LA TRAMA:
Maria,l’amministratrice condominiale libera e carismatica
di un palazzo apparentemente come tanti,muore all’improvviso in un incidente
stradale.
Rimane sua figlia,Mandorla,una bambina di
6 anni,e rimane una lettera,nella quale Maria rivela che il padre di Mandorla
si nasconde in uno dei cinque piani del condominio che lei amministrava.
Gli uomini del palazzo sono tutti
sospettati ma decidono di non sottoporsi al test del DNA e stabiliscono di
crescere la bambina tutti assieme.
Attraverso lo sguardo smarrito,ora
allegro,ora dolcemente disperato della bambina,accendiamo le luci (e scopriamo
le ombre) delle case di un condominio nel quale,presto,ogni lettore sentirà di
abitare mentre,di piano in piano,Mandorla cresce,s’innamora e cerca suo padre e
se stessa.
Fino a un finale sorprendente.
IL MIO GIUDIZIO:
Questo è il primo libro che leggo di Chiara Gamberale.
Avevo sentito parlare di lei ogni tanto,poi ho avuto modo di “conoscerla” tramite le risposte che dà ai lettori su una rubrica di un settimanale e mi ha colpito il suo modo di scrivere,così “di pancia”,che arriva dritto al cuore…e allora ho deciso di cimentarmi con qualche sua opera.
Questo è il primo libro che leggo di Chiara Gamberale.
Avevo sentito parlare di lei ogni tanto,poi ho avuto modo di “conoscerla” tramite le risposte che dà ai lettori su una rubrica di un settimanale e mi ha colpito il suo modo di scrivere,così “di pancia”,che arriva dritto al cuore…e allora ho deciso di cimentarmi con qualche sua opera.
Sono partita proprio da “Le luci
nelle case degli altri” perché mi ha colpito il titolo,così evocativo,che fa
pensare a quando,nelle buie sere invernali,ti capita di passare vicino a una
casa con le finestre illuminate e ti viene la voglia di immaginare cosa stia
accadendo dietro le tende o le imposte chiuse.
Ma allo stesso tempo, il titolo è
anche una chiave di lettura che rimanda alle “luci virtuali” che pensiamo
sempre ci siano in casa degli altri e che invece mancano nella nostra…un po’
come dire “l’erba del vicino è sempre più verde”,per intendersi.
La trama mi ha da subito
accattivato con la sua originalità,anche se,per certi versi,ho trovato delle
analogie con “L’eleganza del riccio”:
Mandorla sta a Paloma come la
signora Tina sta a Renèe e la mamma di Mandorla muore in un incidente stradale
così come accade alla signora Michel.
Con una scrittura fresca,divertente,colloquiale
e coinvolgente;
in un alternarsi di flash back ,
facciamo la conoscenza della
piccola Mandorla (chiamata così perché venuta al mondo settimina,e quindi
piccina come una mandorla),che da bambina diventa adolescente,
e degli altri inquilini di Via
Grotta Perfetta 315,che,come in una moderna “6 personaggi in cerca di
autore”,mettono in scena le loro nevrosi e le loro frustrazioni.
Scopriamo così una Tina che
intrattiene conversazioni notturne con ospiti immaginari per ovviare alla
sua solitudine,
una Lidia che parla parla parla
sempre per affermare la propria esistenza,
un Samuele regista fallito e
quindi arrabbiato col mondo intero,
un Lorenzo eterno bambino,
un Michelangelo eterno indeciso
che delega ogni scelta al suo compagno ,
una Giulia che si innamora solo
di uomini sposati,
un’accomodante signora Barilla
che per quieto vivere finge di non vedere le mancanze del suo integerrimo
marito etc…
E poi c’è un personaggio che
compare sempre ma di fatto non compare mai:
l’emblematico Porcomondo,balordo
tossico della zona (detto così per la sua propensione nel dire parolacce e
bestemmie),ormai fuori dalla circolazione da tanto tempo ,di fatto mai
conosciuto da Mandorla,ma che,per tutta la sua vita,le riempirà le notti di
incubi.
“Le luci nelle case degli altri”
è un libro che,a primo acchito, può sembrare disimpegnato ma in realtà contiene
concetti e spunti di riflessione interessanti…ad esempio la difficoltà di
essere “diversi” in una società che ci vorrebbe tutti uguali (Mandorla si
definisce una taroccata in confronto agli ADME,gli Altri Della Mia Età).
Oppure il fatto che “famiglia è
dove famiglia si fa”,quindi non è genitore chi mette al mondo un figlio ma chi
di fatto lo aiuta a diventare uomo,un po’ come fanno tutti gli abitanti di Via
Grotta Perfetta 315 che,senza voler sapere di chi sia davvero figlia naturale
la piccola,decidono di crescere Mandorla“in condivisione” e tutti,ognuno a modo
proprio,la amano come se fosse veramente la loro bambina.
E poi c'è il finale,prevedibile nella sua imprevedibilità.
Finale che non si può ovviamente
raccontare,per non togliere la suspence a chi il libro deve ancora leggerlo…
Personalmente,arrivata all’ultima
pagina,sono scoppiata a ridere dicendo “Ma non ci posso credere!!!!!!”
IL MIO VOTO: * ECCELLENTE! *
LA SCRITTRICE:
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