domenica 12 ottobre 2014

"Venuto al mondo" Margaret Mazzantini (2008)




LA TRAMA:
Una mattina Gemma sale su un aereo,trascinandosi dietro un figlio di oggi,Pietro,un ragazzo di 16 anni.
Destinazione Sarajevo,una città confine tra Occidente e Oriente,ferita da un passato ancora vicino.
Ad attenderla all'aeroporto,Gojko,poeta bosniaco,amico,fratello,amore mancato,che ai tempi festosi delle Olimpiadi Invernali del 1984 traghetto Gemma verso l'amore della sua vita,Diego,il fotografo delle pozzanghere.
Il romanzo racconta la storia di questo amore.
Una storia d'amore appassionata,imperfetta come gli amori veri.
Ma anche la storia di una maternità cercata,negata,risarcita.
Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza,della biologia,e si addentra nella placenta preistorica di una guerra che mentre uccide procrea.
L'avvenuta di Gemma e Diego è anche la storia di tutti noi,perchè questo è un romanzo contemporaneo.
Di pace e di guerra.
La pace è l'aridità fumosa di un Occidente flaccido di egoismi,perso nella salamoia del benessere.
La guerra è quella i una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa.
L'assedio di Sarajevo diventa l'assedio di ogni personaggio di questa vicenda di non eroi scaraventati dalla storia in un destino che sembra in attesa di loro come un tiratore scelto.

IL MIO GIUDIZIO:
La Mazzantini,dopo "Non ti muovere", è riuscita di nuovo a farmi piangere!

Se ripenso a una mia ex collega,che questo romanzo se l'è trascinato per oltre 6 mesi perchè lo trovava pesante,mi chiedo se abbia veramente letto "Venuto al mondo".
Com'è possibile definire noiosa e poco scorrevole una storia così intensa e coinvolgente??!!!

A differenza di altri libri,questo l'ho preso alla biblioteca comunale e,se da un lato mi è dispiaciuto non poterlo poi riporre nella mia personale libreria,
è stato comunque bello,durante la lettura,trovare le sottolineature di chi aveva preso in prestito il volume prima di me e notare come,tante volte,erano state sottolineate le stesse frasi in cui anche io mi sono riconosciuta.
E' stato un modo per sentirmi vicina a qualcuno che nemmeno so che faccia abbia,ma con cui condivido gli stessi pensieri.

A dire il vero,in un primo momento,anche io ero indecisa se cimentarmi o meno con questa opera...non certo per il parere poco positivo della mia collega (fortunatamente,per i libri come nella vita,non mi faccio condizionare dai giudizi altrui!) ma perchè sapevo che trattava degli argomenti molto forti e scottanti e,visto il periodo poco sereno che ho passato negli ultimi anni,non me la sentivo di affrontare una lettura che sarebbe risultata particolarmente dolorosa.
Però,alla fine,mi sono decisa.
Perchè amo questa scrittrice,ho letto tutti i suoi romanzi e non potevo lasciare da parte proprio quello che,a detta della critica e delle recensioni trovate in internet,è sicuramente il suo lavoro migliore.

Come immaginavo,è stata una lettura davvero impegnativa ma che mi ha avvinta sin dalle prime pagine,in un alternarsi temporale fra il presente e un passato di oltre 20 anni fa e scritto in uno stile poetico,metaforico ma mai tedioso.

Dilanianti,strazianti e terribilmente realistiche le descrizioni della Bosnia devastata dalla guerra.
Una guerra che si è svolta talmente tanto vicino ai nostri confini da poterla quasi toccare con mano ma di cui ho sempre saputo poco perchè,all'epoca dei fatti,ero solo una ragazzina ,poco interessata a all'attualità e a questi tragici fatti belligeranti.
In alcuni momenti ho dovuto interrompere la lettura perchè percepivo in prima persona la sensazione di panico e angoscia provata da chi,nelle strade di Sarajevo,viveva con l'incubo di morte imminente e,in qualsiasi momento del giorno e della notte,poteva finire nel mirino di un cecchino (i cosiddetti sniper),nascosto chissà dove, o saltare in aria a causa di una granata.

Ma,allo stesso modo,è lacerante lo struggente desiderio di maternità della protagonista.
Un desiderio irrealizzato,degenerato,col tempo, in un perversa ossessione che si ritorcerà contro la protagonista stessa e porrà fine a un grande amore che si pensava non dovesse finire mai.
Molto brava è stata la Mazzantini a descrivere lo stato d'animo,le sensazioni e lo smarrimento di una donna che scopre,in maniera irreversibile,di non potere avere figli....lei che di figli ne ha avuti addirittura 4!

Gemma (la protagonista)è un personaggio molto complesso,dalle mille sfaccettature.
Per la drammaticità degli eventi che si trova a vivere,è quasi inevitabile,a livello emotivo,provare empatia nei suoi confronti.
Analizzando meglio la sua personalità,però,non si può non notare come,aldilà di tutto,sia una donna fortemente egoista ed egoreferenziata.
Lo è nei confronti di Diego,vittima silenziosa e a tratti inerte del suo voler essere madre a tutti i costi di un figlio che gli assomigli.
Ma lo è anche nei confronti di Gojko,da sempre innamorato di lei e da lei trattato con sufficienza.
Lo è nei confronti del padre,che veste più i panni di un cameriere e di un tassista,piuttosto che di un genitore che si trova,all'improvviso, vedovo e costretto a reinventarsi un'esistenza,con una figlia e un genero che rischiano la vita in una zona di guerra. 
Lo è nei confronti di Aska,considerata non come donna ma solo come un mezzo per raggiungere i suoi scopi e poi relegata in un angolo della memoria,senza un briciolo di interesse per ciò che ne sia stato di lei dopo il parto.
E lo è anche nei confronti del figlio Pietro a cui,per anni,viene tenuta nascosta la verità sulla sua nascita.
Ma egoista lo è veramente o è stato il dolore per la mancata maternità a cambiarla e a renderla tale?

C'è,invece,un personaggio secondario,che compare solo di sfuggita e su cui voglio spendere due parole.
Il personaggio in questione è Giuliano,secondo marito (o terzo,se si considera anche la breve esperienza con Fabio) di Gemma.
Da subito me lo sono immaginato con la fisionomia di Castellitto perchè so che,nel film che è stato tratto dal libro ma che ancora non ho visto,è interpretato proprio da questo attore.
Giuliano è un uomo a prima vista banale e poco interessante: stempiato,un pò sovrappeso e di poche parole...ma trasmette un amore infinito verso Gemma e verso Pietro.
Le pagine in cui compare sono,a mio avviso,di una dolcezza e di una delicatezza uniche.

E' stato emozionante leggere questo romanzo,ma anche terribilmente difficile.
Molti passaggi sono dei veri e propri pugni allo stomaco che tolgono il respiro e cambiano la prospettiva della vita.
Il dolore trasuda da ogni pagina e ti si infila sotto la pelle.
E quando pensi che ormai il peggio sia passato...la guerra è finita e Gemma è riuscita finalmente a diventare la mamma di Pietro...quando ti aspetti un lieto epilogo....è lì che si sprofonda davvero nell'orrore,un orrore talmente agghiacciante e bestiale,impossibile anche solo da immaginare e che,purtroppo non è finzione ma una terribile realtà.
E,a questo punto viene da chiedersi se sia peggio non diventare mai naturalmente madri o se diventarlo in quel modo lì...

In tutta questa disumanità.però,l'autrice lancia comunque un messaggio di speranza:
anche dall'evento più malefico,tragico e nefasto,può nascere del bene.
E il bene,stavolta,è rappresentato da un sedicenne alto,magro,un pò sgraziato,scontroso ma allo stesso tempo sensibile e simpatico, che si chiama Pietro.


IL MIO VOTO: Un'unica parola: capolavoro! * ECCELLENTE! *

LA SCRITTRICE:



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