venerdì 8 gennaio 2016

Frasi dal libro "Giuseppino - Da New York all'Italia:storia del mio ritorno a casa" di Joe Bastianich

Joe Bastianich è Joseph all'anagrafe,
Giuseppe per sua madre,
ma ancora oggi,Giuseppino per la nonna.

Ci vuole una tempra particolare per lasciare tutto,anche quando è poco,e andare per il mondo senza portare niente con sè,tranne la speranza di una vita migliore.

Ho deciso di dedicare la vita vita al cibo perchè ho la convinzione profonda che sia un'enorme occasione di felicità quotidiana.
Il cibo tesse rapporti tra coloro che lo condividono.
Sa mantenere in vita legami con coloro che abbiamo perso e con i posti che abbiamo lasciato da tempo.
Può aiutare a fare pace con gli addii che siamo stati costretti a dare.

Niente come il cibo descrive una cultura.

Cucinare significa accudire.

Io ho sempre avuto una consapevolezza molto acuta del posto subordinato che occupavamo nella scala gerarchica.
Quando ero ragazzino,insieme a questa consapevolezza,veniva molta frustrazione e una sorta di incazzatura sotterranea perenne.
Nel tempo,ho preso questa rabbia e ho lasciato che diventasse il motore di tutto quello che facevo:
ho fatto più di tutti gli altri perchè l'ho voluto di più,e più rabbiosamente di tutti gli altri.

Stavo fuggendo da Wall Street diretto in Italia,perchè ero convinto che il paese dei miei avi sarebbe stato l'antidoto al veleno della finanza americana,la cura a tutto quello che di tossico avevo fatto nell'ultimo anno e mezzo della mia vita.
Era una missione di soul -searching,di ricerca della mia anima.
L'Italia,dove tutto era luce e purezza nelle intenzioni,nella forma,nello stile di vita,avrebbe riempito il vuoto della mia esistenza,mi avrebbe guarito e mi avrebbe dato uno scopo.

C'è nobiltà nel fare da soli,senza potersi appoggiare all'esperienza di chi ti ha preceduto.
Il legame con chi è venuto prima può essere una guida ma allo stesso modo sa diventare un fardello,e impedirti di contribuire alla tua stessa storia alle tue condizioni.


A Montalcino dividevo il mio tempo tra 2 attività principali:
bere vino al bar del paese e cercare di portarmi a letto le ragazze.
In uno dei 2 ambiti ero quasi imbattibile...nonostante gli anziani di Montalcino fossero a loro volta forti bevitori!
In zona non c'era quasi nessuno della mia età,quindi stavo con persone più grandi di me o da solo.
Soprattutto stavo da solo.
Fu un anno all'insegna di una solitudine quasi monacale.
Stare soli,in posti sconosciuti,senza amici,aggiunge una seconda dimensione al percorso:
oltre al viaggio fuori,c'è quello all'interno di sè.
Finisci per porti delle domande su te stesso,sul significato ultimo dell'esistenza e tutto il resto...interrogativi che la presenza di qualcun altro,una ragazza o un amico,fa sembrare delle seghe mentali.
Sentirsi soli rende deboli e la debolezza costringe ad aprirsi,ad abbandonare le normali protezioni per avvicinarsi agli altri.
Per me,cresciuto in una casa sempre affollata,entrare in rapporto con gli altri era quasi un'urgenza.
In quei mesi mi è capitato di non parlare con anima viva per 3 o 4 giorni consecutivi.
Stavo seduto per ore,pensando a come sarebbe stata la mia vita futura:
ero giovane,avevo grandi sogni,e la solitudine era lo sfondo ideale su cui ricamare con la fanstasia.
Giravo per l'Italia senza meta.
Bevevo vino.
Dormivo in auto.
Fumavo le canne.
Una vita da hippie.

A Siena conobbi 2 ragazzi di Siviglia e passammo alcuni giorni insieme,girovagando a bordo della mia auto.
Fumavamo hashish con la comprovato tecnica del bicchiere:
pianti un ago in un riquadro di cartone,infilzi la pallina di hashish sulla punta dell'ago e l'accendi con l'accendino,ci metti il bicchiere sopra e aspetti che si riempia di fumo.
A quel punto lo sollevi di poco,avvicini la bocca e aspiri.
Noi però avevamo solo uno di quei bicchieri da campeggio pieghevoli,che continuava a chiudersi a scatto,con grande spreco di energie e di fumo.
Il fatto che,pur essendo in 3,non avessimo trovato una soluzione migliore (o un bicchiere vero e proprio!) è una prova piuttosto chiara di quanto fossimo fatti tutto il tempo.

Ho un buon equilibrio:
per me il denaro è il barometro del mio successo.
Mi sono sempre misurato in base alle conseguenze economiche di ogni mia azione,perchè sono stato cresciuto così.
Ma non sono i soldi,di per sè,a rendermi felice.

Mi sento bene quando sono la persona che desidero essere,
quando posso esercitare libertà e creatività,ma non saprei mai rinunciare alla dimensione economica.

Per me è importante vivere il momento e stimolare tutti i sensi per riuscire a vivere con pienezza nel posto dove sei.

Ero pronto per diventare qualcun altro:me stesso.

La televisione è come il terzo bicchiere di vino:
ti fa somigliare di più a te stesso.
Le possibilità sono 2:
o le telecamere tirano fuori da te qualcosa in più di quello che saresti in grado di dare normalmente (una versione potenziata di te stesso) oppure non sei una persona adatta alla tv (o al consumo di alcolici).
In tv una persona funziona oppure no: è così semplice!

...il senso che il cibo assume nel viaggio di un cuoco:
l'emozione,l'ambizione,la sua storia personale.
Al centro ci sono le persone:
il cibo è lo strumento che consente di far luce sul loro mondo interiore.

Per le riprese siamo convocati alle 9.00.
Io arrivo in anticipo di 10 minuti,passo in camerino,bevo un caffè e alle 9.00 sono pronto.
In Italia la gente arriva alla spicciolata e comincia quella che io chiamo "the Italian morning social hour":
tutti si salutano,si baciano sulle guance,bevono un caffè,fumano una sigaretta,chiacchierano.
La giornata di lavoro non comincia prima delle 10.30.
In America,se uno dei giudici arriva in ritardo,paga una multa di 1000 dollari,destinati in beneficienza:
far aspettare gli altri è considerato un atteggiamento inaccettabile.
In Italia,al contrario,il ritardo è un modo per affermare la gerarchia di branco:
il più importante arriva per ultimo.
E la cosa mi esaspera.
E sì...per intendersi: Cracco arriva sempre tardi!

Da quando va in onda Masterchef i bambini mi riconosco per la strada.
E anche quando non mi riconoscono,i genitori dicono loro:
"Tesoro,lo sai chi è questo signore?"
Loro fanno segno di no con la testa e io sto lì fermo,sorridendo in maniera forzata.
Perchè fate questo ai vostri bambini?
E'una situazione imbarazzante per tutti,tranne che per voi,probabilmente,perchè siete evidentemente incapaci di provare vergogna per le vostre azioni più ridicole.

Anche io,nel tempo,ho fatto qualche passo falso perchè il mio italiano è spesso inaffidabile e quindi il disastro è sempre dietro l'angolo.
In una circostanza ho rilasciato una video intervista in cui volevo definire gli italiani come una tipologia di clienti di ristoranti molto difficili.
Ma invece di dire "esigenti" mi è uscito (ahimè!) un ben poco accorto "deficienti".

Gestire un ristorante e condurre un programma televisivo hanno in comune una cosa:
quando quello che fai ha successo la soddisfazione personale è enorme.

Una delle mie caratteristiche principali è che posso fissarmi su di un obiettivo con concentrazione assoluta,o con una cocciutaggine insensata,a seconda del lato da cui si vuol guardare la cosa.

Una mattina sono uscito per un'escursione in bici.
Ero quasi alla conclusione del mio circuito,quando ho preso una curva in velocità.
Sull'asfalto c'era della ghiaia,ho perso il controllo della bici e sono caduto a terra.
Qui c'è il classico momento in cui tutto diventa nero.
Stacco.
Ho ripreso il contatto con la realtà per via di un rumore che mi perforava i timpani.
Ci ho messo alcuni attimi prima di rendermi conto che proveniva da me:
stavo ululando di dolore.
Un uomo era sceso dalla sua auto per prestarmi soccorso e ora,chino su di me,mi stava osservando con aria inspiegabilmente compiaciuta.
"Ma viot tu...a l'è chel di Masterchef!"

Mia moglie mi ha accompagnato in ospedale.
Era il giorno prima di Ferragosto,quindi il personale era ridotto all'osso.
l'80% dello staff in servizio mi attendeva fuori (credo mancassero solo i chirurghi che stavano operando a cuore aperto).

La mia famiglia non concepiva nemmeno che si potesse mangiare troppo:
per loro esisteva solo il mangiare troppo poco.
You can't have too much of a good thing,come si dice.

Fare tutto perfettamente a pranzo e rifare tutto perfettamente a cena.
Quando anche l'ultimo cliente se n'è andato,è il momento di sedersi al bar con un bicchiere di vino in mano,sapendo di aver nutrito 300 persone che hanno amato il tuo cibo e,per conseguenza diretta,hanno amato te,
Per me,questa è una delle esperienze più soddisfacenti che esista al mondo.

Per via di Orsone ho provato di nuovo il senso di inadeguatezza e di vulnerabilità che il Restaurant Man avverte quando gli pare che anche fare del suo meglio potrebbe non essere abbastanza.

Ho le mie motivazioni:
non ultima,ottenere riconoscimenti.
So che è un'affermazione fastidiosa:
i ristoratori più astuti e politically correct nelle interviste ribadiscono che non pensano ai riconoscimenti e che il loro unico scopo è far felici i clienti.
Mentono,ma pare che quella sia la cosa da fare,almeno qui.
Per gli americani,invece,è molto comune enunciare chiaramente i loro obiettivi.

Ci sono molte cose che faccio per denaro o per profitto ma il vino non è una di queste.
Fare vino è un impegno che attraversa più generazioni,e mi piace il pensiero che il vino che produciamo rimarrà come eredità ai miei figli.
Quando sarò morto,i miei figli avranno le bottiglie di 40 anni di vendemmie:
una parte di me che resterà con loro.
I miei ristoranti chiuderanno.
Eataly sarà di qualcun altro.
Il vino è l'unica tra le cose che ho creato ad avere la possibilità di sfidare il tempo.
One file is not long enough to live the life of wine:
una vita non è lunga abbastanza per vivere la vita del vino.
Al ciclo della vita del vino partecipiamo soltanto,senza controllarlo nè comandarlo.
Siamo passeggeri,non capitani della nave.

Ambizioni è la mia versione.
Manie di grandezza quella altrui.

Oscar ha estratto una penna dal taschino e si è messo a scrivere su un tovagliolo.
"Queste sono le cose molto,molto difficili...queste invece sono le cose impossibili.
Tu devi impegnarti sempre,il 100% del tuo tempo,per le cose molto difficili ma mai per l'altra".
Oscar aveva ragione:
in genere vale la pena fare le cose molto difficili perchè sono quelle che hanno il potenziale maggiore.
Mentre non bisogna sprecare un solo secondo in cose impossibili.

Essere famosi,in generale,è bellissimo.
Esempio banale:
tempo necessario per la riparazione di un telefono prima della fama,3 giorni.
Dopo la fama,mezz'ora.

Mi pare che gli americani,in genere,siano molto più pratici,
mentre gli italiani sono vittime delle formalità.
Gli americani affrontano i problemi,mentre gli italiani ne discutono.
Gli americani sono ottimisti di natura,più disposti a correre dei rischi e anche,nel caso,a fallire.
Gli italiani sono paralizzati davanti alla prospettiva dell'insuccesso.
Ma la singola abitudine degli italiani che mi dà più fastidio è che tutti si preoccupino di quello che pensano gli altri.
Per me il giudizio degli altri non è mai stato importante.
I don't give a shit what people are saying about me.
Non me ne frega niente di cosa dice la gente.

Credo che pochi italiani si rendano conto del fatto che,a parte loro,tutto il resto del mondo adora l'Italia e prova una fascinazione estrema per il cibo,il clima,i monumenti,la natura,la lingua.
Gli italiani sembrano gli unici a essere inconsapevoli del fatto che in tutto il mondo vivere in Italia è considerato un enorme privilegio.
Questi sono anni molto difficili per l'Italia e mi rattrista vedere come manchi la speranza in un futuro migliore:
molti giovani sembrano pensare che la loro unica possibilità sia lasciare l'Italia e andare a lavorare altrove,così ogni volta che un professionista se va è una perdita per il paese.
D'altro canto,però,gli italiani all'estero portano la cultura italiana in giro per il mondo.
Non c'è niente che io possa fare per migliorare le cose,tranne cercare di importare anche qui l'atteggiamento americano di guardare sempre al lato positivo di ogni situazione.
So che per qualcuno che non trova lavoro,dire "sii ottimista"può suonare sciocco e arrogante,ma credo davvero che a volte l'ottimismo possa condurre alle opportunità.

Negli ultimi anni ho sempre trascorso da Aprile a Luglio a Milano impegnato con Masterchef e poi un mese a Cividale del Friuli con la mia famiglia.
In futuro vorrei starci ancora di più.
Almeno 6 mesi ogni anno.
Metà del mio tempo.
Metà della mia vita.
Metà del mio cuore,diviso tra i 2 lati dell'oceano.





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