giovedì 2 aprile 2015

Frasi dal libro "Qualcuno con cui correre" di David Grossman

Il ragazzo,Assaf,rincorre il cane ma i suoi pensieri rincorrono lui,che invece vorrebbe cancellarli.
Ma i pensieri lo inseguono come una lunga scia di lattine sbatacchianti.

Se si fosse messa a meditare sulla probabilità di non farcela,si sarebbe lasciata vincere dallo sconforto ancora prima di cominciare.

Assaf balbettò che era una storia così,un pò stupida.
"No,non esiste una cosa del genere,una storia stupida!Sappi che ogni storia,in qualche punto profondo,si rifà a una grande verità,anche se questa non sempre ci è chiara"

Io la chiamo ribelle e figlia di donna dissoluta e beneamata e più preziosa dell'oro e "scandaliarissa" e cento altri nomi ancora,vero,mia diletta?

Com'è possibile mangiare senza conversare?
Ruminare come 2 mucche,senza parlare di ciò che si ha in cuore?
Che gusto ha la tua pizza,signor mio,senza conversazione?

Felice colui che può rimanere chiuso solo dentro una stanza.

Ti ringrazio di non aver fatto commenti.Il silenzio preserva la saggezza.

Perchè temi di parlarmi di te stesso? Ti ritieni tanto importante?

Anche il pugno era una volta una mano aperta con le dita tese.

Non poteva pensare a loro,adesso.
Quel pensiero l'avrebbe solo indebolita e demoralizzata.

Come avrebbe capito se stessa senza scrivere?

Un tempo piangevo moltissimo ed ero piena di speranze.
Oggi rido parecchio:un riso disilluso.

Probabilmente mi innamorerò sempre di qualcuno che ama qualcun altro.
Perchè? Così...
Ho un talento per le situazioni impossibili.
Tutti hanno talento per qualcosa.

La mia arte? Non lo sai? Morire il presente.

Tamar sapeva che era la sfrontatezza dei timidi.
Una sfrontatezza spaventata che affiorava e rompeva gli argini,incontrollata.

Chissà come l'avrebbe sorpresa e tradita la realtà...come sempre.

C'è chi non si sente soffocare in una stanza dopo 50 anni e c'è a chi non basta un'intera nazione.

Se ne sta per ore davanti allo specchio a rimirarsi ed è sicura che tutti le vogliono bene.
Che si divertisse pure,piccolina.
Perlomeno c'era qualcuno in famiglia che si amava senza farsi troppi problemi.

Ancora non hai capito:come posso conoscerti se non mi parli di te?

"Non è importante...non è interessante"
Ma io,con grande pazienza,le ho insegnato che non c'è niente di importante quanto le nostre piccole cose...queste minuzie.

Ci sono persone come quelle al mondo.
Però ce ne sono anche altre.
Ed è proprio per quest'ultime che vale la pena vivere.

Ammazzerò mia madre se dovesse partorirmi un'altra volta.

Il cuore palpita e spicca il volo quando lei sorride.
Non esagero:il cuore spicca il volo,battendo le ali.

Perchè questa è la vita,dolcezza,la vita vera,reale.
Quella in cui cerchi sempre di essere ammessa come membro a pieno diritto e che continua a respingerti come un corpo che rigetta un organo trapiantato.

Assaf non amava la tensione delle gare,la rivalità con i ragazzi che non conosceva.
E,più di ogni cosa,detestava esibirsi davanti a un pubblico.

Provava una sensazione dimenticata da anni,per la quale aveva persino scordato che si dovesse provare nostalgia,qualcosa come l'amicizia.

Era sempre così.
Quando qualcuno si rivolgeva a lui in modo così brutale,per un momento perdeva la voglia di vivere.
Si sentiva come svuotato,non gli andava più di rimanere in un mondo dove la gente parlava in quel modo.

Già la prima notte,al sorgere del sole,quando vidi che non ero morta per il dolore e il senso di solitudine,decisi che avrei vissuto.

Decisi che se il mio destino era quello di non uscire mai da questa casa,allora vi avrei portato il mondo.

Ma a lei non succedeva.
Non oggi.
Forse domani.
Non se la sentiva di unirsi a loro.
Forse a causa della sua diffidenza verso gli sconosciuti,o per via del suo modo di essere,di quella sua maledetta difficoltà a socializzare,a mescolarsi agli altri.
"Puoi chiamarlo snobismo...la verità è che si tratta soltanto di meschinità.
Cosa credi? Che voglia stare sola?
Ma sono fatta così,non riesco ad avvicinarmi veramente a nessuno.
E'un dato di fatto.
E'come se mi mancasse quella parte d'anima che si incastra negli altri,come nel Lego.
Che si unisce veramente a qualcun altro.
Alla fine tutto cade a pezzi:famiglia,amici...non resta più niente".

Oggi penso che forse nemmeno la partita mi piacesse quanto l'attesa.
Stare seduto lassù per 5 ore e pensare che sarebbe arrivata,che tra poco sarebbe successo...quella era la cosa più importante per me,la mia droga.
E nell'istante in cui la partita finiva...vuoto totale,fino alla settimana seguente.

Guarda da quanti anni mi illudo.
Guarda un pò cosa significa essere innamorati.

...si rifiutava di lottare per conquistarsi il proprio posto,evitando sfide di ogni tipo.

La droga...nemmeno per un milione di dollari!
Non la tocco neanche con un bastone lungo 2 metri.
Nada!
Anche così la mia vita è uno schifo,ma perlomeno sono cosciente di ogni passo che faccio verso il fondo.

Le parole "a lungo termine" risuonarono vuote e senza senso.
Ora lei viveva solo "a breve termine".

...le confermava ancora una volta quanto grande fosse il divario tra quello che lei provava e ciò che gli altri vedevano.
Allora affiorava in lei la sensazione più avvilente:quella di non essere capita.

Talvolta è più offensivo essere apprezzati per i motivi sbagliati che essere disprezzati per quelli giusti.

Giurò che non avrebbe mai più chiesto scusa a nessuno per aver guadagnato poco.

Guarda come ti sei ridotta,stupida!
Tutta la tua dolcezza si è inasprita!
Tutta la tua tenerezza è sparita!

Se una persona,non importa chi,decide di chiudersi in se stessa,di isolarsi spiritualmente per portare a termine una missione difficile,non importa quale,potrà mai tornare a essere quella di prima?
Esattamente come prima?


Mai prima d'allora era giunta a toccare quei punti profondi e ora vi sguazzava,infangata,soffocata dal pianto,dalla solitudine,dal veleno,per poi risalire verso l'alto,redenta,riportando anche se stessa in superficie:
tutto quello che era,quello che aveva persone nell'ultimo anno e quello che,malgrado tutto,le germogliava dentro.

...sperare che l'amassero per come era,nonostante quello che era.

Temette di aver già dato troppo di sè,che qualcosa le fosse stato portato via per sempre.

Si comportava come un funambolo che evita di guardare il baratro che gli sta sotto.

Ben presto Tamar capì che al passato e al futuro era "vietato l'ingresso" nella casa di Pessah.
Lì esisteva una sola dimensione:il presente.

Ci sono circostanze in cui è davvero impossibile fidarsi di qualcuno.

Io e te siamo come guerrieri solitari che cercano di sopravvivere in territorio nemico,attenti a non rivelare il nostro segreto agli estranei.
E tutti sono estranei.

Cosa sta succedendo?
Com'è cominciato tutto?
Come ha fatto tutto questo a diventare la mia realtà,la mia vita?
C'è un momento in cui si compie un piccolo passo,si devia di un millimetro dalla solita via e a quel punto si è costretti a posare anche un secondo piede e,d'un tratto,si finisce su un percorso sconosciuto.
Ogni passo è più o meno logico,conseguente al precedente,eppure di colpo ci si ritrova in un incubo.

Tu le parli e lei ti ascolta.
Le dici tutto,senza problemi.
Le dici cose che non hai mai raccontato a nessuno in vita tua.
Perchè lei vuole proprio ascoltarti,capisci?
La tua vita le interessa.


Penso amaramente che va sempre così:lei cerca lui e lui cerca qualcun altra.
Perchè non si poteva dare una bottarella al mondo e tutto torno apposto?

Allora che motivo c'era di scrivere?
Per poter credere a tutto questo...a tutta questa felicità.

Com'è possibile continuare a vivere dopo aver saputo ciò che è successo durante l'Olocausto?

Io devo sapere che solo in questo mondo c'è vita.
Ci mancherebbe altro che esistesse la reincarnazione e pensare di dover sopportare tutto un'altra volta!

Questa Tamar è così.....non riusciva a trovare la parola adatta.
Così intelligente,certo.
E anche malinconica,molto...e disillusa.
Toccava la corrente a mani nude.
La sua tristezza non era quella che provava lui per la sconfitta della squadra del cuore,o per un brutto voto.
Era del tutto diversa,come quella di una persona molto anziana e che ha già visto tutto nella vita.
Perchè Tamar,oltre a essere intelligente e malinconica e rara,era anche qualcos'altro.
Era entusiasmante.
Leggendo ciò che Tamar aveva scritto era proprio la sensazione che aveva provato:
entusiasmo.
Come se qualcuno avesse mescolato dentro di lui tutto ciò che aveva nel cuore,in testa e nelle viscere.

Se si cerca una definizione quella rimane per sempre,come una sentenza.

Assaf si sentì smarrito e angosciato,fluttuante nello spazio come un fiocco di neve solitario,disperatamente bisognoso di sapere che c'era un altro fiocco di nome Tamar che fluttuava da qualche parte,nel vuoto.

Come faceva a non capire le cose che lei stessa scriveva?
Come può,con tutta la sua intelligenza e la sua capacità critica,perdere la testa per questo Idan?

Era un uomo che la vecchiaia aveva sorpreso nel bel mezzo dell'infanzia.

Aveva uno spiccato senso dell'umorismo ma era insofferente a ogni genere di disciplina o di imposizione,tanto da sentire il bisogno,talvolta,di liberarsi anche di se stesso in modo impetuoso e violento.
Tenero ma a tratti aggressivo.
Insopportabilmente arrogante,quasi volesse rivestirsi di una corazza a protezione della propria vulnerabilità.
E in preda a un'ansia perenne,prigioniero del palpito incessante della sua anima.

...il futuro li attendeva,se solo avessero voluto e se solo ci avessero creduto.

In quel momento Tamar aveva capito di non appartenere più a loro,di chiedere qualcosa che loro non potevano o forse non volevano dare.
Benchè ferita,aveva continuato a sorridere ma aveva l'impressione che un paio di forbici gelide e affilate,stesse ritagliando la sua sagoma dall'immagine di loro 3.

Hai bisogno di uno con una mano grande così...uno che se ne sta con la mano alzata,forte,ferma,come la Statua della Libertà,ma senza quel cono gelato.
Solo con la mano aperta,in alto,e allora tu...tu da lontano,da qualsiasi punto della terra,vedrai quella mano e saprai che lì potrai posarti e riposare.

Il mondo era negli occhi dell'altro.

Assaf sapeva di averla persa nel momento in cui l'aveva trovata.

"Senti,in ogni caso ho già dimenticato tutto...."
"No.no! Non dimenticare niente!Tutto quello che hai letto,sono io.Sono così.Adesso mi conosci"
"Non proprio...in verità,vorrei conoscerti meglio"

Cosa aveva in comune con quel ragazzo?
Non lo conosceva nemmeno...

I suoi occhi domandavano:"Rimani?" e quelli di Assaf  rispondevano "Sì"

Il tempo non era composto da attimi ma di azioni.
In ogni istante c'era qualcosa da fare.

Che bisogno ha di tutto questo?
Perchè una persona dotata di buon senso dovrebbe ficcarsi in un guaio simile?

Perchè è quello che ci sta succedendo,meditò,in qualche modo stiamo diventando un pò amici,ci stiamo avvicinando.
Non è chiaro come...quasi senza parlare,e quasi senza conoscerci,senza che niente stia accadendo tra noi.
Era uno sconosciuto eppure percepiva in lui qualcosa di familiare,di chiaro,di solido,e per il momento le bastava.

Era forse tutto un parto della sua immaginazione?
Si era lasciata trasportare ancora una volta dalle sue fantasie romantiche,mentre ad Assaf non passava nemmeno per la mente una possibilità del genere?

"Sai che i tuoi occhi sono di un colore che non ho mai visto?"
"Sì,ogni tanto me lo dicono...."
A proposito,lo sai perchè sono diventati di quel colore?Forse perchè hai guardato il mondo con meraviglia?"

Come avrebbe potuto continuare a vivere senza la ragazza che amava tanto?

Era come se,per un attimo,avesse sbirciato dentro di lui e ricordava,sorpresa,di aver sempre creduto che le mancasse quella parte di anima,quel mattoncino di Lego,che le avrebbe permesso di unirsi a un'altra persona.
Ma ora quella convinzione andava forse riconsiderata.

Il cuore di Assaf si gonfiò di felicità,perchè c'era un filo di speranza in quell' "aspetta di vedere"

Sembrava risentita con se stessa per essersi illusa,per essersi fidata di lui.

Allontanandosi pensò che sua madre aveva ragione quando diceva che,talvolta,rimaneva sgomenta al pensiero che per esercitare la professione più difficile e piena di responsabilità,quella di genitori,non occorreva superare alcun esame nè di affrontare alcuna commissione giudicatrice.

Le piaceva il tono misurato con cui si esprimeva,come se riflettesse su ogni parola,analizzasse con cura ogni frase e si assumesse la totale responsabilità di tutto ciò che gli usciva di bocca.

Cosa sono gli uomini?
Zero!
Merce di scarto!
Hanno tutti una dannata paura del diverso,del geniale.

Ogni società umana ha un solo scopo:
castrare i propri membri,addomesticarli.
Che bisogno c'è di questo concentrato di ipocrisia?
Di mettere al mondo dei figli per farne degli infelici?

Teneva gli occhi aperti e lo guardava.
Non gli parlava ma sentiva il bisogno di vederlo.
Sempre.
Come se la sua figura,i suoi gesti ampi e goffi,i sorrisi timidi che le lanciava di tanto in tanto,fossero una sorta di rara medicina che doveva prendere per cominciare finalmente a guarire.

Sei un mago!Guarda come induci le persone ad aprirsi con te!Che dono grande che hai!

Shelly non c'è più.
Non c'è e non ci sarà più.
Non ci sarà più al mondo quella persona speciale,capisci?

Pensò che non aveva mai incontrato un ragazzo che sapesse ascoltare in quel modo,con tanta disponibilità e tanto calore.

Assaf disse che lui non sapeva nulla di musica ma la cosa più difficile era capire come cantare davanti a un pubblico.

Io devo imparare a rinunciare,capisci?
Rinunciare all'autoesame,alle autocritiche inutili,e ancora non so bene come.

...la sua vita fino a quel momento non era stata altro che un prologo,una sorta di allenamento e finalmente cominciava a essere.

Questa è la realtà.
Ecco,le mie fantasie incontrano la realtà e non mi esplodono in faccia!

"E se non ce l'avessi fatta? Sapevi che le circostanze ti erano contro,cosa avresti fatto in quel caso?"
"Ce l'avrei fatta comunque,non avevo scelta!"

Non sto piangendo,sono solo un pò allergica alla tristezza.

Quasi non si parlarono e Tamar pensò che non aveva mai incontrato nessuno con cui si sentiva tanto bene tacendo.

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