lunedì 24 febbraio 2014

"L'ultima riga delle favole" Massimo Gramellini (2010)




LA TRAMA:
Tomas è una persona come tante.
E,come tante,crede poco in se stesso,subisce la vita ed è convinto di non possedere gli strumenti per cambiarla.
Ma una sera si ritrova proiettato in un luogo sconosciuto che riaccende in lui quella scintilla di curiosità che langue in ogni essere umano.
Incomincia così un viaggio simbolico che,attraverso una serie di incontri e di prove avventurose,lo condurrà alla scoperta del proprio talento e alla realizzazione dell'amore:prima dentro di sè e poi con gli altri.

IL MIO GIUDIZIO:
Da un pò di tempo è esploso il "fenomeno Gramellini" e,soprattutto su facebook,si trovano spesso post e link con citazioni dei suoi libri...citazioni che mi sono sembrate molto interessanti e dense di significato.
Così ho letto le trame dei suoi romanzi e anch'esse mi sono sembrate altrettanto interessanti.

Tutto ciò però contrasta con le recensioni  fatte dai lettori.
Per quanto riguarda "L'ultima riga delle favole" gli aggettivi che vanno per la maggiore sono:
strampalato,senza senso,noioso,incomprensibile,retorico.

Non sono una persona che si fa influenzare da quel che dice la gente (anche se,effettivamente,i giudizi negativi erano veramente tanti!!!)...
A me il romanzo ispirava e ho voluto leggerlo (prendendolo in prestito in biblioteca,per evitare di spendere soldi inutilmente,nel caso si fosse rivelato pessimo come dicevano).

Che dire...mi è piaciuto e mi è piaciuto tanto!
Davvero non mi spiego perchè sia stato così bistrattato...evidentemente,come David Grossman,anche Gramellini non è un autore per tutti,ma solo per chi è dotato di una certa sensibilità ed introspezione.
La stessa sensibilità che appartiene allo scrittore,perchè si evince chiaramente che quello che è raccontato fa parte del suo vissuto.
Dietro il personaggio di Tomas si cela il Gramellini stesso.

Il romanzo si presenta come una favola moderna,che prende il via proprio dalla classica frase finale di ogni favola che si rispetti:
"e vissero tutti felici e contenti".
Ma vissero poi davvero tutti felici e contenti?
O è soltanto un modo di dire,una frase fatta per non raccontare ciò che veramente succede quando,passata la passione iniziale,ci si trova a fare i conti con la vita di tutti i giorni?

Il protagonista si trova a intraprendere una sorta di viaggio alla scoperta di se stesso per ritrovare la propria anima e di conseguenza per riuscire poi a trovare anche l'anima gemella,
mettendo a tacere la paura d'amare che da sempre lo accompagna (paura che per lui si manifesta come una vera a propria allergia che lo fa starnutire senza tregua quando si trova vicino alla persona di cui potrebbe innamorarsi).

Il credersi morto,il ritrovarsi in una dimensione sconosciuta e fantastica,circondato da personaggi surreali,dovendo superare prove di ogni genere,ricorda un pò sia "Alice nel paese delle meraviglie" che il viaggio di Dante nella Selva Oscura.
Oppure,perchè no,anche un pò quelle esperienze extrasensoriali che,talvolta,chi si risveglia dal coma,sostiene di aver vissuto.

E' vero, il susseguirsi serrato dei vari personaggi delle "Terme dell'Anima",
il loro modo di fare irreale e susseguioso,
la loro spiritualità un pò alla Paulo Coelho,
il passare rapidamente da una "vasca" all'altra,
può far sembrare il tutto un pò caotico...ma probabilmente è una precisa scelta voluta dall'autore per dare alla narrazione un'idea di onirico e di fantastico.
(Molto utile è in tal senso la breve frase riassuntiva che lo scrittore mette prima di ogni capitolo...frase in cui,in poche parole,descrive ciò che sta per raccontare nelle pagine seguenti).

Come tutte le favole che si rispettino,ovviamente,anche questa ha una sua morale.
Ci insegna che nella vita tutto ha un senso:
anche ciò che a prima vista può sembrare sbagliato alla fine si rivelerà giusto...perchè ci porterà a essere quello che siamo e niente accade per caso.
Ci insegna che ciò che deve spaventarci non è il cambiamento bensì la staticità e che non bisogna aver paura di mettersi in gioco nè di "coniugare i verbi al futuro".
Ci insegna che la cosa più importante di tutte è l'amore,perchè è proprio l'amore l'energia che manda avanti il mondo.
Ed è grazie all'amore che il protagonista potrà tornare a vivere una vita degna di questo nome.

E poi....sopresa finale....a libro terminato,vado a leggere i ringraziamenti e che ti trovo?
Un ringraziamento speciale a Faber perchè l'autore,per i "rac-canti" del Cantastorie all'interno della narrazione,si è ispirato proprio a determinati brani di De Andrè.

Ok,tutti i gusti sono gusti e accetto le opionioni di ognuno..ma,onestamente,non si può definire nè banale,nè noioso,nè retorico un romanzo del genere.
Al contrario,l'ho trovato davvero coinvolgente e pieno di ottimi spunti di riflessione.

  IL MIO VOTO: * MOLTO BUONO *

LO SCRITTORE:



2 commenti:

infuso di riso ha detto...

ciao cinzia
complimenti per la recensione del libro...
a me l hanno prestato e ero indecisa se leggerlo. ora dopo il tuo post credo che lo farò da convinta..
come te spesso li noleggio in bibilioteca i libri tranne quelli che so già di adorare...
ho letto la pagina dove ti presenti e direi che abbiamo parecchie passioni in comune
se ti va di venir nel mio blog ne sarò lieta
daniela
da
https://infusodiriso.wordpress.com/

Cinzia Cappelli ha detto...

Ciao Daniela! Grazie per i complimenti! Certo che vengo a fare una visita nel tuo Blog! Molto volentieri! 😊