Se non capivano perché me ne ero andato, forse non capivano me. Non mi capivano affatto. E forse non mi avevano mai capito davvero.
Io ero l'ombra, il sostegno, il piano B. Ero venuto al mondo nel caso fosse accaduto qualcosa a Willy, ero stato convocato come rinforzo, distrazione, diversione e, se necessario, pezzo di ricambio. Magari un rene, una trasfusione di sangue oppure un frammento di midollo spinale. Tutto questo mi era stato esplicitato da quando ho memoria e ribadito regolarmente. Avevo vent'anni quando ho saputo della presunta frase che papà avrebbe detto a mamma il giorno della mia nascita: "Splendido! Adesso mi hai dato un erede e una riserva: il mio lavoro è finito". Probabilmente una battuta. Ma, d'altro canto, si dice che pochi minuti dopo essersi esibito in questo siparietto di comicità, mio padre abbia incontrato la sua amichetta. Conclusione: spesso scherzando si dice il vero. Io non mi sentivo offeso, non provavo assolutamente niente. La linea di successione è come il meteo, la posizione dei pianeti o l'alternarsi delle stagioni. E chi aveva il tempo di crucciarsi per cose che tanto non si potevano cambiare?
Fare ridere gli altri mi dava una bella sensazione, soprattutto visto che io non ridevo da mesi. Forse Pat lo sapeva. Di tanto in tanto si voltava, mi vedeva fare lo scemo e rideva anche lei. Era la cosa più bella. Mi piaceva divertire i ragazzi, ma per me niente valeva di più che fare scoppiare in una risata Pat, che era sempre infelice.
C'è tanta pace nel mondo esterno per alcuni...per quelli che sono liberi di cercarla.
La nonna non è che non provasse emozioni. Al contrario, sono sempre stato certo del fatto che provasse tutte le normali emozioni umane solo che sapeva controllarle meglio di noi altri comuni mortali. Per gran parte del weekend del Giubileo d'Oro rimasi accanto a lei e pensai spesso:"Se questo non la scuote, merita proprio la reputazione di essere dotata di serenità imperturbabile". Se è così, sono forse un trovatello? Perché io ho i nervi a pezzi.
Avevo sniffato cocaina. Non era molto divertente e non mi rendeva particolarmente allegro ma mi faceva sentire "diverso" ed era questo lo scopo principale. Sentirmi diverso. Ero un ragazzo di diciassette anni profondamente infelice e disposto a provare qualsiasi cosa potesse cambiare la situazione.
Non mi interessa chi sono, basta essere una persona nuova, diversa dal principe.
Nessuno, a parte Willy, capiva cosa significasse vivere in questa surreale boccia per pesci, nella quale gli eventi normali venivano trattati come abnormi e l'anormale veniva normalizzato.
Avevo sempre desiderato conoscere una donna e non vederla spalancare gli occhi alla menzione del mio titolo: volevo che li spalancasse per la mia mente, per il mio cuore.
Vidi il sorriso di papà, difficile non rendersene conto, impossibile negarne la fonte: Camilla. Volevo molte cose, ma al loro matrimonio mi stupii di scoprire che la felicità di mio padre era comunque uno dei miei massimo desideri. E, strano a dirsi, volevo che persino Camilla fosse felice. Magari in questo modo sarebbe stata meno pericolosa?
Sono felici, sono davvero felici. Accidenti, vorrei tanto che fossimo tutti felici.
Non possono spezzarmi. Forse perché sono già spezzato?
Il cordoglio è un peso da condividere.
"Chi ci separerà?"
"La vita, ecco chi"
I matrimoni erano occasioni gioiose ma sotto sotto erano anche dei funerali in chiave minore, perché dopo avere pronunciato i voti le persone tendevano a scomparire.
Willy si ostinava a essere competitivo, a trasformare il nostro rapporto in una specie di olimpiade privata. Non aveva già accumulato un vantaggio incolmabile? Era sposato, con un bambino in arrivo, mentre io mangiavo cibo da asporto in piedi davanti al lavandino. Il lavandino di papà. Vivevo ancora con papà! Game over, amico. Hai vinto.
Chi sei quando non puoi più essere quello che sei sempre stato, quello che ti hanno addestrato a essere? Come puoi smettere di essere un soldato quando è l'unica cosa che sei mai stato e hai mai voluto essere? Non smetti. Anche se non sei più un soldato, non devi smettere di essere un soldato. Mai.
Mi sentivo solo ma la solitudine era meglio del panico.
Il rispetto e la compassione non sono dei doni, sono il minimo che ci dobbiamo l'un l'altro.
Aiutare gli altri, fare del bene: guardare fuori anziché dentro.
Perché la bellezza ci fa restare senza fiato? C'entra qualcosa con il nostro desiderio innato di ordine? Non è quello che dicono gli scienziati e gli artisti? Che la bellezza è simmetria e dunque rappresenta la tregua dal caos? Ma la bellezza di quella donna, e la mia reazione nel vederla, non dipendevano dalla simmetria. In lei c'erano un'energia, una gioia e un'allegria sfrenate. Mi aveva colpito quel suo modo di sorridere, di interagire con la sua amica, di guardare l'obiettivo: sicura, libera. Credeva che la vita fosse tutta una grande avventura, era evidente. Che privilegio sarebbe stato unirmi a lei in quel viaggio. Capii tutto questo dal suo viso. Un viso luminoso, angelico. Non avevo mai avuto un'opinione chiara sull'interrogativo scottante: esiste una sola persona per ognuno di noi si questa Terra? Ma in quel momento ebbi la sensazione che potesse esserci un solo volto per me: il suo.
Venivamo da mondi diversissimi eppure nessuna di queste differenze sembrava insormontabile o anche solo importante. Al contrario, erano qualcosa di naturale, di stimolante. Le contraddizioni creavano un senso di: "Ehi, io ti conosco", ma anche:" Ho bisogno di conoscerti";"Ehi, ti conosco da una vita", ma anche:"Ti cerco da una vita, per fortuna sei arrivata... perché ci hai messo tanto?
La particolare eccitazione che scatta quando c'è fin troppo da dirsi, quando non c'è abbastanza tempo per dire tutto quello che bisogna dire.
Prenderci cura l'una dell'altra, è questo il punto. Questo è l'amore.
Il dolore è tutto ciò che mi rimane di lei. E il dolore è anche ciò che mi sprona.
Mia madre non era immagini o impressioni, era per lo più un buco nel mio cuore e se avessi guarito quel buco, se lo avessi rattoppato, che cosa sarebbe successo?
Trasformare le persone in animali, in non persone, è il primo passo per maltrattarle, per distruggerle.
L'amavo con tutto il cuore, come non avevo amato nessuna prima. Eppure, dirlo rese tutto reale. Dirlo, mise in moto le cose, automaticamente. Dirlo fu un passo avanti.
In questo mondo folle, in questa vita piena di dolore, ce l'avevamo fatta. Eravamo riusciti a trovarci.
Speravamo che i corrispondenti reali continuassero a occuparsi di merda invece che tirarcela addosso.
Sosterrò sempre la regina, il mio comandante in capo, mia nonna. Anche dopo la sua morte. Per me il problema non è mai stata la monarchia e nemmeno il concetto di monarchia. E' sempre stata la stampa, e il rapporto malato che negli anni si è sviluppato tra i giornalisti e il Palazzo. Amo la mia patria, amo la mia famiglia e sarà sempre così. Avrei soltanto voluto che, nel secondo momento più brutto della mia vita, tutti loro fossero stati al mio fianco. E sono sicuro che, un giorno, si guarderanno indietro pensando che avrebbero voluto farlo.
Meg buttò giù alcuni pensieri in una sorta di diario che poi condivise con me. Li lessi come una poesia d'amore. Li lessi come una dichiarazione, un rinnovamento dei nostri voti nuziali. Li lessi come una proclamazione, una celebrazione, un encomio. Li lessi come un sigillo. Lei diceva:" Quello è un uomo". Amore mio. Diceva:" Quello non è una Riserva".
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