giovedì 14 gennaio 2021

"Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano" Eric Emmanuel Schmitt (2001)


 



LA TRAMA:
Nel breve intreccio di strade di un popolare quartiere parigino, dove i nomi delle vie hanno il sapore delle favole (Rue Bleue, Rue de Paradis), l'adolescente Momo vive con un padre sprofondato in una silenziosa e fosca depressione.
Nello stesso quartiere vive anche Monsieur Ibrahim, l'unico arabo in una via "ebrea", titolare della drogheria dove Momo si reca a fare la spesa quotidiana e non esita ogni tanto a sgraffignare qualche scatoletta di conserva.
"E'solo un arabo, dopotutto!"pensa Momo e, con suo grande stupore, il vecchio Ibrahim sembra leggergli nel pensiero:"Non sono un arabo, vengo dalla Mezzaluna d'Oro".
Così comincia la storia d'amicizia, intessuta di ironia, candore e profonda saggezza, del ragazzo ebreo e dell'anziano arabo, nell'incanto di un angolo di mondo nel quale le puttane sono belle e cordiali e si accontentano di un orsetto di peluche in cambio dei loro favori e dove, come portata da un sogno, compare addirittura Brigitte Bardot.
Come in una favola o un apologo che non pretende di dare lezioni morali ma soltanto proporre un sogno da decifrare, i due protagonisti si incamminano verso il grande mondo, acquistano un'auto che nessuno dei due sa guidare e si dirigono verso l'alto, guidati da quell'arte di sorridere alla vita racchiusa nei preziosi fiori del Corano.


IL MIO GIUDIZIO:
Delizioso.
E' questa la parola che mi viene in mente per descrivere questo racconto.
Perché, più che di un romanzo, si tratta di un lungo racconto (poco più di 90 pagine) che ho scoperto per caso, navigando in internet e imbattendomi proprio in una citazione tratta da esso che mi ha colpito, invogliandomi a leggerlo.

La storia è ambientata negli anni 50, a Parigi, in una via (Rue Bleue) abitata da famiglie di ebrei, eccezion fatta per la bottega di Monsieur Ibrahim, un anziano saggio e arguto, di religione musulmana (sofi, per l'esattazza), dalla pelle scura, baffi ispidi e ridenti occhi colore pistacchio (nella versione cinematografica tratta dal libro, il personaggio è stato interpretato nientepopodimeno che da Omar Sharif).
Mosè, detto Momo, è un sedicenne che sta scoprendo la vita e il sesso e che, giornalmente, si reca nella bottega di Monsieur Ibrahim per fare la spesa.
Momo, abbandonato in fasce dalla madre, vive proprio sopra il negozio, insieme al padre, un avvocato depresso, avaro di soldi, parole e sentimenti.
Per questo motivo, Momo elegge Monsieur Ibrahim come suo "padre adottivo".

Fra i due si instaura un bellissimo rapporto di amicizia che culminerà con un viaggio in direzione della "Mezzaluna d'Oro" (una regione che va dall'Anatolia alla Persia), zona natale dell'anziano bottegaio.
Viaggio che, fra perle di saggezza, elogi della lentezza, inviti a godersi il percorso più della meta, inframmezzati da frenetici  balli circolari con i dervisci nei tekke (monasteri musulmani) della zona, segnerà indelebilmente il destino dei due, consentendo a Momo di diventare un uomo ma, al tempo stesso, di riappacificarsi col proprio passato.


Un racconto, come dicevo prima, assolutamente delizioso, a tratti poetico.
I due protagonisti, entrambi a loro modo semplici ma un po'eccentrici, simpatici ed ironici,  conquisteranno il cuore dei lettori già dalle prime pagine e, giunti al termine, ognuno di noi desidererà avere un Monsieur Ibrahim ad insegnargli la vita.


Un bel libro sull'amicizia, che invita alla positività e ad apprezzare le piccole grandi cose che la vita ci offre ma che, come specifica lo stesso autore, vuol fare anche comprendere l'importanza dell'integrazione e vuole abbattere la differenza fra classi, religioni ed età:
un anziano bottegaio musulmano e un adolescente ebreo della media borghesia; due mondi apparentemente lontani che si incontrano, combaciano ed interagiscono alla perfezione, arricchendosi  delle reciproche differenze.

IL MIO VOTO:
Delizioso! Da leggere: Momo e Monsieur Ibrahim sono personaggi che restano nel cuore.


LO SCRITTORE:



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