lunedì 2 giugno 2014

"Quattro sberle benedette" Andrea Vitali (2014)






LA TRAMA: 
In quel fine Ottobre 1929,sferzato dal vento e da una pioggerella fastidiosa e insistente,a Bellano non succede nulla di che.
Ma,se potessero,tra le contrade volerebbero sberle,eccome.
Le stamperebbe volentieri il maresciallo dei carabinieri Ernesto Maccadò sul muso di tutti quelli che si credono indovini e vaticinano sul sesso del suo primogenito in arrivo,aumentando il tormento invece di sciogliere l'enigma,perchè uno predice una cosa e l'altro l'esatto contrario.
Se le darebbero  a vicenda,e di santa ragione,il brigadiere Efisio Mannu,sardo,e l'appuntato Misfatti,siciliano,che non si possono sopportare.
E forse c'è chi,pur col dovuto rispetto,ne mollerebbe almeno una al giovane coadiutore del parroco arrivato in paese l'anno prima,e che sembra un pesce di mare aperto costretto a boccheggiare nell'acqua chiusa e insipida del lago.
E poi ci sono sberle più metaforiche,ma non meno sonore,che arrivano in caserma nero su bianco.
Sono quelle che qualcuno ha deciso di mettere in rima e spedire in forma anonima ai carabinieri,forse per spingerli a indagare sul fatto che a frequentare ragazze di facili costumi.in quel di Lecco,è persone che,a rigore,non dovrebbe.
D'accordo,ma quale sarebbe il reato?
E chi è l'autore di quelle rime che sembrano non avere un senso?
Ma soprattutto,di preciso,con chi ce l'ha?

IL MIO GIUDIZIO:
A parte qualche piccolissima defaillance ("Galeotto fu il collier" e "Regalo di nozze"),
le opere del Vitali sono dei capolavori della narrativa contemporanea.
Ma quando i protagonisti del romanzo sono il calabrese maresciallo Maccadò,
il siciliano appuntato "mangiacarrube" Misfatti e il sardo brigadiere "mangiapecore minchiamolle e figli'ndrocchia" Mannu,
si può stare certi che il divertimento è assicurato:
questi 3 personaggi,o per meglio dire,queste 3 macchiette,sono una sorta di marchio di garanzia!

E'bello notare come,con il passare del tempo,lo scrittore si senta sempre più in sintonia con i suoi lettori:
partito con uno stile ironico ma molto composto,
negli anni è arrivato a utilizzare invece un linguaggio colloquiale colorito e goliardico,
condito anche da espressioni puramente dialettali.
Ma è bello soprattutto notare che,per quante parolacce il Vitali possa far dire ai suoi personaggi,non scenderà mai nel triviale,ma riuscirà a strappare solo sane risate.

Perchè il Vitali di fatto è un medico di base,ma senza dubbio la sua predisposizione naturale è la scrittura.
Sa come catturare e tenere viva l'attenzione del lettore:
con capitoli brevi,dialoghi serrati,descrizioni sintetiche e centrate e,
questa volta,utilizzando anche l'espediente di far cominciare un nuovo capitolo con la stessa parola o con la stessa espressione con cui è terminato il precedente...
anche se,ovviamente,si riferisce a una situazione e a un contesto differente.

Una nota di merito,poi,va ai titoli dei suoi libri che,oltre a essere originali,incuriosiscono il lettore:
Perchè le olive sono comprese?
Chi è la mamma del sole?
Come mai la Ditta Sorelle Ficcadenti è "premiata"?

Perchè si deve prendere "Almeno il cappello"?
E,in questo caso,come mai proprio quattro sberle? E perchè sono benedette?
In genere,l'enigma si svela con una frase ad effetto durante la lettura.

In questo romanzo,proprio nelle ultimissime pagine.
E tutto è bene quel che finisce bene!



IL MIO VOTO:  * BUONO * A tratti veramente esilarante.

LO SCRITTORE:




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