LA TRAMA:
Chi era Marco?
Quali erano i sogni e le speranze infrante in un attimo da quell'assurdo colpo di pistola, sparato dentro la casa di una famiglia che diceva di amarlo?
Insieme a Mauro Valentini ripercorreremo, minuto per minuto, atto dopo atto, tutto quello che è accaduto a partire da quella tragica notte, per comprendere cosa è accaduto e per rispondere ai tanti, troppi misteri rimasti insoluti e che hanno causato la tragica fine di Marco.
E'la notte del 17 Maggio 2015.
Marco Vannini, ventenne di Cerveteri, è in casa di Martina Ciontoli, la sua fidanzata.
Con loro c'è tutta la famiglia di lei quando Marco viene improvvisamente ferito da un colpo di pistola.
Dal momento dello sparo al suo arrivo al posto di primo soccorso passeranno 110 interminabili minuti, un ritardo che determinerà la morte di Marco.
Il "Caso Vannini" irrompe così sui giornali e nelle televisioni di tutta Italia.
Troppe, del resto, le cose che subito non tornano nel racconto e soprattutto nei comportamenti di chi, in quei minuti, era in casa con lui.
Un ragazzo straordinario, Marco, che la mamma Marina, in queste pagine, racconta insieme a suo marito Valerio.
IL MIO GIUDIZIO:
Due sono i fatti di cronaca che, negli ultimi anni, mi hanno coinvolto come se le vittime fossero miei fratelli, o amici intimi.
Uno è stato il caso di Elena Ceste, l'altro quello di Marco Vannini.
Ed è proprio su quest'ultimo che verte questo libro, scritto dalla madre di Marco, Marina Conte, in collaborazione con Mauro Valentini, giornalista e scrittore che, in passato, si è occupato anche dell'omicidio di Marta Russo, la studentessa uccisa da un colpo di pistola nel cortile dell'Università La Sapienza a Roma, nel Maggio del 1997.
Un libro scritto con il cuore e che al cuore arriva ma è, al contempo, una sorta di dossier che cerca di fare chiarezza sugli eventi avvenuti in quella tragica notte fra il 17 e il 18 Maggio 2015.
L'opera è suddivisa in 3 parti e ogni capitolo è contraddistinto da una strofa di un brano di Lucio Battisti, uno degli artisti preferiti di Marco.
Ed è proprio su quest'ultimo che verte questo libro, scritto dalla madre di Marco, Marina Conte, in collaborazione con Mauro Valentini, giornalista e scrittore che, in passato, si è occupato anche dell'omicidio di Marta Russo, la studentessa uccisa da un colpo di pistola nel cortile dell'Università La Sapienza a Roma, nel Maggio del 1997.
Un libro scritto con il cuore e che al cuore arriva ma è, al contempo, una sorta di dossier che cerca di fare chiarezza sugli eventi avvenuti in quella tragica notte fra il 17 e il 18 Maggio 2015.
L'opera è suddivisa in 3 parti e ogni capitolo è contraddistinto da una strofa di un brano di Lucio Battisti, uno degli artisti preferiti di Marco.
La prima sezione è più narrativa, racconta l'inizio della storia d'amore fra Marina e Valerio, l'infanzia e l'adolescenza di Marco, sempre allegro,solare, affettuoso e altruista; l'incontro con Martina, un vero e proprio colpo di fulmine, un rapporto vissuto inizialmente con passione ed entusiasmo ma che si trasforma presto in una relazione totalizzante, ossessiva, morbosa e sicuramente non consona a due giovani poco più che adolescenti; fino ad arrivare alle ore di quella maledetta sera.
La seconda sezione, quella più corposa, è inerente alle indagini: le intercettazioni, gli atti del processo, gli approfondimenti effettuati dalle vari trasmissioni televisive che si sono occupate del caso, le interviste ai testimoni (quei vicini di casa dei Ciontoli che tanto hanno sentito ma che poco o niente sono stati presi in considerazione dagli inquirenti!).
La terza parte è invece dedicata ai pensieri rivolti a Marco dalle persone che più gli erano vicine (la nonna, gli zii, i cugini e gli amici) ed, infine, a conclusione, vi è un piccolo album fotografico che ripercorre la breve vita di Marco insieme ai suoi affetti più cari.
Un'opera che fa un quadro preciso e ben delineato della situazione, mettendo in risalto fatti ed eventi significativi ma che, nelle trasmissioni di approfondimento, non sono stati magari affrontati con dovizia di particolari.
I Ciontoli, figure emblematiche, sicuramente benestanti a livello economico e "forti" della posizione sociale del capofamiglia, appartenente ai servizi segreti, fanno dell'arroganza il loro cavallo di battaglia, credendo che tutto gli sia dovuto, e si impongono sia sui due giovani fidanzati che su Marina e Valerio, con atteggiamenti invadenti, maleducati, irrispettosi e oltremodo autoritari.
Il loro modo di agire fa pensare a una sorta di setta, dove tutto ruota intorno al "Dio" Antonio Ciontoli e al suo lavoro, mettendo i suoi "adepti" (ovvero moglie, figli e relativi fidanzati) in una sorta di sudditanza emotiva e psicologica che annulla ogni loro volere.
E ciò spiega l'esecrabile comportamento tenuto da tutti i presenti quella sera: uniti e compatti per tutelare l'onore e la posizione del "pater familias", a discapito di un povero ragazzo a cui, fino a pochi minuti prima, sostenevano di volere bene.
Il loro modo di agire fa pensare a una sorta di setta, dove tutto ruota intorno al "Dio" Antonio Ciontoli e al suo lavoro, mettendo i suoi "adepti" (ovvero moglie, figli e relativi fidanzati) in una sorta di sudditanza emotiva e psicologica che annulla ogni loro volere.
E ciò spiega l'esecrabile comportamento tenuto da tutti i presenti quella sera: uniti e compatti per tutelare l'onore e la posizione del "pater familias", a discapito di un povero ragazzo a cui, fino a pochi minuti prima, sostenevano di volere bene.
Certo è che il fatto che Ciontoli lavori nei servizi segreti, che sia, in un certo qual modo, come si suol dire, "ammanicato", lo ha tutelato non poco.
Non si è mai visto, infatti, un processo con tante "falle" come questo:
la casa dei Ciontoli, teatro del delitto, non è mai stata posta sotto sequestro, consentendo loro di alterare e fare sparire le eventuali prove rimaste;
al generale Garofano, ex comandante dei Ris di Parma,e ingaggiato dai Vannini come consulente tecnico, è stato impedito di prendere parte agli "accertamenti non ripetibili";
non sono mai stati ascoltati i vicini di casa, testimoni loro malgrado e che tanto avrebbero avuto da raccontare circa le urla di dolore e le richieste di aiuto di Marco né, tantomeno, sono stati chiesti chiarimenti agli imputati (a Martina,in special modo), sulle dissonanze fra ciò che hanno sostenuto in aula e ciò che hanno detto nelle intercettazioni in questura, pochissime ore dopo la morte del giovane;
così come non si è andati a fondo sui quasi 2 litri di sangue "mancati" dal corpo di Marco (come da risultato dell'autopsia), quando i Ciontoli hanno sempre sostenuto che la ferita fosse "poco più che un graffietto".
E tutti questi "riguardi" hanno trovato riscontro nella pena finale inflittagli: inizialmente 14 anni e poi, in appello, con le "attenuanti" (giustamente, perché con quello che ha fatto ha diritto anche alle "attenuanti", non alle "aggravanti"!), ridotti a soli 5 anni.
Invece, la madre di Marco è stata minacciata di procedimento penale per vilipendio alla Corte, per aver urlato la sua rabbia alla lettura di tale sentenza.
Sembra davvero di assistere a una commedia del teatro dell'assurdo, mentre purtroppo, è la triste realtà.
Non si è mai visto, infatti, un processo con tante "falle" come questo:
la casa dei Ciontoli, teatro del delitto, non è mai stata posta sotto sequestro, consentendo loro di alterare e fare sparire le eventuali prove rimaste;
al generale Garofano, ex comandante dei Ris di Parma,e ingaggiato dai Vannini come consulente tecnico, è stato impedito di prendere parte agli "accertamenti non ripetibili";
non sono mai stati ascoltati i vicini di casa, testimoni loro malgrado e che tanto avrebbero avuto da raccontare circa le urla di dolore e le richieste di aiuto di Marco né, tantomeno, sono stati chiesti chiarimenti agli imputati (a Martina,in special modo), sulle dissonanze fra ciò che hanno sostenuto in aula e ciò che hanno detto nelle intercettazioni in questura, pochissime ore dopo la morte del giovane;
così come non si è andati a fondo sui quasi 2 litri di sangue "mancati" dal corpo di Marco (come da risultato dell'autopsia), quando i Ciontoli hanno sempre sostenuto che la ferita fosse "poco più che un graffietto".
E tutti questi "riguardi" hanno trovato riscontro nella pena finale inflittagli: inizialmente 14 anni e poi, in appello, con le "attenuanti" (giustamente, perché con quello che ha fatto ha diritto anche alle "attenuanti", non alle "aggravanti"!), ridotti a soli 5 anni.
Invece, la madre di Marco è stata minacciata di procedimento penale per vilipendio alla Corte, per aver urlato la sua rabbia alla lettura di tale sentenza.
Sembra davvero di assistere a una commedia del teatro dell'assurdo, mentre purtroppo, è la triste realtà.
Ma riavvolgiamo un attimo il nastro, tornando alla sera del 17 Maggio 2015.
La versione che i Ciontoli e Viola Giorgini ( fidanzata di Federico) hanno sempre dato, che è talmente grottesca da sembrare una scena di un romanzo di Niccolò Ammaniti, è che, mentre Marco era in bagno, seduto nella vasca, nudo bruco, il suocero sia entrato (evviva la privacy!) e, per scherzo,gli abbia puntato contro una pistola, convinto che fosse scarica (perchè, mi pare ovvio,uno che lavora nelle forze dell'ordine gioca con le pistole come se fossero mattoncini del Lego e, soprattutto, non sa riconoscere un'arma scarica da una col colpo in canna).
Oppure, altra versione che hanno fornito in seguito: visto che Marco voleva sapere come funzionassero le pistole, il Ciontoli gliele ha mostrate...sempre mentre era a farsi il bagno, nudo bruco, mi sembra giusto.
In tutte e due i casi, sostiene che sia partito inavvertitamente un colpo che, per lui, però, era solo un "colpo d'aria" e che Marco si sia spaventato e si sia sentito male, andando in panico, per il botto, non certo perchè un proiettile gli si era conficcato in corpo.
La versione che i Ciontoli e Viola Giorgini ( fidanzata di Federico) hanno sempre dato, che è talmente grottesca da sembrare una scena di un romanzo di Niccolò Ammaniti, è che, mentre Marco era in bagno, seduto nella vasca, nudo bruco, il suocero sia entrato (evviva la privacy!) e, per scherzo,gli abbia puntato contro una pistola, convinto che fosse scarica (perchè, mi pare ovvio,uno che lavora nelle forze dell'ordine gioca con le pistole come se fossero mattoncini del Lego e, soprattutto, non sa riconoscere un'arma scarica da una col colpo in canna).
Oppure, altra versione che hanno fornito in seguito: visto che Marco voleva sapere come funzionassero le pistole, il Ciontoli gliele ha mostrate...sempre mentre era a farsi il bagno, nudo bruco, mi sembra giusto.
In tutte e due i casi, sostiene che sia partito inavvertitamente un colpo che, per lui, però, era solo un "colpo d'aria" e che Marco si sia spaventato e si sia sentito male, andando in panico, per il botto, non certo perchè un proiettile gli si era conficcato in corpo.
In realtà, quella che Marina ci paventa, secondo le conclusioni che lei e Valerio hanno tratto in questi anni, è tutta un'altra storia.
Marina racconta che il grande sogno di Marco era quello di entrare nell'Esercito e che avesse inoltrato più volte domanda di ammissione, facendosi supportare dal suocero.
Caso vuole che, ogni volta, la domanda fosse stata respinta per vizi di forma o documentazione mancante e che il Ciontoli stesso avesse consigliato a Marco dal desistere dal presentarne un'altra.
Viene da pensare che, forse, non era un caso né negligenza, che queste documentazioni fossero incomplete: probabilmente Martina, gelosa, ossessiva e morbosa com'era, non voleva che Marco fosse arruolato e stesse via chissà quanto per andare chissà dove e che, il padre, per compiacerla, avesse alterato la richiesta per renderla nulla.
Marco, allora, si era rivolto allo zio Roberto, di professione carabiniere, per inoltrare una nuova domanda, raccomandandosi che né Martina né i suoi familiari lo venissero a sapere, altrimenti "si sarebbe trovato nei guai con loro" (testuali parole).
Martina, purtroppo, per una fortuita casualità, lo viene a sapere proprio nella giornata del 17 Maggio e questa notizia la altera e le cambia l'umore.
Secondo Marina, quindi, la causa scatenante del litigio che ha portato allo sparo è stata proprio questa (e ciò spiegherebbe anche quelle parole "Scusa,Marti", che si sentono in sottofondo, urlate da Marco, nella telefonata al 118).
Probabilmente, il fatto che Marco si fosse rivolto allo zio per l'inoltro di una nuova domanda di ammissione, ha ferito l'onore del Ciontoli che si è sentito scavalcato, sminuito e colpito nell'orgoglio da questo gesto di "ribellione" che lui ha percepito come irrispettoso.
Non dico che gli abbia puntato la pistola addosso per ucciderlo, forse voleva solo intimidirlo, poi è partito il colpo e ciò ha dato il via al terribile effetto domino che tutti conosciamo.
Marina racconta che il grande sogno di Marco era quello di entrare nell'Esercito e che avesse inoltrato più volte domanda di ammissione, facendosi supportare dal suocero.
Caso vuole che, ogni volta, la domanda fosse stata respinta per vizi di forma o documentazione mancante e che il Ciontoli stesso avesse consigliato a Marco dal desistere dal presentarne un'altra.
Viene da pensare che, forse, non era un caso né negligenza, che queste documentazioni fossero incomplete: probabilmente Martina, gelosa, ossessiva e morbosa com'era, non voleva che Marco fosse arruolato e stesse via chissà quanto per andare chissà dove e che, il padre, per compiacerla, avesse alterato la richiesta per renderla nulla.
Marco, allora, si era rivolto allo zio Roberto, di professione carabiniere, per inoltrare una nuova domanda, raccomandandosi che né Martina né i suoi familiari lo venissero a sapere, altrimenti "si sarebbe trovato nei guai con loro" (testuali parole).
Martina, purtroppo, per una fortuita casualità, lo viene a sapere proprio nella giornata del 17 Maggio e questa notizia la altera e le cambia l'umore.
Secondo Marina, quindi, la causa scatenante del litigio che ha portato allo sparo è stata proprio questa (e ciò spiegherebbe anche quelle parole "Scusa,Marti", che si sentono in sottofondo, urlate da Marco, nella telefonata al 118).
Probabilmente, il fatto che Marco si fosse rivolto allo zio per l'inoltro di una nuova domanda di ammissione, ha ferito l'onore del Ciontoli che si è sentito scavalcato, sminuito e colpito nell'orgoglio da questo gesto di "ribellione" che lui ha percepito come irrispettoso.
Non dico che gli abbia puntato la pistola addosso per ucciderlo, forse voleva solo intimidirlo, poi è partito il colpo e ciò ha dato il via al terribile effetto domino che tutti conosciamo.
Marina, inoltre, fa notare come, dal momento dello sparo, Marco diventi improvvisamente "un intralcio": avrebbe potuto raccontare ai suoi genitori e al resto del mondo quello che era successo, che il suo "adorato"suocero gli aveva puntato contro una pistola e sparato addosso, per errore o meno ma lo aveva fatto, avrebbe potuto addirittura denunciarlo...e allora, addio servizi segreti, addio lavoro, addio carriera, addio benessere economico.
Secondo la madre di Marco (e a questo punto lo credo anche io), se i vicini, richiamati dallo sparo, dal frastuono e dalle urla, non si fossero affacciati a chiedere lumi (e a cui sono state date risposte evasive), i Ciontoli nemmeno avrebbero allertato i soccorsi ma avrebbero lasciato morire il ragazzo a casa loro, per poi fare sparire il corpo e fare credere a tutti che si fosse allontanato volontariamente.
"Ho la sensazione che se non ci fossero stati i vicini di casa a sentire quel colpo e affacciarsi, se Marco non avesse urlato, io Marco non lo avrei trovato più, oppure lo avrei ritrovato gettato in mare. Nessuno può togliermi dalla mente questo pensiero" .
Secondo la madre di Marco (e a questo punto lo credo anche io), se i vicini, richiamati dallo sparo, dal frastuono e dalle urla, non si fossero affacciati a chiedere lumi (e a cui sono state date risposte evasive), i Ciontoli nemmeno avrebbero allertato i soccorsi ma avrebbero lasciato morire il ragazzo a casa loro, per poi fare sparire il corpo e fare credere a tutti che si fosse allontanato volontariamente.
"Ho la sensazione che se non ci fossero stati i vicini di casa a sentire quel colpo e affacciarsi, se Marco non avesse urlato, io Marco non lo avrei trovato più, oppure lo avrei ritrovato gettato in mare. Nessuno può togliermi dalla mente questo pensiero" .
Quindi, ciò che è davvero accaduto quella notte non lo sapremo mai, perché l'unica persona che ce lo potrebbe raccontare non c'è più e gli altri 5 fanno fronte compatto per omettere la verità.
Ma, per assurdo, anche volendo prendere per buona la versione astrusa fornitaci dal Ciontolame, resta il fatto che I CIONTOLI SONO COLPEVOLI IN OGNI CASO IN QUANTO È STATO APPURATO OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO CHE MARCO NON È DECEDUTO A CAUSA DEL COLPO MA PER I RITARDI NEI SOCCORSI.
Sono colpevoli e devono pagare,con una pena commisurata a ciò che hanno fatto.
L'ergastolo.
Ma, per assurdo, anche volendo prendere per buona la versione astrusa fornitaci dal Ciontolame, resta il fatto che I CIONTOLI SONO COLPEVOLI IN OGNI CASO IN QUANTO È STATO APPURATO OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO CHE MARCO NON È DECEDUTO A CAUSA DEL COLPO MA PER I RITARDI NEI SOCCORSI.
Sono colpevoli e devono pagare,con una pena commisurata a ciò che hanno fatto.
L'ergastolo.
Non si può morire a 20 anni.
Non è giusto.
Non è giusto quando accade per malattia o incidente, figuriamoci se si può tollerare quando succede per colpa di un branco di scellerati privi sensibilità e coscienza che, incuranti delle tue grida e del tuo dolore, antepongono la carriera del capofamiglia a una vita umana.
Questa è gente senza empatia e la mancanza di empatia, non solo è una patologia mentale, ma è cosa assai pericolosa e, personalmente, mi fa terribilmente paura, perché il non sapere mettersi nei panni degli altri, porta a conseguenze drammatiche come questa.
Non è giusto.
Non è giusto quando accade per malattia o incidente, figuriamoci se si può tollerare quando succede per colpa di un branco di scellerati privi sensibilità e coscienza che, incuranti delle tue grida e del tuo dolore, antepongono la carriera del capofamiglia a una vita umana.
Questa è gente senza empatia e la mancanza di empatia, non solo è una patologia mentale, ma è cosa assai pericolosa e, personalmente, mi fa terribilmente paura, perché il non sapere mettersi nei panni degli altri, porta a conseguenze drammatiche come questa.
I Ciontoli non hanno ucciso solo una giovane vita, hanno condannato anche due genitori ad un "fine pena mai", a sopravvivere, fino alla fine dei loro giorni, con uno strazio che si rinnova attimo per attimo, con un coltello piantato nel petto che mai smette di rigirarsi nella ferita.
Ricordiamoci che Marina e Valerio sono stati costretti ad ascoltare, e più di una volta, le urla disumane del loro unico figlio, nelle registrazioni delle telefonate al 118, lo hanno dovuto vedere disteso su un tavolo dell'obitorio e Valerio, in aula, ha assistito addirittura alla proiezione degli scatti dell'autopsia.
Io stessa, quando ho letto la parte relativa alla testimonianza della vicina di casa, nel momento in cui dice che, quella sera, Marco "urlava come un maiale sgozzato, invocando la madre, gridando -mamma aiutami-", d'istinto ho chiuso il libro e l'ho gettato in fondo al divano, riprendendo la lettura solo il giorno seguente, per quanto mi hanno traumatizzato quelle parole.
Non oso immaginare quello che possano aver provato Marina e Valerio, ascoltandole.
È una cosa talmente crudele che va oltre ogni immaginazione.
Ricordiamoci che Marina e Valerio sono stati costretti ad ascoltare, e più di una volta, le urla disumane del loro unico figlio, nelle registrazioni delle telefonate al 118, lo hanno dovuto vedere disteso su un tavolo dell'obitorio e Valerio, in aula, ha assistito addirittura alla proiezione degli scatti dell'autopsia.
Io stessa, quando ho letto la parte relativa alla testimonianza della vicina di casa, nel momento in cui dice che, quella sera, Marco "urlava come un maiale sgozzato, invocando la madre, gridando -mamma aiutami-", d'istinto ho chiuso il libro e l'ho gettato in fondo al divano, riprendendo la lettura solo il giorno seguente, per quanto mi hanno traumatizzato quelle parole.
Non oso immaginare quello che possano aver provato Marina e Valerio, ascoltandole.
È una cosa talmente crudele che va oltre ogni immaginazione.
Quindi, i Ciontoli, se avessero, non dico tanto, un minimo di rispetto, un minimo di coscienza, un minimo di vergogna, dovrebbero stare muti, come i pesci.
E andare a nascondersi sotto un sasso, come i pesci.
Invece no.
Continuano a parlare, e a vanvera oltretutto.
Un bel tacer non fu mai scritto.
E invece Antonio, in aula, piange e si batte il petto, dicendo che merita l'ergastolo, però poi manda i suoi avvocati a chiedere uno sconto di pena.
Oppure, incrociando, Alessandro, il cugino di Marco, fuori dal tribunale, lo apostrofa con tono sarcastico.
Martina piagnucola perché, dopo ciò che è successo, povera stella, non riesce a trovare lavoro e, nelle intercettazioni in questura, le scappa detto che "era destino che Marco dovesse morire".
(No, brutta strega, non era destino, siete voi, tu e la tua famiglia che lo avete lasciato morire!).
Federico piagnucola perché teme per la sua incolumità.
La sua fidanzata Viola (anche se credo che adesso non stiano più insieme), nelle intercettazioni telefoniche, accusa i familiari di Marco di andare in televisione "per soldi" (certo, ti hanno appena ammazzato un figlio e tu non vai in televisione a chiedere giustizia, ci vai giusto per il gettone di presenza!), salvo poi scrivere loro una letterina falsa come Giuda all'ultima cena, solo per pararsi il culo al processo e avere uno sconto di pena.
E, infine, la signora Ciontoli, che non favella, ma in compenso, invia a Marina un sms contenente solo un numero di telefono.
Numero che,come foto profilo di WhatsApp, ha un'immagine di Martina abbracciata al suo nuovo ragazzo.
Della serie: mia figlia continua la sua vita e il tuo giace in un fornetto.
Io boh.
Resto veramente senza parole.
E andare a nascondersi sotto un sasso, come i pesci.
Invece no.
Continuano a parlare, e a vanvera oltretutto.
Un bel tacer non fu mai scritto.
E invece Antonio, in aula, piange e si batte il petto, dicendo che merita l'ergastolo, però poi manda i suoi avvocati a chiedere uno sconto di pena.
Oppure, incrociando, Alessandro, il cugino di Marco, fuori dal tribunale, lo apostrofa con tono sarcastico.
Martina piagnucola perché, dopo ciò che è successo, povera stella, non riesce a trovare lavoro e, nelle intercettazioni in questura, le scappa detto che "era destino che Marco dovesse morire".
(No, brutta strega, non era destino, siete voi, tu e la tua famiglia che lo avete lasciato morire!).
Federico piagnucola perché teme per la sua incolumità.
La sua fidanzata Viola (anche se credo che adesso non stiano più insieme), nelle intercettazioni telefoniche, accusa i familiari di Marco di andare in televisione "per soldi" (certo, ti hanno appena ammazzato un figlio e tu non vai in televisione a chiedere giustizia, ci vai giusto per il gettone di presenza!), salvo poi scrivere loro una letterina falsa come Giuda all'ultima cena, solo per pararsi il culo al processo e avere uno sconto di pena.
E, infine, la signora Ciontoli, che non favella, ma in compenso, invia a Marina un sms contenente solo un numero di telefono.
Numero che,come foto profilo di WhatsApp, ha un'immagine di Martina abbracciata al suo nuovo ragazzo.
Della serie: mia figlia continua la sua vita e il tuo giace in un fornetto.
Io boh.
Resto veramente senza parole.
Una nota giornalista, tempo fa, scrisse che lei stava dalla parte dei Ciontoli perché non è giusta questa gogna mediatica nei loro confronti.
Onestamente, come si possa prendere le difese di questa gentaglia, non lo so.
Ma nemmeno per sbaglio, starei dalla loro parte.
Certo ,non dico che sia giusto insultarli, se si incontrano per strada, o di augurare loro la morte.
Per il semplice fatto che per strada non ci devono proprio stare, in galera devono stare.
E devono campare 130 anni, e trascorrerli tutti in galera.
La luce del sole la devono rivedere nella prossima vita, forse.
Adesso che, finalmente, c'è stato l'annullamento del processo e un nuovo rinvio a giudizio per i Ciontoli, si spera che questa giustizia possa arrivare.
Glielo dobbiamo a questo giovane uomo ucciso nel fiore degli anni, che aveva un animo grande e un cuore d'oro ( questo aneddoto non compare nel libro, lo aveva raccontato mamma Marina in una trasmissione televisiva: quando Marco lavorava come bagnino in uno stabilimento balneare di Ladispoli,oltre ad assistere i bagnanti, intratteneva i bimbi, facendoli giocare a calcio. C'era però un bambino disabile che non poteva giocare con loro e, appena poteva, Marco andava da questo bambino, portandogli un gelato per non farlo sentire escluso. Questo era Marco).
Lo dobbiamo ai genitori di Marco, due persone di grandissima forza e dignità, (Marina più impulsiva,"di pancia",Valerio più silenzioso e introverso), che io porto nel cuore fin dai primi atti di questa immane tragedia.
Questi genitori che, quella notte, quando Marco era ricoverato al pronto soccorso, non ancora consci della gravità della situazione e speranzosi che, una volta estratto il proiettile, Marco si sarebbe ristabilito, stavano già pensando a come muoversi per fare sì che Antonio non venisse denunciato e non dovesse rimetterci la carriera.
Questi sono i genitori di Marco.
Lo dobbiamo a nonno Domenico, padre di Marina, morto di crepacuore un anno dopo la scomparsa dell'amato nipote.
Onestamente, come si possa prendere le difese di questa gentaglia, non lo so.
Ma nemmeno per sbaglio, starei dalla loro parte.
Certo ,non dico che sia giusto insultarli, se si incontrano per strada, o di augurare loro la morte.
Per il semplice fatto che per strada non ci devono proprio stare, in galera devono stare.
E devono campare 130 anni, e trascorrerli tutti in galera.
La luce del sole la devono rivedere nella prossima vita, forse.
Adesso che, finalmente, c'è stato l'annullamento del processo e un nuovo rinvio a giudizio per i Ciontoli, si spera che questa giustizia possa arrivare.
Glielo dobbiamo a questo giovane uomo ucciso nel fiore degli anni, che aveva un animo grande e un cuore d'oro ( questo aneddoto non compare nel libro, lo aveva raccontato mamma Marina in una trasmissione televisiva: quando Marco lavorava come bagnino in uno stabilimento balneare di Ladispoli,oltre ad assistere i bagnanti, intratteneva i bimbi, facendoli giocare a calcio. C'era però un bambino disabile che non poteva giocare con loro e, appena poteva, Marco andava da questo bambino, portandogli un gelato per non farlo sentire escluso. Questo era Marco).
Lo dobbiamo ai genitori di Marco, due persone di grandissima forza e dignità, (Marina più impulsiva,"di pancia",Valerio più silenzioso e introverso), che io porto nel cuore fin dai primi atti di questa immane tragedia.
Questi genitori che, quella notte, quando Marco era ricoverato al pronto soccorso, non ancora consci della gravità della situazione e speranzosi che, una volta estratto il proiettile, Marco si sarebbe ristabilito, stavano già pensando a come muoversi per fare sì che Antonio non venisse denunciato e non dovesse rimetterci la carriera.
Questi sono i genitori di Marco.
Lo dobbiamo a nonno Domenico, padre di Marina, morto di crepacuore un anno dopo la scomparsa dell'amato nipote.
Come ha detto il giornalista Carmelo Abbate durante una puntata di" Quarto Grado":
"La Cassazione ha detto che Marco si poteva salvare.
Questo ragazzo perbene, figlio di una famiglia perbene,se fosse stato soccorso, tutto si sarebbe risolto e ora noi non staremmo qui a parlarne e non lo avremmo mai conosciuto. E sarebbe stato meglio così".
"La Cassazione ha detto che Marco si poteva salvare.
Questo ragazzo perbene, figlio di una famiglia perbene,se fosse stato soccorso, tutto si sarebbe risolto e ora noi non staremmo qui a parlarne e non lo avremmo mai conosciuto. E sarebbe stato meglio così".
Purtroppo è andata diversamente e allora è nostro dovere non solo rendergli giustizia, cosa principale, ma anche fare in modo che il suo nome e la sua memoria non vengano mai dimenticati.
E questo libro è un ottimo modo per ricordarlo.
Invito tutti, quindi, alla lettura di quest'opera intensa, dolce e dolorosa allo stesso tempo e ringrazio Mauro Valentini per la professionalità e il coinvolgimento con cui ha narrato gli eventi.
Mando un bacio a Marco, ovunque si trovi e stringo forte al cuore Marina e Valerio.
Per qualunque cosa, iniziativa o altro che vorrete prendere in onore e in ricordo di vostro figlio, il mio blog è a vostra disposizione.
Grazie.
Grazie perché, nonostante tutto il dolore di questa storia, state dimostrando al mondo quanto grande siano la forza dell'amore e della dignità.
Libro da leggere, assolutamente.Per qualunque cosa, iniziativa o altro che vorrete prendere in onore e in ricordo di vostro figlio, il mio blog è a vostra disposizione.
Grazie.
Grazie perché, nonostante tutto il dolore di questa storia, state dimostrando al mondo quanto grande siano la forza dell'amore e della dignità.
Perché Marco merita giustizia.
Perché Marco merita di essere ricordato e di essere sempre presente nei nostri cuori
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