domenica 12 ottobre 2014

Frasi dal libro "Venuto al mondo" di Margaret Mazzantini

Speranza:ha la faccia di una donna un pò sgomenta,di quelle che trascinano la loro sconfitta eppure continuano ad arrabattarsi con dignità.

Perchè la vita passa.
E noi con lei.
E ride di noi,come una vecchia puttana sdentata che aspetta l'ultimo cliente.

Perchè nella vita capita di rinunciare alle persone migliori a favore di altre che non ci interessano,
che non ci fanno del bene,semplicemente ci capitano tra i passi,ci corrompono con le loro menzogne,ci abituano a diventare conigli?

Sono anni che ho nostalgia di te.

"Che palle,'sta storia!"
Sta storia è la sua storia,la nostra storia,ma non vuole sentirla.
Non ha voglia di complicarsi la vita,i pensieri.

Noi adulti abbiamo già sperato e quasi sempre abbiamo perso.

Mi pianta gli occhi sul viso.
Fa un giro panoramico:le labbra,il mento,la fronte.
Non se ne va dagli occhi.
Resta,s'infila dentro.
Come il mare che ha viaggiato e violentemente si ricongiunge a se stesso.
Scava indietro negli anni trascorsi per scolarsi il buco del tempo nella gola impudica di questo sguardo straziante e gioioso.

Una di quelle persone benefiche che incontri per caso e ti viene voglia di abbracciare,perchè ti sorridono dal fondo della loro esperienza umana e di colpo ti risarciscono dell'altra metà del mondo,quella accasciante delle persone rinserrate nella loro pozza di buio.

Tieni la bocca chiusa,ragazzo.
Fino al giorno in cui qualcuno non ti dirà di tenerla chiusa.
Allora ribellati e parla.

Stanotte basta il suo nome a farmi piangere.
Stanotte è facile farsi scavare da un nome.

Era stato attratto senza nessun pensiero,come il toro dal rosso.

"Corri...fai tutto da solo!"
"Io spero di fare tutto con te!"

Me lo hai detto e io ti ho creduto.
E poco importa se il tempo non ci ha lasciato sperimentare.
Da qualche parte siamo invecchiati insieme.
Da qualche parte continuiamo a rotolarci e a ridere.

Ha quelle dita lunghe intrecciate alle mie che mi stringono.
Mi parlano,mi giurano tutto.
E basta questa mano,adesso.
La mano di questo ragazzo che non conosco,mi strappa alla solidità stagna del mio corpo.

E'la vita che mischia le carte,che d'improvviso canta e anticipa il giorno come un gallo.

Se quella notte non si fosse fidato di me.
Invece aveva solo voglia di fidarsi.

Vedo pezzi di noi:la mia mano molle fuori dal letto,un suo orecchio,scuro come un pozzo,il punto dove i nostri toraci si appiccicano.
Prima di entrare dentro di me si ferma,mi chiede il permesso,come un bambino.

"Posso?"
E'una radice che s'infila nella terra.
Sta lì a guardarmi,a guardare il miracolo di noi due insieme.
Mi mette le mani intorno alla testa come una corona,guarda i miei capelli mentre li carezza.
"Adesso sei mia".

Tocca la nostalgia che avrà di me.
Non sciupiamo niente.
Nessuna paura.
Nessun rimprovero.
Nessun imbarazzo.
Nessun sentimento noto viene a disturbarmi.
Il pentimento è un signore vecchio e stanco che non ce la fa ad arrampicarsi su questo cancello.
Non siamo nè allegri nè tristi,solo sperduti.

Mi mancherai tutta la vita.

Le persone intorno a te non vogliono conoscerti,accettano le tue menzogne come buone.

"Come sei bella!Ti ricordavo bella,ma non così tanto.Cosa hai mangiato,paradiso?"

Niente,era per dirti che gli amori che sembrano assurdi certe volte sono i migliori....

Va bene così.
Ognuno nel proprio lembo di mondo,nel proprio straccio di vita.

Sono stata sola,ostaggio della mia volontà.
Mai all'altezza di niente,alla fine.
Ballo nel buio.
Sono malata d'incompletezza,di illusioni.

Tra le sue braccia sono uno straccetto che si lascia portare.
Dove mi porterà questo pazzo?
In quale inferno?
In quale paradiso?

Intanto non voglio scollarmi dalle sue labbra.

Non sono mai stata una di quelle persone particolarmente adatte ai mocciosi,non ho pazienza,non faccio le vocine.

"Che bello..."
"Cosa,papà?"
"Quando nasce qualcosa"

Un giorno si sveglierà e mi vedrà come sono,normale,persino un pò antipatica.
Lui mi risponde che è impossibile:mi ama.

"Ma tu come fai a essere sempre così felice?"
"Semplice,mi fa schifo la tristezza"

Quando facciamo l'amore,quando non parliamo più,quando sento solo la sua anima ho fiducia in lui.

Mi sembrava davvero che quella casa ci stesse aspettando.
Perchè anche le case aspettano i loro inquilini,sopravvivono anni lontano da noi e poi aprono le loro braccia di porte e di persiane a una giovane coppia,a due scemi che tremano di felicità.

Anche su di noi sarebbe sceso quel velo opaco che ammanta le coppie dopo un pò,quando finisce l'illusione e con essa la benigna cecità che scolora i difetti dell'altro.

S'annusava beata l'odore della sua solitudine.

Non interveniva nelle discussioni perchè non aveva niente da dire.
Però non era mai ostile.
Che c'entravano con lui qui giovani arrivisti che avevano già il ghigno della loro fine un pò sporca sui visi?
Carniccio che si sarebbe macerato docilmente nella salamoia del benessere,senza quasi accorgersene,senza più accorgersi di niente e di nessuno.
Allora mi sembravano i miei amici.
Poi,negli anni,mi sarebbero apparsi per quello che erano:navigatori d'altura e bassura.

Puzzavo di libri e di onestà.


Ci sono cose.
Piccole cose che non dimenticherò,che sono niente e invece restano più forti di tutto.

Mi bastava stringermi alle sue ossa per sentirmi in pace.

Aveva il terrore che io potessi stancarmi della sua invadenza,del bisogno fisico che aveva di me,di toccarmi in continuazione come un bambino.

Io mi chiedevo se in fondo a quella vitalità non cominciasse a ristagnare un pò di tristezza.

E avevo capito che l'epicentro dell'esplosione è un cruccio che parte da dentro e da dentro si caria.
Da lì partono le crepe,come un vetro che si frantuma e resta in piedi.
Non s'invecchia giorno dopo giorno,s'invecchia di colpo,di un nodo amaro.
Una scintilla guasta  che ci folgora,ci insudicia...sparge amarezza sul nostro viso.

Galleggio nel mondo senza ottimismo,con gli occhi pieni di domande.

Stringo le sue mani e non voglio più lasciarle.
I suoi occhi mi risarciscono di tutto.

Io non soffro più.
Ho già sofferto.
Forse mi sento addirittura sollevata.
Non sarò mai una madre.
Resterò sempre una ragazza.
Invecchierò così,asciutta e sola.
Il mio corpo non si sformerà,non si moltiplicherà.
Non ci sarà Dio.
Non ci sarà raccolto.
Non ci sarà Natale.
Bisogna cercare nel mondo,nella sua aridità,nelle sue strettoie,il senso della vita.
Invecchierò così.
Il guado della mia vita è qui,in questa strada che attraverso con le mie gambe di sempre.
C'è un cartello attaccato al mio petto,come al collo dei poveri,come le targhette dei cani.
"Donna sterile".

Per non soffrire bisogna diventare un pò stupidi.

Penso ai bambini.
A quell'esercito di infanti che capitano a casaccio,spesso dove non dovrebbero,dove nessuno ha bisogno di loro.
Il mondo si tenesse i figli suoi,io mi tengo la mia incompatibilità alla vita.

Ho sempre creduto di poter dominare tutto,di poter controllare ogni mio passo.
Per anni ho preso la pillola.
Che beffa.
Non sono stata ammessa al banchetto della vita.
Forse devo soltanto chinare la testa.
Non tutti devono avere figli,lo so.

Forse io non credo in Te,ma forse Tu sei così prodigo da credere in me...
Dammi la possibilità di leggere un segno migliore in questo destino,solo questo ti chiedo.

La ragazza proletaria che mi fa le mani mi chiede perchè non ho figli.
Vorrei dirle di farsi i cazzi suoi.

L'uomo dice poche cose ma bastano a farmi capire che non potrà capirmi mai.

Capisco che è una formula,una regola applicata che di solito funziona.
Ma non con me.

Sto diventando un pò matta.
E non mi dispiace.

Viola forse non sarà una buona madre,è troppo bisognosa per esserlo,troppo sciagurata.
Ma poi chi lo sa,non è detto.
Devo arrendermi all'idea che i figli nascono come l'erba,dove capita,dove il vento spinge i semi.

Solleva gli occhi e capisco che mi odierà.
Ci sono delle donne che mi odiano,semplicemente.
Ho imparato a riconoscerle al primo battito di ciglia.

Ho preso gusto alla verità,ha un sapore migliore.
Più oltraggioso.

I figli non si scelgono:non sono pesche al mercato.

I poeti sono stupidi come mosche contro un vetro.
Sbattono contro l'invisibile per arraffare un pò di cielo.

...bellezza che spunta a casaccio,come sempre nel mondo.

Basterà il filo bianco dell'aurora a separarci dalla notte?

Pesci!
Non siamo altro che pesci:branchie che si gonfiano e si chiudono.
Poi viene un gabbiano che dall'alto ci prende e mentre ci smembra ci fa volare.
Forse questo è l'amore.

Invecchiando si può di colpo diventare avari di se stessi,aridi con il mondo,perchè niente ci ha davvero ricompensati.

Forse questo è l'amore quando raggiunge la sua vetta.
Ebbro come uno scalatore che s'è arrampicato e poi è arrivato e più su di così non può andare,erchè comincia il cielo.

Che brivido può dare afflosciare in un attimo cose edificate nei secoli,disperdere le tracce della buona volontà umana?
Così è la guerra.
Ridurre tutto allo stesso niente,un cesso pubblico e un convento nello stesso ammasso di calcinacci,un uomo morto accanto a un gatto morto.

Impara solo quello che ti piace.
Il resto lascialo agli altri,non ti accanire.

Le poesie non si spiegano,se raggiungono il posto giusto le senti,ti grattano dentro.

Come si può credere a un coglione come questo?
E'dei coglioni che bisogna aver paura.

Forse ha ragione lei:non sono mai nata.
Sono l'ombra dei miei desideri.

La vita ha un suo rischio,una sua scabrosità,e tanto valeva fottersene dei preamboli e rischiare una volta per tutte,fino in fondo.

Mi sentivo striminzita,sperduta...
Mi tornava su una scontentezza dal gusto acre.
La stessa dell'infanzia,quando per un piccolo screzio mi isolavo dalle mie amiche,ferita,mortalmente offesa.
Mi era tornata addosso quella bambina scorbutica e adesso la stringevo...era la mia parte più vera,la più disgraziata e sepolta,la gemma delle mie incapacità.

Entrarsi dentro è entrare nella vita.

Tutto ciò che ami ti fa soffrire,è una regola.

Non c'è niente di meglio che pulire una casa,reagire a botte di corpo all'inanità,ai pensieri compressi.

Siamo stati nell'altrove e siamo tornati.

Guardo i miei colleghi,piccoli squali invecchiati in questo stagno per rospi.
Immagino di colpirli,di bucargli la fronte,di vederli afflosciarsi nei loro miseri posti di comando.
Quanti dei miei colleghi mi toglierei dai coglioni oggi...le loro minuscole idiosincrasie,le loro voci querule.

Cerchiamo di allontanarci da quei giorni,mettendo in mezzo altri giorni,quei giorni che stentano a parlare.
Sono contenta di non avere figli.
Ieri sera ho visto quel bambino morto in televisione,sua madre gli lavava il corpo per seppellirlo.
Ero in cucina,tagliavo il pane,ho lasciato giù il coltello.
Mi sono fatta il segno della croce.
Ho spento il televisore,ho ripreso a tagliare il pane.
Non è tuo quel bambino,Gemma,mi sono detta.
Tu non hai figli,sei fortunata.

Forse piango per gli animali perchè non piango più per gli esseri umani.

Mi bacia a lungo sulla bocca,poi si lecca le labbra.
Dice che sono il sapore della sua vita.

"...non potevate fare altrimenti"
"C'è sempre un altrimenti"

C'è una strana luce intorno a noi.
E'Dio che illumina gli addii.

Quanta vita c'è in quella guerra?
Quanta morte c'è in questa pace?

Corriamo incontro a un futuro che forse sarà fatto tutto così,con gli avanzi di ciò che resta del prima.

Il destino è come il cuore:è dentro di noi fin dal primo istante,quindi è inutile cambiare strada.
Se il destino di un uomo è di annegare,annegherà anche in un bicchiere d'acqua.

Vorrei tornare indietro,ma mi sembra che indietro non ci sia più nulla.

E'uno stupido...uno che s'innamora.

"La ami?"
"Come faccio a non amarla?"

Ora avrei la cura per i potenti del mondo,per gli uomini in giacca e cravatta intorno al tavolo della finta pace.
Bisognerebbe posare il bambino blu su quel tavolo.
Dovrebbero restare chiusi in quella stanza,senza potersi muovere.
Restare.
Vedere la morte che fa il suo lavoro metodico,che se lo mangia dentro.
Distribuire panini,sigarette,acqua minerale e lasciarli lì,mentre il bambino si svuota,si decompone fino alle ossa.
Per giorni.
Per tutti i giorni che ci vogliono.
Questo esattamente farei.

Ci sono cose che porterò indietro e che mi salveranno.
Il sorriso della fioraia di Via Titova mi salverà.
Un giorno le chiesi come si chiamasse.
Fioraia di Sarajevo.
E basta.
Nè serba,nè musulmana,nè croata.
Fioraia di Sarajevo.
E basta.

Non mi piace questa valigia vuota:non c'è una promessa di vita.

Andranno a ingrossare il gregge già numeroso dei profughi,delle persone in transito,con il foglio del permesso di soggiorno temporaneo nel passaporto blu con i gigli dorati della neonata e già defunta Bosnia.
Raggiungeranno centri d'accoglienza,faranno lavori umili,saranno guardati con sospetto dai cittadini delle nazioni dove potranno vivere,ma mai più essere se stessi.
E'questa la nuova vita.

"Non rispettare la morte.Combatti!Agguanta la vita,Gemma!"

Spegni tutto,cosa cazzo aspetti,Dio?
Togli il sole,buttaci addosso dal cielo un pianeta nero come il cuore dei bracconieri in cravatta.
Oscura tutto una volta per sempre.
Cancella anche il bene,perchè il male vive nelle sue tasche.
In questo istante,
In questo.
Perchè in questo istante un bambino sta per essere raggiunto.
Salva l'ultimo.
Spegni tutto,Dio.
E non avere pietà,non abbiamo diritto a nessun testimone.

Le lacrime affogano i morti,le risate li tengono in vita.

Non so dire da che parte dentro di noi cola l'amore prima di fermarsi nella pancia.

Non parliamo più del dopo.
Lasciamo passare le ore incistati nel presente.
Questa precarietà non mi dispiace,è come camminare sulle onde.
Se soltanto lui fosse qui con me.
Invece ci nascondiamo l'uno dall'altra,e questo assedio è il nostro,una cortina dura che ci protegge da noi stessi.

Ogni volta che sono andata a trovare una mia amica che partoriva,tra cuscini bianchi e fiocchi,
ogni volta che ho visto quel nitore,
ogni volta che ho sentito quell'odore indescrivibile di carne nata,di bambino nuovo...ma anche solo quello dei detergenti,dei dischetti per disinfettare i capezzoli prima dell'allattamento,
ogni volta che ho sorriso,ho detto "Che meraviglia!Che incanto!",
ogni volta mi sono sentita un pezzo più sola,un pezzo più brutta.
E sono uscita da quelle tane d'ovatta,dopo aver depositato il mio regalino d'augurio,rabbuiata.
E ho camminato per un pò,randagia,senza essere più io.
Io non ho partorito.
Io non ho partecipato all'evento primogenito,alla rigenerazione di me stessa.
Il mio corpo è stato estromesso all'origine da questo banchetto che le donne comune ripetono a raffica,sazie,indifferenti verso quelle come me.

Non si guarisce da ciò che ci manca.
Ci si adatta.
Ci si racconta altre verità.

Di colpo penso che il peggio non è questo.
Questo presente agitato dalla follia.
Il peggio deve ancora venire.
Quando i cannoni se ne andranno,se ne andranno i telegiornali e resterà il fianco grigio di questa città che continuerà a buttare un dolore silenzioso come muffa,come pus.

Le donne sanno nascondersi,seppellirsi,come la terra di notte,però al momento di partorire vengono fuori come denti nel buio.
E' lì che viene fuori l'anima,il coraggio,mentre batte il chiodo.
Mentre il destino ti inchioda il ferro di cavallo sui reni  e tiri fuori l'osso della vita,un nuovo scheletro che passa attraverso il tuo,come fiume nel fiume.
Io sono rimasta al buio come la Terra coperta dai suoi pianeti,non ho avuto bisogno di rivelarmi.

"Ci vorrebbe un seggiolino per suo figlio,quelli a uovo da neonato,non si potrebbe portare così..."
Questo bambino è un granchio preistorico,scampato a una guerra,eppure appena approdato su queste strade flautate ha già bisogno di un seggiolino a uovo per sopravvivere!
Com'è idiota la vita in tempo di pace!

E capiamo che questa è la pace,il senso di questo movimento...avanzare nel mondo senza sottrarci,come quest'acqua che trascina se stessa,attratta dal compimento del proprio corso.

Aspetto che la sua faccia si ricomponga come un fotogramma che torna indietro.
Ma so che non può accadere.
La vita che verrà avrà solo quest'espressione sbilenca,questo ghigno atterrito.

La vita e la morte non si decidono.
In mezzo possiamo imboccare una strada più difficile,sfidare il destino,ma in fondo gli facciamo solo il solletico.

Mentre sto ferma so che non bisogna farlo,che farà male dopo.
Bisogna piangere,rompersi.
E'pericoloso restare in asse,esattamente dove si è,senza spostarsi di un millimetro,mentre tutto cade.
E' un eroismo che non serve a nulla,come non serve a nulla la dignità.

Non c'è nessuna novità,è semplicemente il destino che si compie,che si fa vedere.

Bene,non lo vedrò più.
Significa che non vedrò più le sue gambe da gnu.
Significa che non sentirò più l'odore del suo collo.
Lui si è portato via gli occhi che mi guardavano.

Mi dice che sta sbagliando perchè non ha ritegno a farsi vedere così cretino,così innamorato.

"Non ha una lira,viaggia senza biglietto sui treni.Non ha nè arte nè parte....ha tutto il resto,però.
Sbrigati testona!!!!"

Mi ha detto di essersi innamorato di me quel giorno,perchè anche lui aspettava un destino che non aveva mai visto e che adesso di colpo vedeva.

Eravamo come quelle finte persone dei film di fantascienza,mutanti svuotati di noi stessi e abitati da automi.

Galleggiavo sul dolore.
Una membrana sottile mi teneva in superficie.
Come quegli insetti che vivono su foglie acquatiche,non toccavo veramente la terra.
Anche dentro di me esplodevano microscopiche paresi.
A tratti non mi sentivo più un seno,o un piede,o una porzione di spalla.
Erano parti del mio corpo che Diego aveva toccato.
Era il pensiero della sua mano che si posava addosso a me.
Anestetizzavo la parte naturalmente,come una gengiva dal dentista.

"Però se tornassi indietro..."
"Non si torna indietro,Rosa!"

I morti si infiocchettano sempre,perchè tanto,chi se li incula più?

Il cimitero Leone.
Qui è sepolta mezza Sarajevo.
Le date di nascita cambiano,quelle di morte si ripetono.
Era come un sacco nero,il destino.
La morte fece un raccolto straordinario in quei 3 anni.
La morte è solitudine e loro furono privati anche quella privatezza,costretti a crepare a grappoli come insetti.
Essere derubati della vita sembrava quasi accettabile,alla fine,ma il furto della morte è un'altra storia:
finire alla rinfusa,mischiati come panni sporchi,come frutta marcia.

Le cicatrici le sembravano peggio delle ferite.

"Loro non ce l'hanno fatta" dice.
Non dovrei soffrire perchè è accaduto molti anni fa,non è una ferita aperta ma una cicatrice bianca,scomparsa nella pelle del tempo.
Eppure il dolore è proprio quel tempo trascorso senza che lo abbia saputo.

Tieni un capo del filo,con l'altro capo in mano.
Io correrò nel mondo.
E se dovessi perdermi tu tira,

..quella bocca non si può descrivere,bisogna averla vista almeno una volta per capire che la gioia di vivere può infilarsi tutta in una bocca.
E' vita allo stato puro,come una pietra preziosa isolata dalla roccia che brilla di una luce che altrove non c'è.

Era un poeta,un venditore ambulante,un radioamatore,una guida per turisti,uno stupido che non aveva mai tirato nemmeno a un piccione.
Invece imparò subito,perchè l'odio si impara in una notte.

Gli chiedo come abbia fatto dopo.
Quando l'iperbole è finita e si è trattato di affrontare lo stagno.
In che stato lo ha trovato la vita quando si è tolto la mimetica,la cartucciera,si è lavato il fango dal corpo,sapendo che non avrebbe mai più potuto essere lo stesso uomo di prima.

"Cosa racconta una poesia come si deve?"
"Le cose che ti fanno male.Però se le senti ti fanno anche bene...ti lasciano con la fame"
"Fame di cosa?"
"Fame d'amore!Un buon poeta lascia affamati d'amore"

Tu non sarai mai vecchia.
Il tempo scava solo la bellezza.

Oggi mi piace tutto quello che ho perso,tutto quello che non vedrò più.

La vita è ridicola:ti precede e ti prende per il culo.

Lei non è mai stata al suo posto.
E'sempre stata una ribelle.

Il male si mette in fila,in branco,perchè è vile e non può restare solo.

Pensa al bambino.
A quello che non abbiamo avuto nel migliore dei modi,amandoci.
Pensa al bambino che Aska ha nella pancia.incuneato nel peggiore dei modi.
Pensa che la vita è sfacciata.

C'è solo una strada:quella che abbiamo percorso.

I tatuaggi sono segni nuovi scelti da te.
Metti qualcosa tra la tua pelle e il tuo destino.
Un sorso di coraggio.

Lottare per perdere è il fesso agonismo delle anime.

"Qual è la parola più bella del mondo?"
"Per me la parola più bella del mondo è grazie"

Siamo mare che va e torna.
Ci sarà un'altra volta?
Strappo l'ultimo sorso di odore,di questo amore.

Siamo sempre stati un pò ridicoli insieme,credo che questa sia la nostra bellezza.
La vita è un buco che s'infila in un altro buco.
E stranamente lo riempie.






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