domenica 23 novembre 2014
"Nel legno il tuo nome" Gianluca Paolisso (2014)
LA TRAMA:
In un piccolo paese immerso nel verde,un uomo dal vestito bianco cammina nei boschi,e con un coltello incide nel legno il nome di una donna,sempre lo stesso.
Un angelo,o forse l'ombra di un ricordo?
La sua storia,sospesa tra realtà e illusione,non inizierà da "C'era una volta..."
IL MIO GIUDIZIO:
Sono venuta a conoscenza di quest'opera,grazie a una pagina Facebook dedicata alla lettura che frequento assiduamente: "Libri:parole da amare".
Mi ha colpito in primis il titolo e poi,scorrendone la trama,sono rimasta affascinata dalla storia di quest'uomo (forse un pazzo?) che ,nel cuore della notte,vaga per i boschi,incidendo i tronchi degli alberi con un nome di donna,sempre lo stesso.
Oltretutto,il romanzo è stato scritto da uno scrittore esordiente ed io amo sì i grandi autori,ma mi piace anche cimentarmi con i nuovi talenti,perchè spesso si rivelano delle piacevolissime scoperte.
Per questo motivo,quando un'amica,volendomi fare un regalo per Natale,mi ha chiesto quale libro mi sarebbe piaciuto leggere,non ho esitato a dirle questo titolo.
Quello che mai mi sarei aspettata era di trovarmi di fronte a un romanzo sull'Olocausto,argomento che,per quanto agghiacciante e doloroso,mi sta molto a cuore,da quando,poco più che bambina,ho letto per la prima volta "Il diario di Anna Frank".
Un tema di difficile svolgimento:
si parla di uno dei più grandi orrori di cui si sia macchiata l'umanità e il rischio di cadere nel retorico è grande,così come lo è quello di affrontare la questione con superficialità,mancando di rispetto a tutte le migliaia di persone che hanno perso la vita in questa indicibile tragedia .
L'autore riesce,invece,a trattare l'argomento con estremo crudele realismo, ma,allo stesso tempo con incredibile delicatezza.
A tratti sembra quasi che abbia vissuto queste terribili esperienze sulla sua pelle..cosa praticamente impossibile in quanto Gianluca ha solo 22 anni.
Quello che mi viene da pensare (ma è soltanto una mia ipotesi) è che ci sia qualcuno vicino a lui (forse un nonno?) che,reduce dai campi di sterminio,gli abbia raccontato le mostruose atrocità subite e lui,poi,le abbia messe nero su bianco,sotto forma di romanzo.
Ciò su cui lo scrittore si focalizza non sono soltanto le vessazioni fisiche che i prigionieri dovevano subire ma soprattutto quelle psicologiche:
l'annullamento della loro dignità,del loro essere "uomini",che li portava all'alienazione e alla pazzia;
a desiderare la morte come una liberazione da quel martirio.
Perchè,chi non ce l'ha fatta,ha finalmente trovato la pace,mentre chi è riuscito a sopravvivere, ha dovuto combattere,fino alla fine dei suoi giorni,con lo straziante ricordo di quell'abominio.
"L'inferno sbiadiva pian piano in quella minuscola parte di mondo,ma rinsaldava le sue radici nel cuore di chi lo aveva vissuto,penetrava lento e inesorabile,sempre più a fondo."
"So solo che ci hanno cambiati...alla fine ci sono riusciti".
Questa frase,che mi ha riportato alla mente una strofa del brano "Nella mia ora di libertà" di Fabrizio De Andrè,viene pronunciata dal protagonista quasi al termine della narrazione e fa comprendere quanto gli sia difficile,adesso, riuscire a convivere con un'immagine di sè che non gli appartiene.
Lui,un tempo insegnante di letteratura colto, motivato e un pò anticonformista (che,per certi versi ricorda il professor Keating de "L'attimo fuggente") si ritrova a strisciare nel fango,ridotto a poco più di una larva umana,senza il ricordo di un ieri,senza la speranza di un domani.
E soprattutto,senza più un nome,sostituito ormai da un'indelebile serie di numeri marchiati a fuoco sul suo avambraccio.
"Fin quando sapremo pronunciare il nostro nome,anche l'inferno apparirà una cosa buffa",
gli aveva detto un giorno una persona a lui molto cara.
Ecco come mai questo misterioso uomo incide nel legno,ripetutamente,sempre lo stesso nome:
perchè esso non venga dimenticato,perchè continui a vivere in eterno o forse solo per illudersi che tutto questo orrore non sia mai davvero esistito.
Una storia intensa,a tratti felliniana,dove la realtà e la visione si mescolano,dando vita a un romanzo doloroso ma dolce ed evocativo allo stesso tempo.
Un elogio della follia che in certi casi aiuta sopportare una verità troppo difficile da affrontare.
Chi fosse interessato ad acquistare e leggere questo romanzo (che io assolutamente consiglio) può contattare direttamente l'autore,scrivendogli all'indirizzo infonellegnoiltuonome@gmail.com
o con un messaggio privato sulla pagina Facebook Gianluca Paolisso (scrittore).
IL MIO VOTO:
Non è facile riuscire a raccontare l'Olocausto in maniera così veritiera e delicata senza averlo vissuto.
Da leggere.
Perchè davvero merita.
Perchè non si smetta mai di ricordare di cosa è stato capace di fare l'uomo.
Perchè non si ripeta mai più una simile barbarie.
* BUONO *
LO SCRITTORE:
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento