mercoledì 29 dicembre 2021

"Donna Vergogna" Ilaria Principi (2021)


 LA TRAMA:
Questo libro può essere definito un concept album senza note, ma con tante parole. 
L'autrice esordiente, appassionata di poesie, scrittura e musica, dopo aver inizialmente dato vita a testi dall'impronta tipicamente rap, ha sviluppato un capitolo per ogni potenziale canzone. 
In ciascuno di essi, sono presenti storia aneddoti autobiografici.
Fra pagine colme di dolore e altre condite da leggerezza e autoironia, Ilaria racconta la sua vita. 
Dall'ombra della violenza domestica alla guerra contro gli attacchi di panico; da un'infanzia traumatica al coraggio di affidarsi alla psicoterapia, la Donna Vergogna mette a disposizione i suoi vissuti e le sue esperienze, al fine di schiacciare tabù, stereotipi, pregiudizi ed etichette.
Va in scena una vera e propria lotta a colpi di rime e racconti, contro le chiacchiere sterili e i tanti luoghi comuni della nostra società, per certi versi arcaica.



IL MIO GIUDIZIO:
È con estremo piacere che mi accingo a recensire "Donna Vergogna", opera prima, e in parte autobiografica, della mia amica di Facebook Ilaria Principi quella che, scherzando, definisco "mia figlia"anche se ha soltanto otto anni meno di me. 
Effettivamente sono tante le particolarità che ci accomunano: se ne era accorta lei leggendo i miei libri e l'ho realizzato anche io, leggendo il suo. 
Abbiamo entrambe la passione per i cantautori italiani, in particolare modo Fabrizio De Andrè e Luigi Tenco; soffriamo entrambe a causa di un'esasperata sensibilità che ci porta ad amplificare ogni minima sensazione; viviamo entrambe, a causa di un trascorso familiare non propriamente felice, come se combattessimo una perenne battaglia da cui troppo spesso usciamo con le ossa rotte anche se, grazie alla nostra innata autoironia, bene o male riusciamo sempre a rimetterci in piedi. 
Soprattutto, abbiamo entrambe una necessità di esternare e condividere ciò che portiamo dentro e, forse perché a voce non riusciamo a farlo, ci viene più semplice buttare fuori le emozioni attraverso la scrittura. Entrambe sentiamo di non ricevere abbastanza amore a attenzione e allora lo ricerchiamo attraverso le parole.
Troppo spesso veniamo usate come cestino dei rifiuti delle altrui frustrazioni e siamo sottoposte a monologhi logorroici che ci ammorbano di negatività....e noi zitte, a subire, perché siamo troppo pazienti e tolleranti. Tutto questo disinteresse all'ascolto, questa superficialità di sentimenti ci porta a isolarci e chiuderci in noi stesse e la scrittura è un po'un modo per uscire da questo isolamento. L'urgenza di imprimere nero su bianco è talmente forte che, spesso, lo facciamo di getto, direttamente sulle note dello smartphone.
E, ancora, tutte e due soffriamo di quello che lei definisce un "sentimento di inadeguatezza da branco": non ci piace frequentare gruppi numerosi di persone perché sono dispersivi.
Nemmeno a farlo apposta, ho espresso esattamente lo stesso mio concetto in uno dei capitoli finali di "Ho sbloggato".

C'è una frase, poi, quasi a conclusione dell'opera che mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta perché, in poche righe, ha espresso esattamente ciò che provo anche io:
"Io sto bene solo quando scrivo. Quando sto seduta al PC a scrivere o sdraiata sul letto, in piena notte, a comporre, sento che sto facendo quello che voglio e quello che devo".

Prendendo spunto da alcuni versi in rima da lei composti, e che ama definire "canzoni" (fra cui anche "Donna Vergogna" che dà il titolo all'opera) Ilaria affronta e approfondisce diverse tematiche piuttosto ostiche e lo fa con una lucidità e occhio critico non indifferenti: il bullismo, la violenza, l'omertà della gente che sa solo spettegolare e trarre conclusioni affrettate ma che non ha il coraggio di intervenire quando dovrebbe; le amicizie sbagliate che spezzano il cuore, gli attacchi di panico invalidanti che lei paragona a un amante geloso che ti condiziona e controlla la vita; il percorso di psicoterapia e il rapporto di amore e odio con la sua Dottoressa; la paura di voler morire che è ben diversa dalla più comune paura di morire; il senso di solitudine che troppe volte le è capitato di provare dentro di sè, le sue complesse vicissitudini familiari con un fratello affetto da disturbo bipolare della personalità, un padre flemmatico che vive nel suo mondo ma con cui ha sempre condiviso poco, anche perché non è stato propriamente un esempio di vita edificante e una mamma tuttofare, ruvida e spartana però comica e dissacrante e che, lo si evince chiaramente, le vuole un gran bene ed è la colonna portante della vita di Ilaria. Non mancano però nemmeno argomenti più leggeri e delicati, come la passione per il calcio o la nascita dell'adorato nipotino Federico, a cui è virtualmente dedicato il libro.

In questa opera che, immagino, non sia stato facile per lei scrivere e che, talvolta, è un pugno allo stomaco leggere, Ilaria si è messa totalmente a nudo e, senza filtri, ha mostrato le sue fragilità e le sue debolezze (vi garantisco che non è facile farlo), mettendole a disposizione del lettore, affinché le sue esperienze possano, se non essere di aiuto, quantomeno fornire un importante spunto di riflessione.

In certi passaggi può sembrare dura, con i suoi modi di parlare e di agire (ammette, in passato, di aver alzato più volte le mani per sbrogliare delle situazioni un pò complesse) ma ha dovuto costruirsi una ruvida corazza per affrontare le intemperie della vita e, soprattutto, la cattiveria e la meschinità della gente che, se non si sta attenti e ci si scherma a dovere, può anche uccidere. Ecco, in questo siamo un po'diverse in quanto io, con la mia anima scarnificata, sono e resto una pappa molla di cui tutti si approfittano.

In linea di massima, mi sono totalmente ritrovata nelle sue parole e spesso mi ha fatto piangere per i ricordi che mi ha evocato. Da un lato è "consolante" sapere che non sono stata la sola a vivere determinate situazioni, dall'altra rileggere certi eventi nero su bianco è far continuare a sanguinare una ferita che, di fatto, non si è mai chiusa: il sapere che se avessimo ricevuto più attenzioni, più amore, più incoraggiamenti, adesso saremmo senza dubbio donne più sicure e maggiormente equilibrate. Raramente mi capita di piangere leggendo un libro, di starci male sì ma di piangere credo sia successo solo con "Non ti muovere" e "Io e Marley". Invece, in certi capitoli, "Donna Vergogna" mi ha completamente devastato.

Per essere la sua prima opera, tanto di cappello, ha affrontato tematiche per niente facili e, anche stilisticamente è davvero impeccabile. Per tutti questi motivi vi invito caldamente ad acquistare e leggere il libro di Ilaria, edito da Youcanprint (la stessa casa editrice di cui mi avvalgo anche io), che potete trovare sui maggiori store di vendita online di libri (Amazon, IBS, La Feltrinelli, Mondadori Store, Libraccio.it, solo per citarne alcuni).


IL MIO VOTO:
Brava Ila, non te lo dico per piaggeria o perché sei "mia figlia", ma hai davvero fatto un ottimo lavoro, sembri una scrittrice navigata e non certo una esordiente alla sua prima opera. Sii fiera di te!
LIBRO CONSIGLIATISSIMO!


LA SCRITTRICE:




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