martedì 28 ottobre 2014

Frasi dal libro "Il barone rampante" di Italo Calvino

Io guardavo il buio fuor dalla finestra in cui egli stava e mi rivoltavo tra le lenzuola avvertendo forse per la prima volta la gioia dello stare spogliato,a piedi nudi,in un letto caldo e bianco,e come sentendo insieme il disagio di lui legato lassù nella coperta ruvida,la gambe allacciate nelle ghette,senza potersi girare,le ossa rotte.
E' un sentimento che non m'ha più abbandonato da quella notte,la coscienza di che fortuna sia avere un letto,lenzuola pulite e materasso morbido.

Ma nostra madre,la più lontana da lui,pareva la sola che riuscisse ad accettarlo com'era.
Forse perchè non tentava di darsene una spiegazione.

Le imprese che si basano su di una tenacia interiore devono essere mute e oscure.
Per poco uno le dichiari o se ne glori,tutto appare fatuo,senza senso o addirittura meschino.

Un gentiluomo è tale stando a terra come stando in cima agli alberi.

La ribellione non si misura a metri!Anche quando pare di poche spanne,un viaggio può restare senza ritorno!

Era un solitario che non sfuggiva la gente.

Quella necessaria presenza che per il cane è l'uomo e per l'uomo è il cane,non li tradiva mai e per quanto diversi da tutti gli uomini e cani del mondo,potevan dirsi,come uomo e cane,felici.

Capì questo:
le associazioni rendono l'uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone.
Danno gioie che raramente s'ha restando per conto proprio,di vedere quanta gente c'è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone.
Mentre vivendo per conto proprio capita più spesso il contrario,di vedere l'altra faccia della gente,quella per cui bisogna tener sempre la mano alla guardia della spada.
Più tardi però Cosimo dovrà capire che quando quel problema comune non c'è più,le associazioni non sono più buone come prima,e val meglio essere un uomo solo e non un capo.

"Sta ella bene?"
"Compatibilmente agli anni e ai dispiaceri..."

So che quando ho idee più degli altri,do agli altri queste idee,se le accettano.
Questo è comandare.

A tal punto lo spingeva la nostalgia di quelle patrie e quelle genti in cui si doveva esser trovato,una volta nella sua vita,felice?
Oppure covava un rancore spietato contro questo paese in cui ogni boccone doveva sapergli d'umiliazione?

Che vale aver rischiato la vita,quando ancora della vita non conosci il sapore?

Era l'amore tanto atteso da Cosimo,e adesso inaspettatamente giunto,e così bello da non capire come mai lo si potesse immaginare bello prima.
E della sua bellezza la cosa più nuova era l'esser così semplice,e al ragazzo in quel momento pare che debba essere sempre così.

Chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria.

Si conobbero.
Lui conobbe lei e se stesso,perchè in verità non s'era mai saputo.
E lei conobbe lui e se stessa,perchè pur essendosi saputa sempre,mai s'era potuta riconoscere così.

Tu solo sei così,perciò ti amo.

Senza Viola la vita non gli prendeva più sapore,che il suo pensiero correva sempre a lei.
Più cercava,fuori dal turbine della presenza di Viola,di ripadroneggiare le passioni e i piaceri di una saggia economia dell'animo,più sentiva il vuoto da lei lasciato o la febbre d'attenderla.

Le imprese più ardite vanno vissute con l'animo più semplice.

Non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze.

Come può ammattire uno che è stato matto da sempre?

Anche le idee più fuori del comune possono essere le giuste.

Perchè la pazzia è una forza della natura,nel bene o nel male,mentre la minchioneria è una debolezza della natura,senza contropartita.

Chi sta in alto è ben in vista da ogni parte,mentre c'è chi striscia per nascondere il viso.

Si direbbe che egli,più era deciso a star rintanato tra i suoi rami,più sentiva il bisogno di creare nuovi rapporti col genere umano.
Forse,se proprio si vuol ricondurre a un unico impulso questi atteggiamenti contradditori,bisogna pensare che egli fosse ugualmente nemico d'ogni tipo di convivenza umana vigente ai tempi suoi,e perciò tutti li fuggisse,e s'affannasse ostinatamente a sperimentarne di nuovi:
ma nessuno d'essi gli pareva giusto e diverso dagli altri;da ciò le sue continue parentesi di selvatichezza assoluta.






"Il barone rampante" Italo Calvino (1957)




LA TRAMA:
"Il barone rampante" è la storia del barone di Rondò che,ragazzo,s'arrampica per una bizza su un albero e decide di non scendere più a terra e,d'albero in albero,caccia,combatte,studia e amoreggia.
L'azione fantastica ha per sfondo un tardo 700 pieno di fermenti storici  e culturali,e culmina con la Rivoluzione Francese,le guerre napoleoniche e le Restaurazione.
V'intervengono briganti,pirati barbareschi,gesuiti,frammassoni, dame galanti,sanculotti,cosacchi e,in ultimo,Napoleone in persona.


IL MIO GIUDIZIO:
Un altro grande classico della letteratura contemporanea che in genere viene letto durante l'età scolastica ma con cui,all'epoca,non mi ero cimentata.
A dire il vero conosco poco anche lo scrittore in sè:
ai tempi delle elementari,sull'antologia scolastica,avevamo qualche stralcio di "Marcovaldo" (Marcovaldo e i funghi!) ma oltre quello non sono mai andata.
Ho pensato che un autore alla stregua di Italo Calvino non potesse però mancare nella mia biblioteca personale e ho deciso di cominciare proprio da questa opera,di cui conoscevo,a grandi linee,la trama.

La storia,che ha luogo in un paesino della Liguria, ci viene raccontata da Biagio Piovasco di Rondò il quale ci narra la vicende di suo fratello maggiore Cosimo (detto Mino) che,a 12 anni,il 15 Giugno 1767,dopo un rimbrotto ricevuto dal padre per non aver voluto mangiare un piatto di lumache,abbandona il desco famigliare per arrampicarsi su un albero in giardino.
Da quel momento non rimetterà mai più piede a terra e,come un Tarzan cittadino,trascorrerà il resto della sua esistenza saltando di ramo in ramo,di pianta in pianta.

Per quanto possa sembrare bislacco e surreale,in realtà questo romanzo offre molti spunti di riflessione.

Mino,così caparbio nel voler restare abbarbicato agli alberi,lontano,ma non troppo,dalla sua alquanto strana famiglia e dalla società,mi ha fatto pensare a un antesignano dei nerd,quei ragazzi che,al giorno d'oggi,si rinchiudono in camera e comunicano col mondo solo tramite i social network.

Ma,allo stesso tempo,è anche il simbolo del rivoluzionario anticonformista,perchè rinuncia agli agi e alle imposizioni per vivere la vita che gli è più consona.

Negli oltre 50 anni trascorsi in cima agli alberi,Cosimo non ha certo modo di annoiarsi:
va a caccia,scrive,legge,protegge la città dai briganti (anche se,con uno di loro,tale Gian dei Brughi arriverà a stringere un rapporto di amicizia),combatte contro i pirati,si dà alla politica e alla massoneria.

E non disdegna nemmeno l'amore carnale:

fra le tante amanti "conosciute" (termine che l'autore usa per definire l'atto sessuale...ma d'altra parte il libro è stato scritto quasi 60 anni fa e non si poteva certo essere tanto espliciti!) e da cui avrà anche alcuni figli illegittimi,soltanto 2 riusciranno veramente a conquistargli il cuore:
la spagnola Ursula e la marchesina Viola,un tempo sua compagna di giochi e poi ritrovata casualmente in età adulta.
Sarà proprio quest'ultima,con il suo carattere viziato,volubile,altezzoso,egoista e capriccioso a ridurlo quasi alla pazzia.

Ma,per quanto pazzo e in avanti con gli anni,non verrà meno alla promessa di non rimettere mai più piede sul suolo terrestre.
Infatti non lo rimetterà,nemmeno da morto,perchè,sentendo approssimarsi la fine,troverà il modo di andare in cielo senza toccare il terreno.
Del resto,un uomo che ha trascorso l'intera sua esistenza per aria,avrebbe mai potuto sopportare di trascorrere l'eternità sottoterra?

"Il barone rampante" è un romanzo che scivola via come acqua fresca:
ironico,accattivante,divertente,si legge in un battibaleno perchè,a ogni capitolo che finisce,si ha subito la voglia di passare al successivo per vedere come va a finire.

L'unica pecca,a mio avviso,sono le mancate traduzioni,a piè pagina,dei dialoghi (e ce ne sono diversi) in francese,tedesco e russo.
Personalmente con il francese non ho avuto problemi ma non sono riuscita assolutamente a tradurre il tedesco e il russo e questo può causare problemi di comprensione del testo.

Tuttavia,esclusa questa piccola mancanza,è un'opera talmente originale e particolare che merita assolutamente di essere letta


IL MIO VOTO: Un classico un pò surreale ma divertente.Merita di essere letto.
* MOLTO BUONO *

LO SCRITTORE:



giovedì 23 ottobre 2014

Frasi dal libro "Il giovane Holden" di J.D.Salinger

Una scuola,più costa e più farabutti ci sono,senza scherzi.

Un addio ce l'ho sempre a disposizione per quando mi occorre.

"La vita è una partita,figliolo.La vita è una partita che si gioca secondo le regole."
"Sì professore,lo so."
Partita un accidente!
Una partita.
E' una partita se stai dalla parte dove ci sono i grossi calibri,tante grazie,e chi lo nega.
Ma se stai dall'altra parte,dove di grossi calibri non ce n'è nemmeno mezzo,allora che accidenti di partita è?
Niente.
Non si gioca.

Ecco una cosa che mi fa perdere le staffe.
Quando la gente dice le cose 2 volte,dopo che uno gli ha dato ragione la prima volta.

Io sono di un'ignoranza crassa ma leggo a tutto spiano.
Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue,vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.

Prendete uno molto bello,o uno che si crede proprio un fenomeno.
Beh...sta sempre a chiedervi di fargli un grosso favore.
Siccome si amano follemente,credono che li amiate follemente anche voi,e che moriate dalla voglia di fargli un favore.

Ecco il guaio con voi stronzi.
Non volete mai discutere.
Ecco com'è che si capisce se uno è stronzo:non vogliono mai discutere.

E'che non mi andava più di stare là:mi faceva sentire troppo triste e solo.

Un tipo strano sotto certi aspetti,capisce quel che voglio dire?
Quando l'ho visto per la prima volta ho pensato che fosse un pò snob.
Ecco quello che ho pensato.
Invece non lo è mica.
E'solo che ha una personalità originalissima e ci vuole un pò di tempo per arrivare a capirlo.

Non è che sono bastardi solo da ragazzi.
Restano bastardi per tutta la vita.

La trovano fantastica tutti quanti...tutti quelli che hanno buonsenso,almeno.

Non facevamo che tenerci per mano.
Vi sembrerà una cosa da niente,lo capisco,ma era fantastica quando la tenevate per mano.
La maggior parte delle ragazze,provate a tenerle per la mano,e quella maledetta mano o muore nella vostra,o loro credono di dover continuare a dimenarla tutto il tempo,come se avessero paura di annoiarvi o che so io.
Jane era un'altra cosa.
Andavamo in un dannato cinema o in un posto così,e subito cominciavamo a tenerci per mano,e non ci lasciavamo sino alla fine del film.
E senza cambiare posizione nè farne un affare di stato.
Con Jane non stavi nemmeno a pensare se avevi la mano sudata o no.
Sapevi soltanto che eri felice.
E lo eri davvero.

Non faccio che dire:"Piacere d'averla conosciuta"a gente che non ho affatto piacere d'aver conosciuto.
La gente è fatta apposta per rovinarti tutto.

Tanto per cominciare,detesto gli attori.
Non sono naturali come la gente normale.
Credono soltanto di esserlo.
E se un attore è veramente bravo si vede lontano un miglio che sa di essere bravo e questo rovina tutto.

Non pareva proprio che stesse per arrivare il Natale.
Pareva che non stesse per arrivare niente.

L'unico a essere diverso eri tu.
Non che fossi molto più grande o niente di simile.
Non era proprio questo.
Era solo che eri diverso,ecco tutto.
Voglio dire,eri diverso,per una ragione o per l'altra,non so spiegare quello che ho in mente.
E se anche sapessi farlo,non sono sicuro che ne avrei voglia.

Il buffo è che appena la vidi mi venne voglia di sposarla.
Io sono  pazzo.
Giuro davanti a Dio che sono pazzo.
Lo riconosco.

Se uno è troppo bravo a fare una cosa,finisce che dopo un pò,se non ci sta attento,si mette a calcare la mano.
E allora non è più tanto bravo.

Ti succede di averne fin sopra i capelli?
Voglio dire,ti succede mai d'aver paura che tutto vada a finire in modo schifo se non fai qualcosa?

Ecco il mio guaio.
Proprio questo è il mio maledettissimo guaio.
Non mi riesce di cavar fuori niente.
Sono fatto molto male.
Sono fatto in modo schifo.

Una signora vicino a me pianse durante tutto quel dannato film.
Più balordo diventata e più lei piangeva.
Avreste potuto pensare che piangeva perchè aveva il cuore tenero come il burro,ma io le stavo seduto vicino e non era vero niente.
Con lei c'era un ragazzino che si annoiava a morte e aveva bisogno di andare al gabinetto,e lei mica ce lo voleva portare.
Continuava a dirgli di stare fermo e di fare il bravo.
Quella aveva il cuore tenero suppergiù come un lupo,accidenti.
Prendete la gente che si consuma gli stramaledetti occhi a forza di piangere per le cretinate balorde dei film,e nove volte su dieci,in fondo in fondo,sono degli schifosi bastardi.
Senza scherzi.

So che diventerei pazzo se dovessi stare nell'esercito e trovarmi tutto il tempo con un mucchio di gente come Ackley e Stradlater e il vecchio Maurice,marciando con loro e via discorrendo.
Un tempo sono stato nei boy scout per circa una settimana,e mi era insopportabile perfino guardare la nuca del tipo davanti a me.
Stavano sempre a dirti di guardare la nuca di quello davanti.
Giuro che se c'è un'altra guerra,tanto vale che mi prendano e mi mettano davanti al plotone d'esecuzione.

Se ve ne stavate là seduto per un pezzo a sentire tutti quei polli che applaudivano e via discorrendo,arrivavate a odiare il mondo intero,ve lo giuro.

Ragazzi,quando morite vi servono di tutto punto.
Spero con tutta l'anima che quando morirò,qualcuno avrà tanto buonsenso di scaraventarmi nel fiume o qualcosa del genere.
Qualunque cosa,piuttosto che ficcarmi in un dannato cimitero.
La gente la domenica viene a mettervi un mazzo di fiori sulla pancia e tutte quelle cretinate.
Chi li vuole i fiori quando sei morto?
Nessuno.

Non c'è bisogno di essere un cattivo diavolo per deprimere la gente:puoi riuscirci anche se sei una bravissima persona.

Lo so che è morto,credi che non lo sappia?
Ma mi può ancora piacere,no?
Non è mica che uno non ti piace più solo perchè è morto.
Dio santo,specie se è mille volte meglio della gente viva che conosci e compagnia bella.

Se qualcuno almeno vi sta a sentire non è tanto brutto.

A chi precipita non è permesso di  accorgersi nè di sentirsi quando tocca il fondo.
Continua soltanto a precipitare giù.
Questa bella combinazione è destinata agli uomini che,in un momento o nell'altro della loro vita,hanno cercato qualcosa che il loro ambiente non poteva dargli.
O che loro pensavano che il loro ambiente non potesse dargli.
Sicchè hanno smesso di cercare.
Hanno smesso prima ancora di avere veramente cominciato.

Ciò che distingue l'uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa,
mentre ciò che distingue l'uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa.

Io credo che uno di questi giorni ti toccherà scoprire dove vuoi andare.
E allora devi metterti subito in marcia.
Ma immediatamente.
Non puoi permetterti di perdere un minuto.

Tra l'altro scoprirai di non essere il primo che il comportamento degli uomini abbia sconcertato,impaurito e perfino nauseato.
Molti,moltissimi uomini si sono sentiti moralmente e spiritualmente turbati come te adesso.
Per fortuna,alcuni hanno messo nero su bianco quei loro turbamenti.
Imparerai da loro,se vuoi.
Proprio come un giorno,se tu avrai qualcosa da dare,altri impareranno da te.
E' una bella intesa di reciprocità.

Come fate a sapere quello che farete,finchè non lo fate?
La risposta è che non lo sapete.
Credo di sì,ma come faccio a saperlo?














"Il giovane Holden" -The Catcher in the Rye- J.D. Salinger (1951)




LA TRAMA:
Sono passati 60 anni da quando è stato scritto,ma continuiamo a vederlo,Holden Caufield,
con quell'aria scocciata,insofferente alle ipocrisie e al conformismo,
lui e la sua "infanzia schifa" e le "cose da matti che gli sono capitate sotto Natale",
dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey,con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi.
La trama è tutta qui,narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli.
Ma sono i suoi pensieri,l'umore rabbioso,ad andare in scena.
Perchè è arrabbiato Holden?
Poichè non lo si sa con precisione,ciascuno vi ha letto la propria rabbia,ha assunto il protagonista a "exemplum vitae" e ciò ne ha decretato l'immenso successo che dura tutt'ora.
Un dei libri del 900 che ha tanto ancora da dire negli anni 2000

IL MIO GIUDIZIO:
Uno dei grandi classici della letteratura per ragazzi,alla stregua di Tom Sawyer e Huckleberry Finn,con cui,però,fino ad ora,non mi ero mai cimentata.
Più o meno un anno fa,dopo aver terminato"Un giorno questo dolore ti sarà utile",mi capitò di leggere su internet alcune recensioni in cui si paragonava l'opera di Peter Cameron proprio al capolavoro di Salinger e ciò mi ha incuriosito e spinto a sperimentarlo.

La storia viene raccontata in prima persona.
Il protagonista è Holden Caufield,un diciassettenne americano di buona famiglia, che però si atteggia a uomo vissuto.
In realtà,da ogni sua singola parola,emerge l'insicurezza di un adolescente che deve ancora conoscere se stesso e trovare un posto nel mondo.
Holden ha una visione un pò pessimistica:
per lui tutto è "schifo" (tranne la sorellina minore Phoebe,che adora),niente lo attrae veramente e il suo animo è costantemente pervaso da tristezza e malinconia.
Tristezza e malinconia che cerca di contrastare con il sarcasmo e l'ironia.
Però,da buon ciclotimico quale si dimostra,basta una piccola inezia per farlo diventare la persona più felice della terra...salvo ripiombare poco dopo nell'inquietudine.
Caufield è un ragazzo della metà del secolo scorso,che vive gli stessi dubbi e le stesse incertezze di un giovane dei giorni nostri.
Da questo punto di vista,l'opera di Salinger è davvero attuale.

Ogni evento viene raccontato minuziosamente e,molto spesso,il protagonista prende spunto da un avvenimento per fare delle digressioni nel passato anch'esse molto dettagliate.
Tutto ciò,unito all'interminabile sequela di nomi di amici,parenti e conoscenti che cita continuamente,rende la narrazione alquanto dispersiva.
Il finale,invece,non mi ha particolarmente entusiasmato...anzi,mi ha lasciata un pò perplessa.

Personalmente,tutte queste analogie con "Un giorno questo dolore ti sarà utile" non le ho trovate.
Forse l'unica somiglianza è da ravvisare quando Holden,pensando al suo prossimo futuro,decide di allontanarsi da New York,fingersi sordomuto e andare a vivere da solo in una capanna in mezzo ai boschi.

Lo stile è diretto e colloquiale,caratterizzato da dei modi di dire ricorrenti,"alla Holden":
e compagnia bella,e tutto quel che segue,e tutto quanto,vattelappesca,se proprio lo volete sapere...

La lettura è scorrevole...ho terminato il libro in un paio di giorni,ma,nonostante lo abbia trovato divertente,originale e coinvolgente,per essere quel "capolavoro della letteratura" come da molti viene definito,forse mi aspettavo qualcosa in più.




IL MIO VOTO: Mi è piaciuto ma mi aspettavo di meglio.
* COSI' COSI' *

LO SCRITTORE:




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sabato 18 ottobre 2014

Frasi dal libro "Grazie dei ricordi" di Cecelia Ahern

Nel prendere la decisione,comincio già a soffrire.
Il mio cuore continua a pompare.
Anche se spezzato,funziona ancora.

Dovrebbe esserci un nome per una cosa del genere.
Un termine che finisce in "ite"...coglionite!!!

...la beatitudine dell'ignoranza.

Non parla.
E che potrebbe dire chiunque al suo posto?
Non ne ho la minima idea.

Ho paura di tornare a un matrimonio senza amore.
Ho paura di vivere ogni giorno del resto della mia vita con Conor,
il quale continua a blaterare al telefono che vorrebbe essere qui insieme a me,
mentre io gli ripeto di non venire a casa,
una frase che negli ultimi giorni sembra diventata il mio mantra.
So che sarebbe normale desiderare che mio marito corresse da me,ma...
ci sono diversi "ma" nel nostro matrimonio.

Cosa fa promettere a 2 persone di trascorrere insieme ogni giorno del resto della loro vita?
Ah,sì!
E'quella cosa chiamata amore.

Mi rendevo conto sempre di più di quanto non ci si stanchi mai veramente di giocare e di travestirsi,poco importa quanti anni passino.
L'unica differenza è che adesso le nostre bugie sono più sofisticate,le nostre ingannevoli parole parole più eloquenti.
Da cowboy e indiani o da dottore e infermiera fino a marito e moglie non abbiamo mai smesso di fingere.

Ho attacchi di rabbia aldilà di ogni comprensione,così forti che vorrei pestare i pugni contro il muro,
poi mi viene da piangere e sento un vuoto dentro talmente grande che penso non si potrà colmare mai più.

E' snervante essere obbligati a guardarsi quando non si desidera affrontare qualcosa.
Qualcosa di duro e reale da cui non puoi scappare.
Si può mentire tutto il tempo a se stessi,alla propria mente e nella propria mente,ma se ci si guarda in faccia lo si sa.

Non bastava guardarmi per capirlo.
Non basta mai guardare qualcuno per capire.

Non sono niente di spettacolare,ma a volte riesco a essere speciale.

Dobbiamo affrontare la cosa adesso,altrimenti,senza nemmeno rendercene conto,tra 10 anni ci ritroveremo a chiederci come  sarebbe potuto essere ogni singolo giorno delle nostre vite infelici.

E'strano il modo in cui la gente segna la propria vita,i punti di riferimento che sceglie per decidere quali momenti sono più importanti di altri.
Perchè è di questo che è fatta l'esistenza.
Mi piace pensare che i miei momenti più belli siano nella mia mente,che mi scorrano nel sangue chiusi in una banca dei ricordi che nessuno a parte me può vedere.

Nella mia minuscola cameretta ci stanno solo un letto e un armadio,ma era tutto il mio mondo.
Il mio unico spazio privato nel quale pensare,sognare,piangere,ridere e aspettare di diventare abbastanza grande per fare le cose che non avevo il permesso di fare.
Il mio unico spazio nel mondo allora e adesso,a 33 anni,il mio unico spazio.
Come facevo a sapere che mi sarei trovata senza tutto quello che avevo desiderato e,peggio ancora,che continuo a desiderare?

A volte abbiamo bisogno di tutta la colla che riusciamo a trovare per tenerci insieme.

"Preferiresti che mantenessi la mia promessa passando il resto della vita con Conor,pur sapendo che non lo amo e che sarò infelice?"
"Se credi che il matrimonio mio e di tua madre fosse perfetto,allora ti sbagli,perchè una cosa del genere non esiste.Nessuno è sempre felice,tesoro".
"Questo lo capisco,ma se non si è felici mai?Proprio mai?"

Ho tra le mani il grande telecomando della mia vita e sono pronta a iniziare a premerne i pulsanti.

E così è che si fa quando il ritmo rallenta e i minuti sembrano un pò più lunghi.
Ce la si prende con calma.
Si respira lentamente.
Si aprono di più gli occhi e si guarda tutto.
Lo si assorbe.
Si rielaborano vecchie storie,si ricordano persone,momenti e occasioni passate.
Si lascia che ogni cosa richiami alla mente qualcos'altro.
Se ne parla.
Ci si ferma,ci si concede il tempo di notarle,le cose,e di dare loro importanza.
Si trovano le risposte ai cruciverba irrisolti del giorno prima.
Si rallenta.
Si smette di cercare di fare tutto adesso,adesso,adesso.
Si blocca la strada a chi ti cammina dietro,infischiandosene e sentendolo scalciare contro i calcagni,mantenendo comunque lo stesso passo.
Senza lasciare che nessuno imponga la propria velocità.

"Lo detestavi?"
"No.Era a posto.Era carino.Detestavo solo il fatto che tu non fossi felice".

Quando mi sveglio,devo ricordare a me stessa che i miei sogni non sono reali e che la mia realtà non è un sogno.

Il più delle volte le decisioni facili sono quelle sbagliate e,anche se di tanto in tanto abbiamo la sensazione di andare indietro,stiamo invece muovendoci in avanti.

Perfer et obdura;dolor hic tibi proderit olim.
Sopporta e resisti;un giorno questo dolore ti sarà utile.

E' vero,ha perso qualcosa,però ha anche guadagnato qualcos'altr che non ha mai avuto prima.

Io gli scatto una fotografia mentale per il mio album dei ricordi.

E'piacevole essere importanti ma è più importante essere piacevoli.

Alla fine le parole cominciano a traboccare,pare quasi che siano state impazientemente in cosa dietro le labbra chiuse durante quel raro silenzio.
Parole sparate fuori come al solito dal cuore,non dalla testa,e catapultate in bocca,per rimbalzare contro le mura delle labbra serrate.
Invece di uscire nel mondo,si accumulano simili a grasse cellule paranoiche che temono di rimanere senza cibo.
Ma poi la bocca si apre e loro schizzano in tutte le direzioni,simili a getti di vomito.

Devi gustarti i momenti,tesoro.
Non tuffarti sempre a testa bassa nelle cose,come un toro che vede rosso.

"Ti manca?"
"Ogni giorno mi manca più di quello prima.E'come il mio giardino,tesoro.Tutto cresce.Compreso l'amore.E siccome tutto cresce,anche la mancanza di lei non può certo svanire nel nulla,ti pare?Ogni cosa aumenta,perfino la nostra capacità di farvi fronte.E' così che si va avanti."

Anche in un giardino ci sono le erbacce,tesoro,
Crescono spontaneamente,da sole.
Si arrampicano e soffocano le piante che vivono nella loro stessa terra.
Tutti abbiamo i nostri demoni,il nostro pulsante dell'autodistruzione.

Una coppia che non si dice niente o che non ha niente da dirsi.
Preferisce la prima.

Ai miei tempi le cose semplicemente erano.
Non si analizzavano le questioni cento volte.
Non c'erano corsi di laurea in "Perchè e percome".
A volte,tesoro,bisognerebbe dimenticare tutte queste parole e andare a fare una bella lezione di "grazie".

Questo è un momento in cui ciò che un tempo era chiaro è diventato torbido e ciò che un tempo era invece considerato strano è diventato una possibilità.
E'nelle situazioni difficili come questa che le persone iniziano a vederci chiaro,benchè gli altri le osservino con preoccupazione e cerchino di convincerle del contrario.
Le menti assennate lo sono semplicemente in conseguenza dei loro nuovi pensieri.
La gente guarda con cinismo coloro che sono passati attraverso una disgrazia e sono usciti dall'altra parte e a un tratto abbracciano delle nuove convinzioni in modo incondizionato.
Perchè?
Perchè,quando si hanno dei problemi,si cercano risposte con più impegno rispetto a chi non ha,e sono proprio queste risposte che aiutano a superare i momenti difficili.
Sono convinta che,in genere,le risposte arrivino da sole.
Non sono nascoste sotto i sassi,nè camuffate fra gli alberi.
Sono lì,davanti ai nostri occhi.
Ma se non si ha motivo di guardare,probabilmente non le si può trovare.

Faccio un sospiro stanco,cosciente che nulla nella mia vita ha più senso,e non solo dal giorno in cui sono caduta.
Quel giorno è stato soltanto ...il giorno in cui sono atterrata.
Il primo giorno del resto della mia vita.
Nel giro di 24 ore sono stata investita da uno tsunami di emozioni che mi ha trascinata sotto e sopraffatta.

Ridere,ridere,ridere,ridere.
Di niente e di tutto.

Mi rendo conto di quanto la felicità e la tristezza siano vicine.
Così strettamente legate.
Una linea sottile,un confine segnato da una riga tremolante tirata nel mezzo delle emozioni che confonde i territori degli esatti opposti.
Il movimento è minimo,come quello del debole filamento di una ragnatela che vacilla sotto il peso di una goccia di pioggia.

Penso a come i miei momenti bui e spaventosi,una volta che li avevo affrontati,si erano trasformati in quelli di maggior coraggio.
Quando ci si sente deboli si finisce per mostrare più forza e quando ci si sente in basso si viene all'improvviso sollevati più in alto di quanto non si sia mai arrivati.
Ogni opposto sconfina nell'altro e noi ne veniamo cambiati in un batter d'occhio.
La disperazione può svanire grazie a un semplice sorriso regalato da un estraneo.
La sicurezza può diventare paura con l'arrivo di una presenza inquietante.
Tutto è al limite,sempre in bilico,basta un leggero scuotimento,una vibrazione,a farlo ruzzolare giù.
Quanto sono simili le emozioni.
Quanto in fretta si può passare dal sentirsi a proprio agio con qualcuno all'essere impacciati.
Nell'istante stesso in cui si raggiunge il fondo di un vicolo cieco,la convinzione di sapere esattamente dove si stava andando si trasforma.
Lo si capisce in meno di un secondo.
Un lampo.
Tra i 2 opposti c'è un velo,un'esile trasparenza che ci ammonisce o ci conforta.
Adesso odi qualcuno ma se guardi attraverso quel velo puoi vedere la possibilità dell'amore.
Adesso sei triste,ma se guardi dall'altra parte puoi scorgere la felicità.
Da una calma assoluta al più completo caos.
Accade talmente in fretta,in un batter d'occhio.

Il mondo non è un posto tranquillo.

Le cose di ogni giorno,l'ordinario,il quotidiano sono ciò che ci spinge a proseguire.
Com'è straordinario l'ordinario,uno strumento che ciascuno di noi usa per andare avanti,un modello di buonsenso.

Non è fredda,non è dura nè arrabbiata.
E' tranquilla.
E' ferita.
Il che è anche peggio.

"Sei come me:soffri anche tu di NRUC?"
"E che cos'è?"
"Non Ricordo Un Cazzo!"

Nel mondo del giardinaggio si chiamano "linee del desiderio".
Sono i sentieri e i passaggi che le persone si creano.
Tu hai sempre evitato i percorsi stabiliti da qualcun altro.
Sei sempre andata per la tua strada,trovandola da sola,non hai mai seguito le rotte ufficiali.
Perchè i desideri non sono lineari:non c'è un modo diretto per arrivare dove si vuole.

Forse ho corso tutta la vita,buttandomi a capofitto nelle situazioni senza pensarci.
Attraversando velocemente i giorni senza notarne i minuti.
Non che le occasioni in cui ho rallentato e pianificato mi abbiano dato risultati migliori.

Nulla mia appartiene più e sono felice che io possa cominciare di nuovo tutto daccapo,seppure portando con me le cicatrici del passato.

Sono stata costretta a pensare alla mia vita passando così attraverso la disperazione,il senso di colpa,la tristezza,la rabbia,la solitudine,la depressione e il cinismo,fino a trovare finalmente la strada verso la speranza.







"Grazie dei ricordi" - Thanks for the memories"- Cecelia Ahern (2008)






LA TRAMA:
Joyce è una giovane donna il cui matrimonio sta andando in pezzi.
Dopo un terribile incidente,dal quale si salva solo grazie a una trasfusione di sangue,decide di tagliare il fragile filo che ancora la tiene legata al marito e di tornare nella casa paterna.
E qui cominciano cose stranissime:
ricorda fatti che non dovrebbe ricordare,ha visioni di un passato che non è il suo,scopre di saper parlare latino,francese,italiano e di essere esperta d'arte,e ogni notte sogna una bambina bionda che non conosce.
Justin è un professore americano studioso d'arte e del Rinascimento.
E'a Dublino per tenere dei corsi all'università e per stare vicino alla figlia che,dopo il divorzio dei genitori,si è trasferita a vivere con la madre.
Si è fatto convincere da un collega a dare il suo contributo alla Giornata del Donatore di Sangue:
è la prima volta in vita sua che prende una decisione d'impulso.
Quando,giorni dopo,comincia a ricevere dolci,fiori e piccoli doni sempre accompagnati da bigliettini anonimi su cui c'è scritto solo "Grazie",è più che mai determinato a trovare chi glieli manda.
Joyce e Justin,l'una indipendentemente dall'altro,iniziano un viaggio alla scoperta di se stessi.
Si rincorrono.
Si riconoscono senza conoscersi.
Si sfiorano senza incontrarsi tra la folla di una splendida Dublino che fa da cornice alla loro avventura.

IL MIO GIUDIZIO:
Dopo la guerra in Bosnia,l'assedio di Sarajevo,gli stupri etnici e l'odissea per la mancata maternità di "Venuto al mondo",avevo bisogno di qualcosa di un pò più leggero.
Così ho optato per Cecelia Ahern,un'autrice di cui ho già letto un paio di opere e che,con i suoi racconti coinvolgenti,romantici e sempre con un pizzico di magia,mi ricorda molto un Guillaume Musso in gonnella.

Già aprendo il libro ho avuto la prima emozione:
una dedica,con tanto di foto in primo piano,ai suoi nonni,con la scritta che dà il titolo al romanzo: "Grazie dei ricordi". 
Dolcissimo pensiero,a mio avviso.

La storia,raccontata in prima persona dalla protagonista,è una romantica favola moderna un pò surreale ed originale ma coinvolgente e dal ritmo serrato.

Joyce è una trentenne agente immobiliare che,nella fretta di rispondere a una telefonata,cade dalle scale,perdendo il bambino che stava aspettando e mettendo a repentaglio la sua stessa vita.
Si salva solo grazie a una trasfusione.
Il sangue che riceve è di Justin,quarantenne insegnante di storia dell'arte che ha deciso di fare una donazione, convinto,o meglio quasi obbligato,da una dottoressa che sta frequentando in quel periodo.
Da quel momento,un pò della personalità e dei ricordi di Justin,si insinuano in Joyce che da vegetariana torna a essere onnivora,
fa strani sogni in cui è sempre presente una bimba bionda,
ha delle visioni di un passato che non le appartiene,
si accorge di essere improvvisamente diventata esperta d'arte e di conoscere lingue come il latino,il francese e l'italiano che non ha mai studiato.
Inoltre,qualche tempo dopo l'incidente,i 2 si incontrano casualmente in un negozio di parrucchiere e,pur non essendosi mai visti prima di allora, si "riconoscono" e provano immediatamente una certa familiarità e attrazione l'uno per l'altra.
Da lì,in un susseguirsi di colpi di scena,coincidenze e misunderstanding ,si troveranno,senza saperlo,a compiere le stesse azioni nello stesso istante,viaggeranno vicini ma paralleli e si sfioreranno senza però riuscire a toccarsi fino a quando....
E qui devo fermarmi per non svelare il finale ma posso dire che è una conclusione molto dolce.

"Grazie dei ricordi" (anche se,secondo me,il titolo giusto sarebbe stato piuttosto "I ricordi del cuore") è un romanzo leggero,ironico e,allo stesso tempo,intenso..perchè la leggerezza non esclude la profondità: 
ci sono state delle frasi che mi hanno fatto molto riflettere e in cui ho ritrovato tratti del mio passato,soprattutto quelle inerenti all'insoddisfazione della vita matrimoniale di Joyce,sfociata poi nella separazione,e quelle sul senso della vita.


IL MIO VOTO: Un'originale e coinvolgente favola moderna con un tocco di magia. Una lettura disimpegnata ma che tocca,allo stesso tempo,tematiche profonde.
* DISCRETO * 

LA SCRITTRICE:







lunedì 13 ottobre 2014

Frasi dal libro "Lettera di una sconosciuta" di Stefan Zweig



A te che non mi hai mai conosciuta.

Ti svelerò tutta la mia vita che veramente è cominciata il giorno in cui ti ho conosciuto.

Prima non era altro che qualcosa di opaco e informe in cui il mio ricordo non si è mai immerso,
una specie di cantina piena di cose e persone impolverate,nascoste sotto le ragnatele e sorde,delle quali il mio cuore non ha serbato alcuna memoria.

Ricordo come se fosse oggi il giorno in cui ho sentito ho sentito parlare di te per la prima volta,ti ho visto per la prima volta.
E come potrebbe essere diversamente dal momento che il mondo per me è iniziato in quell'istante?

Da quel secondo,da quando percepii su di me il tuo sguardo morbido,affettuoso,mi sentii interamente tua.
Certo,più tardi,anzi presto,ho sperimentato di persona che riservi quello sguardo che ti abbraccia e ti cattura,quello sguardo che ti avvolge e insieme ti spoglia,insomma lo sguardo del seduttore nato,a ogni donna che sfiori,a ogni commessa che ti serva in una bottega,a ogni camerierina che ti apra la porta.

Mi tuffai nel mio destino come in un baratro e tu hai trasformato la mia vita.

Ma a che servono i fiori su una bara?

Non esiste nulla di più terrificante della solitudine mentre si è tra la gente.

Rivederti anche solo una volta,incontrarti anche solo una volta era il mio unico desiderio.

Volevo avere la tua attenzione,essere amata.

Ogni volta che vedevo una donna sconosciuta avanzare stretta al tuo braccio,avevo un improvviso sussulto al cuore che mi squarciava l'anima.
Era quasi un dolore fisico,qualcosa dentro di me si tendeva,un'ostilità e nel contempo una rivendicazione.
Mi ribellavo a quell'intimità palese e carnale.

Infatti,se in un certo senso,il mio incondizionato,incessante interesse per te mi ha portato alla pazzia,è impensabile che anche tu non ti rammenti spesso di me e non mi attenda ogni tanto.
Dimmi,come avrei fatto anche solo a respirare con la certezza di essere meno di niente per te e che neppure il minimo ricordo della mia persona ti sfiora?

Ah no,tu non distingui certamente quella dalle tante altre sere analoghe,perchè chi ero per te?
Una delle cento,un'avventura di una catena senza soluzione di continuità.

Tu ami solo ciò che è leggero,giocoso,incorporeo,temi di innestarti in un destino.
Per così dire,preferisci sprecarti e il mondo,tutti,possono esserne la causa:
non vuoi sacrifici nè vittime.

No,non mi sono mai pentita,amore,del tempo trascorso con te.

A che scopo descriverti il supplizio infernale dell'attesa?
Ma non ti accuso.
Ti amo per quello che sei:passionale e smemorato,fervido e infedele.
Ti amo come sei stato e come sei tutt'ora.
Nemmeno una riga ho ricevuto.
Neanche una riga dall'uomo al quale ho dato la mia vita.
Disperata,ho continuato ad aspettare.
Ma tu non mi hai mai chiamata,non mi hai mai scritto una sola riga...neppure una riga...

Come avrei potuto dividermi fra te,che significavi tutto,e gli altri che sfioravano appena la mia vita?

Ti ho sempre amato.
Ho sempre benedetto l'ora in cui ti ho incontrato e lo rifarei,lo rifarei mille volte,pur sapendo che dovrei attraversare di nuovo l'inferno.
Pur sapendo in anticipo cosa mi aspetterebbe.

Nel profondo del mio essere,nel mio subconscio,l'antico sogno infantile continuava a vivere:
la speranza che mi avresti chiamato,magari solo per un'ora.
L'intera mia vita non era stata altro che un'attesa,l'attesa di un tuo volere.

...quello sguardo che mi ha sempre sconvolta fisicamente.

Perchè ti ho amato così e te lo posso dire adesso che è tutto finito.
Anzi sono convinta che se tu ora mi chiamassi,mi tornerebbero le forze,mi alzerei e verrei via con te.

All'apice della felicità tremai,poichè sentii come un martellio nelle orecchie:
finito,passato,dimenticato!
In quel momento mi sarei voluta buttare ai tuoi piedi e gridare:
"Portami con te,in modo che tu mi riconosca,finalmente,dopo tanti anni!"

Il tuo sguardo si sprofondò dentro di me,come se volessi imprimerti quell'immagine.
E mentre mi sentivo penetrare da quello sguardo che frugava,saggiava,suggeva il mio essere,credetti di avere finalmente spezzato il potere magico della ciecità.
"Mi riconoscerà!Mi riconoscerà!"
La mia anima tremò a quel pensiero.
Ma tu non mi riconoscesti.
No,non mi riconoscesti.
Anzi,non ti sono mai stata indifferente come in quel momento.
Come sia riuscita a non lanciare un urlo,a non picchiarti in piena faccia,non lo so.
Una puttana da tabarin ero dunque per te,nient'altro.
Non bastava essere dimenticata;mi dovevi anche umiliare.
La ferita mi faceva troppo male.
Mi baciasti,ma non mi riconoscesti.

Ma tu chi sei per me se non mi riconosci mai,se mi passi vicino come si passa vicino a un corso d'acqua,mi calci come quando si incespica in un sasso,continui a camminare,a camminare e mi lasci aspettare eternamente?

Una donna che ti ha amato più di chiunque altro,che tu non hai riconosciuta,che ti ha atteso e che tu non hai chiamato.

E' stato bello,nonostante tutto.
Ti ho detto tutto.
Adesso sai,no...intuisci semplicemente quanto ti abbia amato e questo amore non ti sarà di alcun peso.
Non ti mancherò.
Niente cambierà nella tua vita così bella e luminosa






"Lettera di una sconosciuta" -Praterfruhling- Stefan Zweig (1922)







LA TRAMA:
"A te,che non mi hai mai conosciuta".
E'questa l'intestazione della lettera che,nel giorno del suo compleanno,riceve un romanziere viennese,un qurantenne di bell'aspetto a cui la vita ha offerto i suoi doni più ambiti:
la ricchezza,la fama e il fascino.
"Ieri il mio bambino è morto".
Esordisce così la misteriosa donna,e prosegue:
"Adesso mi sei rimasto solo tu al mondo,solo tu che nulla sai di me".
Quando lui leggerà quelle righe,lei sarà già morta:
per questo concede a se stessa di raccontargli la propria vita,la vita di una creatura che per più di 15 anni gli ha votato "con tutta l'abnegazione di una schiava,di un cane" un amore "disperato,umile,sottomesso,attento e colmo di passione".
Senza mai rivelargli il proprio nome,senza mai chiedere nulla,portandosi dentro un unico,struggente desiderio:
che incontrandola,almeno una volta,lui la riconosca.
Ma quasi sempre per l'uomo il volto di una donna "rispecchia solo una passione,un gesto infantile,un moto di stanchezza e svanisce con la stessa facilità di un'immagine allo specchio".
Zweig ci trascina nel labirinto di un amore assoluto,offrendoci il ritratto di una donna ardente e viva e a,al tempo stesso,immateriale "come una musica lontana".


IL MIO GIUDIZIO:
Questo breve romanzo o lungo racconto,visto che sono solo poche decine di pagine,
è la prima opera di Stefan Zweig con cui mi cimento.

A dire il vero non avevo mai sentito nominare questo autore.
Ho deciso di leggerlo perchè attratta dal titolo e dall'incipit della narrazione: "A te che non mi hai mai conosciuta".
Anche nel mio passato c'è una lettera a cui non ho ricevuto risposta e c'è un uomo che mi ha avuta senza mai desiderare conoscermi davvero,quindi mi sono molto immedesimata nelle parole della protagonista di questa storia.

Protagonista di cui non si sa niente:
nè nome,nè aspetto fisico,nè tratti caratteriali...l'unica cosa che emerge dalla sua epistola è il sentimento sconfinato e straziante che prova per questo narcisista egocentrico.

Un racconto scritto agli inizi del 900 ma quanto mai attuale.
Il cinismo e la spietatezza d'animo contrapposti all'amore più puro e disinteressato.

La persona a cui la lettera è indirizzata è un personaggio di spicco,un noto scrittore,giovane,bello e affascinante,che tratta le donne come fazzoletti che,una volta usati,si possono tranquillamente gettare via senza il minimo riguardo.
Un uomo del tutto indifferente e dispatico,emotivamente autistico,direi.
Talmente superficiale da non ricordare neppure il volto di una donna più volte incontrata e con cui ha avuto anche rapporti intimi.
Totalmente pieno di sè e concentrato sulla sua persona,che si trova infine,però,a rimirarsi nello specchio della sua effimera vanità in totale solitudine.

E le rose che,per la prima volta in tanti anni, non riceve per il suo compleanno,il vaso vuoto sulla scrivania sono l'emblema della vacuità della sua esistenza.

IL MIO VOTO: Breve ma intenso. Consigliato soprattutto a chi ci ha messo il cuore e altrettanto cuore non ha trovato.
* DISCRETO *

LO SCRITTORE:








domenica 12 ottobre 2014

Frasi dal libro "Venuto al mondo" di Margaret Mazzantini

Speranza:ha la faccia di una donna un pò sgomenta,di quelle che trascinano la loro sconfitta eppure continuano ad arrabattarsi con dignità.

Perchè la vita passa.
E noi con lei.
E ride di noi,come una vecchia puttana sdentata che aspetta l'ultimo cliente.

Perchè nella vita capita di rinunciare alle persone migliori a favore di altre che non ci interessano,
che non ci fanno del bene,semplicemente ci capitano tra i passi,ci corrompono con le loro menzogne,ci abituano a diventare conigli?

Sono anni che ho nostalgia di te.

"Che palle,'sta storia!"
Sta storia è la sua storia,la nostra storia,ma non vuole sentirla.
Non ha voglia di complicarsi la vita,i pensieri.

Noi adulti abbiamo già sperato e quasi sempre abbiamo perso.

Mi pianta gli occhi sul viso.
Fa un giro panoramico:le labbra,il mento,la fronte.
Non se ne va dagli occhi.
Resta,s'infila dentro.
Come il mare che ha viaggiato e violentemente si ricongiunge a se stesso.
Scava indietro negli anni trascorsi per scolarsi il buco del tempo nella gola impudica di questo sguardo straziante e gioioso.

Una di quelle persone benefiche che incontri per caso e ti viene voglia di abbracciare,perchè ti sorridono dal fondo della loro esperienza umana e di colpo ti risarciscono dell'altra metà del mondo,quella accasciante delle persone rinserrate nella loro pozza di buio.

Tieni la bocca chiusa,ragazzo.
Fino al giorno in cui qualcuno non ti dirà di tenerla chiusa.
Allora ribellati e parla.

Stanotte basta il suo nome a farmi piangere.
Stanotte è facile farsi scavare da un nome.

Era stato attratto senza nessun pensiero,come il toro dal rosso.

"Corri...fai tutto da solo!"
"Io spero di fare tutto con te!"

Me lo hai detto e io ti ho creduto.
E poco importa se il tempo non ci ha lasciato sperimentare.
Da qualche parte siamo invecchiati insieme.
Da qualche parte continuiamo a rotolarci e a ridere.

Ha quelle dita lunghe intrecciate alle mie che mi stringono.
Mi parlano,mi giurano tutto.
E basta questa mano,adesso.
La mano di questo ragazzo che non conosco,mi strappa alla solidità stagna del mio corpo.

E'la vita che mischia le carte,che d'improvviso canta e anticipa il giorno come un gallo.

Se quella notte non si fosse fidato di me.
Invece aveva solo voglia di fidarsi.

Vedo pezzi di noi:la mia mano molle fuori dal letto,un suo orecchio,scuro come un pozzo,il punto dove i nostri toraci si appiccicano.
Prima di entrare dentro di me si ferma,mi chiede il permesso,come un bambino.

"Posso?"
E'una radice che s'infila nella terra.
Sta lì a guardarmi,a guardare il miracolo di noi due insieme.
Mi mette le mani intorno alla testa come una corona,guarda i miei capelli mentre li carezza.
"Adesso sei mia".

Tocca la nostalgia che avrà di me.
Non sciupiamo niente.
Nessuna paura.
Nessun rimprovero.
Nessun imbarazzo.
Nessun sentimento noto viene a disturbarmi.
Il pentimento è un signore vecchio e stanco che non ce la fa ad arrampicarsi su questo cancello.
Non siamo nè allegri nè tristi,solo sperduti.

Mi mancherai tutta la vita.

Le persone intorno a te non vogliono conoscerti,accettano le tue menzogne come buone.

"Come sei bella!Ti ricordavo bella,ma non così tanto.Cosa hai mangiato,paradiso?"

Niente,era per dirti che gli amori che sembrano assurdi certe volte sono i migliori....

Va bene così.
Ognuno nel proprio lembo di mondo,nel proprio straccio di vita.

Sono stata sola,ostaggio della mia volontà.
Mai all'altezza di niente,alla fine.
Ballo nel buio.
Sono malata d'incompletezza,di illusioni.

Tra le sue braccia sono uno straccetto che si lascia portare.
Dove mi porterà questo pazzo?
In quale inferno?
In quale paradiso?

Intanto non voglio scollarmi dalle sue labbra.

Non sono mai stata una di quelle persone particolarmente adatte ai mocciosi,non ho pazienza,non faccio le vocine.

"Che bello..."
"Cosa,papà?"
"Quando nasce qualcosa"

Un giorno si sveglierà e mi vedrà come sono,normale,persino un pò antipatica.
Lui mi risponde che è impossibile:mi ama.

"Ma tu come fai a essere sempre così felice?"
"Semplice,mi fa schifo la tristezza"

Quando facciamo l'amore,quando non parliamo più,quando sento solo la sua anima ho fiducia in lui.

Mi sembrava davvero che quella casa ci stesse aspettando.
Perchè anche le case aspettano i loro inquilini,sopravvivono anni lontano da noi e poi aprono le loro braccia di porte e di persiane a una giovane coppia,a due scemi che tremano di felicità.

Anche su di noi sarebbe sceso quel velo opaco che ammanta le coppie dopo un pò,quando finisce l'illusione e con essa la benigna cecità che scolora i difetti dell'altro.

S'annusava beata l'odore della sua solitudine.

Non interveniva nelle discussioni perchè non aveva niente da dire.
Però non era mai ostile.
Che c'entravano con lui qui giovani arrivisti che avevano già il ghigno della loro fine un pò sporca sui visi?
Carniccio che si sarebbe macerato docilmente nella salamoia del benessere,senza quasi accorgersene,senza più accorgersi di niente e di nessuno.
Allora mi sembravano i miei amici.
Poi,negli anni,mi sarebbero apparsi per quello che erano:navigatori d'altura e bassura.

Puzzavo di libri e di onestà.


Ci sono cose.
Piccole cose che non dimenticherò,che sono niente e invece restano più forti di tutto.

Mi bastava stringermi alle sue ossa per sentirmi in pace.

Aveva il terrore che io potessi stancarmi della sua invadenza,del bisogno fisico che aveva di me,di toccarmi in continuazione come un bambino.

Io mi chiedevo se in fondo a quella vitalità non cominciasse a ristagnare un pò di tristezza.

E avevo capito che l'epicentro dell'esplosione è un cruccio che parte da dentro e da dentro si caria.
Da lì partono le crepe,come un vetro che si frantuma e resta in piedi.
Non s'invecchia giorno dopo giorno,s'invecchia di colpo,di un nodo amaro.
Una scintilla guasta  che ci folgora,ci insudicia...sparge amarezza sul nostro viso.

Galleggio nel mondo senza ottimismo,con gli occhi pieni di domande.

Stringo le sue mani e non voglio più lasciarle.
I suoi occhi mi risarciscono di tutto.

Io non soffro più.
Ho già sofferto.
Forse mi sento addirittura sollevata.
Non sarò mai una madre.
Resterò sempre una ragazza.
Invecchierò così,asciutta e sola.
Il mio corpo non si sformerà,non si moltiplicherà.
Non ci sarà Dio.
Non ci sarà raccolto.
Non ci sarà Natale.
Bisogna cercare nel mondo,nella sua aridità,nelle sue strettoie,il senso della vita.
Invecchierò così.
Il guado della mia vita è qui,in questa strada che attraverso con le mie gambe di sempre.
C'è un cartello attaccato al mio petto,come al collo dei poveri,come le targhette dei cani.
"Donna sterile".

Per non soffrire bisogna diventare un pò stupidi.

Penso ai bambini.
A quell'esercito di infanti che capitano a casaccio,spesso dove non dovrebbero,dove nessuno ha bisogno di loro.
Il mondo si tenesse i figli suoi,io mi tengo la mia incompatibilità alla vita.

Ho sempre creduto di poter dominare tutto,di poter controllare ogni mio passo.
Per anni ho preso la pillola.
Che beffa.
Non sono stata ammessa al banchetto della vita.
Forse devo soltanto chinare la testa.
Non tutti devono avere figli,lo so.

Forse io non credo in Te,ma forse Tu sei così prodigo da credere in me...
Dammi la possibilità di leggere un segno migliore in questo destino,solo questo ti chiedo.

La ragazza proletaria che mi fa le mani mi chiede perchè non ho figli.
Vorrei dirle di farsi i cazzi suoi.

L'uomo dice poche cose ma bastano a farmi capire che non potrà capirmi mai.

Capisco che è una formula,una regola applicata che di solito funziona.
Ma non con me.

Sto diventando un pò matta.
E non mi dispiace.

Viola forse non sarà una buona madre,è troppo bisognosa per esserlo,troppo sciagurata.
Ma poi chi lo sa,non è detto.
Devo arrendermi all'idea che i figli nascono come l'erba,dove capita,dove il vento spinge i semi.

Solleva gli occhi e capisco che mi odierà.
Ci sono delle donne che mi odiano,semplicemente.
Ho imparato a riconoscerle al primo battito di ciglia.

Ho preso gusto alla verità,ha un sapore migliore.
Più oltraggioso.

I figli non si scelgono:non sono pesche al mercato.

I poeti sono stupidi come mosche contro un vetro.
Sbattono contro l'invisibile per arraffare un pò di cielo.

...bellezza che spunta a casaccio,come sempre nel mondo.

Basterà il filo bianco dell'aurora a separarci dalla notte?

Pesci!
Non siamo altro che pesci:branchie che si gonfiano e si chiudono.
Poi viene un gabbiano che dall'alto ci prende e mentre ci smembra ci fa volare.
Forse questo è l'amore.

Invecchiando si può di colpo diventare avari di se stessi,aridi con il mondo,perchè niente ci ha davvero ricompensati.

Forse questo è l'amore quando raggiunge la sua vetta.
Ebbro come uno scalatore che s'è arrampicato e poi è arrivato e più su di così non può andare,erchè comincia il cielo.

Che brivido può dare afflosciare in un attimo cose edificate nei secoli,disperdere le tracce della buona volontà umana?
Così è la guerra.
Ridurre tutto allo stesso niente,un cesso pubblico e un convento nello stesso ammasso di calcinacci,un uomo morto accanto a un gatto morto.

Impara solo quello che ti piace.
Il resto lascialo agli altri,non ti accanire.

Le poesie non si spiegano,se raggiungono il posto giusto le senti,ti grattano dentro.

Come si può credere a un coglione come questo?
E'dei coglioni che bisogna aver paura.

Forse ha ragione lei:non sono mai nata.
Sono l'ombra dei miei desideri.

La vita ha un suo rischio,una sua scabrosità,e tanto valeva fottersene dei preamboli e rischiare una volta per tutte,fino in fondo.

Mi sentivo striminzita,sperduta...
Mi tornava su una scontentezza dal gusto acre.
La stessa dell'infanzia,quando per un piccolo screzio mi isolavo dalle mie amiche,ferita,mortalmente offesa.
Mi era tornata addosso quella bambina scorbutica e adesso la stringevo...era la mia parte più vera,la più disgraziata e sepolta,la gemma delle mie incapacità.

Entrarsi dentro è entrare nella vita.

Tutto ciò che ami ti fa soffrire,è una regola.

Non c'è niente di meglio che pulire una casa,reagire a botte di corpo all'inanità,ai pensieri compressi.

Siamo stati nell'altrove e siamo tornati.

Guardo i miei colleghi,piccoli squali invecchiati in questo stagno per rospi.
Immagino di colpirli,di bucargli la fronte,di vederli afflosciarsi nei loro miseri posti di comando.
Quanti dei miei colleghi mi toglierei dai coglioni oggi...le loro minuscole idiosincrasie,le loro voci querule.

Cerchiamo di allontanarci da quei giorni,mettendo in mezzo altri giorni,quei giorni che stentano a parlare.
Sono contenta di non avere figli.
Ieri sera ho visto quel bambino morto in televisione,sua madre gli lavava il corpo per seppellirlo.
Ero in cucina,tagliavo il pane,ho lasciato giù il coltello.
Mi sono fatta il segno della croce.
Ho spento il televisore,ho ripreso a tagliare il pane.
Non è tuo quel bambino,Gemma,mi sono detta.
Tu non hai figli,sei fortunata.

Forse piango per gli animali perchè non piango più per gli esseri umani.

Mi bacia a lungo sulla bocca,poi si lecca le labbra.
Dice che sono il sapore della sua vita.

"...non potevate fare altrimenti"
"C'è sempre un altrimenti"

C'è una strana luce intorno a noi.
E'Dio che illumina gli addii.

Quanta vita c'è in quella guerra?
Quanta morte c'è in questa pace?

Corriamo incontro a un futuro che forse sarà fatto tutto così,con gli avanzi di ciò che resta del prima.

Il destino è come il cuore:è dentro di noi fin dal primo istante,quindi è inutile cambiare strada.
Se il destino di un uomo è di annegare,annegherà anche in un bicchiere d'acqua.

Vorrei tornare indietro,ma mi sembra che indietro non ci sia più nulla.

E'uno stupido...uno che s'innamora.

"La ami?"
"Come faccio a non amarla?"

Ora avrei la cura per i potenti del mondo,per gli uomini in giacca e cravatta intorno al tavolo della finta pace.
Bisognerebbe posare il bambino blu su quel tavolo.
Dovrebbero restare chiusi in quella stanza,senza potersi muovere.
Restare.
Vedere la morte che fa il suo lavoro metodico,che se lo mangia dentro.
Distribuire panini,sigarette,acqua minerale e lasciarli lì,mentre il bambino si svuota,si decompone fino alle ossa.
Per giorni.
Per tutti i giorni che ci vogliono.
Questo esattamente farei.

Ci sono cose che porterò indietro e che mi salveranno.
Il sorriso della fioraia di Via Titova mi salverà.
Un giorno le chiesi come si chiamasse.
Fioraia di Sarajevo.
E basta.
Nè serba,nè musulmana,nè croata.
Fioraia di Sarajevo.
E basta.

Non mi piace questa valigia vuota:non c'è una promessa di vita.

Andranno a ingrossare il gregge già numeroso dei profughi,delle persone in transito,con il foglio del permesso di soggiorno temporaneo nel passaporto blu con i gigli dorati della neonata e già defunta Bosnia.
Raggiungeranno centri d'accoglienza,faranno lavori umili,saranno guardati con sospetto dai cittadini delle nazioni dove potranno vivere,ma mai più essere se stessi.
E'questa la nuova vita.

"Non rispettare la morte.Combatti!Agguanta la vita,Gemma!"

Spegni tutto,cosa cazzo aspetti,Dio?
Togli il sole,buttaci addosso dal cielo un pianeta nero come il cuore dei bracconieri in cravatta.
Oscura tutto una volta per sempre.
Cancella anche il bene,perchè il male vive nelle sue tasche.
In questo istante,
In questo.
Perchè in questo istante un bambino sta per essere raggiunto.
Salva l'ultimo.
Spegni tutto,Dio.
E non avere pietà,non abbiamo diritto a nessun testimone.

Le lacrime affogano i morti,le risate li tengono in vita.

Non so dire da che parte dentro di noi cola l'amore prima di fermarsi nella pancia.

Non parliamo più del dopo.
Lasciamo passare le ore incistati nel presente.
Questa precarietà non mi dispiace,è come camminare sulle onde.
Se soltanto lui fosse qui con me.
Invece ci nascondiamo l'uno dall'altra,e questo assedio è il nostro,una cortina dura che ci protegge da noi stessi.

Ogni volta che sono andata a trovare una mia amica che partoriva,tra cuscini bianchi e fiocchi,
ogni volta che ho visto quel nitore,
ogni volta che ho sentito quell'odore indescrivibile di carne nata,di bambino nuovo...ma anche solo quello dei detergenti,dei dischetti per disinfettare i capezzoli prima dell'allattamento,
ogni volta che ho sorriso,ho detto "Che meraviglia!Che incanto!",
ogni volta mi sono sentita un pezzo più sola,un pezzo più brutta.
E sono uscita da quelle tane d'ovatta,dopo aver depositato il mio regalino d'augurio,rabbuiata.
E ho camminato per un pò,randagia,senza essere più io.
Io non ho partorito.
Io non ho partecipato all'evento primogenito,alla rigenerazione di me stessa.
Il mio corpo è stato estromesso all'origine da questo banchetto che le donne comune ripetono a raffica,sazie,indifferenti verso quelle come me.

Non si guarisce da ciò che ci manca.
Ci si adatta.
Ci si racconta altre verità.

Di colpo penso che il peggio non è questo.
Questo presente agitato dalla follia.
Il peggio deve ancora venire.
Quando i cannoni se ne andranno,se ne andranno i telegiornali e resterà il fianco grigio di questa città che continuerà a buttare un dolore silenzioso come muffa,come pus.

Le donne sanno nascondersi,seppellirsi,come la terra di notte,però al momento di partorire vengono fuori come denti nel buio.
E' lì che viene fuori l'anima,il coraggio,mentre batte il chiodo.
Mentre il destino ti inchioda il ferro di cavallo sui reni  e tiri fuori l'osso della vita,un nuovo scheletro che passa attraverso il tuo,come fiume nel fiume.
Io sono rimasta al buio come la Terra coperta dai suoi pianeti,non ho avuto bisogno di rivelarmi.

"Ci vorrebbe un seggiolino per suo figlio,quelli a uovo da neonato,non si potrebbe portare così..."
Questo bambino è un granchio preistorico,scampato a una guerra,eppure appena approdato su queste strade flautate ha già bisogno di un seggiolino a uovo per sopravvivere!
Com'è idiota la vita in tempo di pace!

E capiamo che questa è la pace,il senso di questo movimento...avanzare nel mondo senza sottrarci,come quest'acqua che trascina se stessa,attratta dal compimento del proprio corso.

Aspetto che la sua faccia si ricomponga come un fotogramma che torna indietro.
Ma so che non può accadere.
La vita che verrà avrà solo quest'espressione sbilenca,questo ghigno atterrito.

La vita e la morte non si decidono.
In mezzo possiamo imboccare una strada più difficile,sfidare il destino,ma in fondo gli facciamo solo il solletico.

Mentre sto ferma so che non bisogna farlo,che farà male dopo.
Bisogna piangere,rompersi.
E'pericoloso restare in asse,esattamente dove si è,senza spostarsi di un millimetro,mentre tutto cade.
E' un eroismo che non serve a nulla,come non serve a nulla la dignità.

Non c'è nessuna novità,è semplicemente il destino che si compie,che si fa vedere.

Bene,non lo vedrò più.
Significa che non vedrò più le sue gambe da gnu.
Significa che non sentirò più l'odore del suo collo.
Lui si è portato via gli occhi che mi guardavano.

Mi dice che sta sbagliando perchè non ha ritegno a farsi vedere così cretino,così innamorato.

"Non ha una lira,viaggia senza biglietto sui treni.Non ha nè arte nè parte....ha tutto il resto,però.
Sbrigati testona!!!!"

Mi ha detto di essersi innamorato di me quel giorno,perchè anche lui aspettava un destino che non aveva mai visto e che adesso di colpo vedeva.

Eravamo come quelle finte persone dei film di fantascienza,mutanti svuotati di noi stessi e abitati da automi.

Galleggiavo sul dolore.
Una membrana sottile mi teneva in superficie.
Come quegli insetti che vivono su foglie acquatiche,non toccavo veramente la terra.
Anche dentro di me esplodevano microscopiche paresi.
A tratti non mi sentivo più un seno,o un piede,o una porzione di spalla.
Erano parti del mio corpo che Diego aveva toccato.
Era il pensiero della sua mano che si posava addosso a me.
Anestetizzavo la parte naturalmente,come una gengiva dal dentista.

"Però se tornassi indietro..."
"Non si torna indietro,Rosa!"

I morti si infiocchettano sempre,perchè tanto,chi se li incula più?

Il cimitero Leone.
Qui è sepolta mezza Sarajevo.
Le date di nascita cambiano,quelle di morte si ripetono.
Era come un sacco nero,il destino.
La morte fece un raccolto straordinario in quei 3 anni.
La morte è solitudine e loro furono privati anche quella privatezza,costretti a crepare a grappoli come insetti.
Essere derubati della vita sembrava quasi accettabile,alla fine,ma il furto della morte è un'altra storia:
finire alla rinfusa,mischiati come panni sporchi,come frutta marcia.

Le cicatrici le sembravano peggio delle ferite.

"Loro non ce l'hanno fatta" dice.
Non dovrei soffrire perchè è accaduto molti anni fa,non è una ferita aperta ma una cicatrice bianca,scomparsa nella pelle del tempo.
Eppure il dolore è proprio quel tempo trascorso senza che lo abbia saputo.

Tieni un capo del filo,con l'altro capo in mano.
Io correrò nel mondo.
E se dovessi perdermi tu tira,

..quella bocca non si può descrivere,bisogna averla vista almeno una volta per capire che la gioia di vivere può infilarsi tutta in una bocca.
E' vita allo stato puro,come una pietra preziosa isolata dalla roccia che brilla di una luce che altrove non c'è.

Era un poeta,un venditore ambulante,un radioamatore,una guida per turisti,uno stupido che non aveva mai tirato nemmeno a un piccione.
Invece imparò subito,perchè l'odio si impara in una notte.

Gli chiedo come abbia fatto dopo.
Quando l'iperbole è finita e si è trattato di affrontare lo stagno.
In che stato lo ha trovato la vita quando si è tolto la mimetica,la cartucciera,si è lavato il fango dal corpo,sapendo che non avrebbe mai più potuto essere lo stesso uomo di prima.

"Cosa racconta una poesia come si deve?"
"Le cose che ti fanno male.Però se le senti ti fanno anche bene...ti lasciano con la fame"
"Fame di cosa?"
"Fame d'amore!Un buon poeta lascia affamati d'amore"

Tu non sarai mai vecchia.
Il tempo scava solo la bellezza.

Oggi mi piace tutto quello che ho perso,tutto quello che non vedrò più.

La vita è ridicola:ti precede e ti prende per il culo.

Lei non è mai stata al suo posto.
E'sempre stata una ribelle.

Il male si mette in fila,in branco,perchè è vile e non può restare solo.

Pensa al bambino.
A quello che non abbiamo avuto nel migliore dei modi,amandoci.
Pensa al bambino che Aska ha nella pancia.incuneato nel peggiore dei modi.
Pensa che la vita è sfacciata.

C'è solo una strada:quella che abbiamo percorso.

I tatuaggi sono segni nuovi scelti da te.
Metti qualcosa tra la tua pelle e il tuo destino.
Un sorso di coraggio.

Lottare per perdere è il fesso agonismo delle anime.

"Qual è la parola più bella del mondo?"
"Per me la parola più bella del mondo è grazie"

Siamo mare che va e torna.
Ci sarà un'altra volta?
Strappo l'ultimo sorso di odore,di questo amore.

Siamo sempre stati un pò ridicoli insieme,credo che questa sia la nostra bellezza.
La vita è un buco che s'infila in un altro buco.
E stranamente lo riempie.