mercoledì 10 settembre 2014

"Storie di ordinaria follia" -Erections,ejaculations,exhibitions and general tales of ordinary madness- Charles Bukowski (1972)




LA TRAMA:
La raccolta si compone di 62 racconti,che descrivono vari aspetti della vita dell'autore,alle prese con le scommesse sulle corse dei cavalli,con il sesso,con le donne,con l'alcool e con altri aspetti delle sua disordinata vita di cinquantenne senza un lavoro fisso.
I protagonisti (quasi tutti alter ego dello stesso Charles) sono vari,dalle prostitue a perdigiorno vagabondi,dai clochard a uomini che sono disposti a guadagnare il pane in qualsiasi modo per poi esaurire la loro paga la sera,in un qualsiasi pub.
I personaggi bukowskiniani rappresentano il lato oscuro dell'America degli anni 30,che esortava ogni individuo a tentare di raggiungere il massimo successo dopo la terribile crisi del '29.

IL MIO GIUDIZIO:
Finalmente ho fatto la conoscenza dello zio Buk!
Non che prima non sapessi chi fosse:
i suoi aforismi spopolano sui social network e mi era capitato,in passato,di leggere qualche stralcio dei suoi scritti,ma questo è il primo suo romanzo con cui mi cimento (anche se,più che un romanzo,si tratta di una raccolta di racconti).

Non avevo dubbi sul fatto che mi sarebbe piaciuto,visto che lo Zio è un outsider come me e infatti,sin dalle prime pagine,mi ha letteralmente conquistata.
Storie di vita vissuta si mescolano a eventi fantasiosi e talvolta surreali (vedi il brano "La macchina da fottere"),in uno stile ironico e sagace,ma anche sarcastico,pungente e dissacrante.

Alla trivialità delle parole e dei gesti,si alternano momenti di puro lirismo.
Perchè  è semplice risultare romantici,mettendo in rima "cuore e amore".
Molto più complicato lo è raccontando,farcendo il tutto di parolacce, di come un ubriacone si innamori della salma di una ragazza e,dopo aver avuto con lei un rapporto necroforo ,per renderle la sua dignità di donna,arrivi a trasformarla in una sorta di sirena.
"Alla fine diede una piccola spinta alla salma.Questa di allontanò da lui,un pò sotto il pelo dell'acqua.Le lunghe ciocche di capelli fluttuavano intorno al corpo ignudo.Era ancora molto bella,morta e tutto o quel che fosse....Era domenica e la sirena,la sirena dal bel culo,dalla dolce fregna morta,era ormai in alto mare.Dove ogni tanto un pellicano si tuffa e torna su con un pesce nel becco,a forma di chitarra,scintillante" (dal racconto "Una sirena scopareccia").

Bukowski  racconta le vicende degli "ultimi",dei derelitti (e in questo mi ricorda De Andrè),
sentendosi lui per primo uno di loro.
Infatti,narra molto spesso fatti personali che gli sono realmente accaduti e,anche quando utilizza dei personaggi di fantasia,questi altri non sono che i suoi alter ego.

Descrive,con crudezza,la vita nella sua bruttura.
Ti sbatte in faccia,nero su bianco,la realtà e le sue disillusioni:
ti invita,da un lato,a rassegnarti al tuo destino,perchè,se sei nato dalla parte sbagliata del mondo,non hai speranze per riscattarti ed elevarti.
Ma,allo stesso tempo,ti invita a godere delle piccole gioie che la vita può comunque offrirti (ad esempio una bella giornata di sole) e a non barattarle con niente,men che meno con un lavoro avvilente e non gratificante,che ti fa sì guadagnare qualche soldo ma che ti riduce a un automa senza volontà.
"Passai davanti a un locale e c'era uno sulla soglia che mi fa:
"Hey,volete un lavoro?"
Sbirciai dentro e vidi tante file di uomini,in piedi davanti a banconi di legno,con un martello in mano,che davano martellate a delle robe,come conchiglie o delle cozze,e spaccavano il guscio e tiravano fuori il buono,e non so che ci facevano,era buio lì dentro.
Era come se quegli uomini colpissero se stessi col martello e buttassero via quel che avanzava di loro.
Dissi a quell'uomo:
"No,un lavoro non mi serve"
Passai oltre.
Avevo il sole in faccia.
Avevo 74 cent.
Il sole m'andava bene." (Dal racconto "Un'amabile storia d'amore").

Certo,Bukowski non è un autore alla portata di tutti.
Sicuramente non lo potranno apprezzare,ritenendolo un depravato che mette in fila una sequela di porcherie e oscenità,le beghine acchittate ed i benpensanti  snob e moralisti.
Ma a me,che non sono beghina e benchè meno benpensante,è piaciuto davvero tanto.
Come non riconoscermi nel Bukowski pensiero??!!

Ci sono alcuni brani di forte impatto emotivo,che toccano le corde dell'anima e ti fanno riflettere.
Sicuramente molto intensi sono,ad esempio "Animali in libertà" e "La peste",
dove si affronta il tema della diversità e di come sia difficile vivere nella società di oggi come in quella di ieri,quando si decide di portare avanti la propria individualità senza conformarsi alla massa.
Al contrario,mi sono piaciute meno le storie inerenti alle corse dei cavalli perchè le ho trovate un pò noiose e puramente descrittive.
Ma è normale che,in un'antologia di racconti,ci siano quelli più coinvolgenti e quelli che,invece,suscitino minor interesse.

L'unica pecca di quest'opera (ma lo scrittore ne ha ben poca colpa!) è la traduzione che è davvero pessima.
Oltre che totalmente sgrammaticata (capitoli che iniziano con la lettera minuscola,punteggiatura messa a caso etc..),si è cercato di italianizzare lo slang americano,con il risultato improponibile che,in alcuni punti,sembra che i personaggi parlino in livornese ("guarda" tradotto con "varda").
E,veramente,un Bukowski che parla livornese non si può sentire!!!!!


IL MIO VOTO: Se,come dicono,la strada è la scuola della vita...almeno una volta i romanzi dello zio Buk vanno letti!!!
* DISCRETO *

LO SCRITTORE:







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