giovedì 20 dicembre 2012

"Il meccanico Landru" Andrea Vitali (2010)

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LA TRAMA:
In un freddo pomeriggio d'inizio gennaio 1930, alla stazione di Bellano scendono sei uomini malvestiti e con la barba lunga.
È la squadra di meccanici che dovrà montare i nuovi telai elettrici nel cotonificio:come spesso accade nei momenti di crisi economica,servono macchine moderne per produrre di più con meno operai.
Ma non è questo l'unico turbamento che gli intrusi portano nella piccola e quieta cittadina.
Perché si trovano subito al centro di una memorabile rissa, che turba il ballo organizzato per festeggiare le nozze del principe Umberto con Maria José.
Nel gruppetto c'è un meccanico dall'aria fascinosa e dal nome bizzarro: Landru.
Saranno in molti, e per diversi motivi, a sperare che il misterioso ospite possa aiutarli a realizzare i loro desideri.

IL MIO GIUDIZIO:
Ancora una volta il prolifico Vitali ha partorito un altro piccolo gioiellino della letteratura italiana.
O forse è meglio dire ha ripartorito,in quanto una prima edizione del romanzo (che io,peraltro,non ho letto) era già uscita venti anni fa.

Al solito,in una Bellano fascista degli anni 30,il meccanico Landru (non mi è ancora chiaro se si pronunci con la u accentata oppure no) arriva,
come un “Bocca di Rosa” al maschile,scendendo da una carrozza di terza classe,con altri 6 compagni malvestiti e con la barba lunga.
Ma a differenza della protagonista della famosa canzone di De Andrè,che ha comunque una connotazione positiva,
il Landru di positivo ha veramente poco.
A partire dal nome,che rievoca quello di un assassino seriale,tale Henry Landru,che nella Francia degli anni 20,seminò il terrore,
uccidendo una decina di donne.

Fancazzista,furbetto,mascalzone,intrallazzone che vive di espedienti e sempre pronto a mettere le mani in pasta in affari poco chiari,
ma anche fra le carni di qualche bella donna,il Landru porta scompiglio nella città e nel cuore dell’ingenua Emilia,
integerrima segretaria del cotonificio bellanese,che per amor suo,illusa da un futuro insieme fra le praterie dell’Argentina,
arriva a perdere soldi,lavoro e onestà,restando poi un un pugno di mosche in mano.
Ma siccome il diavolo fa le pentole e non i coperchi...al bel Landru non potrà andare sempre bene e non si può certo dire che il suo destino finisca in gloria.

Intorno a questo gaucho con poca voglia di guadagnarsi il pane onestamente ma bravo a tirare di pallone,
ruota tutta la commedia umana dello spirito di paese: dal prevosto,al medico di base,dal messo comunale al direttore d’azienda,dal segretario di partito (fascita ovviamente),alla locandiera,dalla tabaccaia al becchino del cimitero comunale.
Ognuno di loro contraddistinto,com’è nella tradizione vitaliana,da un nome perlopiù bizzarro o assurdo e ognuno con le proprie caratteristiche comportamentali che trasformano questi personaggi di pura fantasia in una sorta di amici di vecchia data,di cui,a romanzo terminato,si sente subito la mancanza.

Molto carina anche l’idea dell’epilogo,in cui l’autore fa un salto temporale di 16 anni per aggiornarci di quello che ne è stato dei protagonisti della vicenda.

Se il Vitali,come medico di famiglia,è bravo nello stesso modo in cui scrive,fortunatii suoi pazienti!

IL MIO VOTO: *BUONO *

LO SCRITTORE:
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