LA TRAMA:
Nei casermoni di Via Stalingrado a Piombino avere 14 anni è difficile.
E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina.
Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte.
Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative:
o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppuri sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno.
Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare.
Ma la vita è feroce e non si piega.
Scorre immobile senza vie d'uscita.
Poi, un giorno, arriva l'amore.
Però arriva male.
Le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invicibile fra Anna e Francesca si incrina, sanguina e comincia a far male.
IL MIO GIUDIZIO:
Nell'estate che precede il giorno che cambierà per sempre il corso della Storia, l'11 Settembre 2001,
in una piccola e squallida cittadina di periferia della Val di Cornia,
fra la tossica acciaieria "Lucchini S.P.A." e il mare inquinato di Piombino,
sbocciano due fiori: Anna e Francesca.
Anna e Francesca, una mora e l'altra bionda.
Due tredicenni belle da togliere il fiato.
Belle di una bellezza tanto delicata quanto aggressiva, che usano con strafottenza, come arma per raggiungere i propri scopi.
Come se essere avvenenti fosse un merito e non un casuale dono di madre natura.
Una bellezza che sbattono in faccia a chiunque, forse perchè non hanno nient'altro da offrire se non la loro esteriorità.
Anna e Francesca, cresciute entrambe in un contesto familiare difficile,
formano un microcosmo a sè stante.
Narcisiste, egocentriche, anaffettive, superficiali, materialiste ed esibizioniste,
si sono trovate, riconosciute e scelte, lasciando fuori il resto del mondo.
Un'amicizia intima e totalizzante, ai limiti del morboso.
Un'amicizia che trascende nell'amore.
Amore che solo l'una per l'altra sanno provare.
E, intorno a loro, ma lontani da loro, le loro famiglie, i vicini di casa, i compaesani,
tutti alle prese con un'esistenza da portare in qualche modo avanti, alla meno peggio,
fra botte ed umiliazioni; sfiancandosi di fatica in fabbrica o dedicandosi ad attività al limite della legalità, per non dire proprio illegali;
fra una canna e un tiro di coca;
una corsa sfrenata in macchina, con la musica a palla, o una serata trasgressiva al "Gilda" di Follonica.
Un romanzo crudo,che racconta con estremo realismo e senza mezzi termini, il degrado e la miseria di chi vive ai margini della società.
Ma anche una storia di amicizia,amore e morte.
Scritto con uno stile semplice e fresco, opera prima di un'autrice all'epoca poco più che ventenne,
"Acciaio" è una lettura piacevole, che coinvolge ed avvince,
che ti porta a calarti completamente nelle vicende di Via Stalingrado,
ad emozionarti, a soffrire e a gioire, ma anche ad arrabbiarti, insieme ai protagonisti della storia.
Con un finale al cardiopalma, dove si intuisce che qualcosa sta per accadere,
ma non si sa cosa e soprattutto a chi.
Ed un epilogo dolce e amaro, proprio come lo è la vita.
IL MIO VOTO:
Un romanzo crudo ma avvincente.
Una storia di amicizia,amore e morte.
Assolutamente consigliato.
LA SCRITTRICE:
Nessun commento:
Posta un commento