"Perché bevi?" chiese il Piccolo Principe all'ubriacone
"Per dimenticare che ho vergogna" risposte quest'ultimo
"Vergogna di ché?" insistette il Piccolo Principe
"Vergogna di bere.."
I grandi, decisamente, sono molto, molto bizzarri, si disse
il Piccolo Principe mentre se ne andava.
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Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare .
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Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua.
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Non si vede bene che con il cuore. L’ essenziale è invisibile agli occhi .
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E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.
Tu diventi responsabile di ciò che hai addomesticato.
Tu sei responsabile della tua rosa
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Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia.
Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio.
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Il Piccolo Principe finì sulla terra, nel bel mezzo del deserto.
"Dove sono gli uomini?" disse il Piccolo Principe "si é un pò soli nel deserto"
"Si é soli anche con gli uomini" rispose il serpente.
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Da te gli uomini coltivano cinquemila rose nello stesso giardino... e non trovano quello che cercano..
E tuttavia quello che cercano potrebbe essere in una sola rosa o in un po’ di acqua.
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Il Piccolo Principe incontrò un mercante di pillole che calmavano la sete.
"Perché vendi questa roba?" chiese il Piccolo Principe
"E' una grossa economia di tempo" disse il mercante "gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano 53 minuti alla settimana."
"E che cosa se ne fa di questi 53 minuti?" chiese perplesso il Piccolo Principe
"Se ne fa quel che si vuole.." rispose sicuro il mercante
"Io" disse il Piccolo Principe "se avessi 53 minuti da spendere, camminerei adagio,
adagio verso la fontana.."
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"Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in 1 di esse, visto che riderò in 1 di esse,
allora sarà x te come se tutte le stelle ridessero.
Tu avrai, tu solo delle stelle ke sanno ridere."
E rise ancora.
"E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avemi conosciuto."
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Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te.
E neppure tu hai bisogno di me.
Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi.
Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro.
Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo...
Se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata.
Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri.
Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra.
Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica...
In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba.
Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla.
Le parole sono una fonte di malintesi.
Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino...
Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro
dalle tre io comincerò ad essere felice.
Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità!
Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti
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Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo".
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora.
"Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè è lei che ho innaffiata.
Perchè è lei che ho messa sotto la campana di vetro.
Perchè è lei che ho riparata col paravento.
Perchè su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle).
Perchè è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perchè è la mia rosa".
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