stringi è la vita,che è l'amore?
M'innamoravo di un tipo a caso,per hobby?
Sognavo un paese abitato da soli artisti?
Stavo malissimo?
Benissimo?
Come li ho persi i punti?
Dove?
Si potranno mai recuperare?

Bisogna chiederselo ogni tanto.
Bisogna,cazzo:ma la vita è mia o è lei che sta vivendo me?

"Fidati di me" mi ha sussurrato.
Mi ha spogliata,piano.
O forse veloce,non ricordo.
Ricordo solo che abbiamo fatto l'amore una,due,tre volte.
E mi è venuto il cuore.
Una,due,tre volte.
Così,proprio.
Non me l'aspettavo.
Il cuore:si è sfarinato,sciolto,sparso fino ai polsi,alle caviglie,alle orecchie.

Semplicemente esistendo dava vita a tutto quello che lui,a prescindere,adorava:bellezza spudorata,allegria autentica,luminosità innata.

"Ma ti rendi conto?Chi si crede di essere?"
"Il fico che è..."

"La tua smania di controllo sta diventando insopportabile"
Lui lo chiama controllo,io lo chiamo amore.

Ma anche grazie alle domande che mio marito non mi ha mai fatto,lui è entrato nella mia vita..

Non ha difese davvero,contro la realtà.
Chiede solo di venirne esentato.
Devo metterlo in salvo.
Da questa malattia che mi è presa e che non passa,non passa,non passa.

Il mio amore per lui mi espone continuamente al vento.
Di me stessa,delle mie insicurezze più profonde,dell'esistenza.

Tutti credono di essere diversi,un istante prima di diventare identici agli altri.

E non ti capita mai,certe notti,di sentirti sola?E ancora più sola perchè lui è lì con te?

Così il mostro,anzichè avercelo dentro,te lo sei messa accanto?
Hai semplicemente dato a un'altra persona la responsabilità di rovinarti la vita,dunque.

Non si può vivere sano.
La vita è una malattia di per sè.

E tu?
Tu vuoi prenderti la responsabilità di attaccarla a persone che possono starsene buone e comode a non esistere?

A furia di guardare cose belle si diventa essere umani migliori.

"Mamma perchè piangi?"
"Per tutte le maledette esistenze che potrebbero farci felici,se non fossimo sempre alle prese con la nostra"

Questo vuoto impossibile,che più ho riempito,più mi si è allargato dentro..

La possibilità di una salvezza arriva sempre da dove non ce l'aspettiamo.

E' solo vita:continuare ostinatamente ad amare R.,non riuscire a fare a meno di A.,perdere un lavoro a cui tenevo tanto,non sapere chi sono,che ne sarà di me...è solo vita.

I "bambini amati" sono certi che al loro papà interessi più di ogni altra cosa al mondo vedere quello che loro vogliono fargli vedere.

Come sempre. Ma mai più dopo stasera.

Chi vive di emozioni forti,e dunque di cuore,non accetta facilmente i compromessi della vita di tutti i giorni,non si sposta volentieri dal piano dei sogni a quello della realtà.

Ti prego,dammi un barattolo.Dammi un barattolo della tua stranezza,della tua eccezionalità.

Piango,come credevo di non saper piangere.
Non sono lacrime queste,però.
Sono pietre.
E' pus.
E'sangue.

Devo uscire,uscire da questo che sicuramente è un incubo,sicuramente,sicuramente è un incubo.
O comunque devo uscire dal mondo,se questo non è un incubo.

"Ora la aspetta un periodo terribile.
Le lacrime si sveglieranno con lei,il bisogno di vomitare prima.
Passeranno mesi,ma questo dolore non passerà.
Però si fidi.
Un giorno aprirà gli occhi.
Forse si troverà ancora le lacrime in faccia e il vomito in gola.
Comunque sentirà di essere sopravvissuta.
E sarà una grande scoperta.
Una grande,grandissima scoperta.
Da cui ricominciare"
Il mio amico del Kenya aveva ragione:arriva un giorno in cui le lacrime,comunque,si svegliano con te.
Si sono svegliate.
Comuque si sveglia il vomito,prima.
S'è svegliato.
Ma appena apri gli occhi realizzi:oddio.
Sono sopravvissuta.
L'ho scoperto mentre guardavo A. che ancora dormiva,con le gambe incastrate alle mie,un braccio sulla mia pancia.
Mi sono alzata,facendo attenzione a non disturbarlo.
Sono andata in cucina e ho messo su il caffè.
Cantavo?
Sì,cantavo:fra me e me.
Così,perchè era mattina.
Così,perchè di là c'era A.
Così,perchè ero sopravvissuta.

Per la prima volta mi sono ricordata di essere donna.
Non una persona,per quello chissà quanto ci vorrà:ma una donna,ecco.

Perchè?
Perchè lei sì e io no?
Ho pensato,allora.
Come uno schiaffo,un'idea,un acquazzone.
Mi è arrivato addosso il bisogno di chiedermi:perchè?

Forse siamo tutti il Peter Pan di qualcuno.
Innocenti:tutti.
Senza cuore,con chi è davvero pronto a darci il suo.
A fare venire il nostro.

Quello che ti ha fatto è troppo.
Roba da ritirargli la carta d'identità di essere umano.

Sarebbe ora che tu perdessi te stessa.
O meglio:quell'idea di te stessa che non ti serve più a un cazzo.

Io ti ho sempre amato.Forse non lo so fare,ma ti ho amato.Sempre.

Sai io ce la sto mettendo tutta,per andare avanti.
Ma il problema èche l'amore per te,da qualche parte,continua ancora a farmi da bussola.
Ma la direzione che mi indica è sbagliata.

...credono che l'esistenza che trascinano gli sia capitata come una dannazione:invece è esattamente l'unica che desiderano,l'unica adatta a loro.
Si mettono in salvo e credono di perdersi,rischiano di perdersi e credono di mettersi in salvo.
Quanto pesa quello che siamo?
E quello che non abbiamo?
Sembrano chiedersi in continuazione...ma non se lo chiedono mai.

Sono stati bambini disturbati,non amati,amati troppo,amati male.
Adolescenti con brufoli,timidi,incazzati,ora sono quello che sono,non lo sono abbastanza,lo sono troppo.
Sono qui per un attimo e hanno un'urgenza assurda di per sempre.
Cadono all'indietro,prendono rincorse.
Non sanno chi sono,

Semplice,c'è sempre a chi va tutto bene.
Semplice:non sono mai io.







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