LA TRAMA:
In Giappone c'è una caffetteria speciale.
E'aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende.
Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi.
Si narra che, bevendo il caffè, sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l'unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere.
Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare.
Ma c'è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato.
Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante.
Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sè il ragazzo che amava.
Kotake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche se stessa.
Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella.
Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre.
Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso.
Ma tutte scoprono che il passato non è importante perchè non si può cambiare.
Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani.
Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto.
IL MIO GIUDIZIO:
Quando decido di leggere un libro non do assolutamente importanza alla copertina, per me potrebbe essere anche completamente nera o completamente bianca. Ciò che mi attrae è, in primis, il titolo e poi, ovviamente, la trama. In questo caso la scelta è stata, invece, un connubio delle tre cose.
La copertina, con quei bei toni pastello fra l'azzurro e il rosa, l'immagine di un tavolino con sopra la tazzina di caffè, un gattino ai suoi piedi e i rami fioriti in alto, è deliziosa; il titolo invitante (soprattutto per una come me che va matta per il caffè!) e la trama assolutamente accattivante.
La copertina, con quei bei toni pastello fra l'azzurro e il rosa, l'immagine di un tavolino con sopra la tazzina di caffè, un gattino ai suoi piedi e i rami fioriti in alto, è deliziosa; il titolo invitante (soprattutto per una come me che va matta per il caffè!) e la trama assolutamente accattivante.
Dicono che esista un locale, in Giappone, dove, sedendosi a un determinato tavolino e bevendo il caffè (ma solo finché è caldo!) si possa viaggiare nel tempo, dandosi così l'occasione per tornare magari proprio nel momento in cui si è fatta una scelta sbagliata.
Con tutte le scelte sbagliate che ho fatto io, figuriamoci, mi ci vorrebbe un silos da 20 litri!
Scherzi a parte, mi sono fiondata a leggerlo prima di subito anche perché questi viaggi spaziotemporali mi hanno dato l'impressione che il romanzo potesse essere molto simile a "Chi ama torna sempre indietro" di Guillaume Musso, una fra le mie opere preferite.
In realtà, se per certi versi è vero che si somigliano, le trame prendono poi direzioni diametralmente opposte.
Mentre il libro di Musso coinvolge fin dalle primissime pagine, qui ho fatto un po' di fatica a ingranare: l'inizio è abbastanza lento e tutti quei nomi giapponesi non facilitano la comprensione ma, via via che si entra nel vivo, la narrazione si fa più appassionante.
Nagare, insieme a sua moglie Kei, e alla di lei migliore amica Kazu, gestiscono questo piccolo bar, intimo e un pò nascosto alla vista dei passanti dove, narra la leggenda, è possibile viaggiare nel tempo.
Per farlo, però, bisogna rispettare una serie di regole ben precise che spesso scoraggiano i possibili avventori:
1) Bisogna sedersi esclusivamente a un determinato tavolino che è sempre occupato da una misteriosa "signora vestita di bianco" intenta a leggere un libro. Ogni tanto la signora si alza per andare alla toilette e, solo in quel momento, si può approfittarne per sedersi e cominciare il viaggio...ma se si prova a chiedere alla signora di alzarsi senza il suo consenso, lei ti lancia una maledizione che ti paralizza all'istante.
2) Per tutta la durata del viaggio non ci si può alzare dalla sedia.
3) Durante il viaggio si possono incontrare solo persone che sono state dentro quel bar.
4) Qualsiasi cosa si faccia o si dica durante il viaggio, questa non potrà in nessun modo alterare la realtà del presente.
5) Il viaggio inizia nel momento in cui la cameriera versa il caffè nella tazza e questo caffè, dal sapore ben strano, va bevuto tutto e fino all'ultima goccia prima che si raffreddi. Se questo non accade, il viaggiatore non potrà tornare al presente e sarà condannato a diventare un fantasma.
I viaggi nel tempo possono essere fatti indistintamente sia verso il passato che verso il futuro anche se, quelli verso un futuro che non è ancora accaduto, diventano un'incognita perché non si sa se si riuscirà a rispettare tutte le regole (ad esempio, se volessimo incontrare una persona nel futuro, come potremo essere certi che lei sia nel locale proprio in quel determinato momento?).
Tutti questi viaggio "spazio/tempo" fanno sì, quindi, che dal "qui e ora" ci si possa spostare verso un ieri o un domani ma anche che, dal futuro, arrivi qualcuno nel nostro presente narrativo, dando vita a un plot affascinante benchè, nel complesso, il romanzo abbia di per sé un retrogusto un po' nostalgico e triste.
Personalmente, al di là del senso di malinconia che mi ha lasciato addosso, ho trovato in questo libro diversi spunti di filosofia buddista: il passato non si può cambiare ma "da adesso in poi" tutto è possibile...il futuro è ancora da scrivere perciò dipende solo da noi quale forma dargli.
Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani: è nel presente, nel "qui e ora", che possiamo "cambiare tutto", "ribaltare la situazione", come direbbe il buon Alessandro Borghese, e capovolgerla a nostro favore, indipendentemente da ciò che è avvenuto ieri (il famoso principio di Ichinen Sanzen, "tremila regni in un singolo istante", per chi mastica un po' di buddismo).
Possiamo cambiare noi, in primis, il nostro modo di vedere il mondo, che è la cosa fondamentale affinchè poi cambi anche tutto il resto.
Il caffè come metafora della vita: dolce o amara che sia, va gustata e assaporata sorso dopo sorso, prima che si raffreddi e non ce ne sia più.
La particolarità di questo autore è che, visto il successo ottenuto col primo romanzo, ne ha scritti altri due praticamente identici che sono il sequel di questo, solo con protagonisti diversi che si siedono al tavolino per viaggiare nel tempo; uno si intitola "Il primo caffè della giornata" e l'altro "Basta un caffè per essere felici". La cosa mi fa un pò sorridere perchè sembra proprio che abbia trovato un altro patito con i caffè al pari mio!
IL MIO VOTO:
Un avvincente viaggio spazio temporale vissuto a sorsi di caffè caldo.
A tratti dolce, a tratti amaro: così è la bevanda, così è la vita.
Mi sento di consigliarlo? Sì! Anche se non gli darei 5 stelle perché mi aspettavo qualcosa di più, è comunque un'opera che consente di spaziare con la fantasia e portarci per un po' lontano dalla realtà.
A tratti dolce, a tratti amaro: così è la bevanda, così è la vita.
Mi sento di consigliarlo? Sì! Anche se non gli darei 5 stelle perché mi aspettavo qualcosa di più, è comunque un'opera che consente di spaziare con la fantasia e portarci per un po' lontano dalla realtà.
E di questi tempi, Dio solo sa quanto ce ne sia bisogno!
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