mercoledì 15 gennaio 2020

"Col vento amico" Claudio D'Amico (2019)

LA TRAMA:
Francesco, giornalista lucano a Roma, e Davide, il vigile del fuoco che lo ha salvato da un incendio in un ristorante, prendono a frequentarsi stabilmente.
Nonostante un inizio piuttosto complicato per via di alcune vicissitudini e sventure di ogni sorta, i due si sono parecchio avvicinati.
Francesco è spesso a casa del quarantenne pompiere, che alcuni mesi prima ha divorziato dalla moglie, scegliendo coraggiosamente di stravolgere la propria vita per assecondare la sua vera natura e vivere alla luce del sole un rapporto omosessuale. 
Tra alti e bassi, i due compiono piccoli, grandi passi che li portano a evolvere e maturare al punto di vista affettivo, sessuale e sentimentale.
Imbarcarsi in una relazione, a quaranta e ventotto anni, può essere un percorso pieno di insidie, ma i due non si scoraggiano.
I difetti dell'altro fanno sorridere, e se pure avvengono incomprensioni, una buona riserva d'ironia aiuta sempre a sdrammatizzare tutto.
In questo clima di intesa e volontà di perseguire gli stessi obiettivi, Davide e Francesco raggiungono insieme tappe importanti della loro vita di coppia.
Il loro viaggio, infatti, è costellato di grosse novità e momenti unici che rimarranno per sempre impressi nei loro ricordi.
Tutto sembra scorrere liscio, fino a quando, come un fulmine a ciel sereno, Francesco non si ritrova preda delle sue antiche paure, del timore dei cambiamenti.
Dov'è finita la resilienza di un tempo?


IL MIO GIUDIZIO:
"Col vento amico" è il sequel di "Sarò la tua tregua" (letto poco più di un anno fa, potete trovare la recensione nella categoria "recensione libri letti" o direttamente in quella dell'autore Claudio D'Amico).

Francesco è un giornalista lucano prossimo ai 30 che si è trasferito a Roma per lavoro.
Ragazzo ingenuo, maldestro, assolutamente sensibile ed emotivo, tanto ansioso quanto vanitoso, dopo anni trascorsi fra avventure svilenti con omosessuali repressi e già accasati con moglie e figli, che gli dedicavano ritagli di tempo in incognito,
durante un fortuito incendio in un ristorante in cui si trova(suo malgrado o per fortuna) a cena, incontra l'amore della sua vita:
Davide, quarantenne vigile del fuoco, bello, aitante, virile, eclettico che, non solo lo salva dal fare la fine del topo abbrustolito ma che lo ama,lo protegge e lo rispetta come nessuno aveva fatto mai prima d'ora.


Dopo un anno di relazione intensa e appassionata, si accingono a sposarsi.
Questa è la storia dei giorni che precedono il matrimonio e quella dei mesi a venire.

Il loro sarà uno dei primissimi matrimoni omosessuali celebrati in chiesa, dopo che  il Vaticano ha accettato di aprire il sacramento anche alle coppie gay (sogno per ora illusorio, purtroppo!).
Così come illusoria è la facilità con cui Francesco e Davide riusciranno ad ottenere in adozione il piccolo Adriano, loro figlio... ma, tutto sommato, è una bella favola che si spera possa diventare realtà il prima possibile.

C'è molto del vissuto di Claudio nel protagonista che, come lui, viene dalla Basilicata.
Il dolore nell'essere preso in giro per strada, da perfetti sconosciuti, per l'aspetto e le movenze effemminate.
Ma anche il conflitto interiore nell'accettarsi, soprattutto, nel farsi accettare per quello che è: un uomo col fisico più da donna che da uomo(fianchi stretti, sedere a mandolino) anche se con dei peli di troppo, che dentro di sé si sente una donna a tutti gli effetti ma che, allo stesso tempo, non ha il coraggio di fare una riattribuzione chirurgica del sesso un po' per vigliaccheria, un po' per paura un po' perche si sente già comunque donna, pur se intrappolato in un corpo d'uomo.


Questa, io credo, sia la costrizione più pesante che si possa avere:
vivere in un corpo che non riconosciamo come nostro.
Non voglio divagare ma, alcuni passaggi del romanzo, mi hanno fatto ripensare a Melanie, una ragazza transessuale che incontrai qualche anno fa alla stazione (uno di quegli incontri di pochi minuti ma che ti rimangono nel cuore per sempre).
Melanie era ancora dolorante perché si era sottoposta a una mastoplastica additiva solo pochi giorni prima e, a breve, sarebbe volata in Tailandia per completare il passaggio da uomo a donna.
Ho ancora impresse nella mente le sue parole quando le dissi che, appunto, credo non ci debba essere sofferenza più grande che vivere in un corpo che non ci appartiene.
"Hai detto bene, è una violenza, una costrizione, è vivere in un prigione senza aver possibilità di uscirne.
Ci chiamano contronatura ma è contronatura quello che dobbiamo vivere, l'essere quello che non si è.
Non è contronatura quello che vogliamo e cerchiamo di diventare. Per poter finalmente vivere."


Sono dell'idea che ci vogliano autori come Claudio, o registi come Ozpetek, che raccontino queste storie, per fare comprendere come il mondo LGBT non sia un mondo alieno.
Per fare capire quanto possa fare male la discriminazione o anche un semplice commento fuori luogo detto con superficialità (quanti danni fa la superficialità!!!).


Vorrei che libri come questi venissero letti anche nelle scuole (senza nulla togliere a Leopardi o a Pascoli!): 
è necessario che tutti  capiscano come ci si possa sentire a vivere in una pelle che non percepiamo come nostra.
Certo, è un qualcosa che, come ci insegna Francesco, si può impare ad accettare, cercando di essere il più noi stessi possibile.
In questa complessità, in ogni caso, non c'è bisogno della battuta goliardica ma stupida di qualche omofobo che si crede buontempone.
Perché, quello che per lui è la battuta di un minuto, può restare attaccata addosso per anni, se non per sempre.
E  fa male.


Però, come fa notare Claudio (ed è lo stesso pensiero che ho sempre avuto io...infatti appena ho letto il brano gli ho scritto su WhatsApp per fargli notare la "telepatia"), talvolta sono gli stessi omosessuali a "ghettizzarsi":
perché mai definirsi coppie "arcobaleno"?
Stiamo parlando di persone, non di un fenomeno atmosferico né, tantomeno, dei "mini pony"...quindi chiamiamole per quello che sono: coppie.
L'arcobaleno lasciamolo al cielo dopo che ha piovuto.


In un alternarsi fra presente e passato, con cenni storici sia alla natia città lucana del protagonista (ma anche dell'autore), Lauria, che a quella capitolina, "Col vento amico" sa regalare belle emozioni.
Si ride tanto, perché Claudio ha una vena comica ed ironica non indifferente, ma allo stesso tempo, ci si commuove anche tanto, davvero fino alle lacrime.


È un libro che tocca le corde del cuore, che fa riflettere su tematiche importanti, non solo l'omosessualità ma anche la fragilità che attanaglia le persone particolarmente sensibili,
il dover crescere un figlio da soli, quando l'altro componente della coppia si trova a svolgere un lavoro pericoloso e impegnativo, lontano da casa.

Con un finale bomba che immagino e spero preluda a un nuovo sequel!

IL MIO VOTO:
Una storia d'amore LGBT che affronta anche tante altre tematiche importanti su cui riflettere.
Un romanzo romantico, ironico e commovente allo stesso tempo.
Consigliato!!!

LO SCRITTORE:

Nessun commento: