Nell'estate del 2009, durante una domenica al mare,leggevo "Io sono Dio" di Faletti.
Arrivata al punto in cui il protagonista,
rimasto sfigurato dalle ustioni con il napalm nella guerra in Vietnam,
torna nel suo paese di origine per cercare le persone che,anni prima,
lo costrinsero ad arruolarsi e mette in atto la vendetta nei loro confronti,
mi sembrò di avere un dejà-vu:
io questa scena l'avevo già letta,uguale spiccicata,in un altro libro!
Pensai e ripensai ma non mi veniva dove potessi averla letta.
Poi all'improvviso,l'illuminazione:era in un romanzo di Musso!
Tornata a casa,mi misi a spulciare nella mia libreria e trovai il passaggio.
Li misi a confronto.
Non mi ero sbagliata:
erano praticamente identici!!!!
Anche nel romanzo di Musso,il protagonista,
sfigurato dalle ustioni a causa di uno scherzo fattogli da 2 bulletti quando era poco più che adolescente,una volta adulto,torna a cercarli per vendicarsi di loro.
Con la sola differenza che il romanzo di Musso era stato pubblicato 2 anni prima.
Faletti lo annovero fra i miei scrittori preferiti e la sua scomparsa mi ha addolorato tantissimo,
ma questa sua caduta di stile resterà un dubbio irrisolto.
Con tutta la fantasia e l'immaginazione di cui era dotato (e che gli ha permesso di "sfornare" delle opere di tutto rispetto),che bisogno aveva di ricopiare paro paro una scena da un altro autore?
ma non ho mai ricevuto risposta.
Mi ero ripromessa,se mai avessi avuto l'onore di conoscerlo personalmente,di far chiarezza sulla questione.
Ma ormai....
Ciò non toglie la stima che nutro per Faletti,però...
questo scopiazzamento da alunno che non riesce a risolvere il compito e sbircia dal foglio del compagno accanto,lascia un pò con l'amaro in bocca.
Non mi sembra una cosa propriamente professionale,ecco....
Riporto qui sotto i 2 stralci...giudicate voi.
Tratto dal romanzo "Io sono Dio" di Giorgio Faletti.
Capitolo 6,pag. 77-81
Anno di pubblicazione 2009
Decise che quello era il momento.
Uscì dal suo nascondiglio con la pistola puntata.
"La birra può aspettare.Alzate le mani!"
Al suono della voce,Will Farland,che stava alla sua destra,ebbe un sussulto.
E quando si rese conto del suo aspetto,sbiancò in viso.
"E tu chi cazzo sei?"
Domanda sbagliata,sceriffo.Sei sicuro di volerlo sapere?
"Per ora non ha importanza.Alzati e mettiti al centro della stanza.E tu vai di fianco a lui."
Mentre i 2 si muovevano come aveva loro ordinato,Farland provò a far scivolare la mano verso la fondina della pistola.
Prevedibile.
"Non ci provare.Quest'arma la so usare molto bene.Mi credi sulla parola o vuoi che te lo dimostri?"
Lo sceriffo sollevò le mani in un gesto che voleva essere tranquillizzante.
"Senti amico,cerchiamo di stare tutti calmi.Io non so chi tu sia e cosa cerchi,ma ti ricordo che la tua presenza in questa casa già costituisce un reato.Inoltre stai minacciando con un'arma 2 rappresentati della legge.Non pensi che la tua posizione sia già abbastanza grave?Prima di fare altre cazzate,ti consiglio di...."
"I suoi consigli portano male,sceriffo Westlake!"
Stupito nel sentir pronunciare il suo nome,l'uomo aggrottò le sopracciglia e inclinò un poco la grossa testa di lato.
"Ci conosciamo?"
"Le presentazioni rimandiamole a dopo.Ora Will siediti per terra"
Farland era troppo interdetto per essere incuriosito.
Girò gli occhi verso il suo superiore,incerto sul da farsi.
La voce che si sentì arrivare addosso cancellò ogni dubbio.
"Non è più lui che comanda,pezzo di merda.Sono io adesso.Se preferisci finire a terra da morto,sono in grado di accontentarti".
L'uomo si sedette sul pavimento.
A quel punto,con la canna della pistola,lo indicò allo sceriffo.
"Adesso,con calma e senza movimenti bruschi,sfilagli le manette dalla cintura e legalo con le mani dietro la schiena".
Westland si fece rosso in viso per lo sforzo,mentre si piegava ed eseguiva l'ordine.
Il doppio e secco click delle manette che si chiudevano segnò l'inizio della prigionia del vicesceriffo Will Farland.
"Adesso prendi le tue e mettitene una al polso destro.Poi girati,tenendo le braccia dietro la schiena".
C'era rabbia negli occhi dello sceriffo.
Ma di fronte a quegli stessi occhi c'era anche una pistola.
Obbedì all'ordine e quello fu l'inizio della sua prigionia.
"Siediti accanto a lui,adesso".
Lo sceriffo cadde a terra in modo goffo,appoggiando con violenza la sua mole contro la spalla di Farland.
"Chi sei?"
"I nomi vanno e vengono,sceriffo.Solo i ricordi restano".
Sparì per un attimo dietro il muro che nascondeva le scale.
Quando tornò,reggeva in mano una tanica piena di benzina.
Infilò la pistola nella cintura e si avvicinò ai 2 uomini.
Con calma,iniziò a versare loro addosso il contenuto della tanica.
"Che cosa vuoi? Soldi? Non ho molto in casa,ma in banca..."
Il vice interruppe per una volta il suo capo,con una voce resa stridula dalla paura.
"Anche io ne ho.Quasi 20000 dollari-Te li darò tutti..."
"Già.Forse possiamo metterci d'accordo..."
Un barlume di speranza arrivò a confortare il viso e le parole dello sceriffo.
"Certo.Domani mattina ci accompagni in banca e ti prendi un sacco di soldi"
"Sì,potremmo fare così..."
La voce che concedeva l'illusione sparì di colpo.
"Ma non lo faremo!"
Con il residuo di benzina contenuto nel fusto segnò sul pavimento una striscia che arrivava fino alla porta.
Mise la mano in tasca e ne estrasse uno Zippo.
Un odore nauseabondo si aggiunse a quello pungente che già riempiva la stanza.
Farland si era liberato nei calzoni.
"No,ti prego,non farlo,non farlo per l'amor di..."
"Chiudi quella bocca di merda!"
"Chi sei,bastardo?"
Il ragazzo che era stato un soldato lo guardò un istante in silenzio.
Poi disse il suo nome.
Lo sceriffo sgranò gli occhi.
"Non è possibile.Tu sei morto!"
Fece scattare l'accendino.
Gli occhi terrorizzati dei 2 uomini erano fissi sulla fiamma.
Sorrise e per una volta fu contento che il suo sorriso fosse una smorfia.
"No,figli di puttana.Voi siete morti!"
Con un gesto plateale,aprì la mano e lasciò cadere lo Zippo a terra.
Non sapeva quanto sarebbe durata per i 2 uomini la caduta dell'accendino.
Ma sapeva bene quanto poteva essere lungo quel breve tragitto.
Niente tuono,per loro.
Solo il rumore metallico dello Zippo che batteva sul pavimento.
Poi un luminoso sbuffo caldo e subito dopo una lingua di fiamma che avanzava danzando fino a inghiottirli come un anticipo dell'inferno che li attendeva.
Rimase a sentirli urlare e vederli agitarsi e bruciare finchè nella stanza non si sparse l'odore della carne ustionata.
Lo respirò a pieni polmoni,godendo del fatto che questa volta la carne che bruciava non era la sua.
Poi aprì la porta e uscì in strada.
Cominciò a camminare lasciandosi la casa alle spalle,sentendo le grida accompagnarlo come una benedizione mentre si allontanava.
Poco dopo,quando le grida cessarono,seppe che la prigionia dello sceriffo Duane Westlake e del suo vice Will Farland era finita.
Tratto dal romanzo "Quando si ama non scende mai la notte" di Guillaume Musso
Capitolo 20,pag. 152 -154
Anno di pubblicazione 2007
E il momento buono è stasera.
Li ha visti uscire barcollando dal bar,visibilmente ubriachi.
Quando alla fine arriva davanti allo stabile fatiscente,sono le 2 di notte.
Seduti su un divano sfondato,i 2 spacciatori lo guardano sbalorditi.
Sono ubriachi marci e drogati.
Connor fa un passo avanti.
Su una cassa da imballaggio che funge da tavolino,sono visibili delle siringhe,un sacchetto di cocaina e una pistola posata su una valigetta aperta,piena di dollari.
Uno dei 2 allunga la mano verso l'arma,ma Connor ha già rovesciato la cassa e afferrato il revolver.
Lo punta sui 2,pronto a fare fuoco.
Gli spacciatori lo guardano,scuotendo la testa.
"E tu chi cazzo sei?" urla uno di loro.
"Chi sono?"
Connor rimane impietrito.
Quella scena se l'era immaginata decine di volte,ma mai si era figurato che i suoi aggressori non lo riconoscessero nemmeno.
Infila la mano nella tasca del giubbotto e ne estrae 2 paia di manette che ha comprato per 50 dollari.
"Ammanettatevi al radiatore"ordina.
"Aspetta,parliamo..."
Uno sparo gli fa interrompere la frase.
L'uomo si tocca la coscia e si accorge che è insanguinata.
"Ammanettatevi al radiatore"ripete Connor.
I 2 obbediscono,ammanettandosi al radiatore di ghisa che non funziona più da tempo.
Chi sono?
Connor spegne lo stereo.
Chi sono?
Si toglie il giubbotto e si sbottona la camicia.
Ora è a torso nudo davanti ai suoi aggressori e mostra loro le ustioni come in un rituale primitivo.
Chi sono?
Nei loro occhi non balena la comprensione.
Nei loro sguardi solo lo stupore e il terrore.
Connor esce nel corridoio,prende il fusto di benzina che ha portato con sè e torna nella stanza.
Chi sono io?
Adesso i ruoli si sono invertiti.
La vittima diventa il carnefice e il carnefice la vittima.
Il Bene diventa il Male,il Male diventa il Bene.
Chi sono io?
Si domanda ancora una volta Connor,spandendo la benzina sui suoi aguzzini.
Urlano,ma lui nemmeno li sente.
Sono altre le grida che,nella sua testa,esplodono come un'eco:
"Allora,si sguazza nella spazzatura,brutto frocio?Lo sai che cosa ne facciamo noi,della spazzatura?La bruciamo!"
Chi sono io?
Si ripete,accendendo un fiammifero.
Nel momento in cui la fiamma esplode,ripensa a quello che ha detto a Mark in passato:
"Se rinunciamo ai nostri valori,rinunciamo a tutto".
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