LA TRAMA:
Il lavoro di Velia è molto particolare: pratica la tanatoestetica in un ospedale.
I suoi pazienti sono persone che hanno lasciato la vita terrena in diversi e a volte anche bizzarri modi.
Lei, nei loro confronti, ripone tante di quelle cure e di quell'amore che sente intimamente il peso di una responsabilità: mostrarli ai parenti esattamente com'erano in vita.
Il suo impegno è tale che instaura con ognuno dei suoi "morti"un rapporto speciale, sembra quasi che loro le parlino.
In un'esperienza extracorporea li rincontrerà tutti e insieme faranno un insolito viaggio.
Sarà affascinante accompagnare Velia in questo strano percorso.
IL MIO GIUDIZIO:
Quando Roberta mi ha contattata per propormi il suo libro da recensire, di primo acchito,
dopo aver letto il titolo, sono rimasta un po' perplessa:
che storia si può mai architettare su una becchina che ricompone le salme?
E anche il tema trattato, suvvia, non è certo dei più amabili:
per quanto sia un fatto naturale e, sicuramente, l'unica certezza che abbiamo nella vita, la morte, come tutto ciò che è ignoto, stranisce sempre un po'.
Poi, però, ho letto la trama, che mi ha molto incuriosita e ho ripensato a tutti i libri su Kay Scarpetta che ho divorato, nel mio periodo "cornwelliano":
lì, metà dell'opera, è basata su descrizioni minuziose di autopsie...se ho resistito a quelle, potevo benissimo leggere di una donna che, i cadaveri, non li seziona ma, anzi, fa il possibile per renderli belli e restituire loro quella parvenza di vita che ormai non hanno più.
La vicenda è ambientata nel Luglio del 2015.
Velia Deschi è una donna avvenente, l'età non ci viene detta ma la si può collocare fra i 30 e i 40 anni.
Amante dell'ordine, della puntualità e della precisione al limite del maniacale, tiene molto al suo aspetto estetico ma è dotata anche di profonda introspezione.
Molto interessante è, infatti, ad esempio, il suo pensiero quando, trovandosi nell'ascensore dell'ospedale insieme ad altri pazienti, riflette sul fiato che viene versato in quei pochissimi metri quadrati: esso contiene simultaneamente la speranza di un miglioramento delle proprie condizioni fisiche ma anche il terrore di un improvviso e repentino peggioramento.
Un pensiero che può sembrare banale o perfino bislacco ma che rivela, in realtà, intensità e sensibilità.
Dopo il diploma in Cosmetologia ed Estetica, invece di aprire il classico centro di bellezza e di dedicarsi a massaggi, cerette e ricostruzione delle unghie, si è specializzata in Tanatoestetica, la pratica attraverso cui si prepara un defunto per il funerale, e spende gran parte del suo tempo proprio in questa particolare attività: dare un aspetto decoroso alle salme, soprattutto a quelle trapassate per morte violenta.
Velia nutre un profondo rispetto per i corpi che le vengono assegnati e vede nel suo lavoro una vera e propria missione: quella di prendersi cura di loro e di accompagnarli dignitosamente nel loro ultimo viaggio.
La prima parte del romanzo è abbastanza descrittiva e ci mostra una Velia che svolge il suo operato nell'obitorio dell'ospedale della sua città:
lava i cadaveri, li trucca, cerca di nascondere eventuali ematomi, inietta loro delle sostanze per rendere il volto il più naturale possibile, li veste con gli abiti che i parenti hanno preparato per loro e, proprio in base alle ferite che riscontra sul corpo o ai vestiti che le vengono consegnati, ipotizza il tipo di vita che queste persone possano aver condotto, ma anche che tipo di morte si siano trovati a dover affrontare.
C'è chi, come Giuliana Pedicini, è stata amata tanto in vita quanto nella morte e viene adagiata nella bara con abiti eleganti e anche con un tocco di sensualità;
mentre chi, come Lucrezia Orrù, è passata a miglior vita nell'incuria, nella sporcizia e in solitudine e si trova vestita alla bell'e meglio con delle calze di molte taglie inferiori alla sua e persino senza mutande, perché il figlio distratto si è dimenticato di portarle.
La seconda parte è, invece, decisamente onirica e ci troviamo di fronte a una sorta di "viaggio dantesco" che a me ha vagamente ricordato il romanzo di Mitch Albom "Le cinque persone che incontri in cielo".
A bordo di un pullman turistico, Velia assiste all'incontro fra le sue "amiche" salme e i loro parenti già trapassati che, dopo averle riabbracciate, le condurranno verso la loro nuova e definitiva sistemazione.
In più, fra le altre cose, si trova anche di fronte a una sorta di "vendita promozionale" di un'imbonitrice, tale Tecla Sampeddu, che cerca di convincere il suo pubblico ad aderire ad un nuovo metodo di sepoltura ecosostenibile.
Ma perché Velia è su quel pullman?
Si tratta di un sogno, di una visione, di un'esperienza extracorporea di premorte?
O forse è morta anche lei e ancora non se ne rende conto?
Uno dei libri più originali che abbia mai letto.
Un tema delicato, trattato con estrema delicatezza e anche con quel pizzico di umorismo che serve a sdrammatizzare l'osticitá dell'argomento.
Scritto con uno stile semplice e fluido, la storia di Velia ti coinvolge sin dalle prime righe quando, pedalando sulla sua bicicletta, si appresta ad affrontare la giornata che cambierà il corso della sua vita.
IL MIO VOTO:
Uno dei libri più originali che abbia mai letto.
Un tema delicato, trattato con estrema delicatezza e con un pizzico di umorismo che, in tale contesto, non guasta.
CONSIGLIATO!!!
LA SCRITTRICE:
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