È questa la forza di un libro, quella di rimanere indefesso di fronte a tutto, soprattutto alla nostra ignoranza e alla nostra pigrizia, per poi diventare il nostro miglior amico appena dopo le prime pagine, cui legarsi a catena, sperando che non finisca più. A dirla tutta, il limite di un libro è proprio quello che purtroppo poi finisce.
Ma questi genitori, invece di fare credere ai loro ragazzi di poter diventare Mina o Renato Zero, perché non fanno due passi con loro per andare al cinema o a teatro? Per potergli spiegare che c'è un tempo per tutto e invece di andare in uno studio televisivo a cantare canzoni che non gli stanno in bocca, potrebbero confessare senza paura cosa gli piacerebbe fare. Da grandi, non ora. Ora si studia. E domani è un altro giorno, si vedrà. Come diceva Ornella Vanoni, a 37 anni, appunto.
E ho capito che, in fin dei conti, all'uomo basta sentirsi raccontare una favola nei momenti brutti della vita per sentirsi un po' meglio.
E poi, la certezza che domani mattina ci faremo un bel caffè presto e saremo pronti a ricominciare questa follia che tutti chiamiamo vita.
E ti viene in mente quando le vacanze non le organizzavi ma ti ci portavano i tuoi, come un pacco, magari con nonna che non aveva niente da fare e poteva stare con te tutta l'estate: quella era la vacanza, che infatti si chiamava villeggiatura e in quel periodo, mare o montagna o collina o campagna, tu crescevi senza saperlo guardando una lucertola o le formiche per ore, forse parlavi con una bambina che non avresti visto mai più e che ti stava facendo l'imprinting della donna della tua vita, quella che ancora cerchi e che non trovi. C'era un libro dei compiti estivi sul comodino e un libro da leggere in cucina mentre qualcuno preparava la cena per te, e quando i tuoi venivano a trovarti per il fine settimana ti dicevamo sempre una frase che non potevo capire:"Come sei cresciuto!". Adesso che lo sei finalmente, davanti a quel computer che ti rimanda le foto dei mari e delle montagne di tutto il mondo, ti viene da piangere e capisci finalmente che le vacanze sono finite. E non ti rimangono che le ferie.
Quello che mi irrita del tempo che avanza è che ogni giorno imparo qualcosa che mi è stata già insegnata in tempi non sospetti quando non avevo il cervello per capirlo.
L'emotività: per noi è tutto un fuoco d'artificio. È il bello e il brutto della nostra indole. È per questo che stimiamo tanto, e a volte anche con un certo senso di colpa, chi riesce a mantenere ferme certe emozioni.
Giugno, tra i mesi più caldi, è quello più bello perché è quello che più assomiglia al venerdì sera della settimana. Luglio è sabato, è il giorno in cui ti godi la sensazione che sta per arrivare l'estate. "Tanto domani è domenica" e quindi domenica in realtà è Agosto: e l'estate è già finita. E basta. Perché ad Agosto non puoi che pensare a Settembre, ci vuole un attimo che arrivi, le vacanze sono già finite, tragedia! Invece, Giugno, che meraviglia...quello shampoo appena fatto, quella doccia di nuovo con acqua fredda, senza asciugarsi i capelli, senza pensare alla cervicale, a bordo del motorino, in due. "Dove andiamo? Ma che ci frega? Andiamo a farci un giro, è Giugno!". Davanti c'è tutta l'estate del mondo con i suoi tempi dilatati, la speranza del giorno dopo, dove non c'è niente da fare e si può quindi fare tutto, o meglio il cervello "sente" che si può fare tutto e decide, guarda un po', di non fare proprio niente.
Guardava quel giorno che finiva come un'occasione persa, io come una sera ancora da vivere.
Perché la comprensione è legata al tempo che passa? Perché ci vuole tempo per capire? Perché se ti guardi indietro ti senti sempre ridicolo? Perché solo sul letto di morte sarà possibile dire:"Ah, ecco, era così!". A che serve? Non sarebbe meglio prima?
Mi chiedo quindi se c'è un'età per dire:" Io questo non lo posso più fare". Esiste un'età perché si smetta di sognare che una città possa chiamarsi come te? Io dico di no, perché quell'ora che una volta ci brillava in faccia adesso si è semplicemente spostato. Dentro di noi. Trovarlo non è difficile: si tratta di recuperare quello che ci piaceva veramente a quell'età e sentire se ancora lo apprezziamo. Avere la propria scorta d'oro personale ci solleverà dal piombo degli ultimi anni.
Che davvero poi vallo a sapè com'è l'amore...che non è quello delle pubblicità, degli autoscatti su Twitter e delle frasi su Facebook, e magari sta in un incontro non voluto, non cercato, in una piazza senza appuntamento.
Fai una cernita di quei quattro stracci del tuo passato e porta solo il meglio nella tua nuova vita. Porta sette vestiti e dieci costumi, due jeans e dieci magliette, porta solo le cose che usi e basta. I libri, solo quelli che hai letto e quei tre che avevi sul comodino. Porta la tua musica, tutta, ma soprattutto porta te stesso e quello che potrai diventare là dentro e che ancora non sai di essere.
Fino a quando ci sarà una persona che ti dice:"Non ti preoccupare, domani passa", sei l'uomo più felice del mondo.
Vedere un'ex. Bisogna essere forti per trattenere il riannodarsi di certe sinapsi che si erano sciolte nel tempo. Perché, di fatto, ormai la vita di ciascuno prescinde da quella dell'altro. Vite che prima s'incrociavano come uno scambio ferroviario nei pressi di una stazione importante. In realtà esiste una vita propria ed esiste una vita che scorre da sola in quella degli altri.
Tutto ricorda tutto. Giorno dopo giorno una vita come questa, la sua, è scorsa da sola nella tua. Tutto inutile. Perché le vite sono altre, ormai,. È colpa tua? È colpa sua? Che importa? Avete perso tutti e due. E quegli scambi sono diventati binari che scorrono felici (più o meno) per conto loro.
Via, adesso, non girarti mai, mai. Dritto come un robot senza telecomando verso il tuo binario unico sola andata e che lei ha perso.
Chi ti conosce poco, in realtà, è chi ti conosce meglio, perché conosce la parte più vera di te, cioè la peggiore.
Quando avrai bisogno di un consiglio dove serve un po' di distacco, l'amico è troppo coinvolto e non può avere quella lucidità richiesta dalla questione che poni. È troppo preso, e quindi non vuole rischiare di addolorarti magari per non perderti come amico.
In casa c'è un tavolo diverso da tutti gli altri tavoli. È il tavolo della cucina. Non è quello della tua stanza, non è quello del salotto. Il tavolo della cucina è un tavolo nudo, spoglio, pronto per accogliere tutto. E'un tavolo "tabula rasa", è il foglio bianco della tua vita. Si presta a qualsiasi cosa, non solo ai preparativi del pranzo e della cena. Oltre al fatto che ci facevi i compiti già alle elementari aiutato da chi stava stirando i panni, quello era il tavolo dove hai giocato a tombola la sera di Natale. E' il tavolo da lavoro, dove puoi farci di tutto, tanto se cade qualcosa "che mi frega, è il tavolo della cucina". E'un tavolo accogliente: a Elton John non pare vero di accomodarcisi da quando ha una famiglia, tornando a casa la sera. Si può definire un tavolo davvero democratico, perchè accetta tutti i tipi di discussioni, futili e importanti, anche perchè è quello delle grandi decisioni, dei preventivi, dei documenti da leggere, sul quale puoi aprire le mappe per decidere il viaggio della prossima estate, è il tavolo dei sogni, ma anche il tavolo delle ammissioni di colpa. Senza dimenticare che questo tavolo si presta a tutto, anche alla seduzione: ce la ricordiamo tutti la scena de "Il postina suona sempre due volte" con Jack Nicholson e Jessica Lange che si rotolavano fra nuvole di farina, ringhi e urla soffocate.
Quando devi fare qualcosa che lascia il segno, è a quel tavolo che devi pensare: George Clooney, potendo scegliere tutte le location possibili al mondo dove dichiararsi a quella che poi sarebbe diventata sua moglie, dove le ha fatto trovare l'anello? Sul tavolo della cucina!
Ciarpame. Come altro definire quella roba che abbiamo in casa sotto gli occhi tutti i giorni ma che non usiamo semplicemente perchè non la vediamo? Siamo pieni di ciarpame, il cui principale difetto, nascosto fino a quando non ce ne siamo liberati, è che ha un suo volume, occupa posto dentro casa nostra, togliendoci l'aria che respiriamo.
Il trucco per affrontare la vita sempre con un sorriso è accettarla per come viene.
Ironia: la tua migliore amica.
Onestà: i tuoi sonni tranquilli.
Altro? Un giorno potresti rimpiangere questo periodo come il più felice della tua vita. Ma non è vero:
quando sarai da solo con i tuoi pensieri adulti e dietro di te sentirai un sorriso amico, è lì che capirai di essere felice. Ed è quello che ti auguro.
Quando si fa un regalo a un adulto non si può regalare una cosa sbagliata, con la scusa del "pensierino"; una contraddizione in termini, in realtà non ci hai pensato nemmeno un attimo e mi hai regalato una cosa che mi repelle, che non userò mai o che riciclerò. Non è il regalo a essere sbagliato, è la persona che lo fa!
Questa sera a casa mia voglio invitare a cena qualcuno che mi dia qualche cosa per l'anima, uno spunto per una riflessione, che racconti qualcosa di sè, che ponga una domanda ficcante, capace di fare una sana polemica, qualcuno che butti sul tavolo, come fosse un rilancio al buio, un argomento importante.
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