martedì 15 gennaio 2019

Frasi dal libro "Acquanera" di Valentina D'Urbano

I ricordi non scaldano.

Se non poteva o non voleva tornare indietro,allo al era meglio scordarsene.

Dimenticare è meglio che avere un brutto ricordo.

Ci ho provato.
Ho provato a andarla dai miei ricordi.
A sostituire la sua faccia con quella di qualsiasi.
A fare sì che il suo nome diventasse un suono sconosciuto.
Invece lei è stato più tenace di me.

L'odio è un sentimento pericoloso e impegnativo che per certe persone è davvero sprecato.

Un figlio che muore ti scava nel punto in cui e stato prima di nascere.
Ti lascia un dolore che dura per tutta la vita.

Ti avvelena la cattiveria della gente,mica la grappa.
A quella si sopravvive.

Non aspettarti che abbia vita facile né felice.
Sarà sempre come non ti aspetti che sia.
Ricordatelo!

Era come un ragno spaventato e aggressivo,nascosto da anni nel suo buco.

Era troppo strana ed era troppo sola.
Protetta dall'ombra,osservava la vita degli altri girarle intorno,passarle accanto senza mai sfiorarla.

Invidiava una normalita che non aveva.

Portavano fiori e facce di circostanza.

Lascia dormire chi dorme.

Inutile spiegare a certa gente che i morti non potevano fare niente di male e che il vero pericolo erano i vivi.

Certo che non capisco!
Tu non me lo spieghi!
Come faccio a capirti se non mi dici mai niente?

"Lo sai,bambina mia, che la tua mamma è molto malata".
"Le puoi dare le tue medicine..."
"Le mie medicine non la possono guarire".
"E allora che possiamo darle per farla guarire?"
Mia nonna non mi guardava più.
Era china sul camino a cercare di accendere il fuoco,anche se era Luglio e fuori faceva caldo.
Non mi rispose.
Lei non ce l'aveva una rimedio per guarire il male di vivere.

Mia madre non mi ha mai amato un granchè ma non gliene faccio una colpa.
Lei non è in grado di amare proprio nessuno.
Per fortuna c'era mia nonna.
A lei non importava nulla di come ero.
Non le importava se non le assomigliavo o se non dimostravo nessuna dote particolare.
Mi voleva bene lo stesso e non mi diceva mai le cose brutte che mi diceva mia madre.

Mia madree preferiva parlare con i morti piuttosto che con sua figlia,che era viva.

Forse davvero avrebbe voluto amarmi.
Avrebbe voluto essere una madre normale ma non ci riusciva.

"Tua madre mi farà morire"
"Non ti può far morire,è solo arrabbiata ma non vuole mica ucciderti"
"Qualche volta ammazzano anche le parole"

"Mia madre non capisce"
"Che cosa non capisce"
"Non capisce le cose che succedono.E'come se fosse sempre da un'altra parte"

E'una cosa per la quale nessuno può aiutarla,nessuno può farla smettere.
E'dentro di lei e non ci può fare nulla.
E tu devi accettarla così com'è e pensare che qualunque cosa succeda è sempre la tua mamma e ti vuole bene.
Anche se non assomiglia alle altre mamme che conosci,non significa che non ti ami.

Mia madre non mi sorrideva mai.
Non mi chiedeva mai come stavo o se avevo imparato delle cose belle.
Mi rivolgeva la parola solo per dirmi di non disturbarla o di starle lontano e per il resto del tempo ostentava un'aria indifferente e annoiata.

Il fatto che lui esistesse mi bastava e mi consolava.
Mi faceva sentire felice.

La parte recente del cimitero,più che ospitare cadaveri,era stata costruita per seppellire ricordi.
Era successo con l'avvento delle grandi guerre.
Dei giovani inviati a combattere contro gli austriaci pochi erano tornati vivi.
Gli altri erano rimasti sui campi di battaglia,fatti a pezzi dalle granate,o erano tornati a casa avvolti in un tricolore che non sentivano loro,morti per una guerra di cui non avevano capito nulla.

"Fai bene a mettere quei fiori nuovi sulla tomba di quel bambino.Si vede che i suoi genitori lo hanno dimenticato,che a nessuno importa più di lui.E'brutto essere soli.Mi sa che è brutto anche da morti"
"Non è vero quello che dici.I suoi genitori non lo hanno dimenticato.E'che gli fa troppo male venire qui.Soffrono troppo,capisci?Ma non lo hanno dimenticato.Nessuno dimentica un figlio che muore.Nessuno."

Era cresciuta sapendo che per i suoi genitori non era altro che un errore di percorso.
Qualcosa di inaspettato.
Qualcosa che dovevano tenere per forza con la speranza che un giorno potesse servire.
Ma non serviva a niente.

L'unica nota positiva della sua esistenza era il silenzio:era capace di sparire,di eclissarsi,di stare ore intere in un angolo a fingere di non esistere.
Era vero che non serviva a niente ma era anche vero che non dava nessun fastidio.
Come un fantasma,una bambina invisibile.
Non si lamentava mai e non chiedeva niente.
Così era facile dimenticarsi di lei.

Le persone che ti vogliono bene non le scegli tu.
Sono loro che scelgono te e non puoi fargli cambiare idea,mai.
Non ti dimenticheranno e non smetteranno mai di volerti bene.
O di voler bene al tuo ricordo.

Ero diversa.
Forse avevano ragione loro.
Ero strana.

Mi sta bene se se la prendono con me.
Ma con te,con te non ci devono nemmeno provare.
Non ti devono toccare,a te!

Quello era diventato il loro divertimento:tormentare me per ferire lei.

Sei coraggiosa perchè mi vuoi bene e a me non mi vuole bene quasi nessuno.
E'facile amare quelli che sono amati da tutti.
Essere amato ti rende bello.
Ma per amare qualcosa che nessuno vuole,serve coraggio.

Anche quando cercava di essere dolce,riusciva solo a ringhiare,come un cane rabbioso.

"Bene",disse.
Anche se non c'era proprio niente che andasse bene.

"Rimarrò per sempre in questo cimitero e nessuno mi verrà mai a cercare"
"Restaci quanto ti pare,tanto non puoi morire"
"Perchè no?"
"Finchè hai qualcuno che ti ama non muori mai".

Non che avessi smesso di starci male,ma non potendo fare nulla avevo accettato la sua indifferenza.

I maschi mi fanno schifo,pensano cose brutte.
Anche le donne,nemmeno loro mi piacciono.
Hanno quel modo di guardarti,come se volessero strapparti la carne di dosso.
Gli uomini ti tirano via i vestiti e le donne la carne.
Non mi piacciono le persone.
Le preferisco da morte.
Dormono e non possono farti niente.
Quando muori non sei più cattivo.

Mi allontanava e allo stesso tempo riusciva ad attirarmi come fa il magnete col ferro.
Volevo vedere cosa c'era dentro.
Scoprire cosa mi aveva portato ad avvicinarmi un passo alla volta e,giunta sull'orlo,chinarmi per guardare nell'abisso.

Se serviva a tenermi lontano dalla donna che era mia madre,qualunque cosa sarebbe andata bene.

Ci vado per non essere come te.
Tu che ti accontenti,che ti fai stare bene il posto in cui ti trovi.
Ci vado per non sentirmi come voi,per non annegare nelle vostre ombre.

"C'hai paura di tutto tu!"
"Mica è paura,è che sei proprio stupida!"

Avevo abbandonato la speranza di avere una madre come tutte le altre.
Ormai ero cresciuta e una madre non mi serviva più.

Non era colpa degli altri.
La solitudine dei miei primi anni mi aveva lasciato un marchio.
Io ero l'esclusa e se non ci pensavano gli altri a tagliarmi fuori ero io stessa a evitare qualsiasi rapporto umano.
Mi ero costruita una corazza con cui cercavo di tenere lontana la gente.
Mi trascinavo addosso un'ombra scura e malevole che metteva a disagio le persone.
Ero stata io stessa a creare la mia ombra,la mia maledizione personale, e non lasciavo entrare nessuno.

L'oscurità che ci gravava addosso da sempre erano le nostre rispettive zone d'ombra che si erano fuse e contagiate.
Per questo era l'unica che potesse davvero accettarmi e volermi bene per quella che ero.

Lei non era certo il tipo da spaventarsi per una cosa da niente come la morte.

"Quando ho saputo che tua madre ti aspettava ho avuto paura"
"Di che cosa?"
"Di te.Di come saresti stata.Come tua madre o come me"
"E come sono?"
"Sei come te"

"Se potessi essere come qualcuno,vorrei assomigliare a te"
"Ci sono esempi migliori,bambina mia"
"Ma tu sei il mio miglior esempio"

"Non te ne andare.Ti prego,non mi lasciare"
"Non ci sono già più,tesoro mio.Non ci sono già più"

Tua madre è quello che è, ma non ti odia.
Lo so che lo pensi ma credimi,non ti odia.
E'solo che non sa amare.

"Davvero è meglio dimenticare che tenersi un brutto ricordo?"
"Tu non sei il mio brutto ricordo,tu sei quello più bello"

Raggiunsi la sezione del cimitero dei bambini.
Guardai le foto che mi stavano attorno.
Mi restituirono sguardi severi e infantili mentre il mio era uno sguardo indulgente,da adulta.
Quelle foto parevano rimproverarmi di essere cresciuta.
Io ero diventata grande,loro sarebbero rimasti bambini per sempre.

La speranza è una malattia più grave di qualsiasi dolore,ma ti manda avanti.
E quando ami qualcuno,desideri con tutto il cuore che quella speranza non si spenga.

Chissà a chi somigliavo io.
Chissà chi ero.
Non si è mai come si dice di essere.

Quello che hai fatto ti accompagnerà per una vita intera.

La sua voce graffia e le parole hanno dentro tutto il peso del mondo.
Sono pesanti le sue parole.
Vanno giù come sassi,talmente pesanti che non puoi fartele scivolare addosso.
Rimangono lì a stagnare e sai che con gli anni marciranno.
Ti tireranno fuori le interiora e te le spaccheranno in due.

I fiori sono per i vivi,per ricordarsi che esistono ancora,che non se ne sono andati.

La differenza tra ricordare e essere ricordati sta in un gesto semplice,come posare un fiore.

Ero lì per lavare le colpe che non avevi ma che ti eri cucita addosso.

Niente è per sempre.
Neanche tu lo sei stata.

Lei non era tagliata per fare la madre.
Non sentiva nulla di quello che si doveva sentire nei confronti di una figlia.
Ero nata da lei ma era come se fossi la figlia di un'altra donna.
Nella sua vita io ero stata un incidente.

Certe volte la sua testa sembrava viaggiare per una rotta sconosciuta.

Ognuno ha i suoi lutti crocifissi addosso.

Lei era stata la mia protezione.
La sua presenza aveva fatto sì che non mi schiantassi in continuazione contro le cose che mi capitavano.
Adesso che era morta,invece,non facevo altro che finirci addosso.

Mi sembrava di impazzire.
Di decompormi,pur restando viva.

"Sono l'unica cosa che ti è rimasta"
"Di tutte le cose che potevano rimanermi,proprio tu..."

Non parlò,muta e distante come era sempre stata.
Non c'era niente che potessi dirle per farle cambiare idea.
Non si parla con le statue.

Dovunque stai è uguale:quello che hai te lo porti dentro.
Non c'è bisogno di nient'altro che del tuo corpo.
E'la casa di tutti i tuoi strappi,delle tue cicatrici.
Il posto degli affetti che non hai.
Degli amori che non ti vogliono e di quelli che ti sei costruita per andare avanti.
Quello che hai te lo trascini appresso.
Non è nelle persone e nemmeno nelle cose che ti ricordano delle persone.
Quello che hai sta dentro di te.

Ero cresciuta con quel gelo che mi impestava il sangue.

Era brutta.
Di quella bruttezza impietosa che hanno le donne bellissime quando invecchiano male.
Quando si lasciano consumare dal risentimento.

"Avrei dovuto soffocarti nella culla"
"Forse sarebbe stato meglio per tuti"

Oggi a te domani a me.
La morte è una lotteria.

L'ho amata di un amore strano.
Un amore che non voleva accettarsi,che si respingeva da solo.
Un sentimento che si riparava da un altro che non c'era,un sentimento che faceva da scudo.

Penso che la cosa più facile del mondo sia amare qualcuno eppure c'è chi non ci è mai riuscito.

Le persone sbandierano il loro amore,te lo sbattono in faccia con arroganza.
Amare qualcuno e avere qualcuno che ti ama ti rende migliore.
Ma io penso che sia amore rappreso.
E'bigiotteria,non vale niente.
E'lucente in superficie ma dentro è nero,rugginoso:si inceppa e non funziona.
L'amore,quello vero,è quello che la gente nasconde.
Quello che rende fragili e cattivi.
Quello che rende meschini.
Quello che rende avidi,disposti a tutto.
L'amore è scuro,vischioso.
E'il sangue che si addensa e chiude i contorni di una cicatrice.
E'muffa che ti vive addosso mentre tu sei morto.
Quello che non vorresti far vedere a nessuno.
L'amore che ti vergogni di provare.

Mia madre.
I suoi occhi pieni di ferite e colmi di rancore.
"Perchè sei nata?".
E'questo che mi chiedevano i suoi occhi.
Perchè cazzo sei nata.
Con certi occhi mi aveva sempre guardato mia madre e io non avevo mai capito perchè.

Tutto quello che hai sempre ritenuto innocuo e privo di importanza,all'improvviso ti dilania.

Certe cose si sentono a pelle.
Così pesanti che anche i sassi potrebbero sentirle.

Tra tutta la gente a cui potevi fare del male,hai scelto l'unica persona che ti amava.

Io credevo di conoscerti e invece non ho idea di chi tu sia.
E'la cosa peggiore di tutte.
E'quella che mi fa più male.
Mi hai nascosto quello che sei.

Tu pensi di sapere chi sei e di conseguenza stabilisci cosa sono gli altri e di cosa hanno bisogno.
E invece non sei nessuno.
Non vali niente e non sai neanche da dove vieni.

Le parole tra noi non sono mai state fondamentali.
Noi parlavamo con gli occhi.

"C'è stato un tempo in cui siamo stati molto felici.E forse potremmo esserlo di nuovo,se solo lei volesse"
"L'hai aspettata per tutto questo tempo?"
"Se Dio vuole,l'aspetto ancora"

Adesso so chi sono.
Chi posso essere e chi sarò.
Mi basta questo.
Me lo faccio bastare.

Resta.
Ho aspettato così tanto che tu tornassi.
Non te ne andare di nuovo.
Mi hanno privato di te per una vita.
Non voglio perderti ancora.

Prendo e mi metto addosso solo le cose che mi sono mancate per una vita.
E poi,torno a riprendermele.

Non porta sfortuna,è solo tanto triste.

Penso a quel gesto semplice che ho rincorso una vita intera.
Un gesto naturale che a mia madre non è mai riuscito.
Adesso so con certezza che non è colpa sua.
Che quello che è l'ha rovinata per sempre.

Io non dimentico.
Non posso dimenticare.
E'per questo che sono tornata.

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