martedì 28 gennaio 2025

"Io viaggio da sola" Maria Perosino (2022)


 LA TRAMA:
Queste pagine sono un corso di autostima, un racconto divertente, un diario involontario, un manuale. Sono soprattutto pagine vive, effervescenti e fanno meglio di una seduta dall' analista. Se sei giù, ti fanno venire voglia di metterti in ghingheri e uscire. Ti fanno venire il sospetto che là fuori, in mezzo alla gente e alle cose che ancora non conosci, si giochi una parte importante della partita. Viaggiare da sole significa buttarsi con curiosità nei luoghi in cui capita di trovarsi per scelta o per fuga. Significa cambiare valigia, scegliere l'albergo giusto, mangiare a un tavolo per uno senza sentirsi tristi. Anche da sole si può prendere un aperitivo sulla terrazza di un bar di Istanbul, guardando il Bosforo. E dirsi che, certo, per mangiare le ostriche sarebbe meglio essere in due ma, in fondo, la scelta peggiore sarebbe non mangiarle affatto. Grazie alla forza dei pensieri e della scrittura, le pagine di questo libro trasmettono un'energia davvero contagiosa e ti spingono a partire, preoccupandoti solo di aprire le porte e non di chiudere casa.

IL MIO GIUDIZIO:
Ho scoperto questo libro, un po' di nicchia devo dire, tramite un gruppo di lettura in cui sono iscritta su Facebook e ho deciso di leggerlo, attratta dal titolo, sia perché anche io, solitaria di natura, spesso mi trovo a fare da sola cose che, generalmente, vengono fatte in coppia o in gruppo; sia perché mi ha sempre incuriosito chi viaggia da solo: sono dell'idea che chi si nutra prevalentemente della compagnia di se stesso, abbia tanto da raccontare.

L'autrice, che ho poi scoperto essere scomparsa a soli 54 anni, nel 2014, è stata un'esperta di arte e già per questo si è trovata a dover viaggiare molto. Avendo perso prematuramente il suo compagno, ha dovuto però imparare a farlo perlopiù in solitaria e, in questa sorta di vademecum, o diario di bordo, vuole spiegarci come, il fatto di essere una donna sola, non vada ad inficiare il poter viaggiare in totale autonomia, traendone il massimo beneficio. Così, la solitudine, più che uno stato d'animo, viene vista come uno stato di famiglia e, più che fare di necessità virtù, bisogna imparare a fare della solitudine un valore aggiunto, ovvero sublimare un momento difficile per trarne il massimo beneficio: quello di imparare a godere della compagnia dell'unica persona che ci resterà accanto per tutta la vita, noi stessi. Perciò, "Io viaggio da sola", più che un racconto di avventure, si può configurare come una sorta di manuale di life coaching.

Per Maria, la sua pur breve vita è stata un lungo viaggio: ha iniziato a farlo a 14 anni, inizialmente in compagnia, e non ha più smesso. Successivamente, con la prematura perdita del compagno, ha incentivato gli spostamenti, stavolta in solitaria, per fuggire dal dolore e ricostruirsi, imparando a mettere radici ovunque e a fare dell'altrove la sua casa. Del resto, come ci spiega lei stessa, non c'è nessuna limitazione nel viaggiare da soli, se non quella di avere qualcuno che ci controlli i bagagli se abbiamo necessità di andare alla toilette. Che si resti a casa o che si decida di partire, saremmo sole in ogni caso, quindi tanto vale trattarsi bene: se abbiamo voglia di fare qualcosa, anche se non abbiamo nessuno con cui condividere l'esperienza, dobbiamo comunque farla, perché non sapremo mai se quell'occasione si potrà ripresentare...ergo meglio mangiare, ad esempio, delle ostriche in solitudine che non mangiarle per niente.

Il libro spazia dai consigli su come fare e disfare il trolley (la migliore invenzione per la donna dopo la pillola, a detta dell'autrice) senza impazzire e avendo sempre a disposizione ciò che serve a come scegliere il ristorante giusto che ti sfami senza appesantirti né farti spendere un'eresia. Dispensa anche consigli amorosi su come affrontare la fine di una relazione, su come farsi compagnia da sole, invitandosi a cena o a un aperitivo, acchittate come se stessimo uscendo con qualcuno di riguardo, cosa che poi è vera, dato che persona più importante di noi stesse non esiste.

C'è poi una lunga parentesi sui treni, che sono il mezzo in cui la Perosino predilige viaggiare, dove si è soli ma non si è mai da soli veramente, e dove si può riposarsi come leggere, guardare il panorama fuori dal finestrino come ascoltare le chiacchiere degli altri viaggiatori, oppure interagire con loro. 
Avendone presi veramente tanti, anche in questo caso ci suggerisce quali siano le tratte da evitare perché perennemente in ritardo o malfunzionanti (ad esempio quelle della Liguria...e ne so qualcosa!), oppure come fare per "adescare" un tizio in stazione che ci aiuti a caricare sul vagone i nostri innumerevoli bagagli perché, si sa, ogni donna, quando viaggia, si porta dietro la casa.

Con una scrittura diretta, decisa, asciutta e a tratti ironica, quest'opera si lascia leggere bene anche se, in certi punti, la scrittrice diventa un po' troppo snob, sottolineando il fatto di essere benestante (e dando del poveraccio a chi, in hotel, arraffa il più possibile dal buffet della colazione per farci anche il pranzo) e vantandosi della sua intellettualità, paragonandosi spesso (e talvolta sminuendola), a sua sorella minore, molto più frivola e modaiola di lei.


IL MIO VOTO:
Sono finiti i tempi in cui la donna stava a casa a cucinare, rassettare e fare la calza: adesso, con un trolley in una mano e un biglietto o carta d'imbarco nell' altra, si può andare ovunque, anche da sole. E questo libro ce lo spiega assai bene. Consigliato.



LA SCRITTRICE: 



Nessun commento: