giovedì 20 dicembre 2012

"Un viaggio chiamato vita" Banana Yoshimoto (2006

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LA TRAMA:
La vita è un viaggio, e come tutti i viaggi si compone di ricordi.
In questo libro, Banana Yoshimoto raccoglie preziosi frammenti di memoria e ci porta con sé, lontano nel tempo e nel mondo.
Dalle emozioni del primo amore alla scoperta della maternità, dalle piramidi egiziane alla Tokyo degli anni settanta.
Con la consueta leggerezza della sua scrittura, ricostruisce le emozioni dell'esistenza a partire da un profumo, da un sapore,
da un effetto di luce o dal rumore della pioggia e del vento.
E così che una pianta di rosmarino ci trasporta da un minuscolo appartamento di Tokyo al tramonto luccicante della Sicilia,
e che un contenitore pieno di alghe diventa l'occasione per esplorare il dolore della perdita.
I pensieri in libertà di Banana Yoshimoto ci accompagnano fino al centro del suo mondo letterario e lungo il nostro personale "viaggio della vita", fatto di promesse e di incontri, di stupore e di meraviglia, di malinconia e di sofferenza.
Dalle pagine di questo libro, l'autrice ci invita a riappropriarci del nostro tempo e a non perdere mai la fiducia negli altri esseri umani,
perché quello che rimane, al termine del più difficile dei viaggi, è il riflesso nella nostra memoria di ogni singolo giorno vissuto.

IL MIO GIUDIZIO:
A differenza degli altri romanzi della Yoshimoto,questo libro non tratta la solita storia della ragazza con problemi psicologici e/o famiglia allargata, amica di transessuali e con poteri soprannaturali.
E’ invece un racconto in prima persona...anzi,più che un racconto,una serie di pensieri e riflessioni che l’autrice fa,spaziando da un argomento all’altro,circa i viaggi fatti nel corso della sua vita.

Oltre alle descrizione dei luoghi visitati,l’autrice prende spunto da un semplice dettaglio (che può essere una pianta,piuttosto che una tazza di the o un particolare odore) e da lì,come Proust ne “Alla ricerca del tempo perduto” racconta ciò che quel determinato oggetto o sensazione le ha evocato nella mente.
Proprio per questo motivo, salta di palo in frasca e talvolta racconta lo stesso evento che magari ha già raccontato qualche pagina prima e la narrazione può sembrare,a tratti, confusa e illogica.
C’è però un filo conduttore che lega tutti questi pensieri...ed è il fatto che secondo l’autrice,lo scopo primario della vita sia proprio quello di vivere al massimo ogni possibilità che la vita ci offre,senza risparmiarsi niente e cercando di accumulare più ricordi possibili,
perché al termine della nostra vita,i ricordi saranno tutto ciò che ci rimarrà e che potremo portare con noi nell’aldilà.

Non so quanto i suoi connazionali abbiano apprezzato questa sua opera,in quanto l'immagine che ne esce del Giappone non è poi così positiva:appare una nazione fredda,anaffettiva,dove il solo scopo è lavorare e produrre,produrre e lavorare.
La stessa autrice non fa mistero di preferire l'Italia al Giappone ed è entusiasta del nostro modo di vivere più rilassato e amichevole.
Ma,in fondo,da buona giapponese quale è mantiene una forte riservatezza di fondo:pur parlando in continuazione del figlio,non ne rivela mai il nome,ma si riferisce a lui esclusivamente come "mio figlio" o "il bambino".

Libro tutto sommato gradevole e,anche se non riporta alla Yoshimoto dei primi tempi,
è comunque di piacevole lettura e,almeno a me,quando sono arriva all'ultima pagina, non è rimasto in bocca quel sapore amaro del "tutto qui?",che avevo avuto leggendo le ultime sue opere.

IL MIO VOTO: * DISCRETO *

LA SCRITTRICE:
2llyngx

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