sabato 27 gennaio 2018

Frasi dal libro "Siddharta" di Hermann Hesse

Così tutti amavano Siddharta.
A tutti egli dava gioia.
Tutti ne traevano piacere.
Ma egli,Siddharta,a se stesso non procurava piacere.
Non era di gioia a se stesso.
Non portava gioia in cuore.

Eccellente cosa i sacrifici e la preghiera:
ma questo era tutto?
Davano i sacrifici la felicità?
Anzi,era poi giusto,era un atto sensato sacrificare agli dei?
E dove si poteva trovare Dio,dove abitava,dove batteva il suo eterno cuore?
Dove altro mai se non nel più profondo io,in quel che di indistruttibile ognuno porta in sé?
Ma dove,dov'era questo Io,questa interiorità,questo assoluto?
Non era carne e ossa.
Non era pensiero e coscienza.
Dive,dunque,era?
Era questo che bisognava trovare:
scoprire la fonte del proprio Io e impadronirsene.

L'anima tua è l'intero mondo.

Tutto non era degno dello sguardo dei suoi occhi.
Tutto mentiva.
Tutto puzzava.
Puzzava di menzogna.
Tutto simulava un significato di bontà e di bellezza.
Tutto era incoffessata putrefazione.
Amaro era il sapore del mondo.
La vita,tormento.
Una meta si proponeva Siddharta:
diventare vuoto.
Vuoto di sete,vuoto di desideri,vuoto di sogni,vuoto di gioia e di dolore.
Morire a se stesso,non essere più lui.
Trovare la pace del cuore svuotato,nella spersonalizzazione del pensiero rimanere aperto al miracolo.
Questa era la sua meta.

Che è la concentrazione?
Che è l'abbandono del corpo?
Cos'è il digiuno?
Tutto questo è fuga di fronte all'Io.
È un effimero stordimento contro il dolore insensato della vita.
La stessa evasione,lo stesso effimero stordimento prova il bovaro all'osteria,quando tracanna bicchieri di acquavite.
Allora egli non sente più il proprio Io.
Non sente più le pene della vita.
Prova un effimero stordimento.
Troviamo conforti.
Troviamo da stordirci.
Acquistiamo abilità con le quali cerchiamo di illuderci.
Ma l'essenziale,la strada delle strade non la troviamo.

Dolore era la vita.
Pieno di dolore il mondo.
Ma la liberazione dal dolore s'era 
trovata:
l'avrebbe trovata chi seguisse la via del Buddha.

Govinda,amico mio,ora tu hai fatto il passo.
Ora tu hai scelto la tua strada.
Tu sei sempre stato mio amico.
Sempre tu mi hai seguito a distanza di un passo.
Spesso avevo pensato:
"Non farà mai un passo da solo,senza di me."
Ed ecco,ora sei diventato un uomo e scegli da te la tua strada.
Possa tu percorrerla fino alla fine,amico mio!
Possa tu trovare la liberazione!

Le opinioni non contano niente.
Possono essere belle o brutte,intelligenti o stolte
...ognuno può adottarle o respingerle.
Ma la dottrina che hai udito da me,non è mia opinione e i suo scopo non è di spiegare il mondo agli uomini avidi di sapere.
Un altro è il suo scopo:,la liberazione dal dolore.
Questo è ciò che Gotama insegna.

Voglia il cielo che i tuoi pensieri non siano errori!

Non tocca a me giudicare la vita di un altro.
Solo per me,per me solo,devo giudicare,devo scegliere,devo scartare.

Il Buddha mi ha derubato,ma è ben più prezioso ciò che mi ha donato.
Mi ha derubato del mio amico,di colui che credeva in me e che ora crede in lui.
Ma mi ha fatto dono di.me stesso.

Conoscere le cause ultime...è solo  per questa via che le sensazioni diventano conoscenze e non vanno perdute,ma al contrario si fanno essenziali e cominciano a irradiare ciò che in esse è contenuto.

In verità,nessuna cosa al mondo ha tanto occupato i miei pensieri come questo mio Io,
questo enigma che io vivo,d'essere uno,distinto e separato da tutti gli altri.

Che io non sappia nulla di me,che Siddharta mi sia rimasto così estraneo e sconosciuto,
questo dipende da una causa fondamentale,una sola:
io avevo paura di me e prendevo la fuga davanti a me stesso.

Ora Siddharta non me lo voglio più lasciar scappare!
Dal mio stesso Io voglio andare a scuola,voglio conoscermi,voglio svelare quel mistero che ha nome Siddharta.

Si guardò intorno come se vedesse per la prima volta il mondo.
Bello era il mondo.
Variopinto,raro e misterioso era il mondo!
Qui era azzurro,là giallo,più oltre verde.
Il cielo pareva fluire lentamente come i fiumi.
Immobili stavano il bosco e la montagna.
Tutto bello.
Tutto enigmatico e magico.
E in mezzo v'era lui,Siddharta,il risvegliato,sulla strada che conduce a se stesso.

Il senso e l'essenza delle cose erano non in qualche cosa oltre e dietro di loro,ma nelle cose stesse,in tutto.

Io,che volevo leggere il libro del mondo e il libro del mio proprio io,ora sono desto.
Mi sono risvegliato oggi e nella realtà oggi nasco per la prima volta.

Egli,che nella realtà si trovava come un risvegliato o come un nuovo nato,doveva ricominciare interamente la sua vita.

Ma lui,Siddharta,a quale comunità apparteneva?
Di chi condivideva la vita?
Di chi avrebbe parlato il linguaggio?
Nessuno era così solo come lui.

Vedeva il sole sorgere sopra i monti e tramontare oltre le lontane spiagge popolate di palme.
Di notte vedeva ordinarsi in cielo le stelle,e la falce della luna galleggiare come una nave nell'azzurro.
Vedeva alberi,stelle,animali,nuvole,arcobaleni,rocce,erbe,fiori,fiumi e ruscelli.
Vedeva la rugiada luccicare nei cespugli al mattino,alti monti azzurri e diafani nella lontananza;
gli uccelli cantavano e le api ronzavano;
il vento vibrava argentino nelle risaie.
Tutto questo era sempre esistito nei suoi mille aspetti variopinti.
Sempre erano sorti il sole e la luna.
Sempre avevano scrosciato i torrenti e ronzato le api.
Ma nel passato tutto ciò non era stato per Siddharta che un velo effimero e menzognero calato davanti ai suoi occhi,considerato con diffidenza e destinato a essere trapassato e dissolto dal pensiero,poichè non era realtà.
La realtà era aldilà delle cose visibili.
Ma ora il suo occhio liberato si indugiava al di qua,vedeva e riconosceva le cose visibili.
Cercava la sua patria in questo mondo.
Non cercava la realtà,nè aspirava ad alcun aldilà.
Bello era il mondo a considerarlo così:
senza indagine,così semplicemente,in una disposizione di spirito infantile.
Belli la luna e gli astri.
Belli il ruscello e le sue sponde,il bosco e la roccia,la capra e il maggiolino,i fiori e le farfalle.
Bello e piacevole andar così per il mondo e sentirsi così bambino,così risvegliato,così aperto all'immediatezza delle cose.
Così fiducioso.

Questo ho imparato dal fiume:tutto ritorna!

Possa la tua amicizia essere il mio compenso.

Tutti sono riconoscenti,mentre avrebbero diritto essi stessi alla riconoscenza.

Questi beni appartengono a lui in proprio ed egli ne dona solo ciò che vuole dare e solo a chi vuole.
E lo stesso è per le gioie dell'amore.
Bella e rossa è la bocca di Kamala,ma provati a baciarla contro il volere di Kamala e non ne trarrai una goccia di dolcezza,da quella bocca che tanta dolcezza sa distillare.
L'amore si può mendicare,comprare,regalare,si può trovare per caso ma non si può estorcere.

Dal momento in cui formulai il mio proposito,seppi anche che lo avrei attuato.
Se tu getti una pietra nell'acqua,essa si affretta per via più breve fino in fondo.
E così è di Siddharta,quando ha una meta,un proposito.
Siddharta non fa nulla.
Siddharta pensa,aspetta e digiuna ma passa attraverso le cose del mondo come la pietra attraverso l'acqua.
Senza far nulla,senza agitarsi viene scagliato ed egli si lascia cadere.
La sua meta lo tira a sè,poichè egli non conserva nulla nell'anima propria che potrebbe contrastare questa meta.
Questo è ciò che Siddharta ha imparato.
Questo è ciò che gli stolti chiamano magia,credendo che sia opera dei demoni.
Ognuno può compiere opere di magia.
Ognuno può raggiungere i propri fini.
Se sa pensare.
Se sa aspettare.
Se sa digiunare.

"Siddharta è un bell'uomo.Il suo sguardo piace alle donne e per questo la fortuna gli corre incontro"
"Così sia,mia maestra.Possa sempre piacerti il mio sguardo e possa sempre da te corrermi incontro la fortuna".

Scrivere è bene ma pensare è meglio.

Molte cose apprese Siddharta:ascoltò molto e parlò poco.

Non si ottiene piacere senza dare piacere.

Guadagnava?
Intascava il guadagno con indifferenza.
Perdeva?
Ci faceva su una risata e diceva:
"Oh guarda!Anche questa è andata male!"

Non mi sgridare caro amico!
Non è ancora mai successo che sgridando si concludesse qualcosa.

"Perchè non sei tornato subito? Perchè hai sciupato tempo e denaro? Hai voluto fare solo un viaggetto di piacere?"
"Certo!Certo,ho viaggiato per mio piacere.Per che altro mai? Ho conosciuto uomini e paesi,ho goduto cortesie e confidenze,ho trovato amicizie.
Vedi,amico:se io fossi ripartito subito in fretta e pieno di dispetto appena visto sfumato l'affare,allora tempo e denaro sarebbero stati realmente perduti.Ma così ho trascorso belle giornate,ho imparato,ho goduto la compagnia di amici e non ho danneggiato me nè il prossimo col dispetto e con la fretta."

Quando venga il giorno in cui tu ti debba accorgere che questo Siddharta fa del danno,allora dì una parola e Siddharta se ne andrà per la sua strada.
Ma fino ad allora restiamo soddisfatti l'uno dell'altro.

Tu sei come me.
Sei diversa dalla maggior parte delle altre persone.
Tu sei Kamala e nient'altro.
In te c'è un silenzio,un riparo nel quale puoi rifugiarti in ogni momento e rimanervi a tuo agio.
E anche a me succede così.
La maggior parte degli uomini,Kamala,sono come una foglia secca che si libra e si rigira nell'aria e scende ondeggiando al suolo.
Ma altri,pochi,sono come stelle fisse che vanno per un loro corso preciso.
E non c'è vento che le tocchi.
Hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino.

"Dove vai,amico?"
"In nessun posto vado.Sempre siamo in cammino noi monaci.Sempre in moto da un luogo all'altro,viviamo secondo la nostra Regola,predichiamo la dottrina,raccogliamo elemosine e passiamo oltre.Sempre così.Ma tu,Siddharta,dove vai?"
"Anche io mi trovo in una condizione come la tua,amico.Non vado in nessun posto.Sono soltanto in cammino:vado errando."
"Vai errando.Ma pochi vanno in pellegrinaggio con simili abiti,con simili scarpe e con capelli acconciati a quel modo.Ma ho incontrato un pellegrino simile,io."
"Ma ora,oggi,tu hai incontrato un pellegrino simile,con queste scarpe e con questi abiti.Ricordati,caro:rapida si volge la ruota delle apparenze.
Effimero è il mondo delle apparenze.
Effimeri sono i nostri abiti e la foggia dei nostri capelli e i nostri stessi corpi.
Io porto abiti da persona ricca,hai visto bene.Li porto perchè sono stato ricco."
"E ora,Siddharta,che sei,ora?"
"Non lo so.Ne so meno di te.Sono in cammino.Fui ricco e non lo sono più.E ciò che sarà domani,io non lo so."

Proprio questa era stata la sua grande malattia:
non saper amare nulla e nessuno.

Nulla posseggo.
Nulla posso.
Nulla ho imparato.
Meraviglioso!
Ora che non sono più giovane,che i miei capelli sono già mezzi grigi,che le forze mi abbandonano...ora ricomincio da capo,dall'infanzia!
Strano destino,davvero!
Ma che via fu questa!
Sono dovuto passare attraverso tanta sciocchezza,tanta bruttura,tanto errore,tanto disgusto e delusione e dolore,solo per ridiventare bambino e poter ricominciare da capo.
Ho dovuto provare la disperazione.
Ho dovuto abbassarmi fino al più stolto di tutti i pensieri.
Al pensiero del suicidio,per poter rivivere la grazia.
Per poter di nuovo dormire tranquillo e risvegliarmi sereno.
Dove può ancora condurmi il mio cammino?
Stolto è questo cammino.
Va strisciando obliquamente.
Ma vada come vuole.
Io sono contendo di seguirlo.

Di questo mi devo lodare:d'averla fatta finita con quell'odio contro me stesso e con quella vita squallida.
Bravo,Siddharta!
Dopo tanti anni di pazzia,finalmente hai di nuovo avuto una buona idea.
Hai fatto qualcosa.
Hai sentito cantare l'usignolo nel tuo petto e lo hai seguito.

Ora se ne accorgeva.
Che porzione dura di dolore.
Che porzione dura di miseria egli avesse sorbito e risputato in questi ultimi tempi,
masticandola fino alla disperazione e alla morte.
Ancora a lungo avrebbe potuto restare in quell'inferno se non fosse giunto semplicemente a questo:
il momento della perfetta sfiducia e disperazione.
Che egli avesse provato questa disperazione,questa profondissima nausea e non vi fosse soggiaciuto,
che l'usignolo,con la sua fresca voce canterina ancora vivesse in lui;nonostante tutto,questo formava ora la sua gioia.
Questo era adesso il motivo del suo riso,della luce che gli illuminava il volto sotto i capelli grigi.
E' bene sperimentare personalmente tutto ciò che si ha bisogno di sapere.
E ora lo so:non solo con la mente.
Ma lo so con i miei occhi e col mio cuore e col mio stomaco.
Buon per me che lo so.


Ecco cosa vedeva:
l'acqua del fiume correva e correva,eppure era sempre lì.
Era sempre e in ogni tempo la stessa.
Eppure in ogni istante era un'altra!
Oh,chi potesse afferrare questo mistero e comprenderlo!

Tra le sue virtù questa era una delle più grandi:
sapeva ascoltare come pochi.
Accoglieva a sè tutte le parole,tranquillo,aperto,tutto in attesa e non ne perdeva una.
Non vi era in lui nè lode nè biasimo,semplicemente ascoltava.

Lo hai imparato dall'acqua:è bene discendere,tendere verso il basso e cercare il profondo.

Io non sono un sapiente.
Non so parlare e non so nemmeno pensare.
So soltanto ascoltare ed essere pio.
Altro non ho imparato mai.

Non era forse il tempo la sostanza di ogni pena?
Non era forse il tempo la sostanza di ogni tormento e d'ogni paura?
E non sarebbe stato superato e soppresso tutto il male,tutto il dolore del mondo,non appena si fosse superato il tempo,non appena si fosse trovato il modo di annullare il pensiero del tempo?

Tu hai sofferto ma vedo che non è entrata tristezza nel tuo cuore.

Chiuse gli occhi,chiuse il cuore al mondo esterno e si ribellò contro il destino.

Con lui non gli erano piovute pace e felicità,bensì dolore e affanno.
Tuttavia lo amava e aveva più caro il dolore e l'affanno con lui che pace e felicità senza di lui.

Non sarà poco il suo soffrire:orgoglioso e duro è già il suo cuore e molto devono soffrire gli uomini come lui.
Molto devono errare.
Molte ingiustizie commettere e caricarsi di molti peccati.

Sai che c'è più forza nel molle che nel duro.
Sai che l'acqua è più forte della pietra e che l'amore è più forte della violenza.

Non lo leghi tu forse in catene con il tuo amore?
Non lo svergogni ogni giorno e non gli rendi la vita ancor più dura con la tua bontà e con la tua pazienza?

Credi dunque,amico,che la vita del dolore qualcuno se la possa risparmiare?
Forse,perchè gli vuoi bene,vorresti risparmiargli sofferenze,dolore e delusione.
Ma anche se tu morissi per lui 10 volte,non potresti sollevarlo della più piccola particella del suo destino.

Gli era mai dunque successo di perdere a tal punto il proprio cuore?
Aveva mai amato a tal punto una creatura umana,così ciecamente,con tanto dolore,con tanto insuccesso,eppure con tanta felicità?

Taceva e aspettava.
Ricominciava ogni giorno la muta lotta dell'affetto e la guerra silenziosa della pazienza.
Perchè nella pazienza era un maestro.
E si perdeva per amore.
Per amore diventava un povero stolto.

Egli fa quel che hai trascurato tu di fare:prende cura di sè e va per la propria strada.
Ahimè,io ti vedo soffrire ma tu soffri dolori dei quali si dovrebbe ridere e dei quali tu ben presto riderai.

Siddharta intuì che era un pazzo desiderio quello che l'aveva sospinto fin qui.
Egli non poteva aiutarlo e non doveva vincolarsi a lui.
Profondamente sentì in cuore l'amore per lui,come una ferita e sentì insieme che la ferita non gli era data per rovistarci dentro e dilaniarla ma perchè fiorisse in tanta luce.
In luogo del desiderio che l'aveva tratto fino a qui,stava ora il vuoto.
Triste si pose a sedere e sentì qualcosa morire nel cuore.
Sentì il vuoto e non vide più nè gioia nè scopo.

Tanti uomini posseggono questo dolcissimo fra tutti i beni,perchè io no?
Anche i cattivi,anche i ladri e i briganti hanno bambini e li amano e ne sono amati.
Soltanto io non posso averne.

Lo pensava e nutriva in cuore l'amore e la tenerezza per lui.
Si lasciava consumare dal dolore.
Commetteva tutte le pazzie dell'amore.
Non da sè si sarebbe mai spenta questa fiamma.

Tutto ciò che non è stato sofferto e consumato fino alla fine si ripete e sempre si soffrono di nuovo gli stessi dolori.

...ognuno teso alla sua meta,ognuno in preda alla sua sofferenza.

Ecco che non riusciva più a distinguere le molte voci,le allegre da quelle in pianto,le infantili da quelle virili.
Tutte si mescolavano insieme:lamenti di desiderio e riso del saggio,grida di collera e gemiti di morenti...tutto era una cosa sola.
Tutto era mescolato e intrecciato.
E tutto insieme,tutte le voci,tutti i desideri,tutti i dolori,tutta la gioia,tutto il bene e il male,tutto insieme era il mondo.
Tutto insieme era il fiume del divenire,era la musica della vita.
E se ascoltava attentamente questo fiume,questo canto dalle mille voci,percepiva il Tutto,l'Unità.
E allora il grande canto delle mille voci consisteva di un'unica parola:perfezione.

"Di cercare non ho mai tralasciato e mai cesserò di cercare.Questo mi sembra il mio destino."
"Tu cerchi troppo.Quando qualcuno cerca allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa,fuori da quella che cerca,e che non riesca a trovar nulla,non possa assorbire nulla perchè pensa sempre unicamente a ciò che cerca.
Perchè ha uno scopo ed è posseduto dal suo scopo."

Tanti hanno bisogno di molti cambiamenti e devono portare ogni sorta di abito...e io sono uno di quelli,amico.

La saggezza non è comunicabile.
La saggezza che un dotto tenta di comunicare ad altri ha sempre un suono di pazzia.
La scienza si può comunicare ma la saggezza no.
Si può trovare,si può vivere,si possono fare miracoli con essa ma dirla e insegnarla non si può.

Di ogni verità è vero anche il contrario.
Mai un uomo è interamente santo o interamente peccatore.
Il peccatore che io sono e che tu sei,è peccatore,sì,ma un giorno sarà di nuovo Brahma.
Un giorno raggiungerà il Nirvana,sarà Budda.
E questo "un giorno" è un'illusione,è soltanto un modo di dire!
Il peccatore non è in cammino per diventare Budda.
No!
Nel peccatore è,già ora,oggi stesso,il futuro Budda.
Il suo avvenire è già tutto presente.
Ognuno deve venerare in sè il Budda potenziale,il Budda in divenire,il Budda nascosto.
Il mondo è perfetto in ogni istante.
Ogni peccato porta già in sè la grazia.
Tutti i bambini portano già in sè la vecchiaia.
Tutti i lattanti la morte.
Tutti i morenti la vita eterna.
Ma non è concesso all'uomo di scorgere a che punto sia della sua strada.
Nei briganti si cela il Budda e nel Brahmino si cela il brigante.
E allora tutto è bene e tutto è perfetto.
Per questo a me par buono tutto ciò che esiste:la vita come la morte,il peccato come la santità,l'intelligenza come la stoltezza.
Tutto richiede solamente la mia amorosa comprensione.
Tutto è bene e nulla mi può far male.
Ho appreso,nell'anima e nel corpo,che avevo molto bisogno del peccato e della più ignominiosa disperazione per imparare ad amare il mondo,per smettere di confrontarlo con un certo mondo immaginato,desiderato da me ma per lasciarlo invece così com'è e amarlo e appartenergli con gioia.

Le parole non colgono il significato segreto.
Tutto appare sempre un pò diverso quando lo si esprime.
Ciò che è tesoro e saggezza di un uomo suona sempre un pò sciocco alle orecchie degli altri.
Le cose si possono amare ma le parole non si possono amare.
Forse è questo che impedisce di trovar pace:le troppe parole.
Sono più importanti gli atti della mano che le opinioni.
Non nella parola e nel pensiero vedo la grandezza,ma nella vita e nell'azione.

L'amore mi sembra di tutte la cosa principale.

La sofferenza di un eterno cercare era scritta nel suo sguardo.
La sofferenza di un eterno non trovare.

Nessun commento: