LA TRAMA:
La protagonista è Marta, donna che supera amori tragici, si mette in discussione e trova pace solo quando impara ad amare se stessa.
IL MIO GIUDIZIO:
E'da quando questo libro è stato pubblicato, nel 2013, che volevo leggerlo ma, per un motivo o per un altro, sono riuscita a farlo soltanto adesso.
La storia è incentrata su Marta, giovane attrice poco più che ventenne (anche se, per i suoi trascorsi, sembra più una quarantenne) che, durante le sedute con l'analista, in un alternarsi di falshback narrativi, "sfoglia" i petali delle sue storie d'amore.
Tre sono gli uomini che hanno gravitato intorno a lei negli ultimi sei anni:
Manfredi, il fidanzato storico;
Marco, magistrato rampante e sotto scorta, migliore amico di Manfredi;
Stefano, noto, ambito e affascinante attore con cui condivide prima il palcoscenico e poi anche il letto.
Legata a Manfredi sin dall'età di sedici anni, ha con lui un rapporto malato, fatto più di possesso che di condivisione e comunicazione.
Dicono di non poter fare a meno l'uno dell'altra ma poi preferiscono dare priorità all'ambizione personale piuttosto che programmare un futuro insieme.
Dicono di amarsi pazzamente ma poi si tradiscono, lui con più donne, lei soltanto una volta ma decisiva, col di lui migliore amico Marco.
Tradimento che sconvolgerà Manfredi, già emotivamente instabile, al punto tale da indurlo al suicidio.
Ed è proprio per elaborare il lutto e superare il senso di colpa legato a questo atto, che Marta si rivolge all'analista.
Come una moderna Lady Macbeth, si sente le mani sporche di sangue.
Ha paura dei sentimenti.
Ha paura di amare e di essere nuovamente amata.
Crede di non potersi permettere nè di meritare l'amore di un altro uomo, dopo aver spinto il suo fidanzato fra le braccia della morte.
Ma questi timori non la esimono però dall'instaurare una relazione con Stefano, follemente innamorato di lei, con il quale vive una passione lucida e distaccata ( in poche parole lo sfrutta alla grande), continuando a frequentare, nel frattempo, anche Marco, pure lui preso da lei sin dai tempi del suo fidanzamento con Manfredi.
Ed è proprio Marco, ad un certo punto della narrazione, ad invitarla ad amarsi di più perchè "ama pazzamente gli altri ma lei non sa amarsi".
In realtà, l'idea che mi sono fatta di Marta è tutt'altra.
Io l'ho vista più come una ragazzina viziata ed egoreferenziata, malata di protagonismo e a cui tutto è dovuto, che tratta gli altri come giocattoli e poco peso dà ai loro sentimenti.
Un'attrice carismatica e dall'ottima eloquenza che continua a recitare il suo ruolo anche nella vita privata, oltre che sul palco.
Scritto con capitoli brevi che danno velocità al racconto e con un linguaggio aulico e ricercato, "Petali di Marta" si configura come un romanzo particolare e sicuramente originale.
I personaggi sono bene caratterizzati dal punto di vista emotivo e psicologico e la storia, dal ritmo intenso e serrato, scorre bene ed avvince.
Le uniche cose che mi hanno lasciato perplessa sono state il finale, che è un "non finale" che sta a significare tutto e niente e alcuni refusi che "sballano" la narrazione.
Ad esempio, la storia è ambientata fra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 ma, nelle prime pagine del libro, narrando l'incontro fra Marta e Manfredi, si fa riferimento agli anni '90.
Allo stesso modo, più avanti, il fratello di Manfredi, di nome Giorgio, viene, ad un certo punto, chiamato "Marco".
Mi chiedo: se queste incongruenze sono saltate subito ai miei occhi di semplice lettrice, possibile che nessuno fra l'editor ed i correttori di bozze le abbia notate?
IL MIO VOTO:
Originale, avvincente e ben scritto.
Un pò deludente il finale.
Comunque consigliato!
LA SCRITTRICE (o "Scrittora" come si definisce essa stessa!)
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