mercoledì 8 aprile 2015

"Col corpo capisco" -Baguf ani mevina- David Grossman (2003)





LA TRAMA:
"Col corpo capisco" fa da seguito ideale a "Che tu sia per me il coltello",
l'indimenticabile romanzo epistolare in cui il grande scrittore israeliano già ci mostrava come la vita vissuta nell'immaginazione sia,spesso,più vera della vita reale.
Con lo stile avvolgente e impudico in cui già in "Che tu sia per me il coltello"costringeva il lettore a scavare dentro di sè,Grossman ci invita così ad affrontare uno dei temi più potenti:la gelosia.
E lo fa in 2 splendidi lunghi racconti in cui un personaggio narra a un altro (ma sarebbe meglio dire a se stesso) una storia di tradimento di cui è,o si sente,vittima.
Nel primo è Shaul a confessare con quanta passione e intensità lui stesso vive la relazione che sua moglie intrattiene da 10 anni con un altro uomo.
Perchè da 10 anni Shaul ne spia con la mente ogni mossa,ne immagina nel dettaglio ogni incontro,sedotto e ammaliato da quei 2.
Forse addirittura innamorato di essi,al punto da aver costruito tutta la sua vita su quel tradimento.
Nel secondo,a parlare è Rotem,tornata al capezzale della madre morente per leggerle un racconto in cui,dopo anni di distacco,ha cercato di ricostruire l'intensa relazione nata,quando lei era ancora adolescente,fra la madre,insegnante di yoga,e un ragazzo che le era stato affidato perchè lo aiutasse a "diventare uomo".
Nella trama immaginaria,da lei ricostruita,in quel racconto che è prima di tutto uno scavo dentro se stessa,Rotem riesce a chiarirsi il mistero di quel che ha sempre vissuto come un tradimento,fino a trovare la madre che pensava di non aver mai avuto.
Ciò che sorprende in questo libro è la capacità dei personaggi di usare l'immaginazione per trascendere i propri limiti e le proprie inibizioni,per guardare all'altro e a se stessi,sotto una luce diversa.
Per rinnovarsi,rinascere e adottare un linguaggio sentimentalmente nuovo.

IL MIO GIUDIZIO:
"Col corpo capisco" è  un'opera suddivisa in 2 lunghi racconti,che hanno come comune denominatore il tema della gelosia,analizzato dal punto di vista del rapporto uomo/donna e da quello di madre e figlia.
Così come avviene anche in "Che tu sia per me il coltello",quasi tutta la narrazione è basata su fatti più immaginati che reali.

Nella prima storia, "Follia",
il protagonista Shaul è convinto che sua moglie Elisheva abbia una relazione extraconiugale e,
durante un viaggio in auto insieme alla cognata Esti,
le racconta in maniera morbosa tutti i dettagli,anche i più intimi e scabrosi,
della relazione che la donna intrattiene con quest'altro uomo,
frequentato con assiduità da ben 10 anni per non più di un'ora al giorno.

Inizialmente Esti,basita e sconvolta da quello che le viene narrato,
si chiede come facciano i 2 ad accettare una situazione simile:
un'ora di amore al giorno può bastare a sopportare una vita trascorsa nella noia e nell'abitudine?
Chi tradisce è un martire che rinuncia al suo benessere in favore del coniuge o è un egoista che infligge dolore agli altri pur di soddisfare i suoi desideri?
E il tradito è una persona che ama talmente tanto da accettare qualsiasi umiliazione o è soltanto un codardo che mette la testa sotto la sabbia pur di non dover prendere una decisione?

Con il passare delle ore,però,la donna comprende che quelli del cognato non sono altro che dei vaneggiamenti di una mente malata,condotta alla follia da una gelosia ossessiva.
Ma,nonostante si renda conto che non ci sia nessun dato oggettivo e veritiero,le parole di Shaul la mettono in crisi,riportando a galla un suo passato mai del tutto sepolto.

Onestamente, "Follia" mi ha un pò destabilizzato.
Tutta quella pesantezza che in molti dicono di aver trovato in "Che tu sia per me il coltello" io l'ho invece riscontrata in questo racconto:
troppo lento,troppo descrittivo,troppo dispersivo,a tratti visionario e angosciante e assolutamente poco coinvolgente.

Al contrario,ho ritrovato il Grossman di sempre nel delicatissimo secondo racconto,"Col corpo capisco".
Nili,una donna malata e ormai prossima alla fine,riceve,dopo anni di lontananza fisica ed emotiva,
la visita della figlia Rotem che,psicologicamente instabile e soggetta ad attacchi di panico,
ha trovato sollievo nella scrittura e ha messo nero su bianco,lasciando ampio spazio alla propria fantasia,un'esperienza vissuta da sua madre diverso tempo prima.
Esperienza che lei,all'epoca,non aveva del tutto compreso,sentendosi inferiore,poco considerata e vivendola come una sorta di tradimento.

Un racconto intenso,toccante, molto erotico e carnale ma mai volgare,
dove lo yoga e la pranoterapia,più che discipline spirituali,
sono viste come una sorta di arti amatorie che consentono,
tramite il contatto dei corpi,un dialogo appassionato ma silenzioso fra le anime.


IL MIO VOTO:
Com'è nello stile di Grossman,un'opera introspettiva che scandaglia l'animo umano.
Vale la pena leggerlo per il secondo racconto,quello che dà il titolo al libro.
Mortalmente noiosa,invece,la prima storia.
* DISCRETO *


LO SCRITTORE:



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