sabato 29 novembre 2014

"Il magro Rio e la minoranza silenziosa" Matteo Sartori (1997)






LA TRAMA:
Il magro Rio ha 22 anni,l'anima nera e grandi cose da fare.
Tipo perdersi nelle pagine del grande Fitzgerald,nello spirito decadente della Cote d'Azur dell'età del jazz.
Tipo ascoltare The Cure,Joy Division,David Bowie,Luigi Tenco.
E soprattutto Alberto Fortis,il poeta dalle sonorità metalliche.
Tipo bere Martini cocktail,Daiquiri,Negroni con il Ferdi,papà eterno sognatore,grande esperto di aperitivi.
Rio si muove lento nella sua città,la Milano dal grigio verticale.
E con lui Valentina,dai capelli lunghi e neri e dall'andatura incendiata.
La Vale che gli scivola accanto silenziosa e che per lui balla carina.
La Vale che filastrocca "44 gatti".
La Vale che gli ha rapito il cuore come quel giorno in cui,salutandolo,lei gli ha fatto "ciglia-ciglia" e Rio,felice e spettinato,aveva gridato: "Geronimooooo!",disturbando un pò il grigio verticale.
Per poi ritrovarsi a sognare di essere un angelo senz'ali,un indiano che balla intorno al fuoco,muovendosi lento lento,con l'anima dark.
E intorno a lui, la minoranza silenziosa:
Vincenzo e More,gli amici delle notti senz'alba;
Bia,l'angolo sereno;
Angi,alta e spontanea;
Zac,il finto cinico.
"Il magro Rio e la minoranza silenziosa" è un romanzo generazionale,una storia di amicizia,d'amore e di solitudine.
Perchè vivere a 20 anni può essere una questione maledettamente difficile.



IL MIO GIUDIZIO:
Sono venuta a conoscenza di questo romanzo,di cui non avevo mai sentito parlare,grazie al suggerimento di una ragazza che segue il blog ,che mi ha contattato per consigliarmelo.

Il titolo mi ha da subito colpito (soprattutto il riferimento alla "minoranza silenziosa") e anche la trama mi è sembrata interessante.
Ma i motivi che mi hanno spinto a leggerlo sono soprattutto 2:
il fatto che l'autore non sia poi così conosciuto 
(gli aficionados del blog lo sanno che ho una passione per gli scrittori emergenti!)
e la voglia di fare un tuffo nel passato,
visto che la storia narra le vicende di un gruppo di ragazzi che,proprio come me,hanno vissuto i loro 20 anni nella metà degli anni '90.

Però...sarà che i 20 anni sono per me ormai un ricordo lontano, non è che questo libro mi abbia entusiasmato più di tanto.
Anzi,diciamo proprio che non mi è piaciuto per nulla.

Innanzi tutto,Sartori ha uno stile  troppo pomposo e artefatto,che rende la narrazione poco fluida e scorrevole;
usa un linguaggio gergale che non comprendo e cita cose probabilmente molto in voga all'epoca, ma di cui io non ho mai sentito parlare ( che roba sono i Carlsbro Bass,tanto per dirne una?).
Inoltre,descrive la gioventù della Milano bene, dedita per lo più all'alcool,alle droghe e alle "serate devasto"...un mondo,insomma, ben diverso da quello che ho vissuto io da ventenne e in cui non mi riconosco e faccio fatica a immedesimarmi.

Tante volte,leggendo mi sono persa e ho dovuto ricominciare da capo il capitolo per cercare di riuscire a seguire il filo logico della storia,che non sempre ho trovato.
Nelle prime pagine ad esempio,Rio,il protagonista,si dice perso per una certa Elena che poi lo lascia dopo aver scoperto di essere stata tradita.
Subito dopo,però,troviamo lo stesso Rio "da sempre" innamorato di Valentina.
E da dove salta fuori questa Valentina?
Non era Elena la grande passione della sua vita?
Sono tornata indietro per cercare il punto esatto in cui Valentina soppianta Elena ma niente da fare...prima il grande amore era Elena e di colpo è Valentina.
Boh!

***ATTENZIONE SPOILER!***
Il magro Rio,con i suoi poco più che 20 anni,la passione per la velocità e i motori e l'animo maledettamente dannato,ricorda molto un moderno James Dean.
E di James Dean segue le orme e ha lo stesso tragico,triste ma quanto mai scontato destino.
***FINE DELLO SPOILER***

Però,a dire il vero,anche io qualcosa in comune con il magro Rio ce l'ho:
sicuramente la repulsione per Berlusconi,ma pure le tante paranoie mentali, il sentirsi inadeguati in mezzo agli altri, il senso di solitudine e di malinconia che improvvisamente ci attanaglia dentro e non ci consente di vivere serenamente.

Forse,le uniche cose positive che ho riscontrato sono proprio alcuni pensieri del protagonista,più il fatto che il racconto avvenga in terza persona e il narratore si rivolga al suo pubblico,cercando di coinvolgerlo e facendolo sentire parte attiva nella storia:
"In un pomeriggio di pioggia il nostro amico aveva speso una buona quantità di denaro,ma ciò non costituiva un problema,visto che Rio,come noi del resto,considerava musica e libri comunque denaro investito."

Ma tutto ciò non basta a farne un romanzo interessante.
Nell'insieme l'ho trovato caotico,un susseguirsi di eventi che avvengono nell'arco di un anno,raccontati uno dopo l'altro,senza un vero senso logico e soprattutto,senza che mi sia stata trasmessa alcuna emozione,se non quella,appunto,di confusione.
E anche questa "minoranza silenziosa" che tanto mi faceva sperare,alla fine altro non è che un gruppo di pottini avvinazzati e di rizzacazzo che se la credono.

Ha ragione la voce narrante nel dire che i soldi spesi in libri sono soldi investiti.
Peccato che,in questo caso,non lo siano stati per niente.
Ho cercato di sbrigarmi nel completare la lettura e non perchè fossi curiosa di sapere come andasse a finire,ma proprio per togliermi di mezzo questo romanzo e passare ad altro.
E l'ho portato a termine solo perchè ritengo sia un'eresia lasciare i libri a metà...altrimenti lo avrei volentieri mollato lì dopo qualche decina di pagine.

Mi spiace esserci andata giù pesante,ma l'ho trovato proprio insignificante.
Sicuramente dovrò confrontarmi con la persona che me l'ha consigliato,
visto che me l'aveva descritto come uno dei migliori libri che avesse mai letto.
Ma d'altra parte,ognuno di noi è diverso dagli altri e tutti i gusti sono gusti!

In ogni caso è sempre una grande delusione,per me,quando un'opera non riesce a coinvolgermi.
Significa che non sono riuscita a comprendere quello che lo scrittore voleva dire.
E di ciò mi rammarico.


IL MIO VOTO: Non mi è piaciuto. * PESSIMO *

LO SCRITTORE:



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