lunedì 13 ottobre 2014

Frasi dal libro "Lettera di una sconosciuta" di Stefan Zweig



A te che non mi hai mai conosciuta.

Ti svelerò tutta la mia vita che veramente è cominciata il giorno in cui ti ho conosciuto.

Prima non era altro che qualcosa di opaco e informe in cui il mio ricordo non si è mai immerso,
una specie di cantina piena di cose e persone impolverate,nascoste sotto le ragnatele e sorde,delle quali il mio cuore non ha serbato alcuna memoria.

Ricordo come se fosse oggi il giorno in cui ho sentito ho sentito parlare di te per la prima volta,ti ho visto per la prima volta.
E come potrebbe essere diversamente dal momento che il mondo per me è iniziato in quell'istante?

Da quel secondo,da quando percepii su di me il tuo sguardo morbido,affettuoso,mi sentii interamente tua.
Certo,più tardi,anzi presto,ho sperimentato di persona che riservi quello sguardo che ti abbraccia e ti cattura,quello sguardo che ti avvolge e insieme ti spoglia,insomma lo sguardo del seduttore nato,a ogni donna che sfiori,a ogni commessa che ti serva in una bottega,a ogni camerierina che ti apra la porta.

Mi tuffai nel mio destino come in un baratro e tu hai trasformato la mia vita.

Ma a che servono i fiori su una bara?

Non esiste nulla di più terrificante della solitudine mentre si è tra la gente.

Rivederti anche solo una volta,incontrarti anche solo una volta era il mio unico desiderio.

Volevo avere la tua attenzione,essere amata.

Ogni volta che vedevo una donna sconosciuta avanzare stretta al tuo braccio,avevo un improvviso sussulto al cuore che mi squarciava l'anima.
Era quasi un dolore fisico,qualcosa dentro di me si tendeva,un'ostilità e nel contempo una rivendicazione.
Mi ribellavo a quell'intimità palese e carnale.

Infatti,se in un certo senso,il mio incondizionato,incessante interesse per te mi ha portato alla pazzia,è impensabile che anche tu non ti rammenti spesso di me e non mi attenda ogni tanto.
Dimmi,come avrei fatto anche solo a respirare con la certezza di essere meno di niente per te e che neppure il minimo ricordo della mia persona ti sfiora?

Ah no,tu non distingui certamente quella dalle tante altre sere analoghe,perchè chi ero per te?
Una delle cento,un'avventura di una catena senza soluzione di continuità.

Tu ami solo ciò che è leggero,giocoso,incorporeo,temi di innestarti in un destino.
Per così dire,preferisci sprecarti e il mondo,tutti,possono esserne la causa:
non vuoi sacrifici nè vittime.

No,non mi sono mai pentita,amore,del tempo trascorso con te.

A che scopo descriverti il supplizio infernale dell'attesa?
Ma non ti accuso.
Ti amo per quello che sei:passionale e smemorato,fervido e infedele.
Ti amo come sei stato e come sei tutt'ora.
Nemmeno una riga ho ricevuto.
Neanche una riga dall'uomo al quale ho dato la mia vita.
Disperata,ho continuato ad aspettare.
Ma tu non mi hai mai chiamata,non mi hai mai scritto una sola riga...neppure una riga...

Come avrei potuto dividermi fra te,che significavi tutto,e gli altri che sfioravano appena la mia vita?

Ti ho sempre amato.
Ho sempre benedetto l'ora in cui ti ho incontrato e lo rifarei,lo rifarei mille volte,pur sapendo che dovrei attraversare di nuovo l'inferno.
Pur sapendo in anticipo cosa mi aspetterebbe.

Nel profondo del mio essere,nel mio subconscio,l'antico sogno infantile continuava a vivere:
la speranza che mi avresti chiamato,magari solo per un'ora.
L'intera mia vita non era stata altro che un'attesa,l'attesa di un tuo volere.

...quello sguardo che mi ha sempre sconvolta fisicamente.

Perchè ti ho amato così e te lo posso dire adesso che è tutto finito.
Anzi sono convinta che se tu ora mi chiamassi,mi tornerebbero le forze,mi alzerei e verrei via con te.

All'apice della felicità tremai,poichè sentii come un martellio nelle orecchie:
finito,passato,dimenticato!
In quel momento mi sarei voluta buttare ai tuoi piedi e gridare:
"Portami con te,in modo che tu mi riconosca,finalmente,dopo tanti anni!"

Il tuo sguardo si sprofondò dentro di me,come se volessi imprimerti quell'immagine.
E mentre mi sentivo penetrare da quello sguardo che frugava,saggiava,suggeva il mio essere,credetti di avere finalmente spezzato il potere magico della ciecità.
"Mi riconoscerà!Mi riconoscerà!"
La mia anima tremò a quel pensiero.
Ma tu non mi riconoscesti.
No,non mi riconoscesti.
Anzi,non ti sono mai stata indifferente come in quel momento.
Come sia riuscita a non lanciare un urlo,a non picchiarti in piena faccia,non lo so.
Una puttana da tabarin ero dunque per te,nient'altro.
Non bastava essere dimenticata;mi dovevi anche umiliare.
La ferita mi faceva troppo male.
Mi baciasti,ma non mi riconoscesti.

Ma tu chi sei per me se non mi riconosci mai,se mi passi vicino come si passa vicino a un corso d'acqua,mi calci come quando si incespica in un sasso,continui a camminare,a camminare e mi lasci aspettare eternamente?

Una donna che ti ha amato più di chiunque altro,che tu non hai riconosciuta,che ti ha atteso e che tu non hai chiamato.

E' stato bello,nonostante tutto.
Ti ho detto tutto.
Adesso sai,no...intuisci semplicemente quanto ti abbia amato e questo amore non ti sarà di alcun peso.
Non ti mancherò.
Niente cambierà nella tua vita così bella e luminosa






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