mercoledì 25 maggio 2016

Frasi dal libro "Qualcosa di vero" di Barbara Fiorio

Poteva smarrirsi per ore in una parola,
spesso sentendone l'odore,
immaginandone il colore e percependone la densità.
Per lei le parole erano tridimensionali,erano oggetti preziosi con cui fare magie.

Le serie erano la sua fuga dalla realtà e dalla stanchezza.
Valevano come una tavoletta di cioccolato,un bagno caldo,un buon libro,un cd e una spiaggia caraibica.
Tutto insieme.

Nel suo programma,quello della vita,non era mai stata inserita la voce figli.
Nulla in contrario,i bambini erano creature interessanti.
Ma per la stessa ragione per cui non era diventata musicista,non era diventata neanche madre:
non ci era portata.
Non aveva mai avuto l'istinto di tuffarsi in una culla per mordicchiare i piedi di un neonato.
Non aveva mai smaniato perchè le giovani mamme le lasciassero tenere in braccio il pargolo.
Non aveva mai pensato che gli escrementi dei cuccioli d'uomo fossero meno disgustosi di quelli di altre razze.
Mai,nemmeno per un attimo.
E si annoiava mortalmente a giocare coi bambini.

Ci sono domande leggere come carezze e altri invadenti come un colpo d'ariete.

Aveva letto decine di fiabe classiche ed era rimasta folgorata dalla logica folle e surreale che le caratterizzava,dalla spensierata spietatezza,dalle ridicole principesse,dai principi inetti,dai bimbi feroci o abbandonati a destini fatali.

Quando si racconta una favola si fa sempre finta che sia la prima volta.

"Le sorellastre erano brutte..."
"E'quello che ti hanno sempre fatto credere.Invece erano belle"

"Secondo me dovrebbero essere brutte"
"E perchè?"
"Perchè sono cattive..."
"Ovunque c'è gente bellissima ma cattiva come l'olio di ricino"

Cosa ti aspettavi da un principe delle favole?
Balla con una sventola per 3 giorni di seguito e ogni volta se la fa scappare.
Per riconoscerla ha bisogno di infilarle una scarpa.
Per 2 volte rischia di portarsi a casa la ragazza sbagliata e non batte ciglio quando 2 uccelli gli parlano da un nocciolo.
Non mi stupisce che la Disney gli abbia ridotto la parte.

"E alla fine si sposarono.Fine"
"Come fine?"

"Si sono sposati.Fine"
"Ma devi dire che vissero felici e contenti"
"Io questo non lo so.Speriamo..."


Preferiva le lezioni alla ricreazione.
Ascoltare la maestra era un compito uguale per tutti.
C'era silenzio in classe e ognuno si preoccupava del proprio quaderno,del proprio libro,del proprio banco.
La ricreazione,invece,imponeva una socialità complessa,fatta di regole che non conosceva.
La ricreazione aveva il potere di ristabilire gli equilibri naturali:
le bambine con i capelli lunghi e il cerchietto si univano a crocchio attorno alla panchina del cortile;
quelle cicciottelle con i vestiti vecchi si appoggiavano al muro,mangiando rapidamente una merendina;
quelle con gli occhiali e la tuta si sedevano per terra a leggere fumetti.
I maschi,tutti,correvano dietro a una pallone o scambiavano figurine.

Con lui nessuno parlava.
O era lui che non parlava con nessuno.
Questo non le era ancora chiaro.

I servi reali si caricano in spalla la bara,partono alla volta del castello,ma inciampano in uno sterpo e lo scossone fa rigurgitare a Biancaneve il pezzo di mela.
"Non un bacio?"
"No,sfatiamo il mito del bacio che resuscita:è stato un vomitino a farla tornare tra noi"


Una grande finestra offriva la lugubre immagine di una città isterica,di una strada urbana ad alta densità di circolazione e di un'esistenza ordinaria e nevrotica,alla quale tentare quotidianamente di sopravvivere.
Una condanna da cui,a tratti,li salvava la creatività.

Giulia non aveva idea di come si trattassero i bambini .
Ma era proprio questo che le piaceva di lei:
la trattava come se fosse già grande.

La regina ordina allo chef del castello di cucinarle bimba,bimbo e madre con la mostarda.
Ma il cuoco non ci riesce,è un uomo di cuore,così fa fuori un agnellino,un capretto e una cerva.
Nelle fiabe non c'è traccia di vegetariani e nemmeno di animalisti.

"E se esistesse tutto questo insieme,avresti il coraggio di viverlo?"
"Tutto cosa?"


Non so,l' e-reader non mi attira.
Ho bisogno di sentire la carta tra le mani.
Di annusare la copertina.
Di usare un biglietto del tram come segnalibro e di avere sotto'occhio quanto manca alla fine.
E ho elaborato una teoria di cui sono abbastanza convinta:
i libri che si leggono sulla carta,avrebbero più possibilità di piacermi.
Dubito che chi ama i libri possa rinunciare a sfogliarli per leggerli su uno schermo.

Nessun bambino,dalla notte dei tempi,era stato traumatizzato da una fiaba.
I veri mostri erano quelli reali,là fuori,vestiti come tutti,che si aggiravano spacciandosi per gente comune.

Secondo lei la colpa era della noia.
La noia era un nemico pericoloso:
si appostava dietro ogni angolo,in ogni relazione e aspettava che lei si fermasse un attimo a prendere respiro per assalirla e convincerla a boicottare il quieto scorrere delle giornate e delle storie.
La noia,e quella morbosa curiosità di vedere che effetto facevano certe idee strampalate.

"Il rospo le si avvicina a saltelloni e pretende di essere tirato sul letto per dormire con lei,
minacciando di dirlo al re se lei si rifiuta.
E finalmente la principessa va in collera,lo afferra e lo getta con tutte le sue forze contro la parete,
urlandogli di stare zitto una buona volta."
"E lui?"
"Lui si trasforma in un bel principe e la sposa...e ti sembra che lo abbia baciato per trasformarlo?"
"No..."
"Esatto!Quindi,ragazze,se da grandi incappate in un tipo intollerabile e arrogante,non siate carine nella speranza che cambi,ma gettatelo con tutte le vostre forze contro un muro.
Se non diventa migliore,ne sarà comunque valsa la pena!"

Idiota.
La casa pulita,lo spumante nel frigo,la rosa prenotata.
Idiota.
Le farfalle nello stomaco,il desiderio di vederla ogni mattina,la paura d'invitarla.
Idiota.
Era un idiota.
Un idiota impalato che stava ponderando l'ampio ventaglio di reazioni possibili,senza sapere cosa dire.
O cosa fare.

"C'è un altro,vero?".
La conclusione più ovvia per qualsiasi persona scaricata.

E a volte anche la più azzeccata.

A volte i pensieri dei grandi le sembravano davvero complicati.
Come se non volessero proprio avere un senso e preferissero fare un mucchio di arzigogoli strani.

A lei faceva un pò ridere chiamare signorina una donna con le rughe e i capelli grigi.
Ma le avevano spiegato che,se una donna non si sposava,restava signorina.
A quanto pareva,serviva un uomo per essere una signora.
Sì,i grandi erano strani.

Non c'era mai silenzio dentro di lei.
Sguinzagliava i pensieri e lasciava che si precipitassero alla rinfusa dove preferivano.

Un passo avanti e uno indietro.
In bilico fra lei e se stesso.

Si immaginò centinaia,migliaia di persone trasformarsi in un disegno e vivere un'esistenza parallela incontrando sconosciuti di chissà dove.
Quanti avrebbero approfittato dell'occasione per essere ciò che avrebbero voluto essere?
Quanti per essere ciò che veramente erano?
Quale sarebbe stato il personaggio virtuale?
Quello che partecipava alla vita nel Coso o quello seduto sul letto,in casa da solo,magari troppo vecchio per andare al cinema di sera,troppo grasso per sentirsi a proprio agio in un circolo di lettori,troppo timido per chiacchierare con la tipa che stava comprando il suo stesso libro?

Shakespeare diceva che il mondo è un teatro e che gli uomini e le donne non sono che attori.
Può sembrarti finto,se lo guardi da una parte.
Ma se cambi prospettiva,capisci che questa è la nostra realtà.

Si mosse senza pensare.
Lo raggiunse senza pensare.
Lo baciò senza pensare.
Lo baciò perchè aveva desiderato farlo.
Perchè,all'improvviso,aveva smesso di vederlo come amico e collega e aveva cominciato a vederlo come un uomo.

"Non mi chiedi niente?"
"No.Però,se vuoi,ti ascolto"

Solo quando lui aveva deciso di raccogliere i suoi pezzi e di ricomporli in una donna da amare,
lei aveva ripreso a vivere.

"Andiamo via,mamma.Lui non ti vuole bene,se ti picchia".
Un dogma semplice,come solo i bambini possono riassumere.

Una donna che si presentava per denunciare il marito,superata la sensazione di essere considerata una puttana,veniva scoraggiata dal procedere.
Si ritrovava a dover spiegare il motivo per cui lui si era arrabbiato così tanto e scopriva di non poter essere protetta a causa di un numero troppo ridotto del personale.
In pratica,il modo migliore per far emergere la propria storia di violenza,
secondo la più costante e unanime giurisprudenza,era farsi ammazzare.

Non voleva piangere e c'era riuscita fino a quel momento.
Ma le lacrime le aveva lì da qualche parte e aspettavano solo di poter uscire.

A me sono sempre piaciuti i pratici che vanno dritti al dunque.

"Quindi tua mamma ti aveva raccontato una bugia?"
"Diciamo che aveva cercato di farmi vivere una fiaba,dimenticandosi poi di rivelarmelo"

Secondo me sono come le fate:se ci credi,esistono.

"Ci pensi mai?"
"Ogni tanto..."
"Abbiamo fatto la scelta giusta"
"Sì...è stata la scelta giusta"
"Bene,siamo stati bravi.Adesso però usciamo.Adesso ti porto a cena fuori e ti corteggio.Poi faremo la scelta sbagliata e non ce ne pentiremo"



Nessun commento: